Il ruolo delle Partecipate statali nella crescita dell'Italia: prima parte ENI
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- Categoria: Geopolitica e Difesa
- Pubblicato: Mercoledì, 06 Novembre 2019 23:31
- Postato da Roberto Hechich
In abbinamento alla seconda parte del'analisi sull'importanza delle partecipate statali, ripubblichiamo sul nuovo blog del dipartimento la prima parte, riguardante il ruolo geopolitico, strategico di ENI
Inizia una serie di valutazioni e di sensibilizzazione sull'importanza per l'Italia, e di conseguenza per tutti noi ,delle partecipazioni statali. Queste sono un tesoro inestimabile per il ruolo, la salute economica, lo sviluppo tecnologicvo e il conseguente "ranking" del nostro paese a livello mondiale, e il loro controllo è di importanza inestimabile e inalienabile, pena la sempre minore indipendenza del nostro paese. Ci sono stati ( e in parte ci sono ancora, anche se tenuti sotto silenzio mediatico), ripetuti tentativi per l'alienazione di questo patrimonio e per la completa privatizzazione di tali importanti risorse, anche da parte di certi circoli di potere italiani, per lo più di stampo neoiliberista o neoliberista "mascherato" Rimane quindi alto il conseguente pericolo di acquisizione del controllo da parte di altre potenze estere. . Il Movimento Roosevelt è assolutamente contro tali manovre e pervicacemente favorevole, pur nel rispetto delle regole di una sana economia di mercato di stampo social-liberale, al mantenimento di tali asset strategici. Nella prima parte si esaminerà l'importanza di ENI, grazie a una brillante ed esaustiva analisi di Michele Nacchieri, importante risorsa del Dipartimento Esteri e Difesa, analisi che ha pochi riscontri di così alta qualità,sia a livello nazionale che internazionale; seguiranno Leonardo, Fincantieri e per finire una panoramica di tutte le altre realtà relativamente minori, ma non meno rilevanti nel loro complesso
PARTECIPATE STATALI - 1° Parte
ENI
Il rapporto fra le aziende partecipate/controllate dallo Stato (ossia tutte quelle società nelle quali lo Stato detiene una parte delle quote azionarie) e lo Stato stesso è da sempre il fulcro attorno al quale si sviluppa, se ben indirizzata, l’economia di un intero Paese. Tale simbiosi è stato il pilastro su cui si è appoggiata gran parte della ricostruzione del Dopoguerra e che ha permesso all’Italia di conquistare un ruolo preminente nel contesto europeo in generale. Un virtuosismo interrotto dalla stagione delle privatizzazioni selvagge, frutto avvelenato delle politiche neoliberiste applicate sia all’esterno, sia all’interno dei nostri confini, che dal ’94 al 2010 ha notevolmente alleggerito il peso delle casse pubbliche su moltissime realtà industriali nostrane. Basti consultare la Relazione sulle privatizzazioni redatta dal MEF per meglio farsi un’idea dello smantellamento messo in atto, quest’ultimo capace di fruttare durante tutto il periodo circa 97 miliardi di euro a fronte della rinuncia da parte dello Stato Italiano a numerosi gioielli produttivi che nel tempo hanno visto accrescere il proprio valore di mercato. Dalla dismissione dell’INA (4.8 mld) alla vendita del 68% di quote della Banca Nazionale del Lavoro (3.4 mld), dalla cessione totale di Telecom Italia (13 mld) a quelle parziali di ENI (29 mld a partire dal ’95) ed ENEL (34 mld di euro), per non citare lo smantellamento della chimica. A tal proposito, stando alle ultime dichiarazioni rilasciate a margine dell’Eurogruppo di Helsinki del ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, un’altra tranche di privatizzazioni sta per essere attuata: le società nel mirino potrebbero essere ancora una volta ENI, Poste Italiane, ENAV (azienda che gestisce il traffico aereo su tutto lo spazio aereo italiano) oltre che StMicroelectronics (fiore all’occhiello dei dispositivi a semiconduttore). Il meccanismo prevedrà la cessione di quote attualmente in mano allo Stato alla Cassa Depositi e Prestiti (anch’essa controllata per l’83% dal MEF): trattasi dunque di un ricircolo finanziario (con parziale perdita di controllo, proporzionale a quel 17% di CDP in mano ai privati) atto a iniettare subitaneamente nelle casse dello Stato una cifra che si aggira intorno ai 6 mld di euro in vista della manovra finanziaria di fine anno. Speriamo non sia un primo passo per la perdita di controllo di un patrimonio che è di tutti gli Italiani.
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