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Gli ineluttabili binari strategici

Gli ineluttabili binari strategici dei giganti planetari
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Al di là di quello che negli ultimi anni si è voluto far credere e pensare, grazie anche ai mezzi di informazione che in questo hanno avuto non poca influenza, si è formata nell’opinione pubblica occidentale l’idea di vivere nel secolo asiatico. In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad un inasprimento sia dei rapporti sino-americani che russo-americani, inasprimenti dai toni apparentemente e insolitamente duri sul piano diplomatico. Come spesso accade in queste situazioni molto plateali nei modi e nelle forme, la situazione poi nel concreto è differente. Questi scontri diplomatici potrebbero far presagire chissà quali generi di rotture nei rapporti tra queste superpotenze. Sicuramente dietro a tutto ciò ci sono delle spinte e degli attriti nelle relazioni che sono reali e che nel tempo si andranno consolidando nella loro durezza. Andiamo per ordine e cerchiamo di fare il più possibile chiarezza per quanto riusciamo.

Innanzitutto il cambio di amministrazione alla guida degli Stati Uniti non ha portato differenze sostanziali tra la presidenza Trump e la presidenza Biden nelle relazioni con la Cina e questo non è né una novità né una sorpresa. La strategia di contenimento all’espansionismo cinese degli Stati Uniti è stata già tracciata da anni dagli apparati federali e questo a prescindere dai cambiamenti delle varie amministrazioni, siano esse di segno repubblicano o democratico. Strategia che, in atto da parecchio tempo come abbiamo già accennato, vede un progressivo accerchiamento sempre più stringente arrivato ora a spingersi fino agli stessi Mari Cinesi facendo pressione da ambo le parti degli oceani, sia da quella Pacifico che da quella Indiano. Ne sono prova le ripetute esercitazioni militari svoltesi in questi anni in quelle acque oceaniche. Queste esercitazioni a guida statunitense hanno visto la partecipazione delle grandi potenze asiatiche e oceaniche come India, Giappone e Australia, ma nel tempo anche di altre potenze regionali medie e minori. I rapporti americani con le altre potenze asiatiche sono chiaramente anche e più che mai di carattere economico-finanziario e commerciale e Washington ha sempre cercato di tenere insieme l’aspetto economicistico con quello geopolitico-militare. Facciamo un esempio per far comprendere meglio: l’India, il secondo Paese più popoloso al mondo (di poco sotto la stessa Cina), potenza nucleare e di fatto terza potenza economica dell’Asia dopo il Giappone, è la maggiore produttrice di prodotti medicinali generici al mondo, che la mette nella condizione di avere contatti diretti e organici con le più grandi multinazionali farmaceutiche mondiali, in gran parte americane. È chiaro che nel lungo periodo gli Stati Uniti sono consci del fatto che in qualunque caso questi paesi alleati in Asia non potranno avere come nemico giurato la Cina, ma al contempo le potenze di quel continente hanno l’interesse che quest'ultima non diventi egemone assoluta della regione, pur intrattenendo relazioni importanti ma non strategiche per ciò che riguarda la sfera economica e commerciale.

Possiamo ora passare al momento non meno teso nei rapporti tra Washington e Mosca. Teniamo presente ancora una volta per facilitare i non addetti ai lavori una considerazione di non poco conto. Dalla fine della guerra fredda, con lo smantellamento dell’Unione Sovietica, la Russia pur essendo rimasta un attore  militare importante, è nel suo insieme, sia nella dimensione economica che geopolitica, relegata a potenza di secondo livello, pur trattandosi di una potenza nucleare. Anche qui, negli ultimi mesi, la dialettica diplomatica, che in qualche occasione ha sfiorato l’insulto, è una sorta di platealizzazione che ha dietro situazioni complesse ma non di rottura. In questo scenario Usa-Russia tocchiamo anche l’Europa. Gli Stati Uniti, anche in questo caso strategicamente, perseguono l’intento di far sì che nessuno diventi egemone sul continente europeo. La preoccupazione primaria che ha Washington è quello di far sì che Russia e Germania non arrivino ad una organicità di rapporti politico-strategici indissolubili. Potremmo andare più nel dettaglio parlando per esempio di Nord Stream 2, raddoppio del gasdotto già esistente dal 2012. Questo fondamentale gasdotto che non coinvolge nel suo percorso Ucraina e Polonia ha creato un tragitto bilaterale russo-germanico che andrebbe ad approvvigionare consistentemente gran parte dei paesi dell’Unione Europea, facendo sì che a livello energetico l’Europa continentale sarebbe molto meno dipendente dagli Stati Uniti. Si ha l’impressione che nonostante ci siano e ci saranno prossimamente pressioni molto forti sulla Germania da parte degli Usa, la Cancelliera Merkel si sia spinta troppo oltre nell’intesa con la Russia di Putin e non sarà facile quando ormai mancano solo 150 km di infrastrutture al completamento di questa opera di raddoppio, bloccarne i lavori o addirittura fare marcia indietro. Ad ogni modo gli americani cercheranno di non spingere troppo l’ “orso russo” verso Pechino, lasciando spazio alla Russia di agire in diversi fronti senza troppe interferenze. Possiamo dire a conclusione di questa parte di analisi che in qualunque caso le schermaglie sulla libertà e sui diritti umani violati da Putin saranno un tasto su cui Washington continuerà a battere fortemente, ma i rapporti di fondo commerciali ed economici anche se non eccezionali continueranno ad esserci. Questione, quella dei diritti umani, su cui l’America anche con la Cina sarà irremovibile per quanto riguarda sia il trattamento di Hong Kong che di Taiwan.

L’ ultima parte di questo articolo la dedichiamo all’Unione Europea che in questo scenario pur essendo un attore fondamentale a livello strategico ed economico-finanziario per sua genesi, si trova in una situazione di vulnerabilità, con gran parte dei paesi componenti l’Unione e anche membri della Nato ma con visioni e interessi differenti verso la Cina, la Russia e gli stessi Stati Uniti. Anche qui Washington sia all’interno della Nato che sull’UE farà forti pressioni per far sì che le varie intese con la Cina siano mirate e non mettano in discussione troppo l’aspetto economico-commerciale ma soprattutto quello strategico-militare. In questa ottica gli Stati Uniti cercheranno di esercitare una forte dissuasione sul memorandum di intesa stipulato con i cinesi a dicembre 2020 (fortemente sponsorizzato dalla Germania della Merkel) e che andrà in esame al Parlamento europeo. Memorandum che vede importanti progetti per centinaia di miliardi di euro tra cui la spinosissima questione dell’implementazione del 5g con risvolti di segretezza di apparecchiature e strutture militare in ambito atlantico. Si inquadra tutto questo in un momento difficile per non dire problematico dei rapporti degli americani con i tedeschi e con i francesi che si trovano coinvolti anche in altri complessi dossier di cui parleremo in altri interventi.

E l’Italia?  Nonostante i nostri macroscopici deficit strutturali come sistema-paese che ci portiamo dietro da decenni, ci troviamo paradossalmente in un momento storico che l’Italia può e potrebbe sfruttare a suo vantaggio. L’uscita della Gran Bretagna dall’UE e come già detto la complessa fase nelle dinamiche tra gli Stati Uniti con i tedeschi, con la Francia e con una Unione Europea che sarà chiamata a fare scelte univoche (quando invece la disomogeneità la fa da padrona)  dovrebbe mettere il nostro paese in grado di giocare un ruolo importante sull’asse Londra-Washington. Washington ci vede come possibile contrappeso ai tentativi egemonici tedeschi. Per fare ciò dovremo rafforzarci come sistema-paese accreditandoci con autorevolezza e credibilità. Si tratta di una questione sistemica perché il problema non è nei governi che si alternano ma nel rafforzamento (lo ribadiamo per la terza volta!) del sistema-paese, di conseguenza in un cambiamento strutturale e di mentalità. 
Ruben Giavitto, Alessandro Loreto

Consulta e Assemblea Generale MR: aggiornamenti del 22 aprile 2021

Cari soci tutti, 


giovedì 1 e giovedì 15 aprile 2021 si sono svolte le prime due riunioni telematiche, mediante zoom, della Consulta Generale MR.

Le prossime riunioni ordinarie precedenti la giornata MR del primo maggio (al netto di riunioni extra-ordinarie che, in caso, saranno comunicate tempestivamente) avranno luogo oggi, giovedì 22 aprile, e poi giovedì 29 aprile, sempre alle ore 19, tramite zoom.

Questo organo dirigenziale rooseveltiano è stato istituito a seguito dell’azzeramento di tutte le cariche in essere nel Movimento, con il compito di preparare i lavori dell’Assemblea Generale del primo maggio 2021 e di rappresentare un’occasione di confronto ampio e meditato fra dirigenti vecchi e nuovi di area rooseveltiana.

Sulla natura della Consulta Generale e sui temi messi all’ordine del giorno e tuttora frutto di discussione e confronto, si vedano anzitutto


https://www.movimentoroosevelt.com/news/per-dipartimento/comunicazioni/consulta-generale-mr-comitato-editoriale-mrtv-azzeramento-cariche-e-assemblea-generale-di-sabato-1-maggio-2021-a-roma.html 


https://www.movimentoroosevelt.com/news/per-dipartimento/comunicazioni/consulta-generale-mr-la-prima-riunione-telematica-il-1-aprile-2021.html 

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Magaldi: Draghi promette di risollevare l'Italia archiviando il rigore, ma ora deve cambiare paradigma anche sul Covid

Il presidente del Movimento Roosevelt: alla visione post-keynesiana in economia (deficit robusto) deve seguire una svolta anche in materia sanitaria, con l'introduzione di cure precoci per sgonfiare l'emergenza pandemica

 

Mario Draghi sta finalmente mettendo l'Italia sulla strada della crescita e dell'uscita definitiva dall'austerity. Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: «Il robusto ricorso al deficit per rilanciare l'economia dimostra la volontà di abbandonare senza timori la lunga stagione del rigore europeo, anche se molti giornalisti - che continuano a interrogarsi sulle necessarie "coperture" finanziarie - non hanno ancora capito che il vento è cambiato, da quando la Bce con Christine Lagarde ha iniziato ad agire come "prestatrice di ultima istanza", sorreggendo le economie nazionali». Pur scontento dei "ristori" finora erogati, «del tutto insufficienti», Magaldi vede l'Italia di Draghi allineata allo sforzo "rooseveltiano" degli Usa, che annunciano il dispiegamento di ingentissimi investimenti pubblici.

 

«Di concerto con Janet Yellen, titolare del Tesoro - aggiunge Magaldi - l'Italia sta anche mettendo a punto un progetto di tassazione universale a carico delle multinazionali, per abolire il "dumping" fiscale dei colossi economici: un altro modo per restituire forza agli Stati, riequilibrando la disponibilità delle risorse». Magaldi trova incoraggiante la prospettiva illuminata da Draghi, che già un anno fa aveva proposto l'azzeramento dei debiti europei; quanto all'Italia, il ricorso al debito pubblico (strategico, per l'occupazione) «dimostra l'infondatezza dell'artificioso paradigma neoliberista, che attraverso le speculazioni delle agenzie di rating imputava all'Italia un "eccesso di debito" senza mai tenere conto della reale solvibilità del paese, che resta una delle maggiori potenze industriali del mondo e vanta un robustissimo risparmio privato».

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Poteri oscuri, dietro le comparse della fiction politica nazionale

Roberto Speranza e Giuseppe Conte 66f39

Poteri oscuri: ogni tanto emergono maschere, dalla poltiglia nera in cui annaspa l'Italia a partire dalla caduta del Muro di Berlino. Il detonatore fu l'operazione-Tangentopoli, orchestrata con l'aiuto di settori dell'intelligence Usa per affondare tutti i partiti della Prima Repubblica, tranne uno: proprio l'erede della sinistra comunista avrebbe ricevuto le chiavi del regno a patto che tradisse tutti, il paese e il suo stesso elettorato, per svendere al miglior offerente il ricco bottino rappresentato da quella che, negli anni di Craxi, era diventata la quarta potenza economica mondiale. Attraverso uno strettissimo controllo sui media e sulla stessa magistratura, cominciò allora la narrazione aliena della realtà: il linciaggio contro i presunti corrotti, a beneficio dei "buoni" che regalavano l'Italia, pezzo per pezzo, ai poteri che li avevano insediati alla guida del paese, tramite illustri prestanome. Erano gli anni del fragoroso giustizialismo televisivo spettacolarizzato da un caposcuola come Michele Santoro, cui avrebbe fatto eco - di lì a poco - il talento della scolaresca di Marco Travaglio, specializzata nel completare la comoda narrazione anti-italiana della storia recente.

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Gioele Magaldi: Draghi cacci i responsabili della strage di Stato

Magaldi: strage di Stato e "compagni di merende", alla guida della sanità. Draghi cacci Roberto Speranza, ministro della malasanità

Il presidente del Movimento Roosevelt: migliaia di italiani morti di Covid solo perché curati male, grazie alla scellerata gestione dell'emergenza dovuta a Speranza, Conte, Brusaferro e Ranieri Guerra. Scandaloso, l'insabbiamento del report sull'assenza di un piano pandemico aggiornato, in un paese ormai sul lastrico e con un governo che ancora non diffonde le terapie adatte per trattare i pazienti in modo ottimale e con tempestività


«Ha tentato in modo arrogante e mafioso di occultare una verità che un funzionario onesto aveva evidenziato». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, attacca il ministro Roberto Speranza: così come lo stesso Conte, non poteva essere all'oscuro delle inaudite manovre messe in atto per insabbiare il dossier di un valente funzionario dell'Oms, Francesco Zambon, che all'inizio della primavera 2020 aveva inutilmente segnalato l'assenza di un piano pandemico aggiornato. «Mi complimento con Massimo Giletti, che l'11 aprile nel suo programma su La7, "Non è l'arena", ha riassunto la vicenda: Ranieri Guerra, già direttore generale del ministero della salute e dunque responsabile dei piani pandemici, prima non ha aggiornato il piano per l'Italia, e poi - divenuto direttore vicario dell'Oms - si è vantato con Silvio Brusaferro, neo-portavoce del Cts, di aver intimato a Zambon di cambiare le carte in tavola, arrivando infine a far ritirare il rapporto».

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Giurisprudenza sulla validità dei test PCR (tampone) e riflessioni

Questa pandemia ha dato l’avvio, come se fosse cosa normale, all’uso massiccio di test standard, dei quali molto presto abbiamo imparato a distinguere il caso “positivo” (e quindi infetto e contagioso) da quello “negativo” (il quale può tirare un sospiro di sollievo, temporaneamente).

Non so se vi siano precedenti di una simile standardizzazione della diagnosi su di un'unica operazione, nella maggioranza dei casi non accompagnata da alcun tipo di visita diretta del paziente da parte di un medico.

Eppure, siamo stati portati a pensare che il test del tampone fosse valido, non foss'altro perché è in base ad esso che è stata scandita la libertà, la condizione psicologica, lavorativa e relazionale, ed il percorso di salute o malattia di molte persone.

I mass media hanno fatto una totale semplificazione della questione, facendo apparire il “positivo” come una persona che doveva senz’altro destare preoccupazione, per se stesso e negli altri. Sull’onda di una simile impostazione, arrivata anche nell’ambito sanitario sotto forma di linee guida calate dall’alto, molti medici hanno considerato la condizione di “positività” talmente grave da decidere di evitare le visite dirette ai pazienti.

Così, il percorso del possibile “caso” è stato semplificato in tre fasi:

1) presunto contagio

2) test 

3) applicazione di un protocollo standard...in attesa della guarigione o della ospedalizzazione. (protocollo ancora applicato da molti medici, anche se abolito in quanto dannoso: vedasi sentenza del TAR del 2 marzo 2021)

Non sono qui a discutere sulla definizione del punto 1, cioè sulla identità del virus e sulla effettiva pregnanza della logica del contagio, anche se ci sarebbe molto da dire perché la correlazione virus – malattia non è mai scontata e deve essere anch’essa validata scientificamente. Ci si è limitati a definire alcuni “marker” (cioè alcune proteine che si presumono “distintive”) del virus e a considerare la loro mera presenza nel paziente come indice di infezione o contagiosità. Sorvoliamo anche sul fatto che i virus mutano, e d’altra parte appartengono a famiglie che comprendono molti loro simili: i marker stessi andrebbero per lo meno periodicamente aggiornati e ne andrebbe stabilita la significatività.


Ma facciamo l’ipotesi che tutto quanto necessario prima e dopo il test sia stato fatto, e passiamo al punto 2) del percorso di salvezza che il presunto contagiato è stato chiamato a seguire. Posto che i marker fossero quelli giusti, il test del tampone doveva essere, e deve essere valido. Deve cioè riconoscere e misurare la presenza di quei marker e quindi del virus e quindi della “causa di malattia”. Altrimenti, tutto quanto è successo non avrebbe avuto senso… o forse assumerebbe un senso troppo spiacevole da sopportare.

Eppure, se il lettore opera una ricerca della validazione scientifica dei test del tampone usati durante questa pandemia, credo non troverà nulla. Lo ha ammesso ad esempio il Ny Times a fine agosto: https://www.nytimes.com/2020/08/29/health/coronavirus-testing.html
e in Italiail prof. Palù in una conferenza stampa di fine dicembre  https://www.theitaliantribune.it/giorgio-palu-aifa-nessuno-ha-mai-validato-la-pcr/
che sembra in qualche modo precognizzare il richiamo sulle linee guia operato dall'OMS a gennaio 2021: https://www.who.int/news/item/20-01-2021-who-information-notice-for-ivd-users-2020-05

Comunque sia, io questa ricerca, come tante altre, l'ho tentata fin dal primo mese. Sembra molto strano infatti che una diagnosi sia affidata soltanto a un singolo test, che in alcune versioni è completamente automatico, e che questo test standard tuttavia non sia validato.
Sembra il contrario di quello che sappiamo essere la strada della salute per l’essere umano, cioè lo studio del singolo caso nel suo contesto. Si dirà che non c’era tempo, che bisognava evitare i contagi…Ma se è così, nella foga di evitare i contagi, si è anche evitato di curare, non per poche settimane, ma per un intero anno!

Prova ne sono le centinaia (poi migliaia) di medici che, muovendosi in base alla diagnosi diretta, non hanno mai rinunciato alla cura domiciliare del caso singolo, ottenendo risultati superiori a qualunque prodotto o protocollo commerciale portato in trionfo con ritardo sui mass media.

Torniamo a noi…: il test del tampone doveva essere valido, o almeno significativo. Oppure no? Sentiamo cosa hanno concluso due corti di primo piano (Vienna e Lisbona) di due paesi europei (Portogallo e Austria) che si sono trovate ad entrare nel merito della validazione di codesti test, per poter giudicare  il rischio di determinante condotte oggetto del contendere.

La prima Sentenza che riportare, nella parte che esamina la questione tamponi, è quella di Vienna del 24.03.2021 (identificativo GZ: PAD/21/167824 ).

Documento originale: https://wp.tagesstimme.com/wp-content/uploads/2021/03/Verwaltungsgericht_FPOe-Versammlung.pdf

In breve si tratta del giudizio sul ricorso presentato da un partito politico contro l’ordinanza del “Prefetto” che ne aveva impedito un’assemblea pubblica. La sentenza è favorevole al partito, sia per quanto riguarda l’impossibilità di limitare la libertà di associazione, sia perché le motivazioni portate dalla prefettura e dalla “Commissione Corona” (un comitato simile al nostro CTS) sono giudicate infondate nel merito. Andiamo ora direttamente al punto in cui tali motivazioni vengono esaminate:

“ …

Il Servizio di Salute Pubblica della città di Vienna usa in modo intercambiabile le espressioni "numero di casi", "risultati dei test", e "numero di infezioni". Questa confusione di termini non rende giustizia a una valutazione scientifica della situazione epidemica.

Per l'OMS (WHO Information Notice for IVD Users2020/05,Nucleic acid testing (NAT) technologies that use polymerase chain reaction (PCR) for detection of SARS-COV-2, 20 gennaio 2021), il fattore decisivo è il numero di infezioni/malati e non il numero di persone testate positive o altri "casi".

Questo lascia già aperto il problema di stabilire su quali cifre si basino le "informazioni". Le "informazioni" si riferiscono alla raccomandazione della Commissione Corona [organismo simile al nostro CTS - n.d.t.] del 21.1.2021. A causa della mancanza di informazioni, non è comprensibile se le cifre su cui si basa questa raccomandazione includano solo le persone che sono state esaminate secondo le linee guida dell'OMS per l'interpretazione dei test PCR. In particolare, non è indicato quale valore CT abbia avuto un risultato del test, e se una persona testata senza sintomi sia stata ritestata e successivamente esaminata clinicamente.

L'OMS segue le indicazioni dell'inventore dei test PCR, il dottor Cary Mullis (https://www.youtube.com/watch?v=LvNbvDOYI54).

Che, mutatis mutandis, dice che un test PCR non è adatto per la diagnosi e quindi non dice di per sé nulla sulla malattia o un'infezione di una persona.

Secondo uno studio dell'anno 2020 (Bullard, J., Dust, K., Funk, D., Strong, J.E., Alexander, D., Garnett, L., ..., & Poliquin, G. (2020). “Predicting infectious acute respiratory syndrome coronavirus 2 from diagnostic samples.Clinical Infectious Diseases, 71 (10), 2663-2666.)

nessun virus replicabile è rilevabile a valori CT maggiori di 24, e il test PCR non è adatto a determinare l'infettività.

Consideriamo ora le affermazioni del Ministro della Sanità, "Case definition Covid-19" di 23. 12.2020 , secondo le quali un "caso confermato" è:

  • qualsiasi persona con rilevazione di acido nucleico specifico di SARS-Cov-2 (test PCR, Nota), indipendentemente dalla manifestazione clinica o
  • qualsiasi persona con antigene specifico di SARS-CoV-2 che soddisfa i criteri clinici o
  • qualsiasi persona con rilevazione di antigene specifico di SARS-CoV- che soddisfa i criteri epidemiologici.

Nessuno dei tre tipi di "caso confermato" definiti dal Ministro della Salute soddisfa i requisiti del termine "malato/infetto" dell'OMS.

Il solo ricorso al test PCR (caso confermato secondo il criterio 1) è respinto dall'OMS, vedi sopra.

Il ricorso a una rilevazione dell'antigene con criteri clinici (caso confermato secondo il criterio 2) lascia aperto il fatto se la diagnosi clinica sia stata effettuata da un medico, figura alla quale è esclusivamente riservata: se una persona è malata o sana, deve essere deciso da un medico (confr. $ 2 comma 2 Z 1 e 2.da Legge sui medici 1998, BGBI. I. Nr. 169/1998 idF BGBI. I Nr. 31/2021).

Inoltre, va notato che i test antigenici sono altamente errati in assenza di sintomi (https://www.aqes.at/service/service-presse/pressemeldungen/evaluierung-von-sars-cov-2-antigen-schnelltests-aus-anterioren-nasenabstrichen/). Ciononostante, la Commissione Corona si affida esclusivamente ai test antigenici per le analisi attuali (vedi Monitoring of Covid-19 Protective Measures, Summary Report 21.1.2021).

Un test antigenico conferma un caso (criterio 3) anche se il Monitoraggio dei contatti della persona da confermare ha avuto successo. Così, due persone positive all'antigene che si incontrano diventano subito un caso confermato, anche senza manifestazioni cliniche e senza un test PCR secondo le linee guida dell'OMS.

La Commissione Corona ha utilizzato la definizione di caso data dal Ministro della Salute e non quella dell'OMS; pertanto qualsiasi indicazione delle cifre per "malati / infetti" è errata.

Va inoltre sottolineato che anche quando si utilizzano i numeri dei casi secondo la definizione dell'OMS, i rispettivi modelli di epidemia e le relazioni quantitative sono decisivi per una corretta valutazione. Sia nei criteri di verifica che nell'attuale valutazione dei rischi della Commissione Corona del 21.1.2021 sono presenti solo fonti secondarie.

Si fa riferimento a AGES (Österreichische Agentur für Gesundheit und Ernährungssicherheit GmbH) e GÖC Gesundheit Österreich GmbH). Le comunicazioni di questi sono apparentemente basate su informazioni non controllate e le fonti dei metodi statistici prognostici, non sono menzionati.

Tutto sommato, per quanto riguarda le "informazioni" fornite dal Servizio di Salute Pubblica della città di Vienna e le ragioni dell'ordine di proibizione basato su di esse, si deve affermare che non sono disponibili dichiarazioni e risultati validi e basati sull'evidenza sul verificarsi dell'epidemia.

La sentenza di Vienna non ha ovviamente avuto molto risalto sui mass media "pandemici", ma ha istituzionalizzato le medesime critiche che un numero crescente di sanitari e semplici cittadini stanno sollevando contro l’uso del tampone come test diagnostico, fin da marzo del 2020.

Ma questa sentenza non è stata la prima a mettere nero su bianco simili perplessità. Andiamo ora a vedere come si esprimeva la Corte di Lisbona il giorno 11.11.2020, riguardo al ricorso presentato dalle autorità sanitarie delle Azzorre contro la precedente decisione del giudice di appello di “liberare” quattro turisti tedeschi dalla quarantena forzata, cominciata poiché uno di essi aveva avuto un tampone “positivo”.

Documento originale: https://crlisboa.org/wp/juris/processo-n-o1783-20-7t8pdl-l1-3/

La Corte sente il bisogno di riprendere le basi delle definizioni di ruoli, diritti e doveri, andando a ribadire come anche nello stesso codice deontologico della professione medica, vi sia la necessità di operare diagnosi visitando il paziente e valutando il modo complesso le sue condizioni…guardacaso, proprio come hanno fatto i nostri “medici in prima linea” che hanno preferito operare in “scienza e coscienza” e non ridursi ad un ruolo automatico, nel momento in cui le persone avevano bisogno della loro esperienza ed intelligenza. E proprio dal ruolo del medico, citato nella sentenza, cominciamo a leggere:

“ …

Qualificazione

1 - Un medico è un professionista legalmente qualificato per l'esercizio della medicina, qualificato per la diagnosi, il trattamento, la prevenzione o la guarigione delle malattie e di altri tipi di problemi di salute, e in grado di fornire assistenza e intervenire su individui, gruppi di individui, malati o sani, al fine di proteggere, migliorare o mantenere il loro stato e livello di salute.

2 - I medici con una registrazione corrente nell'Ordine dei Medici sono gli unici professionisti che possono praticare gli atti che sono propri dei medici, nei termini di:

Statuto dell'Ordine dei Medici, approvato con Decreto Legge n.º 282/77, del 5 luglio, con le modifiche introdotte dalla legge 117/2015, del 31 agosto e il presente regolamento.

Atto medico in generale

L'atto medico consiste nell'attività diagnostica, prognostica, di sorveglianza, ricerca, perizia medico-legale, codifica clinica, audit clinico, prescrizione e somministrazione di farmaci e altre misure terapeutiche, tecniche mediche, chirurgiche e di riabilitazione, promozione della salute e prevenzione della malattia in tutte le sue dimensioni, cioè fisica, mentale e sociale, in persone, gruppi di popolazione o comunità, nel rispetto dei valori etici del professione medica.

Atto di diagnosi

L'identificazione di un disturbo, di una malattia o dello stato di una malattia tramite lo studio dei suoi sintomi e segni e l'analisi degli esami eseguiti costituisce una procedura sanitaria di base che deve essere eseguita da un medico e, in ogni area specifica, da un medico specialista, e mira all'istituzione della migliore terapia preventiva, chirurgica, farmacologica, non farmacologica o di riabilitazione.

[qui si riprende la numerazione generale dell’atto]

14. Anche secondo la legge sulla salute mentale, legge n. 36/98, del 24 luglio, la diagnosi della patologia che può portare all'internamento obbligatorio, è necessariamente effettuata da medici specialisti e il loro giudizio tecnico e scientifico - inerente alla valutazione clinico-psichiatrica - è non è prerogativa del libero apprezzamento del giudice (vide articoli 13 nº3, 16 e 17 della legge).

15. Così, qualsiasi diagnosi o qualsiasi atto di sorveglianza sanitaria (come nel caso della determinazione dell'esistenza di un'infezione virale e di un'alta rischio di esposizione, che sono coperti in questi concetti) fatto senza l'osservazione medica dei richiedenti, senza l'intervento di un medico iscritto all’OM (che procederebbe alla valutazione dei loro segni e sintomi), viola tale regolamento, così come viola le disposizioni dell'articolo 97 dello Statuto dell'Ordine dei Medici, ed è suscettibile di costituire un reato ai sensi dell'articolo 358 al. b) (Usurpazione di funzioni) del Codice Penale, se dettata da qualcuno che non ha questa qualità, cioè che non è un medico registrato presso l'Ordine dei Medici.

Viola anche il nº1 dell'articolo 6 della Dichiarazione Universale di Bioetica e Diritti Umani, che il Portogallo ha sottoscritto ed è internamente ed esternamente impegnato a rispettare, poiché nessun documento è allegato che attesti essere stato dato il consenso informato richiesto da questa Dichiarazione.

È quindi chiaro che la prescrizione di metodi ausiliari di diagnosi (come i test per rilevare le infezioni virali) e la diagnosi dell'esistenza di una malattia, nei confronti di ogni singolo persona, è una cosa che non può essere eseguita per Legge, Risoluzione, Decreto, Regolamento o qualsiasi altro modo normativo, poiché si tratta di atti che il nostro sistema giuridico riserva alla competenza esclusiva di un medico, essendo certo che il medico, nel consigliare il paziente, dovrebbe sempre ottenere il suo consenso informato.

16. Nel caso in questione, non c'è alcuna indicazione o prova che la diagnosi sia stata effettivamente effettuata da un professionista qualificato secondo i termini della Legge e che abbia agito secondo la buona pratica medica. Infatti, ciò che emerge dai fatti accertati è che nessuno dei candidati è stato visto da un medico, il che è francamente inspiegabile, data la presunta gravità dell'infezione.

17. Infatti, l'unica prova nei fatti provati a questo proposito Sono stati effettuati test RT-PCR, uno dei quali è risultato positivo per uno dei richiedenti.

i. Ora, alla luce dell'attuale evidenza scientifica, quel test da solo dimostra di essere incapace di stabilire oltre ogni ragionevole dubbio che tale positività corrisponde infatti all'infezione di una persona con il virus SARS-CoV-2, per almeno due ordini di motivi  (oltre alla questione dei marker “gold standard” nella quale, a causa della sua specificità, non ci addentreremo nemmeno):

Perché questa affidabilità dipende dal numero di cicli che compongono il test;

Perché l'affidabilità dipende dalla quantità di carica virale presente nel campione.

ii. In effetti, i test RT-PCR (reazione a catena della polimerasi), test di biologia molecolare che rilevano l'RNA del virus, comunemente usati in Portogallo per testare ed enumerare il numero di infetti (dopo la raccolta nasofaringea), vengono eseguiti amplificando i campioni attraverso cicli ripetitivi.

Il numero di cicli di tale amplificazione risulta nella maggiore o minore affidabilità di tali test.

iii. E il problema è che tale affidabilità è dimostrata, in termini di prove scientifiche (e, in questo campo, il giudice dovrà fare affidamento sulla conoscenza degli esperti del settore) è più che discutibile.

Questo è il risultato, tra gli altri, del recentissimo e completo studio di Correlazione tra 3790 campioni positivi alla qPCR e colture cellulari positive tra cui 1941 SARS-CoV-2 isolati, di Rita Jaafar, Sarah Aherfi, Nathalie Wurtz, Clio Grimaldier, Van Thuan Hoang,Philippe Colson, Didier Raoult, Bernard La Scola, Clinical Infectious Diseases,ciaa1491,

https://doi.org/10.1093/cid/ciaa1491

pubblicato alla fine di settembre di quest'anno da Oxford Accademica, condotto da un gruppo che riunisce alcuni dei più importanti esperti europei ed esperti mondiali del settore.

Lo studio conclude che::

Ad una soglia di ciclo (ct) di 25, circa il 70% dei campioni rimane positivo nella coltura cellulare (cioè è stato infettato). a ct di 30, il 20% dei campioni è rimasto positivo; a ct di 35, il 3% dei campioni è rimasto positivo; e a un ct superiore a 35, nessun campione è rimasto positivo su coltura cellulare.

Questo significa che se una persona ha un test PCR positivo ad una soglia di cicli di 35 o superiori (come avviene nella maggior parte degli Stati Uniti e dell'Europa), le possibilità che una persona sia infettata sono meno del 3%. A la probabilità che la persona riceva un falso positivo è del 97% o superiore".

iv. Ciò che segue da questi studi è semplice: l'eventuale affidabilità del i test PCR effettuati dipendono principalmente dalla soglia di cicli di amplificazione, in modo che fino a 25 cicli, l'affidabilità del test sarà intorno al 70%. Se vengono eseguiti 30 cicli, il grado di affidabilità scende al 20%; se si raggiungono 35 cicli, il grado di affidabilità sarà del 3%.

v. Tuttavia, nel presente caso, non conosciamo il numero di cicli di amplificazione con cui si eseguono i test PCR in Portogallo, comprese le Azzorre e Madeira, dato che non siamo riusciti a trovare alcuna raccomandazione o limite in questo senso.

vi. A sua volta, in uno studio anche molto recente di Elena Surkova, Vladyslav Nikolayevskyy e Francis Drobniewski, accessibile a

https://www.thelancet.com/journals/lanres/article/PIIS2213-2600(20)30453-7/

pubblicato nell'altrettanto prestigioso The Lancet, Respiratory Medicine, si riferisce (oltre le molteplici domande che l'accuratezza stessa del test solleva, per quanto riguarda lo specifico rilevamento del virus sars-cov 2, a causa di forti dubbi sul rispetto del cosiddetto gold standard) che (traduzione libera):

"Qualsiasi test diagnostico deve essere interpretato nel contesto del possibilità effettiva della malattia esistente prima del test. Per Covid-19, questa decisione di eseguire il test dipende dalla valutazione preliminare dell'esistenza di sintomi, la storia medica precedente riguardante il Covid 19 o la presenza di anticorpi, la potenziale esposizione a questa malattia e la mancanza di probabilità di altre possibili diagnosi".

"Una delle potenziali ragioni per i risultati positivi potrebbe risiedere nel prolungato spargimento di RNA virale, che è noto per diffondersi per settimane dopo il recupero in coloro che sono stati precedentemente esposti a SARSCoV-2. Tuttavia, cosa più rilevante, non ci sono prove scientifiche che suggeriscono che bassi livelli di RNA virale RT-PCR equivalgono all'infezione, a meno che la presenza di particelle virali infettive sia stata confermata con metodi di coltura di laboratorio.

In sintesi, i test Covid-19 falsi positivi stanno diventando sempre più probabili nell'attuale clima epidemiologico del Regno Unito, con conseguenze sostanziali a livello personale, di sistema sanitario e di società "

18. Così, siccome ci sono tanti dubbi scientifici, espressi dagli studi e dagli esperti qui riportati, per quanto riguarda l'affidabilità di tali test, e ignorando i parametri di validazione dei testi effettuati, e in assenza di qualsiasi diagnosi da parte di un medico sull'esistenza dell'infezione e del conseguente rischio, non sarebbe mai possibile per questa corte determinare che C... fosse un portatore del virus SARS-CoV-2, né che A., B... e D... avessero avuto un'esposizione ad alto rischio.

… “

Dopo la lettura di queste due sentenze, e in attesa che anche in Italia si arrivi a una definizione giudiziale del problema, come promosso dall'avv. Mauro Sandri (vedi ad esempio qui: https://www.theitaliantribune.it/covid-avvocato-mauro-sandri-i-tamponi-verso-lepilogo-dellinutilizzabilita/), sorgono ulteriori domande. C’è però un’idea centrale che vorrei trasmettere al lettore.

Ogni volta che qualcuno ci propone – o prova ad imporci – una verità o una soluzione, impariamo ad avere la pretesa di avere accesso a tutte le motivazioni della sua scelta, in modo trasparente. Nessuno è infallibile, e solo con l’apporto dell’intelligenza di ciascuno le soluzioni possono essere migliorate o cambiate quando non funzionano.

Quando invece la verità diventa una sola, un risultato digitale (si/no, positivo/negativo), uno standard che da un momento all’altro viene imposto a milioni di persone…allora forse è il momento di attivare il coraggio del pensiero critico e della sua comunicazione, al di là di quello che sembra essere il consenso sociale.

Ricordiamo che la scienza è SEMPRE trasparente per definizione, perché è sempre soggetta a nuovi punti di vista e nuove interpretazioni. Se qualcosa è presentato come scientifico, deve per ciò stesso essere trasparente, documentato in modo completo, perché deve essere riproducibile, verificabile, criticabile. Tanto più se va ad insistere sui nostri diritti fondamentali!

E proprio questo è il punto: se le procedure democratiche fossero state rispettate, facendo decidere il Parlamento sulle iniziative e le misure sanitarie, sia noi cittadini che medici e personale santiario avremmo avuto da subito la possibilità di giudicare le ragioni e la validità delle scelte, senza affidarci a una improbabile "verità" offerta dall’alto o su mass media mai così tanto opachi.

Le procedure democratiche stabilite dalla nostra Costituzione sono state discusse e definite con estrema cura da esponenti di tutti gli orientamenti, che avevano passato, tra le altre cose: due guerre, il fascismo, la grande depressione, ed anche l’epidemia di spagnola. Ricordiamolo sempre.

BIBLIOGRAFIA e FONTI SELEZIONATE:
- Nascita della Costituzione - discussione sugli "stati di emergenza": https://www.nascitacostituzione.it/05...
- Sentenza di Lisbona: https://crlisboa.org/wp/juris/process...
- Sentenza di Vienna: https://wp.tagesstimme.com/wp-content...
- Intervista a Cary Mullis, inventore della PCR, che potrebbe essere il video citato nella sentenza di Lisbona ma ora "non più disponibile" su youtube...o comunque avere contenuto sovrapponibile: https://www.youtube.com/watch?v=71fj3...
- Studio di Oxford - EJM: https://academic.oup.com/cid/advance-...
- Studio del Lancet: https://www.thelancet.com/journals/la...
- Ordinanza Sanità della Florida per monitorare la PCR e i valori CT: https://www.flhealthsource.gov/files/...
- Video Palù: https://www.theitaliantribune.it/gior...
- Aggiornamento delle indicazioni dell'OMS: https://www.who.int/news/item/20-01-2...
- Approfondimento sul senso del termine "Disease prevalence": https://www.medmastery.com/guide/covi...​)
https://www.nascitacostituzione.it/05appendici/01generali/09/02/index.htm?001.htm&2

Riflessioni sulla sentenza della Corte Europea di Strasburgo del 8/2/2021 (caso VAVŘIČKA)

Il giorno 8/4/2021 è stata emessa una sentenza presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sentenza che ha a che fare con l’obbligo di vaccinazione, e che è stata variamente interpretata data la attuale situazione.

Il nome specifico è: CASE OF VAVŘIČKA AND OTHERS v. THE CZECH REPUBLIC(Applications nos. 47621/13 and 5 others) ed è visionabile a partire dai segunete link: http://hudoc.echr.coe.int/eng?i=001-209039 (N.B.: esiste anche la versione francese)

La sentenza è molto lunga, anche perché l’istruttoria è stata molto dettagliata. Vediamo insieme alcuni passaggi salienti e informazioni in essa contenute.

Va subito chiarito che la sentenza non apre la strada alle vaccinazioni obbligatorie come da molti paventato. Vengono soltanto confermate come ragionevoli le norme vigenti, norme a quanto pare molto simili a quelle vigenti in Italia con il famigerato decreto Lorenzin, poi avvallato dalla sentenza della Corte Costituzionale no. 5/2018.

In estrema sintesi, vengono confermate come legittime le multe al genitore e l’esclusione dei bambini dalla scuola materna per il rifiuto di rispettare l'obbligo legale di vaccinazione: niente di più e niente di meno.

Risulta chiaro che l’intenzione dei ricorrenti fosse di ottenere un riconoscimento di una maggior forza dei diritti individuali rispetto alle presunte necessità di protezione sociale che stanno alla base della vaccinazione di massa. Questa richiesta però è stata da loro sostenuta senza contestare sistematicamente nel merito ed in modo specifico il processo logico/scientifico che sta alla base della scelta delle vaccinazioni di massa; hanno voluto soprattutto mettere in luce i rischi per l’individuo (le controindicazioni), l’opacità delle multinazionali che li producono, e le imperfette modalità di attuazione.

Si tratta dell’atteggiamento tipico che viene attribuito a coloro che vengono etichettati “no-vax”: un atteggiamento che, nella narrazione dominante,  appare mosso dall’egoismo, in quanto il “no-vax” non vorrebbe adempiere al dovere di solidarietà sociale verso i più vulnerabili che richiede al resto della popolazione di assumersi un rischio minimo sotto forma di vaccinazione.

Chi però finisce per subire questa etichetta, spesso  non intende entrare nell’agone della argomentazione nel merito, perché ha la pretesa che l’intangibilità della persona venga COMUNQUE riconosciuta. Non si capacita del fatto che tanta gente possa sottostare ad una narrazione che invade il corpo e la salute individuale, senza verificarne direttamente le basi logiche e scientifiche, e senza dare -se non a se stesso agli altri- il beneficio del dubbio.

Il problema è che di fatto invece, la gente in media SI FIDA dell’autorità, e più in generale l’essere umano è soggetto ad enormi bias confermativi. Mettendo in luce le controindicazioni e gli effetti indesiderati dei vaccini non si ottiene affatto il risultato di svegliare le coscienze in modo generalizzato: al contrario, per la maggior parte della gente, si mette in luce un’eccezione che conferma la regola: il presunto paradigma logico-scientifico viene cioè CONFERMATO nella sua sostanza proprio da chi appare “soltanto” lamentarne i difetti e le contraddizioni.

Tornando alla nostra sentenza, la Corte prende per buone le basi logico-scientifiche alla base delle normative nazionali, e su di esse arriva ad una conclusione del tutto condivisibile: I diritti dell’individuo vanno proporzionati con le necessità di proteggere la salute pubblica. Quindi nella pratica: Il diritto di gestire la propria libertà di credenza religiosa, la propria dignità ed integrità fisica e quella dei figli, viene garantito in quanto non vi è nessun tipo di forzatura diretta alla vaccinazione.

Al contrario: vi è un sistema che permette esenzioni ed è accompagnato da garanzie procedurali. La multa di valore modico e la esclusione dalla scuola materna costituiscono un bilanciamento ragionevole per affermare la logica della protezione sociale. Non vi è lesione del diritto allo studio in quanto la multa consente la frequenza della scuola dell’obbligo. In sintesi: le misure impugnate sono in realtà proporzionate agli scopi legittimi perseguiti.

Sul merito del paradigma logico-scientifico la Corte -anche perché non specificamente sollecitata- non entra, affidandosi al consenso generale della scienza medica (“medical science”) ed alle fonti implicite che hanno dato vita alle legislazioni ed alle sentenze delle corti nazionali, nonché alle raccomandazioni di ONU e OMS. Vengono inoltre richiamati documenti del Consiglio d’Europa e delle Leggi della UE, che rinforzano l’idea di proporzionalità e bilanciamento degli interventi.

Una delle problematiche implicite nelle leggi stesse, e di conseguenza nelle versioni giornalistiche delle sentenze, è legata al significato della parola “obbligo”: essa infatti richiama l’idea di coercizione, mentre la coercizione viene di fatto rigettata nelle sentenze. Ma l’opinione pubblica si abitua a un simile barbaro accostamento. Un altro problema lessicale è l’uso del concetto di “scienza” ed in particolare di “scienza medica”. Qual è lo statuto delle scienze umane? E lo statuto delle scienze che studiano la Vita? Possono portare a conclusioni definitive, tanto da giustificare coercizioni od obblighi? Lascio aperte queste domande.

La mia idea, che ho maturato nel corso degli ultimi anni - anche grazie alle riflessioni di un nostro amatissimo socio che peraltro ha sempre affermato la propria laicità sulla questione - e che voglio condividere, è che battaglie come questa vanno necessariamente combattute nel merito, colpo su colpo. Solo dando dignità al paradigma avversario, è possibile, forse, decostruirlo pezzo per pezzo ed indicare alternative. Quindi l’invito è a sospendere il giudizio sul fatto che possa essere giusto “indurre” trattamenti sanitari, e cominciare a indicare e collezionare le contraddizioni logico-scientifiche nel merito.

A questo proposito, la sentenza in oggetto indica alcune direzioni su cui costruire, che qui riporto direttamente come testionianze collezionate dalla Corte (traduzione deepl.com):

(g) ROZALIO - Genitori per una migliore informazione e libera scelta nelle vaccinazioni [Repubblica Ceca]

240.  Questo terzo interveniente ha presentato le seguenti informazioni, basate sulla sua esperienza. Nella Repubblica Ceca c'era un numero crescente di genitori che desideravano essere informati su questioni riguardanti la vaccinazione, che mettevano in discussione la sua necessità e i tempi e che erano consapevoli del loro diritto inalienabile di prendere decisioni informate su tutte le questioni riguardanti i loro figli. La maggior parte di questi genitori non si opponeva alla vaccinazione dei loro figli in blocco, ma piuttosto desiderava un approccio individuale. Non sapevano come comunicare su queste questioni con i medici e le autorità e lo Stato non è riuscito a fornire fonti adeguate di informazioni pertinenti.

241.  Gli strumenti repressivi per promuovere il tasso di vaccinazione erano inadeguati perché generavano sfiducia. Dati verificabili hanno mostrato che un livello di repressione crescente corrispondeva a un tasso di vaccinazione decrescente. Un approccio migliore era quello di promuovere il dialogo con i genitori su un piano di parità.

E

(h) Forum europeo per la vigilanza sui vaccini

246.  Questo interveniente ha sostenuto che, a differenza di altri settori di importanza sociale in una società democratica, dove i punti di vista opposti erano rappresentati istituzionalmente, nel settore della sanità pubblica non c'erano sindacati di alcuna professione specifica per difendere le scelte individuali relative alla salute. Mentre nell'area della giustizia c'erano regole adottate dal legislatore e regolate dalla magistratura, non c'era un equivalente nel settore della salute. Mentre tradizionalmente c'era un organo professionale dei medici e un organo amministrativo che si occupava di questioni sanitarie, non c'era generalmente un'istituzione che rappresentasse il paziente. La necessità di una rappresentanza del paziente nei confronti delle autorità sanitarie si è tradotta, in Francia, nella creazione di un dottorato universitario specifico per i pazienti-esperti.

247.  Tuttavia, gli esperti giurati in materia di salute in Francia erano nominati da un tribunale e operavano in un regime che si prestava a critiche, tra l'altro, in considerazione della portata della loro specializzazione e competenza. Per varie ragioni, la ricerca di base, preclinica e clinica in relazione ai vaccini aveva un potenziale limitato.

….

252.  Era comune nel mondo sanitario confondere le categorie di "consenso informato" e un "permesso di procedere con una procedura specifica concesso dal paziente". Questo potrebbe essere dovuto al fatto che, nonostante i lunghi studi, i medici non erano addestrati a trasmettere informazioni scientifiche e mediche ai pazienti in un linguaggio che questi ultimi comprendessero. Non era chiaro se lo stato della scienza riguardo agli approcci terapeutici tenesse adeguatamente conto delle risposte fisiologiche dell'individuo.

In particolare invito a riflettere sul fatto -tanto logico quanto, per me, nuovo- espresso dalle parole:

“Mentre tradizionalmente c'era un organo professionale dei medici e un organo amministrativo che si occupava di questioni sanitarie, non c'era generalmente un'istituzione che rappresentasse il paziente.”

Nella attuale situazione sociale, sanitaria e legislativa, la “necessità di una rappresentanza del paziente nei confronti delle autorità sanitarie” (e non solo sanitarie) è stata raccolta in modalità “emergenziale” da associazioni di cittadini molto combattive (es.: FRI, Comicost, Coemm-Clemm, l’Eretico, Mov.Libertario, ecc) ma che, almeno al momento, non tendono a una prospettiva istituzionale, quanto una protezione sul piano della lotta legale a tutto campo.

E’ possibile partire da simili esperienze, ed ovviamente dal nostro Sostegno Legale e dal nostro Dipartimento Salute, per formare una realtà dotata di un maggior riconoscimento pubblico e una piattaforma di servizi di tipo “non emergenziale”, che possa nel contempo collezionare argomentazioni non solo di tipo giuridico, ma anche di tipo logico-scientifico, utili a dotare le scelte alternative di piena cittadinanza?

Pandemia: richiesta di revoca dello Stato di emergenza e diffida a Mario Draghi. Articolo di Monica Soldano

Pandemia: chiesta la revoca dello Stato di emergenza, diffida a Mario Draghi. E' davvero possibile?

Domani sera, alle 19.30, alla trasmissione Ribelli su MRTv.it

Di Monica Soldano

Ribellidoctor 0820a

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YouTube spegne ByoBlu: oscurato mezzo milione di italiani

Messora 47c76

Mezzo milione di lettori? Possono solo sognarseli, oggi, i grandi quotidiani: anche se occupano militarmente la televisione a reti unificate, coi loro giornalisti ospiti degli info-talk 24 ore su 24. Giornalisti scambiati per esperti e intervistati da colleghi, a chiudere il cerchio di un cortocircuito informativo, basato su una regola d'oro: non infrangere mai il dogma della verità ufficiale, quella ammissibile. Lo disse apertamente l'allora neo-direttore della "Stampa", Massimo Giannini, a proposito della tempesta Covid: per ragioni di sicurezza è giusto perderla, una quota di libertà. Ed è esattamente per questo - la rinuncia collettiva a dire le cose come stanno - che il maggior video-blog italiano, "ByoBlu", dall'inizio della crisi pandemica ha visto letteralmente esplodere i suoi numeri: tutti italiani ansiosi di avere informazioni finalmente attendibili, sull'emergenza in corso. Numeri enormi: 525.000 iscritti, che hanno garantito oltre 200 milioni di visualizzazioni ai duemila video pubblicati, nel corso di ormai 14 anni. Troppa gente, troppe spiegazioni: per questo, Google ha deciso di chiudere il canale YouTube di "ByoBlu", il mezzo di informazione indipendente più seguito dagli italiani.

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Gioele Magaldi: Draghi bocciato sui ristori e l'approccio sanitario. Letta mandato dalle oligarchie UE a fare da ostacolo

Magaldi boccia i ristori di Draghi: sono troppo magri e non alleviano il peso delle restrizioni, ormai intollerabili


Il presidente del Movimento Roosevelt: spero ancora che il premier mantenga le promesse, ma a ostacolarlo potrebbe ora essere il paramassone Enrico Letta, megafono dei vecchi poteri oligarchici dell'Ue



«Male sul fronte sanitario, malissimo su quello economico». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, boccia le misure di sostegno (troppo timide) varate dal governo Draghi, in un'Italia dall'economia ancora tramortita dalle chiusure forzate. «E' vero, non siamo più nella primavera 2020, in cui - per volere di Conte - non poteva circolare nessuno. Però, avanza inesorabile la morte civile del paese, col pretesto della pandemia, come se le restrizioni fossero risolutive, per arginare il virus: e sappiamo che non lo sono». Il guaio? «Il regime di lockdown fa comodo a tanti poteri, restii a rinunciare alle loro nuove prerogative: per questo, il 1° Maggio, anche se ci sarà ancora il coprifuoco, la Milizia Rooseveltiana compirà una "passeggiata" serale in piazza Campo dei Fiori, a Roma, per sollecitare il ritorno alla normalità, cioè alla libertà».

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