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Gli ineluttabili binari strategici dei giganti planetari
dipartimento 0bba9

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Al di là di quello che negli ultimi anni si è voluto far credere e pensare, grazie anche ai mezzi di informazione che in questo hanno avuto non poca influenza, si è formata nell’opinione pubblica occidentale l’idea di vivere nel secolo asiatico. In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad un inasprimento sia dei rapporti sino-americani che russo-americani, inasprimenti dai toni apparentemente e insolitamente duri sul piano diplomatico. Come spesso accade in queste situazioni molto plateali nei modi e nelle forme, la situazione poi nel concreto è differente. Questi scontri diplomatici potrebbero far presagire chissà quali generi di rotture nei rapporti tra queste superpotenze. Sicuramente dietro a tutto ciò ci sono delle spinte e degli attriti nelle relazioni che sono reali e che nel tempo si andranno consolidando nella loro durezza. Andiamo per ordine e cerchiamo di fare il più possibile chiarezza per quanto riusciamo.

Innanzitutto il cambio di amministrazione alla guida degli Stati Uniti non ha portato differenze sostanziali tra la presidenza Trump e la presidenza Biden nelle relazioni con la Cina e questo non è né una novità né una sorpresa. La strategia di contenimento all’espansionismo cinese degli Stati Uniti è stata già tracciata da anni dagli apparati federali e questo a prescindere dai cambiamenti delle varie amministrazioni, siano esse di segno repubblicano o democratico. Strategia che, in atto da parecchio tempo come abbiamo già accennato, vede un progressivo accerchiamento sempre più stringente arrivato ora a spingersi fino agli stessi Mari Cinesi facendo pressione da ambo le parti degli oceani, sia da quella Pacifico che da quella Indiano. Ne sono prova le ripetute esercitazioni militari svoltesi in questi anni in quelle acque oceaniche. Queste esercitazioni a guida statunitense hanno visto la partecipazione delle grandi potenze asiatiche e oceaniche come India, Giappone e Australia, ma nel tempo anche di altre potenze regionali medie e minori. I rapporti americani con le altre potenze asiatiche sono chiaramente anche e più che mai di carattere economico-finanziario e commerciale e Washington ha sempre cercato di tenere insieme l’aspetto economicistico con quello geopolitico-militare. Facciamo un esempio per far comprendere meglio: l’India, il secondo Paese più popoloso al mondo (di poco sotto la stessa Cina), potenza nucleare e di fatto terza potenza economica dell’Asia dopo il Giappone, è la maggiore produttrice di prodotti medicinali generici al mondo, che la mette nella condizione di avere contatti diretti e organici con le più grandi multinazionali farmaceutiche mondiali, in gran parte americane. È chiaro che nel lungo periodo gli Stati Uniti sono consci del fatto che in qualunque caso questi paesi alleati in Asia non potranno avere come nemico giurato la Cina, ma al contempo le potenze di quel continente hanno l’interesse che quest'ultima non diventi egemone assoluta della regione, pur intrattenendo relazioni importanti ma non strategiche per ciò che riguarda la sfera economica e commerciale.

Possiamo ora passare al momento non meno teso nei rapporti tra Washington e Mosca. Teniamo presente ancora una volta per facilitare i non addetti ai lavori una considerazione di non poco conto. Dalla fine della guerra fredda, con lo smantellamento dell’Unione Sovietica, la Russia pur essendo rimasta un attore  militare importante, è nel suo insieme, sia nella dimensione economica che geopolitica, relegata a potenza di secondo livello, pur trattandosi di una potenza nucleare. Anche qui, negli ultimi mesi, la dialettica diplomatica, che in qualche occasione ha sfiorato l’insulto, è una sorta di platealizzazione che ha dietro situazioni complesse ma non di rottura. In questo scenario Usa-Russia tocchiamo anche l’Europa. Gli Stati Uniti, anche in questo caso strategicamente, perseguono l’intento di far sì che nessuno diventi egemone sul continente europeo. La preoccupazione primaria che ha Washington è quello di far sì che Russia e Germania non arrivino ad una organicità di rapporti politico-strategici indissolubili. Potremmo andare più nel dettaglio parlando per esempio di Nord Stream 2, raddoppio del gasdotto già esistente dal 2012. Questo fondamentale gasdotto che non coinvolge nel suo percorso Ucraina e Polonia ha creato un tragitto bilaterale russo-germanico che andrebbe ad approvvigionare consistentemente gran parte dei paesi dell’Unione Europea, facendo sì che a livello energetico l’Europa continentale sarebbe molto meno dipendente dagli Stati Uniti. Si ha l’impressione che nonostante ci siano e ci saranno prossimamente pressioni molto forti sulla Germania da parte degli Usa, la Cancelliera Merkel si sia spinta troppo oltre nell’intesa con la Russia di Putin e non sarà facile quando ormai mancano solo 150 km di infrastrutture al completamento di questa opera di raddoppio, bloccarne i lavori o addirittura fare marcia indietro. Ad ogni modo gli americani cercheranno di non spingere troppo l’ “orso russo” verso Pechino, lasciando spazio alla Russia di agire in diversi fronti senza troppe interferenze. Possiamo dire a conclusione di questa parte di analisi che in qualunque caso le schermaglie sulla libertà e sui diritti umani violati da Putin saranno un tasto su cui Washington continuerà a battere fortemente, ma i rapporti di fondo commerciali ed economici anche se non eccezionali continueranno ad esserci. Questione, quella dei diritti umani, su cui l’America anche con la Cina sarà irremovibile per quanto riguarda sia il trattamento di Hong Kong che di Taiwan.

L’ ultima parte di questo articolo la dedichiamo all’Unione Europea che in questo scenario pur essendo un attore fondamentale a livello strategico ed economico-finanziario per sua genesi, si trova in una situazione di vulnerabilità, con gran parte dei paesi componenti l’Unione e anche membri della Nato ma con visioni e interessi differenti verso la Cina, la Russia e gli stessi Stati Uniti. Anche qui Washington sia all’interno della Nato che sull’UE farà forti pressioni per far sì che le varie intese con la Cina siano mirate e non mettano in discussione troppo l’aspetto economico-commerciale ma soprattutto quello strategico-militare. In questa ottica gli Stati Uniti cercheranno di esercitare una forte dissuasione sul memorandum di intesa stipulato con i cinesi a dicembre 2020 (fortemente sponsorizzato dalla Germania della Merkel) e che andrà in esame al Parlamento europeo. Memorandum che vede importanti progetti per centinaia di miliardi di euro tra cui la spinosissima questione dell’implementazione del 5g con risvolti di segretezza di apparecchiature e strutture militare in ambito atlantico. Si inquadra tutto questo in un momento difficile per non dire problematico dei rapporti degli americani con i tedeschi e con i francesi che si trovano coinvolti anche in altri complessi dossier di cui parleremo in altri interventi.

E l’Italia?  Nonostante i nostri macroscopici deficit strutturali come sistema-paese che ci portiamo dietro da decenni, ci troviamo paradossalmente in un momento storico che l’Italia può e potrebbe sfruttare a suo vantaggio. L’uscita della Gran Bretagna dall’UE e come già detto la complessa fase nelle dinamiche tra gli Stati Uniti con i tedeschi, con la Francia e con una Unione Europea che sarà chiamata a fare scelte univoche (quando invece la disomogeneità la fa da padrona)  dovrebbe mettere il nostro paese in grado di giocare un ruolo importante sull’asse Londra-Washington. Washington ci vede come possibile contrappeso ai tentativi egemonici tedeschi. Per fare ciò dovremo rafforzarci come sistema-paese accreditandoci con autorevolezza e credibilità. Si tratta di una questione sistemica perché il problema non è nei governi che si alternano ma nel rafforzamento (lo ribadiamo per la terza volta!) del sistema-paese, di conseguenza in un cambiamento strutturale e di mentalità. 
Ruben Giavitto, Alessandro Loreto

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