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Le false questioni che distraggono l'opinione pubblica: articolo di Daniele Cavaleiro


No vax o si vax, no mask o si mask e poi il green pass, ma sono proprio queste le tematiche così importanti che la nostra società deve affrontare?

Personalmente, non mi appassionano molto. Anzi mi sembra si configurino come delle tifoserie da stadio che non hanno nessuna ragione di esistere.

Capisco perfettamente chi, per motivi di salute o paure di vario genere ed in piena libertà di scelta, non voglia sottoporsi alla profilassi vaccinale. Però comprendo molto meno tutte quelle persone che, con motivazioni del tutto inaccettabili del tipo “i vaccini sono la merce del demonio” oppure “i vaccini sono lo strumento per il controllo di massa”, bloccano il dibattito politico e distolgono l’attenzione da bisogni e necessità molto più urgenti.

Credo sia molto più importare porre un focus sul futuro della nostra Sanità, del nostro sistema scolastico e della nostra economia. Ricordiamoci sempre che il vincolo del 3% o Patto di Stabilità e Crescita, tanto caro ai tecnocrati europei, è solo momentaneamente sospeso e, prima o poi, bisognerà decidere cosa fare al riguardo, oppure altri lo faranno per noi. Vogliamo cancellare o no definitivamente questo Patto scellerato, figlio di un paradigma economico neoliberista? E vogliamo magari eliminare anche il ripugnante principio del pareggio di bilancio inserito in costituzione con il voto egualmente scellerato di centro-destra e centro-sinistra? Intendiamo implementare o meno, in tutta Europa, un nuovo paradigma economico fondato sulle teorie espansive post-keynesiane? Su queste tematiche, occorre aprire un vero dibattito politico ed una forte contestazione sociale: tutto il resto sono consapevoli o inconsapevoli “opere di distrazione di massa” che servono solo a distogliere l’attenzione dai reali problemi e dalle loro possibili soluzioni. Personalmente, ritengo che dobbiamo lavorare per costruire un nuovo contesto sociale, dove vengano costituzionalmente garantiti a tutti e a ciascuno il diritto al lavoro e alla piena occupazione, unitamente al diritto alla conoscenza. Abbiamo anche bisogno di nuovi modelli di business, che mettano al centro delle loro azioni presenti e future l’essere umano e la tutela dell’ambiente. Modelli che entrino tanto nella testa che nel cuore delle persone.

Cosa dire dell’attuale Governo Draghi? L’ex-Presidente della Banca Centrale Europea è stato chiamato a guidare il nostro Paese in un momento molto particolare. La fallimentare gestione sia dell’emergenza pandemica che della situazione economica (da parte del Governo Conte II), ha determinato che uno degli uomini più potenti d’Europa arrivasse alla guida dell’Italia. Il suo compito doveva essere quello di farci uscire dalla pandemia e di risollevare in generale il sistema-paese. Le dichiarazioni rese da Draghi in varie occasioni- prima fra tutte la famosissima lettera al Financial Times- facevano senz’altro ben sperare. L’ex Governatore di Bankitalia si era peraltro dichiarato un socialista-liberale e aveva evocato misure post-keynesiane come unica soluzione per la crisi tanto italiana che europea. Poi, però, guardando la legge finanziaria del governo in carica, non si possono non nutrire varie perplessità. Inoltre, per quanto riguarda la gestione dell’emergenza pandemica, l’introduzione del Green Pass rischia di creare cittadini di serie a e cittadini di serie b. E questo appare alquanto inaccettabile in uno stato democratico. Personalmente, mi piacerebbe vedere un uomo del calibro di Mario Draghi alla guida del Quirinale, ma non senza aver dimostrato con i fatti la sua ferma volontà di portare l’Italia e l’Europa verso paradigmi economici progressisti e postkeynesiani, in grado di propiziare la nascita di una nuova società.

Oggi la situazione italiana per quel che attiene alla pandemia è sicuramente migliore rispetto a quella di altri paesi europei, e ciò è dovuto anche ai buoni risultati della campagna vaccinale portata avanti dal Governo, insieme alle misure non farmacologiche (mascherine, igienizzazioni mani, etc.). Tuttavia, a mio modestissimo parere, la campagna vaccinale deve estendersi a tutto il mondo: noi abbiamo la responsabilità ed il dovere di sostenere ed aiutare chi non abbia risorse adeguate in tal senso. Soltanto in questo modo- checché ne dicano i seguaci di monsignor Viganò e i complottisti di turno- usciremo dalla pandemia. I dati di questi ultimi giorni parlano molto chiaro: chi si vaccina risulta essere protetto dalle forme più gravi della malattia e meno infettivo, diffondendo in misura minore la malattia. Rispetto le posizioni di tutti, ma non posso accettare posizioni fanatiche e dogmatiche che vadano a compromettere la libertà e la dignità degli altri. E a tal riguardo vorrei citare le parole che il socialista Sandro Pertini soleva utilizzare per mettere a fuoco i concetti di libertà e giustizia sociale: “lei può considerare libero un uomo nella miseria, che ha fame, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli? Questo non è un uomo libero, sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io.” Se non ci liberiamo presto e bene della pandemia, il nostro più grande problema non sarà il Green-Pass, ma qualche scenario distopico in stile “Grande Reset”, che lascerebbe a casa milioni e milioni di lavoratori in tutto il mondo.

Infine, per cercare di offrire uno spunto di riflessione gli amici e seguaci di monsignor Viganò e di quel mondo cattolico-conservatore che oggi demonizza il vaccino e la scienza, ma che in passato demonizzava anche Garibaldi, Mazzini, Cavour, il Risorgimento, l’Unità d’Italia e, oltre il nostro Paese, altri importanti diritti e traguardi che la società laica contemporanea ha raggiunto, riporto un breve estratto dell’intervento fatto da Giovanni Paolo II in occasione dell’incontro con gli scienziati durante la visita al centro Ettore Majorana ad Erice in Sicilia nel 1993.

Ma verso quale direzione può orientarsi in futuro il dialogo tra scienza e fede? La mia riflessione prende spunto volentieri da una delle iscrizioni in bronzo inaugurate qui oggi: “Scienza e fede sono entrambe doni di Dio”. In questa sintetica affermazione non soltanto si esclude che scienza e fede si debbano guardare con reciproco sospetto, ma si indica il motivo più profondo che le chiama a stabilire un rapporto costruttivo e cordiale. ……… La luce della ragione, che rende possibile la scienza, e la luce della Rivelazione, che rende possibile la fede, provengono da un’unica sorgente. Sono due traiettorie distinte ed autonome, ma che per loro natura non possono entrare mai in rotta di collisione. Quando si dovesse registrare una qualche frizione, essa sarebbe il sintomo di una incresciosa patologia. Per questo il Concilio Vaticano II ha affermato la legittima autonomia e il valore immenso della conoscenza scientifica (cf. Gaudium et spes, 59). La Chiesa anzi non esita a riconoscere che ogni autentico progresso scientifico – ed analogamente ogni avanzamento tecnologico che veramente serva al benessere integrale dell’uomo – va considerato come un inestimabile dono di Dio.”

Daniele Cavaleiro

A cura di

REDAZIONE MOVIMENTO ROOSEVELT (www.movimentoroosevelt.com )

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