Lo ho-Bit N.11: A chi fanno gola i nostri dati sanitari?
- Dettagli
- Categoria: Blog
- Pubblicato: Lunedì, 09 Novembre 2020 12:25
- Postato da Comunicazioni Movimento Roosevelt
Leggi tutto: Lo ho-Bit N.11: A chi fanno gola i nostri dati sanitari?
70,00€
Segnaliamo un evento non rooseveltiano, ma in cui sono coinvolti due importanti dirigenti MR come Gioele Magaldi e GianfrancoPecoraro (Carpeoro). Un evento molto interessante per cittadine e cittadini, donne e uomini di ogni estrazione sociale.Un...
Programma elettorale del MR Proposte elettorali pervenute al Movimento Roosevelt e Presupposti politico-programmatici per accettarle Bozza proposta dal Presidente MR e che dovrà essere discussa, eventualmente modificata e poi ratificata...
Nuovo Ufficio di Presidenza MR e risultanze Assemblea del 17 luglio, in attesa dell’Assemblea Generale di settembre 20 Rendiamo noto a tutti i soci MR, alla più larga comunità rooseveltiana (composta da simpatizzanti MR non più o non ancora...
Convocazione Consulta Generale via Zoom di giovedì 7 luglio (19:30) e delle Due Giornate MR di sabato 16 ( eventi MR politico-culturali e sportivi) e domenica 17 (Assemblea Generale MR) luglio 2022 a Roma Con il presente Comunicato/Dispositivo...
Consulta Generale MR di lunedì 21 marzo 2022, ore 19Carissimi soci, come da comunicati ufficiosi già inviati, ribadiamo la convocazione, per lunedì 21 marzo 2022 (lunedì prossimo), alle ore 19, tramite il supporto telematico Zoom, della Consulta...
É davvero ammirevole come ne “Il nome della Rosa” Umberto Eco già analizzasse come le grandi narrazioni possano avere presa sulle persone che non esercitano il pensiero critico; nonostante le distorsioni e le incoerenze tra narrazione e fatti e...
Le false questioni che distraggono l'opinione pubblica: articolo di Daniele Cavaleiro No vax o si vax, no mask o si mask e poi il green pass, ma sono proprio queste le tematiche così importanti che la nostra società deve affrontare? Personalmente, non mi...
Leggi tutto: Lo ho-Bit N.11: A chi fanno gola i nostri dati sanitari?
Italia-Libia, una storia che parte da lontano
L’Italia è stata una dei più importanti tramite tra la Libia e gran parte della comunità internazionale fino al 2011, quando la NATO soprattutto per volontà della Francia provocò la caduta di Gheddafi. Da allora la Libia è cambiata in modo radicale rispetto agli ultimi decenni e l’Italia è venuta a perdere il ruolo preminente che aveva avuto per tanti anni. È perciò importante tracciare una mappa dei nuovi equilibri, e ciò per più ragioni che ora proveremo ad esporre.
La prima ragione è che gli italiani pensano alla Libia (come ad altri paesi del Nord-Africa) e al Mediterraneo in generale attraverso schemi superati. Questo ritardo percettivo in geopolitica è un problema; la mente infatti ha bisogno di tempo per adeguarsi alle nuove realtà. I cambiamenti nel mondo materiale sono rapidi e spesso improvvisi, mentre la mente è lenta e articolata e fatica a stare dietro ai mutamenti. Ciò è un problema sia tra i singoli essere umani che talvolta nelle valutazioni di una classe politica nazionale sull’altra. Facciamo un esempio. Si pensi al rapporto con la Turchia: molti italiani e tra loro una buona parte dei politici pensano che questa abbia interessi irrimediabilmente inconciliabili con quelli dell’Italia. Tutto ciò è una visione distorta, filtrare la realtà odierna attraverso l’Impero Ottomano è un esempio di quanto possa essere lento e goffo il processo di adeguamento della mente alla realtà. La Turchia di oggi non è quella della battaglia di Lepanto del 1571, e gli interessi sia della Turchia che dell’Italia e dell’Occidente non sono gli stessi nel 2020.
Un altro motivo per cui è urgente tracciare una nuova mappa degli equilibri, è che l’Italia ha perso posizioni di influenza geopolitica e deve recuperarle. Per riuscire in questa impresa il nostro paese dispone di risorse materiali e immateriali. Se l’Italia avesse una crescita importante potrebbe fare in Libia ciò che la Cina sta facendo in Etiopia: investire soldi e portare dalla sua parte la popolazione e le élites politiche. Ma l’Italia è in crisi economica e non può seguire questa strada, quindi le restano le risorse immateriali che sono le alleanze e le strategie. Per quel che riguarda le alleanze nonostante la lentezza diplomatica nell’adeguarsi alle nuove realtà, si sappia che l’Italia è alleata della Turchia. Non si tratta di una stretta di mano ma di un abbraccio, Erdogan è intervenuto per difendere il governo di Tripoli sostenuto dall’Italia, di cui ha anche difeso l’ambasciata dagli attacchi di Haftar. Senza l’intervento di Erdogan, quasi certamente il governo di Tripoli sarebbe caduto con danno gravissimo per i nostri interessi in Tripolitania e gravi pericoli per il nostro ambasciatore che rappresentando lo Stato è cosa vitale a livello politico-diplomatico. La nuova realtà libica impone agli italiani di pensare alla Turchia come ad un alleato territoriale. Sarebbe saggio in questo caso applicare una buona dose di realpolitik.
Per accettare il cambiamento l’Italia dovrebbe imparare dai non sempre amati cugini francesi. Infatti la Francia (la sua diplomazia) che ha uno Stato nel senso più alto e nobile del termine, non ragiona in base al mondo di Lepanto, tant’è vero che al termine dell’avanzata di Haftar contro Tripoli, la Francia si è schierata con l’Egitto musulmano e non con l’Italia cristiana. L’Italia pregava la Francia di non stringere quell’alleanza, ma quest’ultima non ha avuto riguardi, perché lo Stato francese ha un’identità più forte di quella italiana, di conseguenza riesce a calcolare meglio i propri interessi. E come già detto all’inizio del nostro articolo non ha avuto riguardi verso la posizione e gli interessi italiani (suo storico alleato Nato) nell’intervenire e provocare la caduta di Gheddafi in Libia, pur avendo in linea di massima il parere contrario del nostro Paese.
Le identità sono molto importanti per una comunità ambiziosa. Gli uomini non sono in grado di capire ciò che è meglio per loro senza avere una identità con cui calcolare i costi e i benefici delle loro azioni e di quelle altrui. È sapendo chi siamo che possiamo sapere cosa vogliamo. I francesi avendo una forte identità politica hanno calcolato che è loro interesse liberarsi degli italiani in Libia. Bisogna pertanto sapere che proprio perché, come già detto, lo Stato francese è uno stato nel senso più alto e nobile del termine, continuerà a perseguire il suo obiettivo anche nel lungo periodo. Gli stati con una forte identità non mutano le strategie con il passare dei governi, ne consegue che in Libia l’Italia dovrà tenersi stretta la Turchia perché è l’unica forza in grado di bilanciare il potere della Francia. Ci auguriamo che questa nostra analisi e questo articolo nel suo insieme possa essere oggetto di riflessione innanzitutto per la classe politica italiana ma anche per chi avrà l’attenzione di leggerlo, vale a dire gli italiani.
Alessandro Loreto, Ruben Giavitto
Leggi tutto: MRTV VOX MR N.11: La settimana del Movimento Roosevelt
La narrativa di Trump non mi è mai piaciuta.
Ma viviamo nell’epoca della siderale distanza tra narrativa e fatti. A fronte di un atteggiamento violento e forse discriminatorio, Trump è stato il primo presidente americano a non iniziare una guerra dal 1928, ha risolto la situazione siriana e aiutato quella koreana, ha messo in discussione le “reti di potere” antidemocratiche e attaccato l’economia truccata cinese mentre destabilizzava anche lo strapotere tedesco in Europa.
La narrativa non piaceva, ma diversi fatti si. E quei fatti davano fastidio a molti; quei molti si sono organizzati. Ho visto una censura senza precedenti nei suoi confronti: inaccettabile nel mondo libero.
Poi è arrivato il cambio di direzione di Biden. Anche lui si è detto allineato nella lotta alla Cina, cosa molto importante, e ha recuperato una narrativa vicina alla tradizione liberal americana. Bene.
Ma Biden sarebbe stato capace di fare il guastatore delle vecchie reti di potere tanto quanto Trump? O la sua elezione avrebbe rimesso l’America in una situazione di semi-rilevanza internazionale? Tramite l’elezione di Biden, il partito Democratico si sarebbe seduto per altri 10 anni, crogiolandosi in posizioni mediocri e poco dirompenti in un’epoca di grandi cambiamenti e pressioni esterne?
Mi sono convinto che, per ragioni strategiche, avrei preferito l’elezione di Trump nonostante, sui grandi temi, Biden si fosse più o meno allineato e la sua narrativa fosse di gran lunga più compatibile con i miei valori.
Poi le elezioni.
Leggi tutto: Stampa & Omissis con Roberto Hechich: Rassegna Stampa del 6 novembre 2020
Leggi tutto: Pilules de sagesses rooseveltiennes N.5: Economie et Europe
Leggi tutto: L'America nella nebbia? Nel 2001 i "trucchi" premiarono Bush
Leggi tutto: Mercoledì in Salute N.25: Uno, nessuno e centomila
Leggi tutto: La fine del mondo, per Servergnini: se Trump viene rieletto