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Non li temete adunque, poiché non c'è niente di nascosto che non debba esser rivelato, e nulla di segreto che non si debba sapere. Quel che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce del sole; e quello che vi è stato detto all'orecchio, predicatelo sui tetti.
Matteo 10, 26-27

La tenebra non può scacciare la tenebra: solo la luce può farlo.
Martin Luther King, "La forza di amare"


MassoniNon c'è niente da fare. Ogni volta che si affronta una qualche questione fondamentale, dalle parti del Movimento Roosevelt, si va a finire lì: a QUEL libro. Apparso in prima edizione nel novembre del 2014 per i tipi di Chiarelettere, "Massoni" ha scompigliato le carte della percezione per chi - diciamocelo - fosse pronto a farsele scompigliare. Per intenderci: Gioele Magaldi è un personaggio realmente esistente, Libero Muratore dichiarato e figura pubblica punto di riferimento per molteplici ambienti, massonici e non. L'autore, il quale "ha un altissimo senso di sé e dei propri diritti, e che non è tipo da subire passivamente un torto", è onesto fino alla trasparenza esplicitandosi come il coordinatore di un'Opera frutto di molte mani (e, aggiungeremmo noi, molteplici intenzioni). Useremo qui "Magaldi", quindi, per indicare non solo Gioele Magaldi in carne ed ossa, ma anche la collettività di menti e spiriti di cui lui si fa rappresentante nel contesto dell'opera.

Come molte Grandi Opere, "Massoni" suscita atteggiamenti dicotomici: lo si ama o lo si detesta. L'impatto iniziale, nel leggere di certe persone e di certi eventi, è tale da far vacillare la fiducia non solo nell'autore, ma anche nella casa editrice, financo nelle proprie percezioni e conoscenza della lingua italiana. Personalmente, riteniamo che se il contenuto del libro fosse di pura invenzione, il suo autore sarebbe in ogni caso un genio: genio della letteratura e genio dell'analisi storica, politica e sociologica. Riteniamo altresì (l'autore non ce ne voglia) questa ipotesi improbabile: la trama torna, tutto appare coerente, fin troppo coerente.

La tesi del libro è molto semplice: esiste un filo comune alla base degli avvenimenti degli ultimi tre secoli di storia occidentale e, pian piano, globale. Tale filo si esplica in un lungo, costante ordito da parte di livelli di potere i quali hanno finito per far capo ad una particolare ed inedita forma di società iniziatica, le cosiddette "Ur-Lodges" che, "[...] da quando sono nate, hanno affiliato sempre e soltanto i più eminenti e ragguardevoli membri della massoneria ordinaria [...]". Insomma una specie di supermassoneria, estremamente elitaria, estremamente riservata, estremamente potente. Sulla base di tale assunto, in centinaia e centinaia di pagine viene fornita un'interpretazione inedita ed estremamente affascinante della storia del secondo Novecento e dei giorni odierni. Storia fatta di guerre, tante guerre, e sangue, tanto sangue; ma storia anche rischiarata da molte Luci, alcune probabilmente come mai se ne erano viste prima da queste parti. Non è nostra intenzione, come sarebbe in uno stile recensorio che a fatica condivideremmo, fornire un riassunto dei molteplici temi trattati; piuttosto, vorremmo usare lo spazio a nostra disposizione per evidenziare certe tematiche e porre alcune domande senza azzardare risposte preconcette.

"Massoni" fa uno strano effetto. Da un lato sembra l'ennesima incarnazione del concetto di complottismo, di una tale intensità da far dubitare della sanità mentale dell'autore. A una lettura un poco attenta ci si accorge subito che non è così: non esiste alcun "Re del mondo". Le vicende descritte e interpretate non sono mai riconducibili all'incessante attività di una entità monolitica che tutto vede e tutto dispone, ma piuttosto sono il frutto di una complessa rete di interazioni fra entità latomistiche, strati di potere più o meno subordinati, comparse spesso ignare, contingenze varie. In tal senso "Massoni" è un figlio ben sviluppato dei nostri tempi, della nostra percezione della complessità delle cose. Riteniamo perciò che, prima ancora dei nomi, prima ancora dei retroscena, esso sia uno scrigno di metodo: andrebbe letto cercando di farsi condurre dal suo stile pedagogico, un gradino alla volta.

E di gradini sembra ce ne siano nove, in questo primo volume, dagli antefatti del secondo novecento, salendo piano piano a fatti e misfatti della nostra epoca, fino ad arrivare allo strepitoso dialogo dei quattro misteriosi, grandissimi ἄριστοι con il nostro, accompagnati da un altrettanto misterioso coordinatore. Questo capitolo finale fa da polo e riepilogo di tutto il volume e richiama inevitabilmente molta della nostra percezione, ma attenzione: non arrivateci senza aver prima digerito il resto; rischierete di non cogliere molto dei messaggi ivi distillati.

Nella continua dialettica fra Luce ed ombra che si dipana nel libro, appare un fiume ininterrotto di personaggi, di tantissimi "Fratelli", continuamente all'opera a vari livelli della piramide dell'umanità. Ci piace classificarli come "buoni", "cattivi" e "cattivissimi", ben sapendo che questa suddivisione morale è nella migliore delle ipotesi solo un pallido e molto parziale tentativo di trovare un ordine. Altre morali, altre gerarchie, per così dire, sembrano trasparire dalle parole di questi personaggi. Il quesito che si pone sulla realtà di questi supermassoni appare così naturale da essere anticipato direttamente nelle pagine del testo. A noi non è dato sapere, ma le esche offerte - soprattutto nel caso di "Frater K" e "Frater R" - sono così esplicite da non lasciare in realtà molto spazio all'immaginazione. A una riflessione più attenta, tuttavia, ci si rende conto che questi quesiti identitari non sono in realtà così importanti. Altra questione a noi pare importante: a parte l'equanime citazione di tanti massoni passati "all'Oriente Eterno", dei vivi si menzionano più che altro schiere di "cattivi" e "cattivissimi". E i "buoni" dove stanno? Sono trincerati dietro un più che comprensibile schermo protettivo? E a che pro, visto che, come Magaldi ha spiegato in più di un intervento, dietro le quinte, nel "back office" del Potere si conoscono tutti quanti? Questa domanda ci appare tutt'altro che peregrina: nel libro ci viene spiegato a più riprese che i "buoni", in più di una occasione, sono stati fin troppo buoni e remissivi, concedendo in definitiva spazi all'Ombra. Magaldi direbbe forse che hanno cambiato livello di azione. In effetti ci viene adombrata la loro opera e ispirazione dietro innumerevoli recenti opere letterarie e cinematografiche (chi ha occhi per intendere...). Che il libro sia una specie di chiamata alle armi degli spiriti illuminati?

Ci domandiamo altresì se questo libro sia finora riuscito nel suo intento. In questo senso assai poco ci è dato di comprendere. Innanzitutto, non conosciamo ovviamente questo intento, potendo al massimo azzardare qualche ipotesi. Notiamo poi, da molti commenti e discorsi colti su internet, un cospicuo grado di superficialità a riguardo. È sempre presente la tentazione della "reductio ad unum", del "grande vecchio", del "Re del mondo" appunto; è comodo poter pensare di ridurre tutti gli accadimenti a poche, semplici cause. Comodo e deresponsabilizzante. Un presunto limite pedagogico del libro potrebbe trovarsi proprio nel portare all'estremo la tesi di fondo sul potere dei gruppi massonici: non esistono forse altre realtà (religiose, economico-politiche, esoteriche, ...) di stampo non massonico, che pure hanno potere, influenza, strategie proprie, ambizioni egemoniche, o più semplicemente una differente weltanschauung? Possibile che si debba andare a parare sempre dalle parti delle Ur-Lodges? Quanti lettori avranno in definitiva scartato il messaggio di fondo ritenendolo troppo semplicistico o semplicemente sbagliato?

C'è poi un tema reiterato fino alla nausea, soprattutto nei primi mesi dopo l'uscita del libro. Le prove. Le famigerate prove. L'autore è molto chiaro al riguardo: "[...] abbiamo programmaticamente rinunciato al feticismo burocratico dell'ostentazione documentaria.". Potremmo convenire. Tuttavia la motivazione addotta, relativa alla corposità del materiale potenzialmente pubblicabile, ci pare molto debole: nell'epoca di internet e dei "big data" non sarebbe stato molto oneroso allestire un sito dedicato con quanto necessario. Preferiamo ipotizzare altre necessità, peraltro già accennate nel libro, in base alle quali si è preferito agire. Ma reiteriamo: avrebbe cambiato qualcosa, esporre certi documenti? Noi riteniamo di sì. Probabilmente non è ancora venuto il tempo.

A fronte di "prove" sistematicamente eluse, troviamo una enorme quantità di "segreti". Così tanti e così dettagliati da far sussultare chiunque abbia una sia pur minima conoscenza di cose massoniche. Questo signore non avrà violato qualche giuramento, qualche regola d'onore che lo dovrebbe vincolare ai suoi pari? Anche qui la risposta non si fa attendere: "I segreti che non vanno violati, da un punto di vista iniziatico, attengono alla dimensione esoterica e alle conquiste graduali nel mondo dello spirito e della sapienza cosiddetta indefettibile. Non possono e non devono esserci più segreti, invece, per quel che riguarda le dinamiche più importanti della gestione del potere in questa temperie globalizzata." Chiarissimo. Ma un segnale altrettanto chiaro arriva dal titolo del libro: "Massoni". Non "Massoneria" o cose simili, "Massoni". Il libro parla pochissimo di faccende iniziatiche, e le informazioni fornite si possono facilmente trovare in uno dei tanti libri sull'argomento disponibili nelle nostre librerie. Nessun particolare segreto iniziatico svelato, quindi. Il libro parla di massoni, di tanti massoni, e di come la loro opera abbia plasmato e continui a plasmare le nostre società. Se lo ricordi chi deve ricordarselo.

Arriviamo così piano piano a quello che potrebbe essere considerato il nucleo, se non del libro come tale, del suo messaggio principale. Chi detiene il Potere in questo mondo? Come lo gestisce? Come lo conserva? Una cosa pare a noi emergere chiaramente. In questo "mondo ipercomplesso e globalizzato", dove le transazioni economiche si misurano sulla scala dei millisecondi, dove centinaia o migliaia di messaggi atomizzati possono raggiungere ogni giorno un singolo utente, dove una notizia è già superata ancor prima di essere pubblicata, il Potere ragiona sulla scala degli anni, dei decenni, chissà, forse pure dei secoli. Questa coerenza di fase assicura vantaggi strategici incalcolabili, come ben noto ponderando la storia delle varie manifestazioni essoteriche (religiose) su questa terra. Per l'uomo della strada è questo un concetto difficile da accettare, preso com'è dalle incombenze quotidiane, dalla quotidiana fatica del vivere.

Rimane come basso continuo una domanda, una domanda probabilmente troppo spesso elusa, elusa perché ritenuta ovvia o inutile. Chi deve comandare? È veramente giusto, utile, efficace che la sovranità sia ripartita in parti uguali fra tutti gli abitanti di questa palla rotolante attorno al Sole? Questi ci appaiono spesso incerti, litigiosi, egoisti, financo stupidi. Sorge la tentazione di auspicare (come Platone fece più di duemila anni fa) una società nella quale solo i meritevoli abbiano l'onere e l'onore di dirigere i molti ignoranti, avidi o semplicemente disattenti. Senza scomodare Popper e la sua critica al totalitarismo delle società chiuse, potremmo notare come la questione sia lungi dall'essere stata risolta una volta per tutte. Ogni generazione è chiamata a riscrivere la sua visione del mondo, e come tale anche il rapporto che ha e che vorrebbe avere con la ripartizione della sovranità fra le varie componenti del corpo sociale. E se è stato forse vero, come notato da Frater K, che "siano sempre state le oligarchie a dominare il resto della popolazione", se accettiamo financo come ipotesi che "La maggior parte dei troppi miliardi di individui che abitano il pianeta, anche in Occidente, vive un'esistenza bestiale, anonima e senza senso", verrebbe da domandarsi dove risiedano le cause. Una umanità in cui si coltivi sistematicamente l'amore per la conoscenza e la sapienza, nella quale ogni individuo abbia la possibilità di percepire il proprio posto nell'ordine delle cose e sia incoraggiato a perseguirlo, e nella quale il benessere materiale non debba venir raggiunto a scapito di altri individui o della stessa biosfera, ci pare almeno potenzialmente il luogo dove ogni ente (come a Magaldi piace denominarlo) umano sia in grado di non venire escluso da ogni sua prerogativa di ogni ordine e grado, e sia anzi in grado di offrire il suo contributo "per il bene e il progresso dell'umanità". In un'epoca di luci scintillanti, continue e spesso invadenti, sentiamo il bisogno di Vere Luci, piccole o grandi che siano, che illuminino il cammino e riscaldino il cuore. Riteniamo "Massoni" una di queste Luci, con tutti i limiti e i distinguo del caso, e ci piacerebbe che altre si accendessero davanti ai nostri occhi.

Il libro ci pare estremamente gradevole nella sua semplice forma tipografica, e molto scorrevole nella lettura. Forse per qualcuno lettura noiosa e inconcludente, riteniamo possa essere invece per molti avvincente e utile. Apprezziamo poi i pochissimi refusi presenti (ne abbiamo individuati una decina), segno questo di un lungo e attento lavoro di revisione editoriale, raro in questi tempi frenetici. Buona lettura!

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