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Palme 0edb5
Palme 0edb5
Gioele Magaldi: «L'evento di Milano (fine gennaio/inizi febbraio 2018) che il Movimento Roosevelt sta preparando sulla figura di Olof Palme e sulla necessità del ritorno di un autentico socialismo democratico, liberale e laburista in Italia e in Europa sarà cosi forte e prestigioso da segnare l'avvio di un New Deal, di una Nuova frontiera per le battaglie progressiste di cui gli italiani, gli europei e gli abitanti più dolorosamente consapevoli di ogni parte del Mondo sentono ormai un urgente bisogno.»

L’articolo “Il Fratello OLOF PALME: oggi le sue idee salverebbero davvero l’Italia”, di “Libreidee” (http://www.libreidee.org/).

“Libreidee”: «Olof Palme, chi era costui? Il pubblico televisivo conosce Renzi e Grillo, Berlusconi e D’Alema, la Merkel e Draghi. Al massimo Ettore Rosato e Angelino Alfano, il senatore Razzi e il governatore De Luca (o almeno le loro caricature firmate Crozza). Chi ha meno di quarant’anni fatica a mettere a fuoco il museo delle cere: Andreotti e Craxi, Moro, Pertini, Cossiga, Berlinguer. E Olof Palme? Un signore elegante e lontano: svedese, e quindi “strano”, figlio di un’antropologia ormai remota, aliena. Visse prima di Internet, del G8 di Genova e dell’11 Settembre; prima di Facebook, dell’Isis e dell’iPhone. Che c’azzecca, con noi, quel gentleman ante-web che governò il paese dell’Ikea? Bisognerebbe chiederlo a Vincenzo Bellisario, che sta per dare alle stampe “Nel segno di Olof Palme?”, libro che rievoca il testamento democratico di un socialista d’altri tempi, assassinato a Stoccolma - mentre era premier - proprio per evitare che i suoi tempi potessero diventare anche i nostri, cioè diversissimi da quelli di oggi, in cui non si capisce più niente, né si conosce il nome di chi comanda il mondo: si vede solo il sangue che lascia a terra tra un attentato e l’altro, in una guerra permanente fatta anche di profughi e migranti, disoccupazione, crisi finanziarie e disinformazione planetaria.
Dunque chi era Olof Palme? Bisognerebbe chiederlo a Gianfranco Carpeoro (Pecoraro, in una vita precedente), avvocato e autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, che accusa un’Èlite occulta, super-massonica, di pilotare settori dell’intelligence Nato per costruire il terrore dell’Isis, dietro il paravento dell’alibi islamista. Obiettivo: manipolare l’opinione pubblica, spaventarla, imporle leggi speciali e distrarla, impedendole di individuare i veri responsabili del disastro economico e sociale in corso, accuratamente progettato da un’oligarchia paramassonica internazionale. Gioele Magaldi, amico di Carpeoro e suo sodale nel Movimento Roosevelt, nel quale milita lo stesso Bellisario, ricorda che il catastrofico 11 settembre del 2001 fu soltanto la seconda fase di un piano di svuotamento della democrazia avviato all’alba di un altro 11 settembre, quello del 1973, quando fu abbattuto il governo cileno di Salvador Allende per instaurare la dittatura di Pinochet. Troppa democrazia rischiava di frenare il grande business? Nel suo libro, Carpeoro ricorda il telegramma con cui Licio Gelli, proprio dal Sudamerica, informava un parlamentare statunitense, Philip Guarino, che anche “la palma svedese” stava per essere abbattuta.
La “palma svedese” sarebbe caduta il 28 febbraio 1986, in un agguato a colpi di pistola all’uscita di un cinema nel centro di Stoccolma. «Probabilmente l’assassino di Olof Palme è ancora in vita, e nel delitto potrebbero essere coinvolti la polizia o qualche esponente dell’esercito», afferma il criminologo svedese Leif Gustav Willy Persson, che ha sempre dubitato della colpevolezza di Christer Pettersson, il criminale di strada inizialmente fermato, e poi a sua volta deceduto all’improvviso dopo aver contattato per telefono il figlio di Palme, annunciandogli di avere notizie sulla fine del padre. Si sospetta anche di un altro anomalo decesso, quello del romanziere Stieg Larsson, morto esattamente come il protagonista della sua trilogia, “Millennium”, dopo aver condotto indagini riservate sul caso Palme e aver consegnato alla polizia, inutilmente, svariati scatoloni pieni di documenti. Ma chi era, quindi, Olof Palme? Un socialista, un democratico. Il massimo interprete del welfare europeo: pari opportunità per tutti, nessuno deve essere lasciato indietro. Chi paga? Lo Stato: per il bene di tutti, ricchi e poveri. Pur di evitare licenziamenti, Palme arrivò a far rilevare quote di aziende traballanti. Messaggio: il salario dei cittadini-lavoratori viene prima del profitto d’impresa, perché ne va della coesione sociale del sistema-paese.
Era pericoloso, Palme? Eccome. Mai e poi mai avrebbe dato il via libera alla nascita di un mostro giuridico come l’Unione Europea, di fatto governata da poche famiglie di oligarchi, proprietari dalle grandi banche cui appartiene la stessa Bce. Olof Palme era convinto di dover «tagliare le unghie al capitalismo», frenandone gli eccessi e gli abusi partendo dal ruolo democratico dello Stato come fattore di equilibrio: proprio quello Stato che l’Ue ha letteralmente demolito e svuotato. Era famoso, Palme: denunciava l’apartheid del Sudafrica e quello di Israele, le malefatte degli Usa nell’America Latina e la dittatura “rossa” dell’Unione Sovietica. Una figura prestigiosa, scomoda. Stava addirittura per essere eletto segretario generale delle Nazioni Unite: una volta all’Onu, sarebbe stato più difficile abbatterla, la “palma svedese”. Andava tolta di mezzo prima. E non è un caso, probabilmente, che tuttora non si sappia nulla di preciso né del killer né dei mandanti, anche se Carpeoro - nel rievocare il famoso telegramma di Gelli rivolto a Guarino - fa il nome di un eminente politologo Usa, Michael Ledeen, all’epoca legato a Guarino. Secondo Carpeoro, l’onnipresente Ledeen («consigliere occulto di Craxi e Di Pietro, Renzi e Grillo») è un tipico esponente dell’élite supermassonica “reazionaria”, protagonista della storica svolta antidemocratica che ha ridotto l’Occidente al deserto attuale, quello della privatizzazione globalizzata e universale, imposta a mano armata, anche con guerre e attentati.
«L’Italia è ormai arrivata ad uno stato di coma profondo ed ovviamente irreversibile per almeno una persona su due», scrive Vincenzo Bellisario nell’introduzione al suo volume su Olof Palme, di prossima uscita per le Edizioni Sì (140 pagine, 11 euro). «E se continua su questa strada non c’è alcuna speranza: non c’è un modo per venirne fuori, al momento, considerando gli attuali trattati Ue e l’euro». Ragiona Bellisario: «Le persone ancora “salve” in questo paese sono coloro che hanno avuto la fortuna di essere nati e cresciuti all’interno di famiglie benestanti che gli hanno permesso di studiare con “calma”», magari per poi ottenere “la spinta giusta”». Gli altri che si sono “salvati”? Sono quelli «che hanno avuto la “fortuna” di essere stati assunti anni fa con i cosiddetti “contratti vecchi”», e quelli che sono andati in pensione «ad un’età giusta e con una pensione dignitosa». Per tutti gli altri, oggi, non c’è più storia: «Sono spacciati». Parole che ricordano quelle rievocate dallo stesso Carpeoro, autore di una prefazione al volume: «Oggi è morta la speranza», disse l’avvocato, all’indomani dell’assassinio di Palme in un’assise culturale di area liberal-socialista. Lo corressero: non è vero, possono morire i grandi uomini ma non le loro idee. E’ per questo che all’inizio del 2018, a Milano, Carpeoro sarà tra i promotori di un singolare convegno internazionale del Movimento Roosevelt sulla figura del compianto statista svedese. Se da qualche parte bisogna pur ripartire, per rimettere in piedi la nostra disastrata democrazia, sarebbe un onore ricominciare proprio da Olof Palme: una bandiera da tenere alta, nell’Europa degli oligarchi e degli orchi che ammazzano i paladini della giustizia sociale.»

La risposta di Bellisario alla domanda “Che c’azzecca, con noi, quel gentleman ante-web che governò il Paese dell’Ikea?di “Libreidee.


Vincenzo Bellisario: «Intanto ringrazio l’eccellente testata “Libreidee” (http://www.libreidee.org/) per aver dato spazio alla mia pubblicazione editoriale: http://www.edizionisi.com/libro_titolo.asp?rec=191&titolo=1-_IN_USCITA_Il_!%B0_NOVEMBRE .
In un passaggio dell’articolo pubblicato ieri da “Libreidee” dal titolo “Nel segno di Olof Palme: le sue idee salverebbero l’Italia”, si legge: «Olof Palme, chi era costui? Il pubblico televisivo conosce Renzi e Grillo, Berlusconi e D’Alema, la Merkel e Draghi. Al massimo Ettore Rosato e Angelino Alfano, il senatore Razzi e il governatore De Luca (o almeno le loro caricature firmate Crozza). Chi ha meno di quarant’anni fatica a mettere a fuoco il museo delle cere: Andreotti e Craxi, Moro, Pertini, Cossiga, Berlinguer. E Olof Palme? Un signore elegante e lontano: svedese, e quindi “strano”, figlio di un’antropologia ormai remota, aliena. Visse prima di Internet, del G8 di Genova e dell’11 Settembre; prima di Facebook, dell’Isis e dell’iPhone. Che c’azzecca, con noi, quel gentleman ante-web che governò il paese dell’Ikea? Bisognerebbe chiederlo a Vincenzo Bellisario, che sta per dare alle stampe “Nel segno di Olof Palme?”, libro che rievoca il testamento democratico di un socialista d’altri tempi, assassinato a Stoccolma - mentre era premier - proprio per evitare che i suoi tempi potessero diventare anche i nostri, cioè diversissimi da quelli di oggi, in cui non si capisce più niente, né si conosce il nome di chi comanda il mondo: si vede solo il sangue che lascia a terra tra un attentato e l’altro, in una guerra permanente fatta anche di profughi e migranti, disoccupazione, crisi finanziarie e disinformazione planetaria».
Alla domanda «Che c’azzecca (come direbbe Tonino da Montenero di Bisaccia, aggiungo…), con noi, quel gentleman ante-web che governò il paese dell’Ikea?», rispondo…  perché Olof Palme, come afferma Carpeoro: «Era un “uomo-simbolo”... Era il padre spirituale del welfare europeo, il sistema di Diritti estesi su cui la Sinistra moderata e riformista ha costruito il benessere dell’Europa nel dopoguerra… quel sistema contro cui si batte, strenuamente, l’Unione Europea del rigore e dell’austerity. E se non bastano la super-tassazione e l’Euro, i tagli alla spesa e il pareggio di bilancio, a “spegnere la luce” sulla Democrazia, può intervenire anche il terrorismo… perché Olof Palme era il massimo profeta della filosofia politica dell’interesse pubblico, la promozione del benessere diffuso, l’estensione dei Diritti, la Democrazia avanzata in cui si coniugano Libertà e socialismo, lavoro e dignità, pari opportunità per tutti… perché Olof Palme era il prototipo di un’Europa diversa: un’Europa amica, autorevole, giusta. Un’Europa che non abbiamo mai visto, che mai avrebbe sprofondato gli Stati nella catastrofe della crisi, lasciandoli in balìa di incursori e predoni, con mano libera nei palazzi del potere locale grazie a una piccola casta di governatori asserviti, di vassalli obbedienti, di mediocri traditori travestiti da algidi burocrati o, all’occorrenza, da sulfurei masanielli dal roboante eloquio (ma dall’innocuo agire)… perché con Olof Palme l’infima Italia di oggi, il Paese dove nessuno propone vere vie d’uscita, non sarebbe esistita; perché con Olof Palme il Paese che sembra la fotografia perfetta di questa Europa pericolosamente in avaria, probabilmente, non avrebbe avuto motivo di nascere… perché Olof Palme adottò una soluzione intermedia, ispirata alla teoria dell’economista Rudolf Meidner: una quota ai lavoratori, una quota di controllo allo Stato e una quota al privato… e se in Italia avessimo adottato lo schema Meidner, molte aziende in difficoltà sarebbero sopravvissute, e i sacrifici richiesti alle nostre maestranze sarebbero stati vissuti in maniera assai diversa… questo perché Olof Palme era il Politico che, più di ogni altro - per capacità, coraggio e autorevolezza - avrebbe impresso un’impronta “sociale” alla Politica europea, sbarrando la strada, sul nascere, alla presente UE degli orrori finanziari… ecco perché Olof Palme rappresentava un pericolo mortale, per questa Élite… ecco perché Olof Palme andava tolto di mezzo… perché con Olof Palme, non avrebbero avuto la possibilità di costruire l’attuale “Paese del Terzo Mondo Italia”…».
Perché parlo di “Paese del Terzo Mondo Italia” e qual è la differenza - sempre secondo il sottoscritto - tra un Paese del Terzo Mondo e l’attuale “Paese del Terzo Mondo Italia”?...
Il Nobel per l’Economia Paul Krugman - solo per citarne uno -, a proposito di Terzo Mondo, ha più di una volta affermato: «Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta al rango di una Nazione del Terzo Mondo che deve prendere a prestito la moneta, con tutto ciò che questo implica». Ancora: «Quando negli anni Novanta citavo l'Italia quale esempio di come i Paesi avanzati possano sopportare pesanti debiti pubblici, non ero “naif” (INGENUO). All'epoca l'Italia aveva una propria moneta, e il suo debito era denominato in tale valuta, è vero che era ancorata al Marco tedesco, ma c'era sempre la possibilità di sganciarsi. Con l'adesione all'Euro, l'Italia di fatto si è trasformata macro-economicamente in un Paese del Terzo Mondo, con i debiti in valuta straniera, e si è esposta alla crisi del debito…»
La differenza tra il “Paese del Terzo Mondo Italia” ed un “normale” Paese del Terzo Mondo? Una: il “Paese del Terzo Mondo Italia”, prima di divenire tale, ha avuto la possibilità di evolversi grazie alla propria moneta. Il “normale” Paese del Terzo Mondo, invece, a differenza del “Paese del Terzo Mondo Italia”, non ha mai avuto la possibilità di evolversi, in quanto non ha mai avuto la propria moneta, quindi: non ha mai avuto la possibilità di effettuare investimenti...
Cos'è cambiato? La moneta. Una volta l’Italia poteva stampare e creare lavoro, fare investimenti ed altro. Oggi non può nulla, in quanto NON possiede più la propria moneta: deve chiederla in prestito, come un normale cittadino.
Questa trasformazione è dovuta dall’introduzione dell’EURO.
L’Euro, come ci hanno spiegato più volte diversi Nobel per l’Economia, monetaristi, macroeconomisti, giornalisti investigativi ed altri, ci ha distrutti per la motivazione di cui sopra: ha distrutto la nostra sovranità. Precisamente, prima quella monetaria, quindi: tutto il resto...
Ecco perché bisogna tornare a “Socializzare”…
Come fare per tornare a “Socializzare”?
Ci sono diversi modi: possiamo cambiare lasciando invariata la moneta consegnando alla futura i tre criteri che caratterizzano l’attuale FIAT MONEY: la moneta sovrana fluttuante, che non possiede un tasso di cambio fisso, è di proprietà dello Stato e non è convertibile in materiali preziosi... oppure, passando (con intelligenza, segretezza, rapidità o gradualità - a seconda di quella che sarà la eventuale decisione), ad altra moneta.
Semplicemente: bisogna affrontare un percorso molto differente (se non addirittura completamente opposto) a quello dove ci hanno inserito negli ultimi 25 anni circa per sottrarci tutto quello che con fatica e nel tempo avevamo costruito.
Un percorso finalizzato, per l’appunto, non “all’isolamento”, ma alla “Socializzazione”… in modo da tornare a riprenderci, negli anni, tutto quello che con l’inganno ci hanno sottratto.
Successivamente bisogna obbligare il sistema bancario nazionale a quelle che sono le tre funzioni essenziali e fondamentali per un giusto e corretto funzionamento: 1., il servizio di pagamento generico; 2., il servizio generico ai correntisti; 3., la fornitura del credito ai cittadini.
Una volta ripreso il controllo monetario, economico e bancario (in modo che la speculazione finanziaria esterna ed interna non possa in alcun modo interferire ed in modo che la nostra Nazione non sia più soggetta a ricatti, imposizioni o eventuali minacce di bancarotta per voleri esterni), bisogna riprendere il controllo della Politica ed applicare tutte quelle che sono le decisioni che riteniamo giuste al nostro interno per mettere al sicuro persone e territorio - sempre nel massimo rispetto dell’ambiente (altro fattore non di poco conto che bisogna avere chiaro e con cui bisogna confrontarsi quotidianamente).
Se non torniamo a “Socializzare” continueremo a vivere nelle stesse condizioni che ci hanno imposto negli 25 anni circa ed attuali; le condizioni dove un Governo, per pagare pensioni, stipendi e servizi, NON può emettere moneta: quindi, deve chiedere un prestito (esattamente come un privato Cittadino, per poi restituirlo con l’aggiunta dell’interesse...), oppure, in “alternativa”, per fare cassa, deve chiederla ai Cittadini. Quindi: deve tassare, licenziare, aumentare i contributi pensionistici e l’età per andare in pensione; non assumere, non fare investimenti, privatizzare, liberalizzare, condonare, far pagare al Cittadino i servizi che gli forniva gratuitamente; cercare di attirare capitali esteri a cui svendere le proprie aziende che i privati acquistano a prezzi di “buonissimo mercato”.
I capitali esteri, i privati, per fare cassa e per far sì che l’azienda sia produttiva, licenziano nell’immediato centinaia o migliaia di persone - a seconda della grandezza dell’azienda - ed eventualmente assumono attraverso contratti poco costosi (ammesso che assumano - preferiscono personale in nero, meglio se extra-comunitari: persone meglio e facilmente ricattabili…) ed a loro volta, per fare cassa immediata, vendono e/o svendono a pezzi parte dell’azienda acquistata a “buonissimo mercato” e raddoppiano e/o triplicano i prezzi dei servizi. Inoltre, nonostante la triplicazione dei prezzi, tagliano i servizi - in quanto personale e mezzi risultano essere sempre scarsi e/o inadeguati -, sempre e solo con lo scopo unico di fare cassa (l’esatto opposto di quello che fa lo Stato). Il privato, a differenza dello Stato, esiste esclusivamente per far cassa, soldi; più ne fa, più è felice… ecco perché bisogna tornare a “Socializzare”!
Abbiamo bisogno di un Progetto, una “mission”… un Progetto per far sì che si esca dalla catastrofe; un Progetto per Costruire e Ricostruire; un Progetto per riconsegnare una vita agli almeno trenta milioni (questo solo in Italia) che non hanno più una vita ed un motivo per vivere; un Progetto per una “ragione” vera; un Progetto per rimettersi in piedi e proseguire.
Da dove partire?...
Come magistralmente spiega Carpeoro: «A inquietare le super-oligarchie mondiali non è solo il progressivo risveglio democratico di una parte dell’opinione pubblica, sempre più scettica di fronte alla narrazione ufficiale degli eventi. Pesa, soprattutto, la clamorosa diserzione di una parte consistente di quello stesso vertice di potere, spaventato dalle rovinose conseguenze, su scala mondiale, della “dittatura” neoliberista, il cui obiettivo è chiaro: confiscarci ogni diritto e retrocedere tutti noi a livelli di sfruttamento da Terzo Mondo…».
I burattinai hanno eccessivamente forzato la mano: si sono spinti molto oltre, rendendo poveri anche tantissimi di coloro che avevano avuto la possibilità di conoscere e vivere il benessere; tantissimi di coloro che appartenevano alla ormai quasi sepolta classe media di cui l’Italia vantava il primato assoluto al Mondo.
Ecco perché le super-oligarchie mondiali temono, per la prima volta, di perdere il potere assoluto: perché svariate centinaia e centinaia di milioni di persone che appartenevano alla classe media e che avevano sempre preso per oro colato tutto quello che veniva comunicato attraverso l’informazione ufficiale e che improvvisamente ed “inaspettatamente” sono scivolate verso il basso si sta lentamente risvegliando; stanno lentamente uscendo da quel coma quasi irreversibile talvolta voluto e talvolta non voluto in cui avevano silenziosamente vissuto per svariati anni, nel benessere...
Voglio dire questo: la povertà, per svariate centinaia e centinaia di milioni di persone che non avevamo mai creduto alla povertà, si sta quasi rivelando un “bene”. Questo perché un ricco può anche in parte credere a quello che legge o ascolta e che riguarda la povertà, ma una cosa è viverla la povertà, una cosa e sentirne parlare in TV o leggerla sui giornali. Loro, i burattinai, come affermavo: hanno eccessivamente forzato la mano, si sono spinti molto oltre. Adesso, a parte i “morti perenni” (tutti coloro che sono nati e cresciuti nella povertà, coloro che non contano e, molto probabilmente, non conteranno mai... spero ovviamente di sbagliarmi e nel mio piccolo di cercare di invertire questa schifosa, insopportabile ed intollerabile “tendenza”…), c'è questo impressionante Esercito di ex benestanti che si sta pian piano muovendo/risvegliando...
Sono loro, quelli della ex classe media, il “pericolo” più grande per i CRIMINALI di potere; sono loro, quelli della ex classe media, che potrebbero definitivamente espugnare questo sistema criminale e i criminali/servi diretti ed indiretti; i criminali/servi consapevoli e quelli inconsapevoli - quasi tutti - di questo sistema criminale di potere che, per alcuni versi, sembra quasi inespugnabile; sono loro, quelli della ex classe media, quelli che una volta avevano avuto la possibilità di vivere solo ed esclusivamente i loro soldi ed il loro benessere completamente ignari di tutto quel che accadeva nel Mondo e che adesso, dopo essersi accorti che la povertà di cui si parlava nei media non era un “complotto” come loro pensavano e lo definivano... Insomma, è proprio dalla ex classe media che una volta viveva in maniera del tutto egoista, “ignara” e spensierata e che oggi risulta pesantemente impoverita che nasce il “problema” che potrebbe demolire coloro che hanno pensato ed attuato l’attuale “Disastro Globale” che stiamo vivendo... (abbastanza chiaro che bisogna partire principalmente da “loro”  - quelli della ex classe media: da tutti gli “sprofondati” e da quelli che stanno sprofondando… e parliamo di svariati milioni di persone…).
Ecco perché abbiamo bisogno un Progetto, una “mission”… un Progetto per far sì che si esca dalla catastrofe; un Progetto per Costruire e Ricostruire; un Progetto per riconsegnare una vita agli almeno trenta milioni (questo solo in Italia) che non hanno più una vita ed un motivo per vivere; un Progetto per una “ragione” vera; un Progetto per rimettersi in piedi e proseguire…
Ecco perché quello di cui sopra mi spinge a pensare che nei prossimi mesi o anni potremmo veramente assistere ad un vero e proprio “Contrordine Italiano, Europeo e Mondiale”... e perché no: proprio “Nel Segno di Olof Palme”…
Perché abbiamo bisogno di un Progetto, una “mission”; perché abbiamo bisogno di un Progetto per Costruire e Ricostruire?
Perché come giustamente e magistralmente afferma Gioele Magaldi: «Tutti quanti - dai nuovi sgangherati gruppi parlamentari sedicenti democratico-progressisti a Sinistra Italiana - non rappresentano il futuro progressista e democratico (keynesiano, rooseveltiano) per l’Italia. L’Italia ha bisogno di una prospettiva ampia, che riguardi tanto l’economia che la vita delle Istituzioni, ma anche le prospettive estere e un orizzonte di leadership nel Mediterraneo. Per far questo c’è bisogno di un nuovo soggetto politico, partitico, che si chiami “Partito” e non “Movimento”, come i Partitini che pensano di accattivarsi gli elettori del Movimento 5 Stelle. C’è bisogno di un ritorno ai Partiti solidi: non si tratta di tornare all’antico, alla Prima Repubblica, ma di recuperare il meglio dell’esperienza del passato. I Partiti devono avere correnti e pluralismo: limpida dialettica interna, anziché la “notte dei lunghi coltelli” che si sta consumando nel PD. Ho molto ottimismo, perché molte cose di muovono e, in Italia, questo magma sarà fecondissimo». Gioele Magaldi aveva più volte “avvertito”, affermando che «Se l’offerta politica italiana non offre alternative serie: e cioè un cambio radicale di paradigma, ci sarà un nuovo Partito. Questo perché lo scenario politico italiano resta “una palude”, dalla quale nessuno sembra in grado di uscire. Nemmeno il Movimento 5 Stelle, che come si è visto alle amministrative non affonda né sfonda: “Campa di rendita, ma la sua mancanza di un programma e di una strutturazione ideologica lungimirante lo mette nella condizione di esser percepito da molti come la grande delusione, non più come la grande speranza”.  Quindi, un nuovo Partito che dirà quello che nessuno dice chiaramente: primo punto del programma, revisione dei Trattati Europei. Tutti cianciano, parlano di uscire dall’Euro, ma nessuno chiede apertamente, formalmente, di farla finita con questa UE. Io propongo una Riforma Costituzionale per eliminare il Pareggio di Bilancio… Bisogna avere un obiettivo chiaro: afferrare il toro per le corna e costringere Bruxelles a stracciare il Fiscal Compact e gli altri Trattati-capestro che inguaiano l’Italia”… dunque, se i Partiti continuano a dormire, non resta che scendere in campo direttamente...». E, magari, come già affermato e considerando quello di cui sopra: “Nel Segno di Olof Palme”…

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