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Ho scritto questa lettera ai membri di una Associazione di cui sono un socio orgoglioso.

Ho scritto questa email, come risposta alle preoccupazioni espresse rispetto al "razzismo" di Salvini ed alla nomina di Foa a Presidente della Rai.
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Carissimi tutti/e, 
In questa email, anche se brevemente, vengono toccati diversi punti che in principio mi sentirei di condividere (specialmente se mi informassi tramite solo La Repubblica) ma che richiedono, a mio parere, uno sforzo di analisi e proposta maggiori.

Vi espongo quindi un punto di vista diverso, sia rispetto alla questione immigrazione che alla questione Foa; convinto che voi lo leggerete senza pre-giudizi, e convinto anche che riterrete il mio contributo basato su un sincero desiderio di emancipazione, libertá e giustizia sociale per tutti gli uomini e tutte le donne del pianeta.

Immigrazione
Il Movimento Roosevelt lavora alla creazione di un mondo in cui viga la libera circolazione di beni e persone sotto ogni cielo del pianeta. Le persone devono essere libere di circolare dove vogliono, senza limitazioni, cosi come devono avere il diritto di perseguire i propri talenti, ovunque nel mondo, senza limitazioni.

Nel lottare per realizzare questa visione bisogna analizzare attentamente la situazione attuale.

Gli Architetti del neoliberismo sfruttano sia il principio del libero commercio (causa sposata della sedicente destra) che quello dell’accoglienza (causa sposata della sedicente sinistra) con un unico scopo: creare una domanda dal basso di limitazione e riduzione dei diritti e delle tutele sociali.


Libero commercio

Il libero commercio con Paesi come la Cina (una mossa quella di accoglierla nel WTO sviluppata proprio con questa finalità) mette in difficolta il nostro sistema produttivo (italiano ed europeo) causando external unfair competition - ovvero competizione sleale dovuta al basso costo della manodopera usata per la produzione di beni in paesi con valute deboli e tutele sociali inesistenti.


Accoglienza come gateway per lo sfruttamento

Allo stesso modo, l’immigrazione crea internal unfair competition in quanto si sfruttano  poveri disgraziati in cerca di buona sorte come strumento per ottenere mano d’opera a basso costo, all’interno del sistema europeo.


Il risultato di tutto questo e' che la competizione sleale, interna ed esterna, sta causando una crescente domanda di minori tutele sociali ed economiche da parte di lavoratori che competono con mano d’opera a basso costo e che oggi si accontenterebbero di peggiori condizioni lavorative, pur di lavorare.

Inoltre, i crescenti costi e la crescente necessitá di spesa - affrontati in un contesto economico neoliberista basato sul dogma della scarsitá delle risorse, sopratutto monetarie - fanno si che alcuni partiti di sedicente sinistra comincino anche a dire che le tutele sociali “non siano piú sostenibili”.

È chiaro quindi che ci sia bisogno di affrontare i temi del libero mercato e dell’immigrazione con uno sguardo smaliziato e lungimirante, direi quasi socratico (ti esti?).

Se vogliamo risolvere il “problema” dell’immigrazione economica - che é tanto strumentale a danneggiare lo stato sociale e le condizioni dei lavoratori europei, quanto forzata, in quanto non frutto di una scelta, ma di una fuga - dobbiamo sviluppare strategie che ci consentano di affrontare le sue cause in maniera efficace. Dobbiamo quindi risolvere il problema della povertá e della mancanza di democrazia nei paesi da dove provengono le persone che cercano una vita dignitosa in Europa (anche Craxi - eliminato - parlava di questo, ora ci si accontenta di “accogliere”).

Dobbiamo affrontare la questione della povertá e della mancanza di democrazia in maniera smaliziata perchè bisogna essere all’altezza dei problemi che si vogliono affrontare.

Dobbiamo affrontare la questione della povertá e della mancanza di democrazia in maniera smaliziata perche gli outcomes sono due: o perderemo -continuando a perdere, sulla strada corrente- o cambieremo il quadro di riferimento politico in maniera cosi radicale da vincere la battaglia per la democrazia e l’emancipazione politica ed economica di tutti gli sfruttati.

Che relazione c’è tra la lotta alla povertá e per la democrazia e l’immigrazione? 

L’accoglienza indiscriminata dei migranti economici (termine che odio, ma permettetemi il suo uso) non solo non aiuta minimamente la risoluzione del problema della povertá alla radice , ma ha un triplice, negativo effetto:

1)  L’accoglienza indiscriminata dei migranti economici minaccia stato sociale e condizioni dei lavoratori (in quanto viviamo purtroppo nel pieno del neoliberismo e dell’austeritá, in un mondo in cui la moneta é scarsa, ed in cui i cost benefit analysis si sono sostituiti alla politica)

2) L’accoglienza indiscriminata dei migranti economici priva i paesi di provenienza di coloro che piú potrebbero organizzare una “resistenza” autoctona allo sfruttamento (economico e geopolitico) di manine bianche apolidi (ci sono diversi studi che fanno vedere come molti degli immigrati siano i più istruiti e consapevoli).

3) L’accoglienza indiscriminata dei migranti economici fa si che l’opinione pubblica europea più sensibile ai diritti umani continui ad accontentarsi di soluzioni cosmetiche dallo scarsissimo impatto sostanziale, piuttosto che premere per una risoluzione radicale dei problemi "povertá", e "mancanza di democrazia".

Per risolvere il problema della povertá e della mancanza di democrazia (ripeto; questo è il problema, non la migrazione) bisogna quindi 1) Responsabilizzare coloro che oggi lasciano il loro paese a lavorare e lottare loro stessi per il cambiamento 2) dare una sponda politica a queste nuove organizzazioni 3) forzare le istituzioni, tramite il risveglio e l’indignazione dell’opinione pubblica, a fare qualcosa di concreto per le condizioni democratiche ed economiche delle popolazioni in oggetto, magari tramite un Piano Marshall per l’Africa. 
—- A tale proposito ci sarebbe molto da imparare da Sankara, anche lui eliminato come molti altri “noti pericolosi” tra cui i fratelli Rosselli, i fratelli Kennedy, ML King, Olof Palme, etc etc..—-

A me non piace la narrativa di Salvini e sono convinto che - nonostante molto di ciò che la stampa gli attribuisce sia manipolato - le parole abbiano un peso. È chiaro che alcune affermazioni e posizioni di Salvini possano essere usate da fanatici xenofobi per compiere i loro orribili gesti di violenza ed intolleranza.

Ma c’è un ma... anzi, diversi ma.

Salvini (di cui conosciamo le origini politiche) guida il primo partito ad avere fatto eleggere un Senatore di colore in Italia, ed è anche il primo che (da antieuropeista?) ha chiesto una soluzione davvero europea rispetto alla questione immigrazione.

Non è escluso, anzi direi probabile, che alcuni segmenti progressisti particolarmente scaltri e determinati (vi invito a seguire Gioele Magaldi su GODDemocrazia Radical Popolare,  o sul sito del Movimento Roosevelt ) stiano usando la Lega,  in maniera strategica, per creare squilibri da compensare con proposte di carattere radicalmente progressista.

Infatti, se è vero che c’è bisogno di dare voce ed aiuti economici e politici ad una nuova classe “ribelle” africana, cosí come c’è bisogno di indignazione nell’opinione pubblica per forzare le istituzioni europee a fare qualcosa di concreto- come un Piano Marshall per l’Africa (che presupporrebbe anche un cambio di politiche monetarie ed economiche in Europa) - forse, in quello che fa Salvini, ci sono i “germi” di qualcosa di utile, nonostante la narrativa usata per creare consenso sia a volte profondamente indigesta a persone di sensibilitá progressista.

Certo, alla narrativa del contenimento di Salvini andrebbe accompagnata una narrativa “costruens” che nessuno è in grado, al momento, di elaborare - certo non la sedicente sinistra cosmetica che sistematicamente si accontenta di riempiersi la bocca di belle parole e intenzioni senza avere peró la capacitá, la lungimiranza e, chissá, la volontá di risolvere i problemi alla radice.

Bisogna anche tenere a mente la differenza tra Stato e movimenti/organizzazioni. Quando lottavo con i movimenti per la casa dicevo spesso che lo Stato doveva preoccuparsi di risolvere il problema dell’emergenza abitativa alla radice, mentre i movimenti avevano il ruolo morale e pratico di dare risposta immediata a chi di si trovava ad affrontare il problema abitativo nel breve termine. 

Lo Stato non può permettersi di operare con passività o reattività, deve piuttosto studiare un piano per risolvere i problemi alla radice. 

Direi quindi che sono tempi interessanti per cercare di creare nuove pulsioni radicalmente democratiche e progressiste, consapevoli che da uno status quo si esce solo tramite squilibri e successive opere di ricomposizione.


Marcello Foa

Avete mai sentito parlare di spinning e spin doctors? Avete mai sentito parlare di termini come “framing”, “sandwiching”, o “anchoring”?

Viviamo in un mondo strano in cui i governi ed i media di sistema - i maggiori produttori di fake news, costruite con tecniche raffinatissime - usano le fake news come strumento per limitare la libertá di stampa e di parola: per ultimo il tentativo del massone neoaristocratico Oettinger - quello de “i mercati insegneranno all’Italia a votare” - di mettere un bavaglio a internet in data 4 Luglio 2018.

In questo contesto ci sono cittadini, tra cui giornalisti, che denunciano l’involuzione antidemocratica in corso e come questa venga attuate anche attraverso il controllo del media.

Non sono sempre d’accordo con le opinioni politiche di Foa, ma oggi bisogna sinceramente occuparsi del metodo: delle regole democratiche.

Foa e’ uno dei pochi giornalisti che si e’ occupato di debunkare le false notizie del mainstream. Il suo ultimo libro: "Gli stregoni della notizia" si occupa proprio di esaminare le tecniche con le quali il regime econocratico neoliberista fabbrichi le news. 

Solo di recente si e’ occupato nuovamente di Iraq, Skipral, Syria, e altri casi.

Qual’e’ il modo migliore per eliminare chi critica la manipolazione dei media? Spinnare la faccenda e accusare lui stesso di manipolazione: purtroppo l’econocrazia sta vincendo.

Ripeto, come nel caso Mattarella, la questione non riguarda l’opinione che abbiamo sulle opinioni di Foa, ma piuttosto la preservazione delle regole e delle condizioni fondamentali della democrazia.

Per me, antifascismo vuol dire questo: difendere le regole su cui si basa la democrazia.

Marco

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