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Stiamo attendendo ancora la chiusura degli ultimi seggi, ma l’insegnamento di questa tornata elettorale è chiaro: le persone sono stufe dell’austerity e di partiti politici che organizzano la loro azione all’interno di paradigmi economici neoliberisti, invece che nell’interesse del loro elettorato.

Questa tornata elettorale ci insegna che, nella coscienza del popolo italiano, non hanno credibilità i partiti che “conoscono i numeri” e rispettano i dogmi neoliberisti, ma i partiti che danno l’impressione di voler rappresentare e tutelare gli interessi del Popolo Sovrano. Gli Italiani collegano la credibilità alle intenzioni prima ancora che alle ricette politiche.

Questo è il ragionamento che propongo: ha “vinto” chi, aldilà di numeri, dati economici e capacità politiche, é riuscito a far credere che avrebbe lavoraro nell’interesse della collettività.

PD
Questo cambio di paradigma, questa necessità che la politica riconquisti un ruolo sovraordinato al mondo dell’economia, è sopratutto chiaro dalle parti del centro-sinistra.

Mesi fa, dopo le elezioni di Francia e Germania, scrivevo (link) di come la socialdemocrazia, abbracciando la terza via (neoliberista) di Giddens, abbia abdicato al ruolo di sviluppare una visione sistemica alternativa al neoliberismo. Scrivevo di come i partiti socialdemocratici europei si siano “suicidati”, divenendo incapaci di intercettare il voto di tutti coloro che, pur non facendo riferimento a grandi teorie economiche, chiedono a gran voce politiche che mettano l’Uomo (e quindi la Donna) al centro dell’interesse delle istituzioni democratiche, e non grandi gruppi di interesse privato.

Oggi, dopo diversi pronostici “da bar” fatti nella comunità Rooseveltiana, mi trovo a scrivere che avevo ragione: il PD è sceso sotto il 20%.

A tutti coloro che pensano che il risultato sia dovuto all’ignoranza degli Italiani (purtroppo così pensano in certi ambienti) o all’impopolarità di Renzi, ricorderei loro che Renzi prese il 40% ed ha perso tutto. Gli Italiani volevano votare PD e Renzi; sono stati questi ultimi a tradire la fiducia degli Italiani.

Non basta parlare di diritti sociali (cose giustissime) per guadagnarsi la fiducia delle persone, in questo contesto bisogna ricominciare a parlare di diritti economici.

Riformismo oggi vuol dire neoliberismo, e distruzione dello stato sociale- non esattamente i presupposti giusti per un partito che vorrebbe essere socialdemocratico. Non per niente non conosco nessun elettore che abbia votato PD perché convinto delle ricette di questo partito. Il PD deve i suoi voti alla “paura” che alcuni hanno della Lega e del M5S.

Il PD non ha più la credibilità per governare il Paese.

In fondo, non si ha un impiego quando si lavorano tre ore al mese…


+Europa
I candidati di +Europa erano i più preparati, su come far rispettare le imposizioni dell’agenda economica neoliberista vigente in Europa.

Da Europeista convinto, avrei voluto una proposta politica davvero europeista; davvero basata sul superamento di questa dis-Unione Europea.

Avrei voluto sentir parlare di sorti economiche comuni e di superamento dell’approccio funzionalista all’integrazione, a vantaggio di un ritorno alla stesura di una costituzione che rispetti i valori europei di democrazia, sovranità popolare (in Europa), libertà e giustizia sociale.

Avrei voluto sentir parlare di superamento delle politiche del rigore e dell’austerity; di legare la BCE a istituzioni politiche europee e della necessità di un ritorno a politiche espansive.

Mentre la Bonino rischia di parlare come se fosse Mario Monti in salsa socially concerned, credo che sia l’elettorato europeista, che molti dei Radicali, la pensino in questo modo...

+Europa non é stata credibile nel convincere che l’Unione Europea potesse diventare qualcosa di positivo e auspicabile; piuttosto ne ha rinforzato una visione negativa e scollata dai bisogni della collettività.


Liberi e Uguali

Liberi e Uguali sembra finalmente criticare il neoliberismo, rimettere parzialmente a fuoco i diritti economici delle persone, e aspirare a coniugare a questi anche i diritti sociali- vero focus di questo partito.

Peccato che che LeU soffra dei classici peccati del partito minoritario: non si rivolge alla Nazione, ma alla minoranza a sinistra del centrosinistra; si presenta con una posizione di “superiorità morale” che indispone e rende difficile il dialogo; e propone soluzioni vecchie a problemi nuovi.

Invece di andare alla radice del neoliberismo e proporre politiche monetarie, economiche, sociali e comunitarie alternative ad esso, continua a proporre le solite ricette che vogliono più tasse e redistribuzione della ricchezza. Queste politiche non solo non sono più necessarie (col le dovute politiche monetarie), ma allontanano gran parte dell’elettorato che teme che questo approccio tolga loro qualcosa per cui hanno sudato.

LeU non é pronto ad uscire dalla sua nicchia elettorale ed a sviluppare soluzioni davvero social-liberali per il Paese. Per avere credibilità, dovrà partire dal rinnovamento della classe dirigente.

D’Alema e Bersani - i ragazzi del pareggio di bilancio in costituzione - non hanno nemmeno più credibilità tra i loro elettori...


Forza Italia

Pochissimi giorni fa, Berlusconi ricordava a Mentana di essere l’imprenditore numero 1 in Italia. Berlusconi sosteneva di come la sua proposta politica - dai rimpatri alla flat tax - fosse indiscutibilmente ragionata e credibile.

Sempre in nome della credibilità, Berlusconi proponeva Tajani premier; un premier proveniente da quella che viene percepita come l’Europa matrigna e che avrebbe dovuto invece lavorare nell’interesse dei cittadini Italiani.

Evidentemente, la credibilità di Berlusconi, nonostante il nuovo contratto con gli Italiani, sembra aver perso qualche colpo.


Lega

Dimentichiamoci i diritti sociali quando parliamo della Lega.
Eppure, la Lega ha evoluto molto la propria posizione politica negli ultimi tempi: ha oggi una vocazione nazionale e, più di ogni altro partito, sembra mettere l’accento sui problemi economici e lavorativi del Paese.

L’unica proposta sociale che ha senso é quella del famoso “aiutarli a casa loro”. Scremato da ogni pregiudizio e precedente storico su come sono state condotte missioni di carattere umanitario in passato, la proposta della Lega, auspicabilmente realizzata tramite un nuovo piano Marshal per l’Africa, dovrebbe essere auspicabile da un qualunque immigrato.
Peccato che questa proposta non venga anche accompagnata da una reale empatia con gli immigrati e le loro condizioni di vita.

Se la Lega riuscisse a spostare il focus che ha sull’immigrazione, sulla lotta al neoliberismo, vero problema del mondo occidentale, e se riuscisse a conciliare la posizione a tutela dei diritti economici con una maggiore apertura verso i diritti sociali, potrebbe trovare ancora più consensi.

È credibile questa Lega? Si. Forse non lo é per i politici, o per i tecnici, ma per milioni di persone che vogliono una soluzione alle loro condizioni economiche, questa Lega, che si concentra sui fatti dimenticandosi del politically correct, sembra un’alternativa credibile.

La sedicente sinistra, che dovrebbe avere il ruolo di tutelare i diritti economici dei lavoratori, oggi dovrebbe farsi delle domande, senza cadere nel “si ma…” che di solito la pone su un piedistallo di superiorità morale che non consente autocritica.

La sfida e’ quella di conciliare diritti sociali e diritti economici tramite politiche realisticamente incisive.


M5S

Quella del M5S é interamente una "vittoria" basata sulla credibilità: non necessariamente la credibilità di saper fare, ma la credibilità di voler lavorare nell’interesse della collettività.

Il M5S ha grandissimi problemi di illiberalità interna, con una strategia comunicativa che ha spesso impedito lo sviluppo di politiche all’altezza della situazione (vedi le Olimpiadi o il progetto dello stadio a Roma) - ma é difficile criticare i pentastellati per falsità.

Tra l’altro, se la sedicente destra e la sedicente sinistra hanno già governato il Paese, malissimo, il M5S è ancora “vergine” e continua a migliorarsi e ad imparare dai propri errori: se in passato veniva criticato per la preparazione dei candidati, oggi esprime persone di primo rilievo come Pino Cabras, in Sardegna; se in passato é stato criticato per la difficoltà di formare esecutivi, oggi presenta la squadra di governo prima che le elezioni abbiano luogo.

Quello che oggi manca al M5S é sicuramente una maggiore libertà interna e la maturità per slegarsi da dogmi “populisti” di scarsa rilevanza politica.

Quello che é davvero urgente per il M5S é individuare una schema di riferimento ideologico che ne guidi l’azione politica. Il social-liberalismo proposto dal Movimento Roosevelt é la risposta di cui il Paese ha bisogno e che il M5S ancora non sa dare.


Insomma, il popolo italiano vuole credibilità nelle intenzioni, prima ancora che nelle ricette.

Chissà che finalmente non si possa uscire dalla stagnante Seconda Repubblica, asservita a poteri economico-finanziari apolidi, per entrate in una fase nuova, in cui si possano rimettere le persone al centro dell’agenda politica.

Ora, bisogna giustificare la credibilità con proposte politiche serie ed incisive. Il Movimento Roosevelt, con il suo spirito metapartitico, equidistante e costruttivo, sarà un interlocutore aperto e disponibile.

Qualora gli attuali partiti non riuscissero a slegarsi dalla posizione di apatia e mancanza di incisività nella quale si sono ritrovati, sarà il momento che la politica si riorganizzi attorno a nuove realtà partitiche con credibilità ed idee chiare.

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