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COVID-19 VASO DI PANDORA O ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA?

Premessa essenziale

          Per capire quello che succede tra Cina e Usa e il resto del mondo in relazione all’epidemia occorre sapere anche quello che sappiamo sul virus e sulla sua diffusione. Sappiamo almeno che sappiamo molto poco. Prova ne è che proprio ieri è apparsa la notizia che alcuni pazienti manifestano positività anche dopo 40 giorni, non solo prima delle due settimane dopo la scomparsa dei sintomi.

Malgrado un numero incalcolabile di “esperti” e scienziati si affannino a spiegare le origini e le modalità di diffusione del Covid-19 in realtà non si sa ancora molto dei meccanismi di diffusione e della letalità vera (% morti su contagiati) e mortalità (% morti su popolazione) Finché non saranno note esattamente le caratteristiche di questo virus sarà quasi impossibile determinarne le origini con sicurezza. Più uno scienziato si affanna a spiegare il virus sui media, da una parte o dall’altra, meno alla fine ne sa. Quelli che qualcosa sanno, lavorano in silenzio, anche perché sanno di non sapere, o almeno di sapere ancora molto poco. Esempi? Nel documento finale della riunione dei delegati del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) che si svolse in Svezia il 18-19 febbraio la diffusione del virus viene definita sotto controllo. Una società pugliese, appartenente  una multinazionale americana di sicurezza sul lavoro, da test fatti  afferma che più del 35% dei soggetti campionati in tutta Italia è già immunizzato dal virus. I dati contrastano con le indagini fatte a VO, in Veneto, dove la percentuale risulta inferiore al 5%, sempre comunque, rapportata alla popolazione italiana molto, molto superiore ai contagiati ufficiali. Poi non si capisce come questa società di sicurezza sul lavoro centri con il tentativo di acquisizione di due società calcistiche come il Toro e il Bari, con accuse da parte di Mattarese di tentativi di truffa. Confusione più totale.

Torniamo alla situazione internazionale.

La versione più accreditata, e quella che la Cina sposa ufficialmente, è una diffusione da animale a uomo avvenuta nel mercato di Wuhan. Il virus avrebbe avuto origine dai pipistrelli o, tramite i pipistrelli, da animali esotici lì venduti.

1.  I dubbi

Se a Wuhan non ci fossero presenti vari laboratori epidemiologici e di studio dei microorganismi patogeni tra cui il Wuhan National Biosafety Laboratory, con livello di biocontenimento P4, cioè il massimo, i dubbi probabilmente non sarebbero mai sorti, anche perché non è la prima volta che una epidemia parte  dalla Cina a causa proprio della promiscuità tra animali selvatici, mega allevamenti intensivi e scarse norme igieniche.

Da questa coincidenza sono scaturite varie ipotesi, alcune sostenibili e possibili, altre improbabili, altre estremamente aleatorie e senza nessi logici credibili.

  • Il virus è un prodotto di ingegneria genetica creato per una guerra batteriologica. Ipotesi assolutamente improbabile.. Solo un gruppo terrorista o un’organizzazione internazionale del tipo Spectre di James Bond avrebbe avuto interesse a un’azione del genere. E’ vero che sono state create Al Qaeda e ISIS, ma l’operazione in tal senso non sarebbe utile nemmeno ai gruppi più reazionari del potere del back office. L’affermazione di Montagnier e di un lavoro apparso in India e subito scomparso in cui sarebbero state riconosciute nel codice genetico alcune sequenze di HIV non regge. Molti virus sono geneticamente simili. L’uomo è geneticamente simile al maiale con un genoma che coincide di circa l’80%. Sarebbe come affermare che il maiale è un organismo geneticamente modificato proveniente dall’uomo (o viceversa).
  • Il virus è uscito accidentalmente da un laboratorio. Ipotesi possibile ma non dimostrabile. E probabilmente resterà tale. Gli indizi però sono più che una semplice speculazione. Dall’analisi dei ceppi di Covid fatta a Cambridge dal prof. Foster emergerebbe che il ceppo originale sia più comune nello Guangdong che nello Hubei, a suggerire che il virus venga da lì. Un ricercatore di Wuhan, Tian Jinhua, ha sostenuto di essersi infettato accidentalmente con un altro virus qualche anno fa attraverso le urine di pipistrello. Due altri ricercatori cinesi (il lavoro è stato ritirato ancora prima della verifica tra pari) affermano che il virus più vicino al Covid provenga dalla zona dello Zhejiang a 900 km di distanza. Proprio in quel periodo si stavano studiando circa 450 pipistrelli provenienti da quella zona. Il mercato di Wuhan in più non venderebbe quel genere di animali selvatici e non c’è prova che i primi casi siano partiti da lì. (ma non c’è nemmeno la prova che non li si venda sottobanco o, come sembra, nelle vie adiacenti il mercato, come rilevato da altre fonti)
  • Ipotesi esogena Stranamente il ceppo originario è presente più negli occidentali residenti a Wuhan che tra gli asiatici. Foster non arrischia ipotesi ma sembra che il virus sia arrivato a Wuhan dall’estero, poi sia mutato nel ceppo B, più letale, per poi ritornare in occidente con l’ancora più letale ceppo C. Tale ipotesi per il momento non è chiaramente sostenuta nemmeno dallo stesso ricercatore. Non ci sono altri lavori ad avvalorare questo studio, e comunque è stato creato attraverso modelli matematici, quindi non è assolutamente probante. Probabilmente la Cina si è avvalsa di questo lavoro per accusare gli Americani di aver diffuso il virus durante i giochi militari di Wuhan.

2.  Sicurezza dei laboratori

I laboratori secondo il governo cinese sono assolutamente sicuri. Gli autori cinesi citati sopra però affermano che ci potrebbero essere state falle nello smaltimento dei rifiuti. Anche incidenti ritenuti impossibili si sono verificati per disattenzione o imperizia umana. Cernobyl e Three Miles Island su tutti. In più c’è un rapporto avvenuto in tempi non sospetti (2018) da parte dell’Ambasciata americana sulla pericolosità del laboratorio. La Francia, che costruì il laboratorio proprio in quel periodo fu estromessa dalla sua gestione e anche le autorità francesi hanno espresso dubbi in merito alle effettive misure di sicurezza.

In realtà non viene espressa un’ulteriore ipotesi, cioè che il virus sia entrato negli ambulatori a causa proprio della contiguità dei ricercatori con gli animali selvatici, e il contagio sia avvenuto proprio nei luoghi di reclutamento di tali animali. Per ovvie ragioni il governo cinese non diffonderà mai la notizia di ricercatori o tecnici di quei laboratori infettati, visto l’utilizzo anche forse distorto che ne verrebbe fatto.

3.   La gestione iniziale della pandemia e la diffusione

Le accuse di un tentativo di nascondere la diffusione iniziale della pandemia e della conseguente lentezza delle prime contromisure è al contrario riscontrabile e suffragato da numerosi e significativi indizi. Il primo medico, un oftalmologo, a diffondere l’allarme è stato tacitato.  Il governo cinese ha indirettamente dato la colpa alle autorità locali di questo atteggiamento iniziale. Diversi indizi fanno ritenere che l’epidemia fosse già diffusa da novembre. Diverse fonti citano i giochi militari di Wuhan, avvenuti nella seconda metà di Ottobre come fonte di contagio mondiale. Malgrado le autorità francesi smentiscano, diversi atleti francesi presenti (e anche italiani) affermano di essersi ammalati al ritorno dai giochi con sintomi molto simili a quelli del covid. Una italiana, negativa ai tamponi durante la quarantena italiana, ammalatasi di polmonite a fine dicembre, è risultata positiva agli anticorpi del Covid. Era stata in Tanzania e lì, durante il volo aereo, era stata in contatto con diversi Cinesi. Nel documento finale della riunione dei delegati del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) che si svolse in Svezia il 18-19 febbraio l’epidemia veniva definita sotto controllo. A pochi chilometri da Codogno già il sette di gennaio  un medico di base rilevava 12 casi di polmonite su 50 pazienti che avevano visitato quel giorno il suo ambulatorio. Le linee guida sul trattamento farmacologico arriveranno il 25 marzo, dopo più di 7.000 morti. Il lavoro del prof Foster rileva che la diffusione del virus sia avvenuta tra settembre e i primi di dicembre.

Sono stati riportati indizi che la portata delle morti in Cina sia molto più grande di quella segnalata, con morti non dichiarate. C’è già stata una prima revisione del governo cinese che ha leggermente innalzato la stima. Ci sono state essenzialmente due notizie in tal senso, una basata sull’interruzione delle utenze telefoniche in Cina, con il calo di 21 milioni di utenze telefoniche, che però è principalmente dovuto al calo degli abbonamenti dovuto all’interruzione delle attività commerciali, dove molto spesso si gestiscono contemporaneamente più telefonini, e una, più credibile ma non dimostrata,  diffusa dalla stampa del sud-est asiatico, sugli ordini di urne cinerarie che porta a una stima di 20-40.000 morti in più.

4.   Il ruolo dell’OMS

L’OMS ha difeso ed elogiato la politica e le azioni poste in essere dalla Cina. Ai primi di febbraio ancora raccomandava di non interrompere i collegamenti aerei con la Cina, il 21 gennaio, secondo fonti dei servizi informativi tedeschi, il governo cinese chiedeva al direttore generale dell’OMS di nascondere la trasmissibilità da uomo a uomo del virus. Anche lo status di pandemia è stato proclamato in ritardo l’11 marzo. Cinque giorni dopo l’Italia avrebbe proclamato il lockdown. La liason tra governo cinese e il direttore generale dell’OMS e con il governo etiope appare piuttosto stretta. Tedros Adhanom Ghebreyesus, il Direttore Generale dell’OMS, biologo ed epidemiologo, è stato un importante politico etiope ed ha ricoperto l’incarico di ministro degli esteri. Tedros è stato accusato in passato di avere insabbiato tre epidemie di colera fatte passare per diarree acute. Tedros nominò ambasciatore di buona volontà il dittatore dello Zimbawe Robert Mugabe(sponsor della sua elezione), ma fu costretto a ritirare la nomina a causa di feroci proteste. All’elezione di Tedros la Cina promise di raddoppiare gli stanziamenti all’OMS. La Cina detiene metà del debito Etiope, sta finanziando la ferrovia Addis Abeba-Gibuti (porto dove la Cina sta costruendo un’importante base militare di appoggio) e la costruzione dell’Africa Centers for Desease Control and Prevention, più altri investimenti per 4 miliardi di dollari. L’Etiopia è anche un paese chiave della Belt and road Initiative.

USA, COVID-19, Cina. VASO DI PANDORA O ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA?

Sviluppi

          Gli USA muovono sempre più accuse alla Cina sulla gestione e diffusione del virus, malgrado fino a fine gennaio l’amministrazione americana esprimesse solidarietà  e offrisse aiuto sull’onda anche dei recenti accordi di de-escalation nella guerra delle tariffe commerciali. Gli USA accusano la Cina di aver nascosto e rallentato l’allerta della minaccia e di aver provocato la diffusione del virus sfuggito per incuria e colpevole scarso controllo dai laboratori di Wuhan. In un secondo tempo hanno aggiunto l’accusa di aver manipolato geneticamente il virus. La campagna contro la Cina, iniziata diverse settimane fa, in concomitanza con le accuse all’OMS, diviene più intensa col passare del tempo. Perché questo cambio di atteggiamento?

Le motivazioni sono due, una di carattere esterno, di reazione a una politica propagandistica cinese ritenuta eccessiva, soprattutto per le implicazioni geopoliche, e una di carattere interno, in una fase pre-elettorale. Motivazioni che si intrecciano saldamente.

Motivazioni esterne: Cina

La Cina sa benissimo che deve giustificare i ritardi nella comunicazione dell’epidemia (app. pt4) e sviare i forti sospetti di una liason con l’OMS in tal senso  L’OMS stessa ha sostenuto la Cina per la sue azioni di contrasto al virus in più occasioni. Tedros, Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS  ha elogiato il gigante asiatico per “aver fissato un nuovo standard per il controllo delle epidemie” e per la apertura nella diffusione delle informazioni sul virus, mentre John Mackenzie, un membro del comitato esecutivo dell’OMS ha affermato pubblicamente che l’azione internazionale sarebbe stata diversa se non fosse stata per l’offuscamento “riprovevole” della Cina.

Si è difesa a sua volta con due strategie:

1 contenimento e il rigetto verso soggetti esterni della colpa per la diffusione del virus, (dando ad es. la colpa della diffusione agli USA sulla base di studi sull’origine dei ceppi (pt2 ultimo paragrafo) con un’offensiva mediatica di sensibilizzazione sulla sua efficienza gestionale del contagio.

2 contrattacco,  tentando di far dimenticare le incertezze iniziali provando a far sovrastimare l’importanza degli aiuti e degli accordi che dà ai paesi più in difficoltà. Una componente della seconda strategia è stata quella di prediligere i paesi dove maggiori erano i suoi interessi geopolitici, vedi ad es. Italia.

C’è una terza conseguenza: vista la distrazione dell’opinione pubblica mondiale, la difficoltà relativa degli USA che sono al picco epidemico, mentre la Cina apparentemente ne è uscita, la politica nel sud-est asiatico e nel Mar Cinese meridionale si è fatta più aggressiva, prova ne è l’affondamento di un peschereccio vietnamita. Benché la Cina non voglia uno scontro armato, sa che in questo momento può osare di più, con l’operatività dell’US Navy ridotta a causa dei contagi (la Roosevelt, la Nimitz e la Reagan hanno avuto diversi casi di contagi, e probabilmente sono diffusi su altre navi della flotta, ma i dati ora non vengono più resi pubblici) 

Obiettivo non secondario, che probabilmente ha scatenato la reazione americana, è stato quello di approfittare delle divisioni e freddezze all’interno dell’Occidente, soprattutto insite nella (Dis)Unione europea, per separare ancora di più paesi per lei strategici, dove sono rivolti interessi di ordine geopolitico ed economico finanziario (Italia, Ungheria, Grecia, ma anche Serbia).

Un altro fronte d’attrito è Taiwan (che ha sconfitto il virus in maniera egregia infischiandosene delle raccomandazioni iniziali dell’OMS, come quella di non interrompere i voli vs la Cina continentale) Tsai Ing-wen rieletta presidente, ha dichiarato: Entrambe le parti hanno il dovere di trovare un modo per coesistere a lungo termine e prevenire l’intensificazione dell’antagonismo e delle differenze. […] Qui, voglio ribadire le parole ‘pace, parità, democrazia e dialogo’. Non accetteremo l’uso da parte delle autorità di Pechino di ‘un paese, due sistemi’ per declassare Taiwan e minare lo status quo dello Stretto. Siamo fedeli a questo principio“.

Naturalmente la Cina, che è determinata ad affermare il principio un paese, due sistemi, non l’ha presa affatto bene. E’ nota la determinazione di Jinping nel voler riunificare la Cina entro il centenario della proclamazione della Repubblica Popolare.

Negli ultimi tempi le manovre aggressive verso Taiwan sono aumentate, con sconfinamenti, circumnavigazioni dell’Isola a ridosso delle acque territoriali e così via. Manovre aggressive che, come abbiamo visto, avvengono anche nelle aree contese con gli altri paesi. Significative sono  le pretese sulle Paracel, le costruzioni di vere e proprie isole artificiali nei bassi fondali delle Spratly, con l’installazione di aeroporti militari, azioni che gli USA hanno spesso contrastato mandando navi militari a navigare entro quelle acque che considerano internazionali. Ma non solo. La Malesia, attraverso la società petrolifera Petronas  aveva iniziato prospezioni nel conteso Mar Cinese Meridionale. Cina e Vietnam hanno subito mandato navi da guerra (è un po’, la stessa situazione che  vede coinvolti molti paesi del Mediterraneo Orientale, compresi noi). Il 16 Aprile la Cina ha inviato un’intera flottiglia di navi da guerra a scortare una sua nave per prospezioni. A loro volta gli USA hanno mandato due navi da guerra a controllare da vicino la situazione….Ricordiamo che quest’area è variamente contesa da Cina, Vietnam, Brunei, Malesia, Taiwan, e poi c’è il contenzioso con il Giappone per le isole Senkaku… La situazione ricorda molto da vicino quella precedente il conflitto tra USA e Giappone… con gli Americani che tentavano di contenere l’espansionismo giapponese anche con sanzioni economico-commerciali e limitazioni sull’approvvigionamento energetico e il Giappone che si sentiva incatenato e preso in una gabbia…

USA

Non è probabilmente una coincidenza che, proprio quando la pressione mediatica cinese verso l’Italia era massima (per altro non ridimensionata dallo stesso governo italiano), quando molte voci si levavano dal nostro paese sulla mancanza di solidarietà occidentale, rivolte anche verso gli USA, l’amministrazione americana, conscia del pericolo, ha annunciato con enfasi l’invio di cento milioni di dollari e la promessa di ulteriori aiuti economico-finanziari futuri. Gli aiuti precedenti erano stati rilasciati quasi sottotraccia.

Le motivazioni della reazione dell’amministrazione americana sono duplici e intrecciate. Quella che abbiamo descritto e quella di carattere eminentemente interno. In un primo momento si sono concentrate più che verso la Cina verso l’OMS e le sue inadeguatezze e i rapporti non trasparenti verso la Cina stessa (app5) Motivazioni: sia un attacco iniziale indiretto alla Cina, sia soprattutto di ordine interno, il cui obbiettivo, più che la Cina, era quello di distrarre l’opinione pubblica, man mano che le vittime e la paura crescevano, dai ritardi, inadeguatezze, gaffe della dirigenza politica nella gestione dell’emergenza(pt 4,). L’amministrazione USA è ben conscia degli aspetti devastanti delle misure di contenimento sull’economia, e, infatti, attacca anche Anthony Fauci, fautore di misure molto severe.

In un secondo momento è iniziato invece l’attacco vero e proprio alla Cina, quando appunto si sono manifestati, talvolta anche concretamente, i rischi geopolitici dell’azione cinese. I paesi alleati, inoltre, specialmente quelli asiatici, stanno iniziando a preoccuparsi della capacità di Washington di adempiere ai propri impegni in materia di sicurezza in quanto alle prese con i costi sanitari ed economici della pandemia. Non è un caso che l’ammiraglio Davidson comandante del Comando Indopacifico ha chiesto recentemente al Congresso interventi aggiuntivi per 20 miliardi di dollari per finanziare interventi mirati a prevenire qualunque tipo di azione preventiva di Pechino atta a creare una situazione da fatto compiuto, nello stile dell’annessione russa alla Crimea. Bilancio speso per distribuire meglio le basi in maniera decentralizzata e dispersa così da non poter essere attaccate contemporaneamente. Uno dei must USA nell’area è quello di garantire la libertà di navigazione in tutti i mari, poiché è alle base dei suoi interessi geostrategici, e della sua supremazia, fin dalle vecchie teorie geopolitiche di Alfred Mahan, Julian Corbett, Colin Gray, Nicolas Spiykman.

La Cina è stata attaccata da quel momento anche sull’ipotesi di un’origine artificiale del virus. Anche in questa seconda fase sono contemporaneamente presenti motivazioni di carattere interno che si sommano a quelle già descritte. Il candidato democratico alle prossime presidenziali, Biden, sta acquisendo sempre più consensi, tali da impensierire la rielezione di Trump, anche attaccando duramente proprio il governo cinese che attualmente negli USA, in quanto a popolarità, è ai minimi storici; l’amministrazione rischia così di essere presa in contropiede.

La reazione però è confusa e sembra più voler compattare gli elettori repubblicani. Viene chiesta un’indagine internazionale per accertare le responsabilità del governo cinese sulla fabbricazione del virus.  Le accuse verso la Cina non sono al momento attuale dimostrabili e non sono concordate. Anche il Direttore della National Intelligence si è smarcato dalle accuse sulla fabbricazione del virus (ma non da quelle sulla diffusione accidentale, che comunque conferma non suffragate tuttora da prove e neanche da solidi indizi. (app. 3,4) Infatti le “prove” dei “Five Eyes” (servizi di intelligence dell’anglosfera) esibite non sono tali, tanto che fonti interne dei servizi inglesi sembrano smentirle. Il Canada mantiene una posizione defilata. Lo stesso primo ministro australiano Scott Morrison dichiara “Ciò che abbiamo davanti a noi non suggerisce che (un laboratorio a Wuhan) sia una fonte probabile" e ridimensiona gli articoli del Daily Telegraph (di propietà di Murdoch, amico di Trump) che aveva appunto citato le “prove” dei Five Eyes contenute in un documento di 15 pagine. Le richieste di indagini internazionali,  sono state chieste anche da altri soggetti istituzionali, come la presidente della Commisione europea Von Der Leyen o il Primo Ministro svedese, ma sempre nello stesso tono australiano, cioè capire in generale i meccanismi di trasmissione per evitare epidemie future. Hanno superato il centinaio di adesioni La Cina ha comunque attaccato tali timide richieste, poiché ha paura che l’indagine possa trasformarsi, su pressioni americane in un cavallo di Troia per mettere sotto accusa il paese. In più applica ritorsioni mascherate a chi promuove queste azioni, come ad esempio bloccare con scuse varie l’importazione di carne dall’Australia.

Italia

L’attribuzione delle responsabilità sulla diffusione del virus non sposta di una virgola l’azione e le strategie per contenere l’epidemia. E’ puramente una strategia volta a influenzare le relazioni internazionali a proprio favore e a orientare le opinioni interne ed internazionali, quindi non deve influenzare l’indirizzo strategico delle politiche italiane verso il contenimento del virus e verso i singoli paesi coinvolti.

Nei confronti della Cina dobbiamo evidenziare un atteggiamento duplice e peculiare: il suo tentativo di deviare l’attenzione sulle responsabilità iniziali e il fornire un cuneo per allentare i legami soprattutto dell’opinione pubblica (e conseguentemente degli elettori) con il mondo occidentale, inteso come Unione Europea e Usa. C’è da considerare che con l’Italia non ci  sono state solamente queste motivazioni di realpolitik, ma anche, almeno da parte di organismi intermedi/popolazione, una certa “vicinanza culturale” con il paese. I Cinesi riconoscono i peculiari vincoli storici ed economici con l’Italia (Venezia) e chiamano gli Italiani i “Cinesi d’Europa” Gli abitanti dell’antica Roma venivano descritti come simili ai Cinesi per aspetto, da questo il nome Da Qin, cioè la grande Qin. .

Da una parte, quindi il Governo dovrebbe ridurre l’enfasi con cui si accolgono gli aiuti da paesi “competitors” come Cina, ma anche la Russia, ridimensionare, tramite note e comunicati stampa non ufficiali (indiscrezioni) le azioni mediatiche della Cina. Dall’altra dovrebbe rassicurare gli USA dai pericoli da loro avvertiti di uno scollamento dei rapporti, ma non intervenire nei meccanismi di politica interna. Non partecipare quindi alla campagna di attacco di Trump. Al massimo convenire con altre nazioni, anche europee, sull’opportunità di un’indagine futura sulle azioni per prevenire future epidemie. Da preferire sempre una comunicazione e dei toni soft. Se la diffusione accidentale e colposa del virus dovesse venir provata con ragionevole certezza il paese dovrebbe invece allinearsi agli altri paesi occidentali nella risposta (senza essere comunque i più solerti a riguardo) Dovrebbe  invece rassicurare l’alleato tramite azioni indirette, come una maggiore rigidità sul 5G, e sui pericoli conseguenti di spionaggio elettronico della stessa Cina (che raccoglierebbe anche il favore momentaneo dell’opinione pubblica) una politica più assertiva per quanto riguarda le politiche americane nel Mediterraneo Orientale, una maggiore (annunciata) collaborazione nelle politiche industriali della Difesa.

Sicuramente comunque la politica estera italiana non si fa tramite accoglimenti in pompa magna, con ministri in prima fila, dei pur graditi e ben accetti aiuti cinesi (se validi e veramente utili, cosa non sempre emersa), oppure con altrettante pompose accoglienze della povera Silvia Romano, schiacciata in un gioco più grande di lei,  favorendo indirettamente , propagandisticamente, gli stessi rapitori.

L’Italia dovrebbe trarre vantaggio da questa sua accresciuta importanza strategica (vs gli USA, Cina, ma anche interna a EU) cercando di ottenere valide contropartite anche geopolitiche (es Libia), e non solo economiche, mantenendo una politica di attento equilibrio, senza mai pero far venire agli USA il sospetto di una nostra minor fedeltà alla NATO e all’Occidente, che potrebbe portare invece che maggiore attenzione, una forte irritabilità con conseguenze negative, invece che vantaggiose. Gli USA dovrebbero annusare il pericolo teorico di uno scollamento italiano, ma non percepire un rischio imminente e concreto. La Cina però è importante per l’Italia, che è geopoliticamente in posizione perfetta per trarre vantaggi commerciali significativi. Non dimentichiamo che Venezia fece la sua fortuna e grandezza proprio anche per i traffici commerciali con l’allora Celeste Impero. E che proprio la decadenza del Celeste impero, associata con la l’importanza molto maggiore dei traffici da nuovo mondo ad aver contribuito alla decadenza della stessa Venezia. Dovremmo farci blandire dalla ma non blandire la Cina, poiché siamo mercato strategico per la Via della Seta, stando attenti a non farci invischiare in accordi troppo stretti e avvinghianti, cosa che la Cina tenta spesso di fare per tenere poi in  pugno economico e politico il contraente. La Cina è come un enorme sole. Se ci giri attorno con prudenza e rispetto, acquisisci qualcosa delle sue energie, se ti avvicini troppo ne vieni irresistibilmente attratto, precipiti e ti bruci. L’Italia non deve divenire un novello Icaro. 

Arma di distrazione di massa o vaso di pandora? Non è detto che un’ipotesi escluda l’altra.

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