Un'eccellente analisi di Pietro Beltrame sulla situazione dell'America Latina contesto geopolitico secondario, ma non per questo ininfluente ai principali interessi geopolitici italiani. Analisi acuta, sicuramente non politically correct, ma proprio per questo precisa, puntuale e che rispecchia un punto di vista reale e competente di chi ha realmente vissuto in quei luoghi.
Frequentemente ascoltiamo da politici e commentatori latino americani (ed europei), di destra e di sinistra, parallelismi semplificati ed espressioni di solidarietà: ha vinto/perso la destra (o la sinistra) li o qui, come vincerà/perderà anche qui !
Niente di più sbagliato. Oggi più che mai la destra e la sinistra in Europa e in Latino America sono distanti: nel modello di paese e sovranità, nei modelli economici, ed anche (in parte) nelle politiche sociali.
Se vi fosse da ambo le parti un minimo di conoscenza della storia e della condizione socio-economica (almeno dell’ultimo secolo) si eviterebbero queste banalizzazioni e semplificazioni fuorvianti che, quando dette da politici influenti, possono provocare incidenti diplomatici e perdite di opportunità da parte degli imprenditori.
E' essenziale tenere in conto che non sempre ciò che è vitale per un popolo nella sua filosofia e nella sua condizione sociale attuale, è altrettanto prioritario in un paese e momento diverso.
Per questo l'autore considera che misurare con il proprio metro i disagi altrui, può facilmente indurre in errore.
Secondo l'autore ciò dovrebbe essere attentamente pesato anche quando si valuta l'opportunità di giustificare con il "bene altrui", interferenze di un governo su di un altro, che in realtà sono sempre animate da tornaconti economici o strategici.
Tenterò qui un contributo per colmare questo gap di conoscenza, e proverò a farlo in modo riassuntivo, per favorirne la fruizione.
Riunirò quindi prima fatti e fattori comuni, accennerò alle differenze per sommi capi, esporrò alcuni dettagli sulla situazione attuale per alcuni tra i maggiori paesi di questa area, e proporrò delle considerazioni riassuntive.
Elementi comuni ai molti paesi in America Latina (Latam):
STORICI
-colonialismo ispanico o portoghese: “arraffa e fuggi”, che ha lasciato pochi sfruttatori (di solito ignoranti), violenti ed arroganti, e molti sfruttati abituati ad essere "bastonati"
-schiavismo recente, in parte visto dalla popolazione povera come un elemento naturale della società
-latifondismo antico ed anche moderno
-fede cattolica, poco spiegata, compresa, approfondita, ma imposta, spesso mescolata con riti locali al fine preciso di sostituirli
-recente invasione delle chiese protestanti americane, e successivamente di molti predicatori che si arricchiscono sulle speranze e l'ignoranza degli umili con credenze semplici e nuovi rituali
-sterminio delle popolazioni e delle culture autoctone, cosa che in parte e in certe aree continua sino ad oggi
-nel secolo XX il colonialismo passa nelle mani principalmente degli USA, (sulla base della dottrina Monroe che considera l’America Latina come il proprio backyard, zona a proprio uso e consumo), a lungo tollerata e ignorata dal resto del mondo.
GEOGRAFIA
-grande ricchezza del territorio (acqua, fertilità del suolo, materie prime)
-vaste aree fortemente popolate a clima dolce (sfamarsi, sopravvivere è facile in molte aree)
-vicinanza fisica al Nord America
- vaste aree con grandi spazi a bassa densità di popolazione
ECONOMIA
-non avendo partecipato significativamente alle 2 guerre mondiali, alcuni paesi hanno prosperato facilmente in quei periodi, ma poi altrettanto facilmente hanno perso i mercati così conquistati a vantaggio dell’industria e agricoltura europee e nordamericane, perché soprattutto non hanno raggiunto una adeguata competitività, ma anche per severi interventi in tal senso da parte dei potentati economici e commerciali nord americani ed europei.
-economia principalmente estrattiva, non sostenibile, e con prezzi alla mercé del mercato internazionale e da produzione di commodities (da latifondo). Queste anticamente hanno richiesto molta manodopera schiava, e poi hanno liberato grandi masse di poveri ignoranti nelle campagne (nullatenenti e senzaterra), che in parte prima sono stati riutilizzati nelle industria locale (quasi tutte a capitale straniero), e poi abbandonati a se stessi nelle aree urbane povere
-fortissima dipendenza produttiva dalle importazioni (anche del know-how)
-potere straniero quasi totale nell'industria dell'estrazione, della trasformazione e manifatturiera
-profonda influenza nordamericana su quasi tutti i processi economici e politici rilevanti
ISTITUZIONI
-costituzioni troppo dettagliate, dove mancano solidi principi di base, spesso modificate o riscritte ad uso specifico di un governo, sotto pressioni esterne, per ingessare la politica locale
-spesso l’apparato statale é stato usato come serbatoio di voti di scambio, ed é stato molto inefficiente e corrotto
-burocrazie complicate per creare opportunità di arricchimenti personali per “aggiustare” le pratiche
-le forze armate sono sempre state un attore importante nella politica, e non sempre sono stati malvisti dalla popolazione, anche se spesso sono stati violenti, perché talvolta hanno svolto il ruolo di "liberatori" o "riequilibratori" rispetto a una politica troppo corrotta e priva di disegni. Talvolta infatti, dopo periodi più o meno lunghi hanno trasferito il potere acquisito verso la classe politica. Essendo molto rare le guerre tra paesi dell’America Latina l’esercito è più un’organizzazione di polizia che uno strumento di difesa del paese, ma non é sempre agli ordini della classe politica, e talvolta é diviso sulle posizioni da assumere.
CULTURA / COSTUME (con tendenze altamente contraddittorie)
-classismo: la società considera naturale essere divisa in (varie) classi di reddito
-razzismo (a volte esplicito, raramente violento, spesso in qualche modo é "accettato" dai discriminati
-profonda influenza nordamericana sui valori culturali e nei sogni di consumo e di stile di vita da parte di tutte le classi della popolazione
-forte complesso di inferiorità rispetto al mondo occidentale, sia nordamericano che europeo
-alcuni personaggi politici innovatori sono stati sopravalutati (Simon Bolivar, Che Guevara, Peron, Allende, Lula, Castro ...), e forte fluidità delle organizzazioni partitiche, donde uno spiccato personalismo nella politica
-mentalità fortemente consumistica, entusiasmo e fede in ogni modernità, nessuna propensione al risparmio; allegria e vita senza piani, alla giornata; sopravvivere è già molto
-scarso valore della vita umana, alta mortalità, grande povertà, accettazione della violenza come una parte naturale dell’esistenza, ed una forma naturale di relazione sociale
-rubare è “da furbi”, il sopraffatto ed il povero sono denigrati e disprezzati anche da chi si é appena liberato da tale condizione, l'impunità dei potenti é quasi accettata, la mentalità del popolo é sovente sottomessa
-famiglia con legami deboli e dispersa
-scarsa cultura storica e nessuna conoscenza e comprensione (anche nella popolazione più colta), del modello economico social-democratico, donde l'agone politico ha spesso visto un eterno scontro (anche violento) fra un modello completamente comunista ed un liberismo sfrenato
-minore peso alla libertà di espressione ed all'autodeterminazione rispetto alla necessità di sfamarsi e di divertirsi
-sentimento pan-americano, come popoli uniti nella disgrazia
-altissima diseguaglianza che genera forte sentimento di rivalsa e la percezione di un diritto alla violenza da parte di certe fasce emarginate della popolazione
-alta diffusione di grandi e piccole aree urbane non pianificate ove lo Stato non interviene, e in cui regnano i comandi malavitosi, sebbene la popolazione ivi residente sia malavitosa solamente in piccola minoranza. Come conseguenza in tali aree: una certa tolleranza (a singhiozzo) verso procedure "fai da te" (costruzione, acqua, fognature, energia, media, gas...)
Principali differenze:
Tra i paesi più importanti che più si conformano alle caratteristiche sopraddette segnalo sicuramente il Brasile, la Colombia, il Perù, la Bolivia, il Messico, il Paraguay, e l'Equador, più alcuni degli stati minori della striscia centroamericana e caraibica, mentre tra quelli che più si discostano in diversi di questi fattori, e che sono perciò stati protagonisti di "prove di evoluzione", (di solito represse da potentati locali fortemente appoggiati da interessi nordamericani e talvolta europei), cito il Cile, l'Argentina, e l'Uruguay.
La ragione principale di questa differenza é che in questi stati la popolazione ha una cultura maggiore, e quindi un maggior concetto di nazionalità, orgoglio, diritti, giustizia.
Cuba e il Venezuela, la Jamaica, Haiti ed altri piccoli stati del centro America per diversi aspetti importanti, escono un po’ da queste descrizioni.
Cuba per la lunga storia comunista. Il Venezuela per la presenza delle maggiori riserve petrolifere mondiali conosciute (e non solo, vedi litio) che sino a poco fa erano determinanti per l'approvvigionamento energetico degli USA, che non hanno accettato la decisa presa di autonomia e sovranità di Hugo Chavez soprattutto in quanto ha escluso le compagnie petrolifere straniere nazionalizzando l'estrazione del greggio.
Il grande errore commesso da Chavez e, nel primo periodo anche dal suo successore Maduro (che si rendeva conto del pericolo ma non poteva abbandonare tale politica per ovvi motivi di consenso popolare), é stato di utilizzare gli ottimi proventi della vendita del greggio (in un periodo di prezzi alti) quasi esclusivamente per rafforzare lo stato ed il benessere sociale immediato, effimero e non proiettato sulla sostenibilità futura, a scapito della creazione un’agricoltura e un’industria locali (cioè un’autonomia economica), rimanendo così completamente dipendenti dal dollaro USA e dai prezzi internazionali del petrolio, e perciò vulnerabilissimo ad attacchi mediante sanzioni ed embarghi, cosa che gli USA hanno poi fatto violentemente, (con l'aiuto della parte più agiata della popolazione alla quale erano stati tolti i privilegi e che più soffriva la condizione di scarsa democrazia, ed il benestare del resto dell'occidente) per portare il paese al collasso, con il dichiarato obbiettivo di sostituire il governo con un altro che ritornasse a comportarsi strettamente in linea con gli interessi americani.
Principali situazioni in essere:
Argentina:
In tutta la storia moderna il paese é passato attraverso tentativi di liberarsi dalla dipendenza dall'estero e da un modello economico estrattivo e dipendente dall'estero, da periodi di restaurazione neoliberista, fallendo regolarmente l'obbiettivo anche quando alcuni passi erano stati condotti con successo. Questo in parte a causa di fortissime pressioni esterne, in parte per non aver saputo sviluppare un sistema industriale competitivo ed un sistema agricolo polverizzato quando ve n'é stata occasione, in parte per non aver saputo regolare le politiche monetarie e la dimensione, il costo e la produttività dell'apparato dello Stato alla situazione dell’economia locale reale.
Nei fallimenti di questi periodi, la ragione principale della facilità con la quale i neoliberisti sono poi sempre tornati al governo, regolarmente portando ulteriori danni alle masse.
Recentemente, dopo un ultimo periodo di governo del neoliberalista Macrí (totalmente subordinato e supportato dai capitali e dai governi occidentali) nel quale la situazione economica generale interna ed esterna del paese é pesantemente ulteriormente peggiorata, l'Argentina sta ora iniziando un nuovo periodo "peronista" nel quale però sembra esserci maggior consapevolezza degli errori del passato e quindi possiamo riporre qualche speranza in più.
Cile:
Al periodo della sanguinaria dittatura Pinochet, sono seguiti vari governi anche di colore socialdemocratico, ma tutti sono rimasti ingessati ad una politica economica e sociale di tipo neoliberista fissata nei dettami della costituzione appunto da Pinochet modificata su dictat nordamericano a tal scopo nel 1980, per cui il paese nelle ultime decadi ha proceduto deciso sulla strada del neoliberismo e di una modernizzazione della economia estrattiva, portando i fondamentali economici e le elites alle stelle, e la condizione della maggior parte della popolazione alla condizione di quasi miseria che ha dato origine alle recenti ondate di protesta popolare.
La repressione é stata ed é tuttora violenta e dura, e resta difficile per le forze popolari conseguire un’aggregazione efficace per essere determinanti nel processo di revisione (re-scrittura) della Costituzione pianificato per questo anno.
Bolivia:
Viene da due decadi di governo democratico e filo popolare nel quale l'indio (unico esempio di paese governato da un rappresentante autoctono) Evo Morales ha saputo procedere con diplomazia internazionale, moderazione ed apertura nella direzione di uno sviluppo economico e sociale delle masse, ottenendo decisi miglioramenti delle condizioni della popolazione e al contempo crescita e stabilità economica. A causa probabilmente di alcune recenti prese di posizione decisamente sconvenienti per i potentati economici stranieri che vogliono mantenere il monopolio dell'estrazione del rame e prendere quello negli enormi giacimenti di Litio determinanti per la mobilità elettrica a livello globale, il presidente Morales - da poco rieletto - ha subito un colpo di stato violento, ha accettato di rifare le elezioni presidenziali in questo prossimo Maggio, ed é comunque stato costretto all'esilio.
La presidenza ad interim é stata assunta dalla senatrice Jeanine Añes, che pur se nel fare ciò ha dichiarato che in quanto interim non avrebbe mai concorso alla presidenza, ora si smentisce clamorosamente e si presenterà, cercando di aggregare il fronte avverso a Morales, che non é unito.
Morales continua con una posizione che l'autore considera fin troppo accomodante, visti i torti subiti e l'appoggio popolare concentrato soprattutto nelle zone rurali di cui effettivamente gode nel paese. Non ripresenterà la propria candidatura alle prossime presidenziali (sebbene l'Oganizzazione degli Stati Americani - una organizzazione sinora sempre filo USA - avesse a suo tempo dichiarato ammissibile la rielezione dell'anno scorso di Morales ed abbia ora affermato che le elezioni che lo hanno visto un altra volta vittorioso l'anno scorso sono da considerarsi regolari), e nel fare questo lascia anche il suo partito in difficoltà di rappresentanza per le prossime elezioni, considerato anche che gli viene addirittura contestata la possibilità di concorrere ad una posizione per il Senato.
Si sospetta che la posizione così "sottotono" di Morales sia probabilmente dettata da ricatti forti e violenti provenienti dall'interno e con supporto internazionale. La sua preoccupazione, oltre che a livello personale e familiare, sembra basata su violenze generali e pesanti minacce.
Venezuela:
Il primo forte attacco statunitense per far cadere l'attuale governo di Nicholas Maduro utilizzando un uomo formato in un’organizzazione americana volta ai colpi di stato "soft" (Juan Guaidó che era al tempo nella posizione di capo dell’assemblea parlamentare e che si é autoproclamato alla presidenza circa un anno fa), é andato fallito, e questo per i seguenti motivi:
- per la repressione che il governo ha fatto su parte delle organizzazioni in protesta,
- per il fatto che esse erano parecchio etero-dirette, poco popolari e violente,
- perché le ff.aa. hanno in grande maggioranza difeso la presidenza,
- perché nonostante la situazione di estrema difficoltà economica dovuta principalmente all'embargo degli Stati Uniti voluto per allontanare la popolazione dal governo, questo é riuscito ad infondere la convinzione che tali difficoltà sono principalmente dovute all'attacco esterno.
- per la solidarietà ottenuta dalla Cina che ha acquistato il greggio venezuelano nonostante l'embargo, e dalla Russia cha ha preso (a parole) posizioni in favore del diritto del paese alla sua autodeterminazione e si é mostrata disponibile a fornire supporto in armamenti a Maduro.
- perché la Colombia - che gli USA volevano come braccio armato contro il Venezuela - non dispone di fatto di mezzi adeguati a contrastare le forze armate venezuelane
- perché anche Bolsonaro (neo presidente Brasiliano) che si era anche egli proposto per questo ruolo, non ha trovato appoggio nelle proprie ff.aa.
Guaidò, (che nel frattempo non é stato rieletto alla carica di presidenza dell’assemblea parlamentare), cerca solidarietà ed ulteriore appoggio in occidente, e (almeno a parole) l'ha ottenuta dalla presidenza Trump.
Il Governo Maduro continua con grandissima difficoltà nella ricerca di una via ad una maggiore autonomia e sovranità, con piani precisi per una maggiore produzione agricola e industriale locale, e - non da ultimo - con il progetto della nuova moneta statale virtuale su blockchain PETRO, che avrebbe come sottostante le proprie riserve petrolifere del paese.
Sul fronte internazionale, Maduro puó contare solo sull'appoggio importante ma piuttosto distaccato di Russia e Cina, e su quello più convinto ma meno determinante di Cuba e Iran, anche se i recenti cambi nelle amministrazioni Argentina e Messicana hanno di fatto moderatamente ridotto l'isolamento del paese.
Molti analisti comunque prevedono a breve una seconda ondata di attacchi contro il governo di Nicholas Maduro. Non é chiaro se la pedina sarà davvero ancora Guaidó, comunque il presidente brasiliano continua (sembra sempre senza un vero commitment delle sue forze armate) a offrire agli Stati Uniti un braccio operativo o per lo meno il suo territorio.
Brasile:
Nell'ultimo trentennio, dopo il piano "Real" (la nuova moneta) del 2 volte presidente FHC (Fernando Henrique Cardoso) con il quale il Brasile ha stabilizzato la finanza e la moneta, ed ha rafforzato la produzione agricola ed industriale nazionale anche con politiche protezionistiche, i 3 governi P.T. (Partito dei lavoratori), 2 a guida Lula ed il terzo a guida Roussef (una sua creatura), hanno di fatto sviluppato una politica in parte socialdemocratica ed in parte liberista, conducendo il paese in un grandioso avanzamento economico e sociale, sino ad elevarne l'economia (il PIL) all’ottavo posto nel ranking globale, riducendo enormemente le fasce di popolazione in stato di miseria assoluta, ed allargando molto le classi medie e medio basse, grazie ad una modernizzazione ed uno sviluppo della piccola e media imprenditoria agricola ed industriale, ma al contempo garantendo ai grandi capitalisti nazionali ed internazionali (ed alle banche) grandi vantaggi e profitti.
Sul fronte negativo, i governi P.T. oltre a non aver risolto la questione della sicurezza pubblica, e (salvo pochi casi eccezionali) non essendo riusciti a garantire educazione e salute pubblica decenti, dopo parecchi anni di potere si sono ovviamente in parte corrotti.
Questi fenomeni di corruzione politica, insieme alla non sostanziale risoluzione dei tre grandi problemi di sempre (salute, educazione e sicurezza), sono stati usati per demolirne l'immagine popolare presso le classi medie, condannarlo alla prigione (in un processo senza prove), abbattere il governo Roussef, porre al suo posto il quasi neoliberista e prezzolato vice presidente Temer, ed iniziare una nuova stagione neoliberista.
La leva principale é stata la PETROBRAS, controllata dal governo. Aveva assunto questa posizione ANCHE abusando del favore del governo (a svantaggio di altre minori compagnie nazionali), era fuori dal controllo delle compagnie petrolifere internazionali, era in posizione per divenire la terza compagnia petrolifera mondiale, ed era anche stata utilizzata per finanziare la politica del P.T.
Alle elezioni del 2018 il Brasile ha visto qualcosa di simile a quanto successo negli USA: un outsider (Bolsonaro - ex capitano dell'esercito - politico senza visione ma con parlantina facile da capire e non politicamente corretta), ha vinto facendo leva soprattutto sul pericolo "comunista" (il paese non sa cosa sia neppure un moderato socialismo) tipo Cuba e Venezuela, e sulla difesa personale contro la feroce criminalità (che uccide ogni anno da sempre molte decine di migliaia di persone innocenti per pochi euro o anche per nulla).
Bolsonaro, ignorante in economia, storia ed altro, ha affidato la giustizia al giudice che aveva perseguito Lula (con l'appoggio della CIA) trasformandolo da giustiziere popolare in un superministro oltre la legge, e l'economia ad un allievo della scuola di M. Friedman che ha intrapreso a tappe forzate la strada di un neoliberismo sfrenato e distruttore di tutto quanto di buono era stato fatto per la popolazione, una ri-concentrazione dell'agricoltura sul latifondo meccanizzato, e dell'industria (e delle banche) nelle mani del grande capitale internazionale. La metà povera della popolazione che sta ri-sprofondando nell'abisso a cui era storicamente abituata non é in grado neppure di comprendere cosa stia succedendo, e l'altra metà (classi medie) crede alla favola del pareggio di bilancio, del senso di colpa del "brasiliano sprecone", cerca il "jeitinho" (espediente), per continuare, e trova naturale non poter godere di alcuna protezione sociale e sul lavoro. Inoltre Bolsonaro sta perfettamente ottemperando alle promesse fatte in termini di autodifesa, con un enorme rischio di trasformare il paese in un vero e proprio far west.
Il P.T., oltre ad essere rimasto comunque il maggior partito, é l'unico grande partito che di fatto sta cercando una strada ad una social democrazia più sostenibile, e sta dando ascolto a un economista (Eduardo Moreira) che ha ben chiari gli elementi principali della questione, anche se tende un po’ a considerare troppo risolutoria una riforma del sistema impositivo (che oggi é di tipo "flat" sulle imposte dirette) verso un modello proporzionale.
Il media mainstream (principalmente la GLOBO) é in grande maggioranza contro Bolsonaro, ma non pone in evidenza i veri problemi della sua politica, quanto piuttosto le frequenti sue gaffes (spesso anche parzialmente create ad hoc dagli stessi media).
In generale in Brasile tutto avviene molto più rapidamente che da noi, se non altro per il fatto che i beni (immobili ed altro) non sono quasi mai interamente pagati, i risparmi sono ridottissimi, e non vi é alcuna protezione sociale o welfare, perciò é probabile che in tempi medio-brevi, grandi fasce delle classi medie che piomberanno in massa in uno stato di miseria assoluta insorgano.
Equador:
Il paese é recentemente passato da un’amministrazione di sinistra democratica che ha comunque fatto progredire il paese e le condizioni di vita della sua popolazione (presidenza Correa) ad un amministrazione teoricamente dello stesso colore (Lenin Moreno - era vice di Correa), ma che di fatto ha invertito completamente la rotta, adeguandosi ai desiderata nordamericani, e legandovisi con un importante ma non necessario prestito del FMI. Anche la recente consegna di Julian Assange alle autorità inglesi, dimostra questo cambiamento di posizione internazionale. Anche in questo paese sono già attivi movimenti di protesta popolare (come in molti altri paesi minori del Latam), ed é possibile che in tempi medi si rafforzino.
Colombia:
Da sempre governata da destre più o meno moderate e piuttosto chiaramente etero-dirette dagli Stati Uniti, in Colombia c'é sempre stato il problema di una presenza ingombrante di organizzazioni malavitose più o meno in combutta con parti importanti della politica e ben collegate con il commercio internazionale delle droghe. Queste organizzazioni, in misura variabile, hanno spesso goduto anche dell'appoggio di parti importanti della popolazione rurale, che di fatto spesso sono state portate anche dall'assenza di una vera politica agraria del governo, a sopravvivere meglio con la produzione della coca che non con altre piantagioni.
A fasi alterne queste organizzazioni sono state aiutate sottobanco, usate, o avversate dai governi colombiani (e statunitensi) in modo non troppo diverso da quanto é stato fatto in Italia con le mafie.
Il governo attuale (Ivan Duque) sta ora vivendo una forte stagione di contestazioni popolari principalmente nelle città, da parte di fasce importanti della popolazione, che questa volta ha identificato con maggior chiarezza nelle politiche economiche neoliberiste, l'origine del loro malessere. Per la maggior parte queste manifestazioni sono pacifiche ed autentiche ma sono probabilmente presenti anche alcuni elementi di interferenza dall'estero (probabilmente dal Venezuela e con parziale supporto indiretto russo). Questo probabilmente per il fatto che il governo venezuelano sa che quello colombiano é eterodiretto e che già ha interferito pesantemente supportando le frange più violente delle opposizioni a Maduro, ed é comunque sempre un cane da guardia pronto a mordere.
La presidenza in carica tenta con una certa difficoltà di mantenere le posizioni di politica economica neoliberista che gli vengono contestate, salvaguardando allo stesso tempo una certa immagine "quasi democratica", ma ultimamente questo gioco sembra funzionare sempre meno. Inoltre, oltre alle opposizioni popolari e democratiche, il governo Duque deve ora affrontare anche un’importante organizzazione militare (Esercito di Liberazione Nazionale ELN) che si prefigge di rovesciare il governo con la forza.
Le sinistre democratiche stanno comunque guadagnando significativamente consenso popolare.
Messico:
Il paese é recentemente passato ad una amministrazione social democratica, ed il neo-presidente André Manuel Lopez Obrador (AMLO) segue con una tattica moderata, probabilmente anche per la vicinanza fisica agli Stati Uniti, la dipendenza economica dagli stessi, e le difficoltà di gestione del processo di transito / emigrazione verso quel paese.
Al momento la popolazione attende di vedere i risultati della nuova amministrazione.
Alcune considerazioni generali:
Le sinistre sudamericane hanno sempre perseguito come primo obiettivo la liberazione del continente dal colonizzatore straniero, e l’evoluzione culturale delle masse, ma raramente hanno avuto successo.
Questo perché quasi mai hanno saputo gestire l’economia secondo un modello social democratico adeguato ai tempi ed alla situazione, e quasi mai hanno compreso l’importanza di regolare l'emissione della moneta alla reale situazione economica.
Quasi sempre la moneta sovrana é stata stampata senza limiti per finanziare la spesa per stipendi dell'amministrazione pubblica che é stata usata come serbatoio di consenso elettorale e si é quindi tradotta in iper-inflazione.
Troppo spesso poi la presenza diretta ed indiretta di potenti interessi nordamericani ed in parte europei, ha anch'essa contribuito in modo determinante al fallimento degli esperimenti social-democratici.
Le destre invece, frequentemente (anche se non sempre) appoggiate dall’esercito, hanno sempre perorato la causa del colonizzatore e del potentati nazionali e stranieri per tornaconti personali, in un modello economico strettamente neoliberista.
Quasi mai i governi hanno davvero costretto l’imprenditore sudamericano a competere veramente sui mercati internazionali, specie se di beni e servizi ad alto valore aggiunto. Hanno invece quasi sempre favorito il latifondo e lo sfruttamento della manodopera semi-schiava, oppure protetto l’imprenditore industriale con ingenti dazi sulle importazioni, accentuando così anche il sentimento popolare che il prodotto estero sia quello più desiderato.
Spesso, per frenare le iper-inflazioni, si è adottata (a volte anche formalmente) una moneta straniera (il dollaro statunitense) sulla quale non si aveva ovviamente alcun controllo, con risultati catastrofici (chiarissimo il caso del debito pubblico argentino denominato in USD).
Importante osservare che oggi, i veri padroni delle destre sudamericane, e cioè i poteri finanziari globali, i latifondisti, i grandi gruppi industriali, finanziari ed agroalimentari internazionali, sono gli stessi di molte delle sedicenti sinistre europee.
Pietro Beltrame