Come previsto nel post di ieri, l'attacco a una installazione del NOC (national oil corporation) libico non è stato casuale. Tribù cirenaiche chiedono di interrompere l'esportazione di petrolio, nonostante l'eventuale azione danneggerebbe anche appunto la Cirenaica di Haftar. Si ricorda che NOC distribuisce i proventi dell'esportazione ad ambedue le fazioni belligeranti.
Può essere quindi che non sia altro che un mezzo per ricontrattare le quote distribuite, visto che oramai il territorio controllato da Haftar è molto più vasto rispetto a un anno fa, ma più probabilmente, visto che oramai la presa di Tripoli è sfumata e quindi sfuma anche la possibilità di controllo di NOC, è un tentativo di Haftar di privare l'avversario dei finanziamenti, anche a costo di inaridirei suoi. Quando i depositi saranno pieni, sarà impossibile non fermare l'estrazione, e questo provocherà il danneggiamento degli impianti, dove ci vorranno settimane per rimetterli in funzione. Probabilmente Haftar si è assicurato finanziamenti e rifornimenti dai suoi ricchissimi sponsor, Arabia S. ed Emirati. Avevamo già scritto quanto importante sarebbe stato che l?italia controllasse e proteggesse le poche istituzioni indipendenti che ancora rimangono in Libia, cioè la Banca Nazionale e appunto il NOC dietro mandato internazionale, proprio per impedirne la fagocitazione da parte delle fazioni in lotta, come sarebbe stato opportuno proteggere sempre dietro mandato internazionale le principali cariche del Governo di Accordo Nazionale di Sarraj, per l'appunto appoggiato e nominato dall'ONU. Questo non è stato fatto, ora forse è troppo tardi, la Turchia, che è parte in campo, non attore neutrale, oramai ha inviato proprie forze speciali per questo compito e probabilmente le manderà anche al NOC (il cui principale partner e collaboratore è ENI), spodestandoci e facendoci perdere importanti risorse. sarebbe bene che l'Italia pensi seriamente a intervenire almeno per difendere il terminale di Mellitah che porta attraverso pipeline il gas libico in Europa attracverso la Sicilia, altrimenti sicuramente nei prossimi giorni ci saranno tentativi per bloccare anche questo. Purtroppo chi ci va di mezzo è proprio la nostra credibilità internazionale, la nostra capacità di essere fattore equilibrante nel centro del Mediterraneo.