Pubblichiamo un interessante scritto di Alessandro Loreto e Ruben Giavitto sulla complessità di rapporti tra Cina-Europa e Italia in cui certi luoghi comuni non sono affatto scontati.
Cina-Europa-Italia
Con questo documento, all’interno del nostro dipartimento Esteri e Difesa vorremmo soffermarci in ultima istanza sui rapporti sino-europei e italo-cinesi sotto il profilo delle relazioni commerciali.
In qualche importante paese dell’Europa (e fra questi purtroppo anche l’Italia) spesso la complessità dei rapporti con il gigante asiatico non sempre viene concepita con equilibrio ed un po' di saggezza; bisognerebbe innanzitutto sgomberare il campo da pregiudizi ideologici e partire da fatti e dati concreti, cercando di non far scadere il dibattito in contenuti sterili e privi di qualsiasi fondamento oggettivo.
Si potrebbe per esempio parlare di innovazione tecnologica e di quanto le nuove tecnologie possano incidere sulla qualità della vita delle persone a livello di servizi, razionalizzazione, sviluppo sostenibile e consequenzialmente di impatto ambientale. Rispetto al tumultuoso sviluppo che stanno vivendo gli immensi agglomerati urbani e megalopoli cinesi, il Vecchio Continente e l’Italia in particolar modo hanno un’esperienza secolare nel costruire città funzionali, di grande pregio architettonico e nel rendere queste centri vitali di incontro, di relazioni, di cultura oltre che di commerci e professionalità in ogni settore della vita pubblica e privata, tanto da aver costituito le piattaforme dell’egemonia europea nel mondo fino al XX secolo.
Con questo non vogliamo dire che l’Europa abbia delle metropoli perfette e a misura d’uomo in ogni sua parte. Nei vasti agglomerati urbani del XXI secolo le zone franche e ad alto tasso di degrado sono riscontrabili anche nelle città di progredite e civili nazioni occidentali. C'è poi altresì da aggiungere che oltre all’altissima densità demografica che caratterizza gli agglomerati cinesi, c’è anche la diversità culturale di intendere la metropoli e la vita metropolitana. Abbiamo ritenuto doveroso questa puntualizzazione affinché non passasse il messaggio di una presunta superiorità europea ed occidentale nei confronti della tradizione cinese nel modo di concepire la città e le metropoli.
Un altro esempio in cui l’Europa può giocare un ruolo competitivo ed avere un vantaggio sui cinesi è il mercato dei servizi e l’alto valore della loro qualità. Non dimentichiamoci infatti che il nostro continente ha nel suo insieme un’età demografica avanzata e questo ha fatto sì che determinati servizi siano i migliori del pianeta. Certo l’offerta dei servizi non ha la stessa vastità come la produzione dei beni, dove la Cina ci sovrasta nettamente a livello continentale. Ma anche qui sta all’Europa ed alla sua capacità di rimanere unita il compito di negoziare anche duramente se serve con i cinesi (che storicamente sono dei formidabili negoziatori), per avere condizioni di reciprocità e protezione dei propri prodotti come essi godono sul nostro territorio.
Qualcosa in questo senso sta cambiando e il Governo cinese ha già varato alcune leggi che aprono di più alla concorrenza ed è qui che l’Europa deve battersi e fare pressioni affinché vengano adottati provvedimenti sempre più indirizzati in tal senso.
Per concludere, uno sguardo alle relazioni con l’Italia. Il tanto discusso Memorandum del marzo 2019 è stato fatto passare da taluni esponenti del nostro governo come una sorta di “Cavallo di Troia” nei rapporti fra un Paese fondamentale dell’Unione Europea e la Cina, cosa ridicola e non vera: l’Italia con questo memorandum sta solo cercando affannosamente di recuperare il tempo perduto fin qui nelle intese con il colosso asiatico. Non scherziamo! La Germania e la Francia hanno volumi di scambi otto volte superiori ai nostri con la Cina. Potremmo fare due semplici ma illuminanti esempi: i cinesi sono convinti che la migliore tecnologia europea sia solo tedesca o che il miglior vino sia solo francese. Ecco gli italiani dovrebbero spiegare meglio che anche noi abbiamo diverse eccellenze, in alcuni settori tra le migliori non solo d’Europa ma del mondo. Forse i nostri partner europei sono un po' più scaltri di noi e meno chiacchieroni, hanno l’accortezza di firmare meno memorandum e più contratti, che sono quelli che poi contano realmente.
Alessandro Loreto,
Ruben Giavitto