Segue un articolo dal titolo “Il modo in cui pensiamo al deficit di solito è sbagliato”, tradotto da Daniela Corda e pubblicato da “Rete MMT” (http://www.retemmt.it).
Stephanie Kelton: «Con la loro “presentazione” racchiusa in nove pagine, il Presidente Trump e i Repubblicani del Congresso si sono indirizzati verso i tagli fiscali nel tentativo di ottenere una vittoria nella loro agenda politica. Il signor Trump ha promesso di compiere « il più grande taglio delle tasse nella storia del nostro Paese ».
Si è raggiunto un raro evento di accordo bipartisan a Washington – la preoccupazione da parte della sinistra e della destra sul potenziale del piano di aumentare il deficit. Il senatore Charles Schumer, democratico di New York, ha avvertito che il piano aumenterebbe il deficit da 5 a 7 mila miliardi di dollari. Il senatore Bob Corker, repubblicano del Tennessee, ha detto: « Se penso si aggiunga un penny al deficit, voterò contro ».
I tagli alle tasse proposti da Trump sono un enorme regalo ai ricchi? Sicuramente. Apporteranno, come annunciato, un’espansione dell’economia che avrà ricadute dei benefici per chiunque? Non credo. Il piano di Trump invece amplierà i divari tra i redditi e le ricchezze del Paese, già pericolosi, e poiché i guadagni vanno principalmente alle persone molto ricche, i tagli alle tasse non faranno molto per incentivare la spesa per consumi ad ampia base o l’aumento generale del lavoro.
Questo è sufficiente per respingere il piano. Ma non sarebbe saggio opporsi ai tagli fiscali o a qualunque altra legge federale semplicemente perché aumentano il deficit.
Perché deficit più ampi non distruggerebbero le finanze del Paese. Purtroppo, gli effetti di bilancio sono il sole intorno a cui tutto ruota a Washington. Dovremmo noi investire un trilione di dollari nelle nostre infrastrutture fatiscenti, offrire a tutti l’assistenza sanitaria pubblica o far passare il più grande taglio fiscale nella storia del Paese?
Proponendo una di queste cose, la prima domanda sulla bocca di tutti sarebbe: “Come lo pagherai?”. La ragione è semplice: i legislatori sono ossessionati dall’evitare un aumento del deficit.
La tentazione è così forte che è sembra quasi Pavloviana. Inoltre non permette di progredire. I politici di entrambi i partiti dovrebbero smettere di usare il deficit come una guida per la politica pubblica. Dovrebbero invece presentare la legislazione volta ad aumentare gli standard di vita e a compiere gli investimenti pubblici nell’istruzione, nella tecnologia e nelle infrastrutture che sono fondamentali per la prosperità di lungo termine.
Proprio ora, qualsiasi cosa ambiziosa richiede una valutazione da parte dell’Ufficio di bilancio del Congresso. Una valutazione “negativa” - che sarebbe un aumento del deficit di bilancio previsto - può facilmente condannare una buona legislazione perché ai legislatori verrebbe detto che i loro conti non tornerebbero. E questo è un problema.
Perché, in realtà, i conti tornano sempre. Per capire perché, dobbiamo guardare oltre il bilancio del governo. Pensarla in questo modo. La spesa pubblica aggiunge nuova moneta all’economia e le tasse ne tolgono un po’. È un continuo alternarsi di “più” e di “meno”, e i loro “meno” diventano i nostri “più”.
Quando il governo spende più di quanto preleva in tasse, viene registrato un “deficit” nei libri contabili del governo. Ma è solo la metà della storia. Un piccolo libro contabile in partita doppia dipinge il resto dell’immagine. Supponiamo che il governo spenda 100 dollari nell’economia, ma raccolga solo 90 dollari in tasse, lasciando un extra di 10 $ a qualcuno. Quell’extra di 10 $ viene registrato come un surplus sui libri [contabili] di qualcun altro. Ciò significa che il -10 $ del governo corrisponde sempre al +10 $ in qualche altra parte dell’economia. Non c’è disallineamento e nessun problema con le cose che aumentano. Dopo tutto, i bilanci devono essere bilanciati. Il deficit di governo è sempre speculare a un equivalente surplus in un’altra parte dell’economia.
Il problema è che i responsabili politici stanno guardando quest’immagine con un occhio chiuso. Vedono il deficit di bilancio, ma non vedono il corrispondente surplus dall’altro lato. E poiché anche molti Americani lo stanno dimenticando, finiscono per applaudire gli sforzi per pareggiare il bilancio, anche se ciò significa eliminare il surplus nel settore privato.
E poiché c’è poca comprensione [della questione], gli Americani sono esposti a tattiche di terrore nazionalista che avvisano del pericolo di contare sugli stranieri per pagare i nostri conti. La verità è che non c’è motivo di preoccuparsi della Cina (o di qualsiasi altra entità) che rifiuti di finanziare i nostri deficit. In realtà, dovremmo pensare alla spesa del Governo come autofinanziamento, poiché esso paga i suoi conti immettendo nuova moneta nell’economia.
Quando c’è un deficit, un po’ di questa nuova moneta può essere scambiata con titoli. Quello che spesso non è compreso nel dibattito pubblico è il fatto che la moneta per acquistare i titoli provengano proprio dalla spesa a deficit.
Ciò che si comprende è il fatto che il Governo paga un interesse su quei titoli. I legislatori sono ossessionati da questa voce di bilancio, come se fosse simile a un conto via cavo che continua a tirare fuori porzioni sempre più grandi del tuo budget familiare. Non è così. A differenza di una famiglia, il Governo non deve tagliare altre parti del proprio bilancio per raggiungere gli obiettivi. Il Congresso può sempre incrementare la capienza del bilancio aggiungendo righe o ampliando le colonne per mettere più risorse nell’istruzione, nelle infrastrutture, nella difesa e così via. È puramente una decisione politica.
Naturalmente, ci sono limiti in termini reali a ciò che può essere fatto. Nessun Paese può impegnarsi in investimenti su infrastrutture su larga scala a meno che non abbia di manodopera, macchinari, calcestruzzo e acciaio disponibile. Cercare di spendere troppo creerà un problema di inflazione. Il trucco è quello di aggiustare il bilancio per utilizzare in modo efficiente le persone, le fabbriche e le materie prime disponibili.
Ma tutto questo non viene riconosciuto a Capitol Hill, dove le parole “debito” e “deficit” vengono utilizzate come armi per scopi politici. Servono come armature per politici che negano risorse alle comunità in difficoltà o chiedono tagli a iniziative popolari.
Forse nessuno è più esperto di Paul Ryan, l’oratore della Camera, nell’arte oscura di ingannare riguardo al deficit. Ha descritto la prospettiva del bilancio come un “disastro fiscale” e ha chiesto tagli a programmi come la previdenza sociale e l’assistenza sanitaria in nome della tutela delle generazioni future da un “fardello schiacciante del debito”. Il suo lessico è progettato a prova di elettore e provocatorio. Ha lo scopo di creare un senso di urgenza per pareggiare un budget, in cui ci viene detto che i conti della spesa federale finalmente “torneranno”.
In un mondo più razionale, i legislatori abbandonerebbero il crudo modello di valutazione adottato dall’Ufficio Bilancio del Congresso, riconoscendo invece che il rischio di spendere troppo è l’inflazione, non il fallimento. Eviterebbero battaglie inutili riguardo al tetto del debito e riconoscerebbero che il deficit stesso potrebbe essere schierato come una potente arma nelle lotte contro la disuguaglianza, la povertà e la stagnazione economica.»