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I diritti dei disabili ignorati a Trento. Appello ai parlamentari

Che cosa sta succedendo in provincia di Trento sul sostegno agli allievi disabili? Il Movimento Roosevelt segnala una situazione anomala e irregolare, che, in contrasto con la legge 104/92 sulla disabilità, vede personale esterno alla scuola e non qualificato prendere il posto dei docenti specializzati sul sostegno nella didattica agli alunni disabili. Tale personale, che la legge prevede come ausilio per la comunicazione e l’autonomia dell’allievo, ma senza alcun ruolo didattico, proviene da cooperative sociali (quali? faremo i nostri accertamenti) e non ha i titoli di studio né l’abilitazione richiesti per insegnare. Ovviamente, viene pagato molto meno dei docenti regolari, ma sulla pelle dei disabili, che non ricevono il servizio previsto dalla legge.  Inoltre, ci viene segnalato che in alcune scuole verrebbero costituite delle classi differenziali di fatto, seguite da personale non docente, in completa violazione della normativa vigente.

Poiché l’inclusione, la qualità dell’insegnamento, i diritti dei disabili, la partecipazione democratica, la legalità e la trasparenza amministrativa sono fra i principi irrinunciabili della proposta politica del MR sulla scuola, come si può leggere nel nostro Documento programmatico, il Movimento si impegna a fare chiarezza su questa sconcertante faccenda e si rivolge ai parlamentari che condividono gli stessi principi democratici, invitandoli ad esercitare le proprie prerogative istituzionali di ispezione e controllo su ciò che avviene nella Provincia Autonoma di Trento.

Chi ha deciso di ridurre arbitrariamente le ore di sostegno? perché? con quali finalità? con quali strumenti? con il silenzio di chi? e i politici locali, l’Ufficio scolastico provinciale, i dirigenti scolastici, i sindacati che fanno? E la stampa? Dove finisce l’autonomia della Provincia e dove comincia l’illegalità? Vogliamo risposte chiare.

Non vorremmo che le nefandezze sperimentate a Trento venissero esportate nel resto d’Italia, com’è già avvenuto. Se la politica latita, però, alla fine toccherà alla Magistratura.

Qui di seguito un dettagliato rapporto su ciò che sta avvenendo, redatto da un docente di sostegno, il prof. Mauro Avi.



Affrontando il tema degli studenti con disabilità (L. 104/92) non è infrequente imbattersi in diverse figure le cui funzioni tendono ad essere travisate o confuse dagli operatori scolastici (dirigenti, insegnanti, personale ATA) nonché dagli specialisti coinvolti (neuropsichiatri infantili) e dalle famiglie stesse. Emblematico è il caso della Provincia Autonoma di Trento, da più di un decennio luogo di sperimentazione in ambito educativo e didattico, nella quale nessuna forza politica fino a questo momento interpellata, tranne il M5S a livello locale, ha voluto finora occuparsi di una  problematica di questo tipo, che pure dovrebbe essere al centro di qualsiasi agenda politica.

Al fine quindi di fare chiarezza e spiegare sinteticamente anche ai non addetti ai lavori i compiti e ai ruoli specifici di queste figure, è quindi necessario distinguere tra:

  • Il docente specializzato per le attività di sostegno a cui competono, in quanto docente che assume la contitolarità della classe al fine di promuovere il processo di integrazione scolastica, le attività educativo-didattiche previste in relazione a tutti gli studenti, operazioni di valutazione e di scrutinio comprese;
  • Il docente curricolare, che è assegnato alla classe in cui è iscritto lo studente con disabilità, al quale competono gli interventi educativo-didattici rivolti all’intero gruppo-classe e correlati alla disciplina e/o materie insegnate. Parimenti al docente per le attività di sostegno, è responsabile di ogni studente della classe alla quale è assegnato;
  • L’assistente educatore, che è assegnato al singolo alunno con disabilità nei casi previsti dalla normativa vigente, a cui spetta il compito di “fornire assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale”, così come prescritto dal comma 3 art. 13 della L. 104/92;
  • Il facilitatore, che è assegnato al singolo alunno con disabilità nei casi previsti dalla normativa vigente, al quale spetta il compito di “fornire assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale”, così come prescritto dal comma 3 art. 13 della L. 104/92;
  • Il collaboratore scolastico, previsto dalla nota ministeriale prot n. 3390/01, al quale competono specifici interventi in tema di assistenza igienica (v. sentenza Tar del Lazio 10 ottobre 2007, n. 9926).
 

Ad una rapida analisi salta subito all’occhio la netta distinzione che il Legislatore ha voluto fare tra la figura del docente, di sostegno o curricolare, e quella dell’assistente educatore / facilitatore. Mentre il primo è un insegnante a tutti gli effetti, titolato quindi a svolgere attività didattica in senso proprio (v. sentenza Consiglio di Stato 1204/2002), la necessità del secondo deve essere espressamente indicata nella diagnosi clinica del singolo studente certificato (Diagnosi Funzionale) e solo nei casi previsti dalla normativa vigente, trattandosi di fatto di un profilo non docente.


Da tutto ciò consegue che all’assistente educatore e al facilitatore sono precluse una serie di azioni, ad appannaggio esclusivo degli insegnanti:

  • Interventi di natura didattica;
  • Interventi di qualsiasi natura al di fuori dell’aula o dello spazio fisico in cui si trova il gruppo-classe, né con l’alunno disabile né con uno o più compagni, in quanto la responsabilità giuridica grava comunque sul docente individuato in base all’orario scolastico o sull’eventuale sostituito nominato dal Dirigente;
  • La formalizzazione di elementi valutativi nei confronti di qualsiasi studente della classe;
  • La partecipazione alle operazioni di scrutinio della classe o anche la mera presenza, come uditore, pena l’invalidazione delle stesse.
 

 

Riprendendo il caso della Provincia di Trento, citato all'inizio del presente intervento, è utile ricordare a tutti che questo lembo di terra di confine funge da diversi anni da “laboratorio” rispetto alle principali scelte nazionali in materia di istruzione e formazione:

- nel 2008 ha introdotto i BES, anticipando in questo modo novità come la L. 170/10 (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia)- Illuminante a tal proposito l'intervento del compianto prof. Giorgio Israel;
- dal 2009, tramite delibera di Giunta 2220/10, è stata soppressa l'Istruzione professionale Statale, confluita nell'Istruzione tecnica o nella formazione professionale provinciale- Il sistema dell'Istruzione trentina si basa ora solo sul sistema dei licei e dei tecnici. Contro questa incomprensibile e inaccettabile scelta alcuni docenti, dopo una lunghissima serie di peripezie su cui è meglio soprassedere, hanno presentato un Ricorso Straordinario al Capo dello Stato. I ricorrenti sono in attesa di una risposta da parte delle Istituzioni da ben sette anni;

- per quanto riguarda la valutazione degli studenti, con il D.P.P. ottobre 2010, n. 22-54/Leg art. 6 com. 2, non può essere formulato un giudizio inferiore al quattro. Inoltre, per quanto riguarda il secondo ciclo, se a livello nazionale gli eventuali debiti formativi devono essere recuperati entro il settembre successivo all’anno scolastico di riferimento, pena la ripetizione della classe, a Trento questo meccanismo è stato sostituito dalle carenze formative, le quali in alcuni casi non vengono recuperate dagli studenti neppure nell’arco del quinquennio, facendo sorgere non pochi dubbi in merito all’equiparazione del titolo conseguito a Trento rispetto a qualsiasi altra provincia d’Italia;
- nel 2012 l'assessore provinciale all'istruzione Marta Dalmaso (PD) assieme alla collega Valentina Aprea (FI), ha proposto la chiamata diretta degli insegnanti, anticipando quindi la tristemente nota 'Buona Scuola' di Renzi- Molto interessante e istruttivo il video di Letizia De Torre (PD), già docente e assessore a Trento. Illuminante, al minuto 02:36, la parte in cui si parla espressamente di “raccomandazione trasparente….”;
- dal 2014 il piano “Trentino Trilingue”, che punta ad una massiva estensione del CLIL. Tale discutibile modalità prevede che le varie discipline vengono insegnate in lingua straniera (inglese, tedesco), utilizzando nella stragrande maggioranza dei casi insegnanti non abilitati nella disciplina specifica (talvolta persone straniere assunte fuori graduatoria). Se l’impegno (soprattutto economico) è molto elevato, tangibili risultati in termini di incremento di capacità linguistiche per il momento non se ne vedono, come illustra uno studio specifico svolto nella provincia di Bolzano.

Nella terra delle più ardite e temerarie innovazioni in ambito educativo, spicca però su tutti la brutta piega che la questione disabilità ha preso nella scuola Trentina.

Analizzando i dati ufficiali forniti da ISTAT e dalla stessa Giunta provinciale è emerso un quadro a dir poco allarmante:

- una brutale taglio delle ore settimanali di sostegno tramite insegnante specializzato (mediamente uno studente disabile trentino gode in media di 6-7 ore di sostegno, contro le più di 10 sul restante territorio nazionale);
- un vertiginoso incremento delle ore di assistenza (+70%), svolte da assistente educatore fornito da enti in convenzione (cooperative);
- l'introduzione, da parte di numerosissimi Istituti scolastici, di progetti laboratoriali gestiti generalmente da assistenti educatori, che vedono la partecipazione come utenti dei soli studenti con BES e/o stranieri, riprovevole prassi che ripropone le classi differenziali abolite per legge ancora negli anni Settanta.

A questo punto una domanda sorge spontanea: considerata la “massiva e indisturbata” sperimentazione a Trento, sarà ora la volta del sistema nazionale come in tutti gli altri casi?

Dopo aver letto e studiato il rapporto in questione, alla luce soprattutto del ben documentato ruolo che il Trentino ha svolto rispetto agli indirizzi generali della scuola italiana, confidiamo che qualcuno all'interno del MR si prenda effettivamente carico della questione, purtroppo finora ignorata o sottovalutata dalle diverse forze politiche a cui è stata sottoposta, al fine di informare adeguatamente pubblica opinione dello scempio in atto e le Istituzioni competenti, magistratura e politica, delle numerosissime violazioni di legge perpetrate ai danni degli studenti più fragili e deboli nelle scuole della Provincia Autonoma di Trento.


(Articolo del 4 settembre 2017)

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