Segue un articolo del “Financial Times” (https://www.ft.com/) dal titolo “Lo strano boom dei lavori a basso salario nell’Eurozona”, tradotto e rilanciato da “Voci dall’Estero” (http://vocidallestero.it/).
Claire Jones: «Alexandru è uno dei più fortunati. 24-enne, emigrato in Italia dalla Romania all’età di 12 anni, recentemente si è garantito un lavoro con contratto a tempo indeterminato come stampatore in una tipografia in una piccola città vicino a Milano.
“È un buon posto”, dice del suo nuovo lavoro. “Ora, se sono malato, mi pagano. Ho delle ferie e un’assicurazione. Nell’azienda dove lavoravo prima, non avevo nulla di tutto questo”.
La situazione di Alexandru riflette un cambiamento più ampio in Europa, dove la depressione nel mercato del lavoro comincia a invertire il proprio corso, dopo quasi un decennio. Quest’anno, per la prima volta da quando la crisi ha colpito il continente, il tasso di disoccupazione della zona euro è sceso al di sotto del 10% raggiungendo in maggio il 9,3%, livello minimo degli ultimi 8 anni, con la creazione di circa 6 milioni di posti di lavoro dall’inizio del 2013. Il recupero è stato ampio, con la Spagna e il Portogallo - due dei paesi più colpiti - che hanno registrato una forte contrazione della disoccupazione da quando la regione ha toccato il fondo della crisi finanziaria.
Tuttavia, c’è ancora molto da fare. A Voghera, una città vicina a dove vive Alex, circa 50 km a sud di Milano, i tassi di disoccupazione giovanile rimangono elevati. Per molti di coloro che un lavoro ce l’hanno, l’occupazione non è garantita ed è a breve termine.
“Su 10 dei miei amici, solo uno lavora. Non è una buona situazione per la mia generazione”, dice Alex. Lui e molti dei suoi amici vivono ancora a casa con i loro genitori. “Quando parlo con loro del passato, sembra che la situazione allora fosse migliore. Tutti avevano un lavoro e l’opportunità di farsi una famiglia”.
Il recupero nel mercato del lavoro della zona euro ha sorpreso gli economisti. Le imprese creano posti di lavoro ad un ritmo che pochi avevano previsto. Ma se non ci sono dubbi sul fatto che la regione stia tornando al lavoro, ci sono grandi punti di domanda sulla qualità dei lavori creati.
La crescita salariale rimane scarsa, anche nelle economie più forti come la Germania. Ci sono elevati tassi di sottoccupazione, con molti dipendenti a tempo parziale che vorrebbero lavorare molto di più di quanto sia loro concesso. E gran parte del lavoro creato rimane precario, visto che in molti Stati membri i contratti temporanei sono la norma. Alcuni esperti ritengono che la crisi dell’occupazione sia andata avanti per così tanto tempo che molti aspiranti lavoratori abbiano ormai rinunciato alla ricerca e abbandonato il mercato del lavoro definitivamente.
E mentre i decisori della Banca Centrale Europea hanno accolto con favore i segni della ripresa dell’occupazione, rimangono preoccupazioni circa la natura lenta dell’incremento dei salari: un indicatore chiave per capire se l’economia è abbastanza forte da poter cominciare ad abbandonare le straordinarie misure di stimolo della BCE.
“C’è sicuramente un aumento significativo [della dimensione] della forza lavoro”, ha dichiarato Mario Draghi, presidente della BCE, il mese scorso. “Allo stesso tempo, abbiamo le prove che... Molti di questi nuovi posti di lavoro sono cosiddetti “lavori di bassa qualità”. Stiamo parlando di impiego temporaneo, stiamo parlando di occupazione part-time”.
Gli economisti della banca hanno recentemente trovato un modo di valutare la sottoccupazione, comprendendo i lavoratori part-time che vorrebbero più ore e coloro che hanno abbandonato totalmente il mercato del lavoro. Con questa misura, il tasso di sottoccupazione risulta pari al 18 per cento, quasi il doppio del tasso di disoccupazione ufficiale.
I funzionari della BCE sono sicuri che le ferite inflitte dalla crisi guariranno e che il mercato del lavoro si rafforzerà col tempo. Un sentimento di cauto ottimismo è stato sostituito da una narrazione più ottimistica, poiché la ripresa della zona euro guadagna in forza e ampiezza. Gli investitori hanno spinto più in alto i maggiori indici europei, con l’Euro Stoxx 50 che quest’anno finora è salito quasi del 15%. Le osservazioni di Draghi la scorsa settimana hanno portato l’euro ai massimi del 2017 sul dollaro e spinto in alto i rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni, poiché i mercati hanno reagito al suggerimento che la BCE avrebbe diminuito le proprie politiche di stimolo se la ripresa fosse continuata.
Questo sentimento è stato incoraggiato anche dall’elezione di Emmanuel Macron a presidente della Francia. Molti sperano che Macron possa far passare le riforme del mercato del lavoro che incrementeranno i posti di lavoro e la crescita nella seconda economia dell’area euro. La Francia è unica in quanto presenta molte delle caratteristiche associate al prospero “centro” della regione, mentre sopporta l’onere di un’elevata disoccupazione.
Nonostante il miglioramento delle aspettative, Carsten Brzeski, economista di ING-DiBa, afferma che ci sono poche ragioni per credere che ci sarà una rapida ripresa.
“La BCE sembra pensare che i problemi del mercato del lavoro siano temporanei. Ma è tutto una questione di definizione. I problemi temporanei potrebbero rimanere temporanei per un bel po’”, aggiunge. “Sarà difficile vedere i salari crescere rapidamente nei prossimi anni”.
Mentre i funzionari dibattono sulla crescita salariale, il centro città di Lisbona è trafficato. Un numero crescente di turisti e la vita nel centro città - in parte a causa di un’ondata di interesse da parte di acquirenti francesi, molti dei quali trascorrono gli anni della pensione in Portogallo per approfittare di un trattamento fiscale favorevole per i pensionati - hanno contribuito a creare un’atmosfera vibrante nella capitale.
L’economia del paese dovrebbe crescere di circa il 2,5% quest’anno, secondo il Fondo Monetario Internazionale, superando comodamente le proiezioni di crescita media dell’UE. I rendimenti del debito pubblico a 10 anni sono scesi al di sotto del 3 per cento, il livello più basso da quasi un anno.
La sotto-occupazione è ancora alta... lavoratori part-time nell’eurozona che vorrebbero lavorare più ore (percentuale sugli occupati totali)…e la maggior parte dei giovani lavoratori ha contratti temporanei (percentuale di occupati con contratti temporanei sul totale).
È una brusca inversione di rotta rispetto a qualche anno fa. Il Portogallo è stato colpito da problemi economici che nel 2011 lo hanno costretto ad un programma di salvataggio punitivo, che ha tagliato i salari e le pensioni del settore pubblico. La disoccupazione è andata alla stelle, raggiungendo un livello del 17,5% all’inizio del 2013.
Il caso del Portogallo è tipico della crisi di occupazione che ha attraversato la zona euro, in particolare nel Sud. Come spesso avviene in tempi di elevata disoccupazione, i lavoratori più giovani sono stati colpiti più duramente, con una disoccupazione giovanile che in Portogallo supera il 40% - e livelli anche più elevati in Spagna, Italia e Grecia.
Il numero di europei occupati ha superato il picco pre-crisi solo nel primo trimestre di quest’anno. Tuttavia, col 9,4% di maggio, il tasso di disoccupazione in Portogallo e in altri paesi rimane molto più elevato che nelle economie più forti, come la Germania.
António Costa, primo ministro del Portogallo, di centro-sinistra, ha guidato l’economia del paese in modo molto più efficace di quanto ci si attendesse, con buona pace dei suoi critici, i quali sostenevano che la sua azione anti-austerità e la frenata su alcune delle riforme del mercato del lavoro avrebbero portato a un’altra crisi del debito. Anche la vittoria della nazionale di calcio nel Campionato europeo della scorsa estate, insieme alla vittoria dell’Eurovision Song Contest, hanno contribuito a sollevare lo stato d’animo nazionale.
“C’è stato un cambiamento psicologico”, afferma Catarina Sampaio, architetto di 40 anni che lavora a Lisbona. “Il messaggio del governo precedente era deprimente e ha lasciato la gente senza speranza. Lo spirito è diverso ora, le persone stanno diventando sempre più ottimiste”.
La ripresa del centro di Lisbona ha portato ad un forte aumento dei prezzi delle proprietà. La signora Sampaio dice che esiste il rischio che i benefici del rilancio della città non siano condivisi in modo equo. “Ho più lavoro quest’anno, ma non ha a che fare con la gentrificazione. La gentrificazione è come un mondo parallelo, nel quale non entriamo”.
Dice che le imprese stanno usufruendo di un sistema di recibos verdes, o ricevute verdi, che permettono loro di evitare di stipulare contratti a lungo termine col proprio personale, sino a un massimo di tre anni - e i contributi previdenziali vengono versati dai lavoratori. Il governo portoghese sta esaminando i modi per affrontare questo problema e mira a spostare più di 100.000 lavoratori precari in posizioni con contratti a tempo indeterminato.
“Ho vissuto nella precarietà fin da quando mi sono laureata in architettura. Non ho mai lavorato per un’impresa e non ho mai avuto i vantaggi che vengono dal lavorare in maniera stabile. Ho dovuto pagare i contributi da me. La mia situazione è molto comune; la maggior parte di noi ora è lavoratore autonomo”, dice la Sampaio.
“Ma questo è un nuovo tipo di precarietà. Le condizioni di lavoro sono sempre state così per molti lavoratori edili, oggi è lo stesso per gli architetti”.
La sua esperienza è comune in tutta la regione. Dei 5,2 milioni di posti di lavoro creati tra il secondo trimestre del 2013 e l’ultimo trimestre del 2016, 2,1 milioni sono contratti temporanei. La percentuale è più alta che nelle altre economie del Mediterraneo.
Gli economisti sperano che man mano che la ripresa prende piede, le imprese si sentiranno abbastanza sicure da offrire ai lavoratori più ore e contratti permanenti.
“Dobbiamo essere pazienti”, ha detto Draghi. “Sappiamo che il mercato del lavoro si sta in realtà riprendendo, il divario tra produzione effettiva e potenziale si sta chiudendo e sappiamo [che con] tutti questi fattori, alla fine, gli effetti [negativi, ndt] svaniranno. La qualità degli impieghi migliorerà, la produttività aumenterà”.
In alcune parti della periferia della zona euro, tuttavia, la preoccupazione è che le cicatrici della crisi siano permanenti.
Michele Fontefrancesco, antropologo economico e membro onorario dell’Università di Durham, afferma: “I lavori sono diventati più precari in Italia dalla fine degli anni ’90. Ciò che sta diventando sempre più comune in Italia e in altri paesi del Mediterraneo è il movimento erratico dei lavoratori da impresa a impresa”.
Aggiunge: “Sta diventando sempre più difficile accedere alle professioni con capitale sociale. Si studia tre o quattro anni in più rispetto al proprio padre e si guadagna meno di lui”.
Per Agnese Bellieni, 31 anni, residente ad Alessandria, nel nord-ovest dell’Italia, anni di istruzione non stanno rendendo, e la ripresa della zona euro sembra immateriale. Dopo aver finito i suoi studi di dottorato in letteratura il suo sogno era quello di diventare insegnante a tempo pieno, ma negli ultimi anni è stata impantanata in una serie di incarichi lavorativi continui, ma part-time e precari - dalla ricerca di mercato, all’insegnamento privato di latino e greco antico - che, nel migliore dei casi, le hanno fatto guadagnare 1.500 euro al mese.
“Conosco alcune persone che hanno iniziato a lavorare di più, ma non mi sembra che le cose siano cambiate molto”, dice la signora Bellieni.
Vive con il suo giovane figlio e suo marito, che pure svolge molti lavori temporanei, in una proprietà che appartiene ai suoi genitori. “Altrimenti non potremmo farcela”, dice. “Vorrei avere una maggiore stabilità, a livello economico ed emotivo”.
La signora Bellieni dice che molti italiani della sua età stanno decidendo di lasciare il paese, scoraggiati dalle loro prospettive. Altri semplicemente perdono la speranza. Ma lei sostiene che è fondamentale rimanere nella forza lavoro. Ha anche accettato un lavoro come insegnante, a bassa paga, a un’ora di distanza, in un piccolo villaggio tra le montagne, solo a questo scopo. “Coloro che sono determinati e non si demoralizzano, prima o poi ce la faranno. Quelli che rinunciano non ce la fanno” (resoconto aggiuntivo di James Politi da Roma e Peter Wise da Lisbona).
Isteresi: la BCE sostiene che le sue politiche faranno tornare i posti di lavoro
Ora che l’economia dell’area dell’euro sembra essere in via di guarigione, una delle questioni che lasciano perplessi gli economisti è se il mercato del lavoro ritornerà alla sua forma pre-crisi.
La preoccupazione è che la crisi sia stata così profonda e lunga che il mercato del lavoro non si riprenderà completamente e molte persone usciranno definitivamente dal mondo del lavoro. Il termine tecnico per questo è “isteresi” - un concetto che gli economisti hanno preso in prestito dalla fisica.
Per capire l’isteresi, pensate ad una banda elastica. Quando la fascia elastica è allungata da una forza energica, perderà permanentemente la sua forma originale. La forma della banda è stata per sempre distorta dall’ampiezza della forza.
Quando la disoccupazione è alta per un lungo periodo di tempo, la forma del mercato del lavoro cambia. I mancati lavoratori perdono le loro capacità, oppure la tecnologia o altre forze economiche li rendono obsoleti. Quando arriva la ripresa, non riescono a tornare nel mercato del lavoro. Si affermano livelli di disoccupazione a lungo termine, o strutturali, e il potenziale dell’economia diminuisce. Ciò è importante per i decisori politici: se la disoccupazione strutturale è più alta, l’inflazione risalirà rapidamente quando l’economia crea posti di lavoro. I tassi di interesse dovranno aumentare più velocemente.
La ripresa del mercato del lavoro ha generato nella Banca Centrale Europea la fiducia che la regione non rimarrà permanentemente colpita da una crisi che dura quasi da un decennio. La crescita salariale e l’inflazione sono rimasti bassi - a differenza degli Stati Uniti - e la partecipazione al mercato del lavoro è aumentata.
Benoît Cœuré, membro del consiglio di amministrazione della BCE, ha dichiarato a maggio: “Non abbiamo ancora visto l’isteresi nella sua forma tipica - abbiamo visto graffi, non cicatrici”.
Tuttavia, l’alto tasso di sottoccupazione potrebbe riflettere un diverso tipo di problema: dopo anni di recessione e crescita debole, le imprese non sono più disposte a sopportare il rischio di assumere personale a tempo pieno con contratti a tempo indeterminato.»