Segue un articolo di Giuseppe Palma dal titolo “L’alta disoccupazione è strategia di governo ai tempi dell’euro. Breve lezione di economia per chi non vuole capire”, pubblicato da “La Costituzione Blog” (http://lacostituzioneblog.com/).
Giuseppe Palma: «La formula della domanda aggregata, che “misura” Pil e quindi occupazione, è la seguente: C+I+G+ (X-M), cioè Consumi privati + Investimenti privati + Spesa Governativa + Saldo Commerciale netto, vale a dire il saldo positivo dato da esportazioni – importazioni.
Se uno Stato deve attenersi ai parametri di Maastricht – se non addirittura al Fiscal Compact -, e quindi su G (spesa governativa) non può fare leva più di tanto, in un regime di cambi fissi (l’euro) in cui non può più fare leva neppure sul cambio per poter tornare ad essere competitivo (cioè aumentare le esportazioni), come fa a riacquistare competitività?
Semplice: tiene alto il tasso di disoccupazione, riduce i salari e comprime le garanzie contrattuali e di legge in favore del lavoratore. In tal modo, oltre a favorire la diminuzione dei prezzi dei prodotti da esportare (quindi con una ripresa dell’export), incide negativamente anche sulla domanda interna, comprimendo quindi la domanda di prodotti provenienti dall’estero (cioè comprime le importazioni). Se il numero di disoccupati è tendenzialmente alto e chi lavora ha redditi più bassi o è precario, la propensione al consumo è minore, quindi la domanda di prodotti esteri si contrae, con effetti sulle importazioni (che diminuiscono). E il gioco è fatto. Inoltre, allo scopo di raggiungere il risultato, altri due strumenti a disposizione delle Istituzioni sono il consolidamento fiscale (cioè l’aumento della tassazione e/o l’inasprimento degli strumenti di accertamento fiscale) e le riforme strutturali (cioè lo smantellamento delle tutele costituzionali che riguardino il diritto al lavoro e tutti i diritti ad esso connesso).
In merito alla contrazione della domanda interna, ascoltate Mario Monti: https://m.youtube.com/watch?v=LyAcSGuC5zc .
Del resto, quanto si è scritto sinora è quanto ha precisato anche la Commissione europea. Secondo l’indice NAIRU (non-accelerating inflation rate of unemployment) che misura il tasso di disoccupazione di equilibrio, elaborato appunto dalla Commissione europea, la disoccupazione strutturale in Italia - anche ai fini di cui sopra - non deve scendere sotto l’11%.
Tutto ciò premesso, il peso della competitività - con l’euro - è dunque scaricato non più sulla moneta bensì sul lavoro. Con la moneta unica si è passati pertanto dalla svalutazione della moneta alla svalutazione del lavoro!
Capito come funziona l’economia ai tempi dell’euro? Questo, a casa mia, si chiama crimine contro i principi inderogabili della Costituzione primigenia!»