Segue un’intervista che l’economista Nino Galloni (Vicepresidente e Supervisore Economico del Movimento Roosevelt) ha rilasciato a “Convergenza Cristiana” (http://www.convergenzacristiana.it/), dal titolo: “Se lo Stato interviene, intervenga anche per imprese, famiglie e giovani Il motivo per cui Casaleggio voleva il Reddito di Cittadinanza”.
Allora ringraziamo Banca Intesa?…
«Banca Intesa compra a costo zero fiorenti attività bancarie. Fiorenti dal momento in cui viene sollevata dalle sofferenze degli istituti veneti. Mi ricorda la vendita delle Partecipazioni Statali a prezzo di magazzino, quando, assieme a settori decotti e in crisi, fu liquidato un enorme patrimonio fatto di marchi, know how e grandi capacità produttive e commerciali. Banca Intesa va a fare un buonissimo affare, tanto è vero che le borse stanno premiando l’operazione.»
E il Governo?..
«Si difende sostenendo che se non avesse fatto così ci sarebbe stata una perdita ancora più grave per le banche coinvolte, i loro dipendenti ed i loro clienti.»
Ma che ne è della vulgata, anzi dell’ideologia liberista imperante sullo Stato che deve lasciar fare tutto al Mercato. Ciò non vale per il sistema bancario?
«Le cose che dice il Governo sono tutte vere e giuste, anche per evitare un effetto domino su tutto il sistema bancario italiano. E’ altrettanto vero, però, che l’intervento pubblico potrebbe e dovrebbe essere auspicabile in tante altre situazioni che riguardano, ad esempio, il sistema produttivo e manifatturiero, gli impiegati della scuola, le famiglie, le persone che si vedono portar via la casa perché non pagano il mutuo della banca. Siamo di fronte, in realtà ad una cattiva notizia per gli ideologi liberisti perché è, dunque, dimostrato che lo Stato può intervenire anche per altri settori, vedi le miniere sarde… Il patto accettato a suo tempo dalla Sinistra era che lo Stato non dovesse intervenire perché era il Mercato a dover decidere. Questo non è più vero.»
C’è la tutela dei risparmiatori…
«Un discorso sacrosanto. Ma si è già andati a vedere chi c’è dietro gli incagli? Vorrei vederci più chiaro. Si tratta di imprenditori e famiglie travolte dalla crisi o dei soliti personaggi che hanno preso soldi e poi non pagano? Qualcuno avrà provveduto, voglio sperare, ad incrociare i dati e vedere se, ad esempio, quei prestiti in sofferenza sono finiti a possessori di titoli, azioni ed obbligazioni. Hanno preso i soldi e poi non hanno mantenuto gli impegni. Non vorrei che ci fosse qualcosa che non funziona e, dunque, mi chiedo certe cose su cui è necessario avere delle risposte… E’ stata appena costituita la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche e ne vedremo i risultati.»
E’ fin troppo facile commentare che si interviene solo a favore delle banche che, poi, negano il credito…
«In effetti, si deve tornare ad erogare credito sul territorio e ragionare sui parametri di Basilea perché non si può continuare ad erogare solo sulla base della situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa senza guardare alla bontà del progetto da finanziare. Stiamo negando tutte le sciocchezze sostenute fino ad oggi dai liberisti, ma non mi pare ci sia l’impegno ad assumere un ruolo attivo, in alternativa.»
Facciamo due conti. Lo Stato parla di cinque miliardi da mettere in campo.
«Se gestite bene le sofferenze solitamente consentono un recupero del 40 % e, così, cinque miliardi sono recuperabili e sette miliardi sarebbero le perdite. In realtà, se il recupero è fatto, diciamo alla buona, ci si deve aspettare il 20 % di recupero e quindi parliamo di 10 miliardi i quali, francamente, mi sembrano proprio tanti alla luce delle scarsità dei nostri giorni. Con 10 miliardi occupiamo 400 mila persone nella Pubblica Amministrazione…»
L’impressione, però, è che continuiamo solo a far fare guadagni alle banche e nessuno si occupa della gente comune.
«Non è un’affermazione che condivida completamente. Le banche venete non ci guadagnano perché ora si troveranno sotto commissariamento…»
Banca Intesa ci guadagna…
«Banca Intesa sì che ci guadagna. I risparmiatori, però, vengono tutelati, anche se va capito chi ha ricevuto dei prestiti e prevedere anche una possibile compensazione. Alle famiglie va in parte bene se non si perdono posti di lavoro e ci si trova di fronte ad un “ guadagno sociale”. Del resto, io non vedo rose e fiori per il sistema bancario. Anzi, temo per il 2017 ed il 2018 un periodo molto problematico sia a livello internazionale, sia europeo, sia nazionale…»
Eppure, per anni abbiamo sentito il coro che potevamo stare tranquilli per il nostro sistema bancario...
«Quello italiano, in effetti, aveva meno sofferenze rispetto ad altri paesi per le cessioni di credito operate al fine di liberarsi dalle sofferenze. Bilanci meno attivi, ma anche minor sofferenze. L’Italia ha meno derivati e, quindi, una minor quantità di titoli tossici. E’ comunque certo che ci vuole un cambio…»
In che senso? Riguarda anche il ruolo della politica e dello Stato?
«L’intervento è servito ad evitare un terremoto a catena del sistema bancario complessivo, ma deve ora essere sollevato il problema che anche altri settori, ed i cittadini, hanno bisogno di interventi. Ma se lo Stato cambia linea ed interviene là dove è necessario, esiste il problema della gestione monetaria, oggi non più nelle sue mani. Nel momento in cui lo Stato cambia direzione ed interviene cambia tutto il paradigma su cui si sono basati gli ultimi nostri 25 anni.»
Si, ma ripeto, sembra che intervenga solo per le banche…
«La gente chieda che l’intervento si concretizzi pure per altro. E’ una questione politica, non economica.»
Allora guardiamo al quadro politico dove sembra che la maggioranza dei partiti sia in mano alle banche.
«Il quadro politico è sconfortante, e la conferma è venuta pure dai ballottaggi appena conclusi. La Sinistra non capisce niente. La Destra promette cose che poi non manterrà. Il Movimento Cinque Stelle non si sa cosa vorrà fare da grande. Le liste civiche non sono in grado di offrire alcuna proposta concreta a livello nazionale. L’astensionismo trionfa. Questi i cinque indicatori che caratterizzano la situazione…»
Quadro davvero sconfortante… grandi dubbi sul cambiamento
«Non dico questo. Se vogliamo cambiare, dobbiamo cambiare. I giovani, parte della sinistra, parte della destra, i Cinque Stelle possono confluire su di un progetto diverso per favorire l’Europa nell’uscita dalla trappola deflattiva in cui si è ed è stata cacciata. Si deve lavorare per far andare oltre i vecchi logori e dannosi schemi seguiti finora.»