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Segue un intervista di “Blasting News” (http://it.blastingnews.com/) a Giorgio Cremaschi dal titolo “Sinistra rompa con PD, Euro e liberismo; vi spiego la crisi del M5S”.

Cremaschi, la fase sociale ed economica non è positiva e i sindacati non godono di troppa popolarità, secondo lei di chi sono le responsabilità e quali potrebbero essere le soluzioni?

«I grandi sindacati confederali CGIL, CISL e UIL sono oggi parte del problema e non certo della soluzione. Io in questa fase lavoro soprattutto coi sindacati di base: ieri ero a Trieste a una grande manifestazione dell'USB a sostegno dei lavoratori colpiti da provvedimenti drammatici da parte delle multinazionali.
Mi sento di dire che sul piano sindacale sta avvenendo qualcosa di simile a quanto avviene sul piano politico: c'è un establishment che è parte del problema anche se a parole dice di volerlo risolvere, e c'è l'esigenza di far emergere nuove rappresentanze che abbiano una posizione molto più netta contro la globalizzazione, contro le politiche europee, l'Euro e tutto quello che da 15 anni ci sta massacrando.»

Le uniche speranze quindi sul piano sindacale e politico provengono dal basso?

«Io non amo parlare di alto e di basso, perché non so chi sta in alto e chi in basso. Diciamo “da fuori” rispetto agli schieramenti tradizionali, su questo non c'è dubbio sia sul piano sociale che su quello politico, almeno in Italia. Ma non è così sempre e ovunque, ci sono paesi nei quali le forme di rinnovamento in parte sono anche venute dall'interno del sistema: basti guardare a Sanders negli Stati Uniti, che se fosse stato candidato alla presidenza avrebbe probabilmente vinto, o a Corbyn in Gran Bretagna che è riuscito a portare i laburisti su posizioni opposte rispetto a quelle che avevano.
Ogni paese ha quindi la propria ricetta. Parlando per l'Italia non vedo la possibilità di rinnovamento nel tradizionale mondo del centrosinistra o nel tradizionale mondo sindacale.»

Cosa che pensa del fatto che a sinistra si sta parlando di ricomposizioni in vista delle elezioni politiche?

«Ho un'opinione molto scettica francamente. Non si può riscoprirsi di sinistra solo quando c'è da fare le liste elettorali e questo la gente lo capisce perfettamente. Io credo che la sinistra in Italia può risorgere solo con un progetto totalmente alternativo in contrapposizione al PD e con un progetto sociale di rottura totale con il liberismo, il che vuol dire rompere con l'Euro e fare le nazionalizzazioni: un po' il programma di Corbyn, il quale non aveva il problema dell'Euro ma sulle altre cose è stato molto chiaro. Per dirne una: la sinistra non può tacere sul fatto che il Governo italiano regala 7 miliardi di Euro a Banca Intesa per salvare le banche anziché nazionalizzarle, queste sono le cose che contano.
Tutto il resto, i cosiddetti valori della sinistra, sono aria fritta»

Come vede il ruolo del Movimento 5 Stelle in questa fase soprattutto sui temi economici e del lavoro? Qualche mese fa lei aveva avuto dei rapporti con loro...

«Intanto preciso che ho solo espresso un parere su una questione specifica che i 5 Stelle mi hanno sottoposto, ovvero quella della democrazia sindacale. Sono cose che dico da sempre e che ripeto: ci vuole una legge che garantisca ai lavoratori la possibilità di dire quale sindacato vogliono e che non siano le aziende tramite accordi coi sindacati a decidere. Premesso tutto questo, io vedo degli aspetti di crisi politica vera nel M5S che derivano da una serie di errori che vedono tutti, ma anche da una questione di fondo che è nel loro imprinting originale, su cui hanno in parte ragione e in parte torto. E' vero che “sinistra” e “destra” dal punto di vista delle politiche del palazzo sono distinzioni ridicole perché poi quando vanno al Governo fan tutti le stesse cose; ma invece non è vero che le politiche economiche e sociali di sinistra e quelle di destra siano la stessa cosa. I 5 Stelle confondono l'aspetto di “palazzo” con la sostanza della proposta politica e questo li porta in contraddizione, e quindi una volta hanno posizioni di destra e altre di sinistra. Loro non è che non siano nè di destra nè di sinistra, semplicemente alternano delle posizioni a seconda dei temi. Questo può funzionare in certi brevi periodi, ma in un contesto nel quale i principali poli si stanno riorganizzando ciò rischia di mettere i 5 Stelle in una condizione di essere lacerati, anziché di lacerare.»

Crede quindi ci siano possibilità per i 5 Stelle andare al Governo? E in tal caso sarebbe un bene o un male per i lavoratori?

«Io onestamente non vedo questa possibilità che possano andare al Governo. La fase di sfondamento basata sulla crisi degli altri due schieramenti principali è in qualche modo finita, quindi i 5 Stelle forse dovrebbero fare (ma credo che non la faranno) la scelta di Podemos, ovvero prepararsi a un percorso di più lunga prospettiva, costruire un vero programma sociale di cambiamento. Io condivido la loro proposta sul Reddito, ma non può essere quello perché bisogna sapere come si prendono i soldi, quali sono i processi economici, cosa si fa sull'economia, sulle banche e sistema industriale. Il M5S ha fatto una carica di cavalleria quando il campo era deserto, ma adesso il campo è occupato e bisogna scendere dai cavalli e scavare le trincee: non so come andrà, a me dispiace se i 5 Stelle falliscono perché penso che il ritorno a centrodestra e centrosinistra in Italia non sia una cosa augurabile, però temo che le loro debolezze di fondo alla fine portino a questo.»

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