Segue l'intervista di Fabrizio De Feo a Guido Bertolaso dal titolo “Amatrice è in ginocchio perché l'hanno dimenticata. Hanno distrutto la mia organizzazione e si vede”, pubblicata da “Il Giornale” (http://www.ilgiornale.it/).
A dieci mesi dal sisma quali gli errori più evidenti?
«Avevo detto al sindaco di Amatrice, subito dopo il terremoto, che avrebbe dovuto cogliere la situazione favorevole di una stampa che sarebbe stata benevola nei confronti dell'emergenza perché non voleva assolutamente che venisse fatto il paragone con quello che era successo a L'Aquila o meglio con quanto era stato realizzato a L'Aquila. In sostanza gli ho detto che avrebbero nascosto e in qualche modo taciuto tutti gli errori e le inefficienze di questi mesi sperando che nel frattempo si riuscisse a realizzare qualcosa di positivo».
Oggi quella luna di miele mediatica sembra essere finita.
«Se oggi la stampa attacca, critica e riporta fedelmente i problemi derivanti dall'incapacità di gestire la situazione sul campo, vuol dire che le popolazioni locali sono al limite della sopportazione rispetto a una situazione difficilissima».
Lei si disse scettico sui tempi di una ricostruzione puntuale sullo stesso territorio. Il rischio, spiegava, è quello di tempi lunghissimi, 10 anni come minimo. Dieci mesi dopo sono arrivate solo 25 casette su 595.
«Purtroppo si è scelto erroneamente e colpevolmente di parlare di ricostruzione, alimentando false speranze e deviando il dibattito dalla realtà. La ricostruzione non è neppure all'ordine del giorno. E di fatto si sono creati i presupposti per sistemazioni di precarietà di lungo periodo, piuttosto che garantire innanzitutto un tetto non di stoffa a tutti».
Come giudica la vicenda della mancata abolizione della tassa di successione per i parenti delle vittime?
«Una situazione kafkiana, immorale e inaccettabile dovuta evidentemente a una drammatica dimenticanza. La tassa noi l'abolimmo con la prima ordinanza post-sisma. Ciò che è accaduto non è altro che la conferma che la sinistra non sa quel che fa la destra e che la Protezione Civile non conta più niente. Un obiettivo che è stato perseguito accusandomi di cose puntualmente dimostratesi false».
Qual è peccato originale del caso Amatrice?
«Il sindaco Pirozzi chiede giustamente poteri speciali, qui invece si va avanti con le deleghe continue alle Regioni così nessuno paga. Non si vuole accettare che ci sia una singola persona che decide. In Italia sembra impossibile accettare che qualcuno possa impartire direttive e ordini che in una situazione di emergenza devono essere eseguiti immediatamente. La Protezione Civile da me diretta è stata distrutta proprio per questo».
Nelle ultime settimane lei è tornato nel mirino anche per la gestione della tragedia dell'Aquila.
«Oggi continuiamo a leggere di un sistema Bertolaso che si cerca in tutti i modi di criticare evocando scandali e altre vicende che nulla hanno a che vedere con quella che è stata la gestione dell'emergenza L'Aquila. Il sistema Bertolaso prevedeva una persona che si assumeva le responsabilità, metteva tutti d'accordo, dava istruzioni e direttive, che ci metteva la faccia ed era pronto a pagare se le cose non avessero funzionato».
Quali differenze ci sono tra la gestione de L'Aquila e quella di Amatrice?
«Per il terremoto dell'Aquila sono state fatte tre-quattro ordinanze dove si davano tutte le indicazioni su come rimuovere le macerie, come cominciare fare i rilievi e le verifiche di tutti gli edifici. Oggi è troppo facile rifugiarsi dietro l'alibi di tantissime case che devono ancora essere verificate e di tante scosse di terremoto che hanno costretto a ricominciare il lavoro daccapo. Evidentemente questo era successo anche a L'Aquila . Il problema è semplice: quando c'è una emergenza ci vuole solo una persona insieme a un team di persone competenti che sappia gestire le situazioni. Noi a L'Aquila le scuole le riaprimo dopo tre mesi, conservatorio compreso, e mandammo a scuola 16mila studenti. E ora nelle nostre case dell'Aquila ci vivono pure gli sfollati di Amatrice. Era questo il sistema Bertolaso».
Pirozzi cosa deve chiedere a Gentiloni?
«Quello che ho proposto da dieci mesi: un membro del governo fisso in loco, senza passerelle e prese in giro.»