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Credo sia giunto il momento di affrontare seriamente questo argomento all’interno del Movimento Roosevelt. Il titolo della pubblicazione che segue, è del Direttore della Redazione Cultura: l’amico Sergio Magaldi; in effetti io non uso mai il termine “migrante”, in quanto aggettivo, quando parlo di immigrati. Ho voluto iniziare con questa pubblicazione, perché esprime contenuti che rappresentano il mio pensiero, so che alcuni lo conoscono, ma avendo l’intenzione di confrontarmi con tutto il Movimento, è mia abitudine chiarire o, se si preferisce, informare il mio o i miei interlocutori, onde avere un dialogo leale e trasparente come ho sempre sostenuto.

VITTIME E MIGRANTI

 

Pubblicato: Venerdì, 18 Dicembre 2015 12:55

 Postato da Pietro Nardi

 

 

Quale è la differenza, al di la dei tecnicismi peraltro stabiliti da norme di dubbia “giustizia” (diritto) e di non facile comprensione, tra vittime in quanto rifugiati politici e vittime di una povertà assoluta che impedisce la stessa sopravvivenza? Si fa un gran parlare oggi, di presunti problemi creati dai migranti. Migranti? Cosa vuol dire migranti? Conscio della mia ignoranza, chiedo aiuto! E prendo Il dizionario della lingua italiana, di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, il risultato è il seguente: 

-migrante agg. : che si sposta verso nuove sedi: uccelli m.; In biologia e medicina, di cellula od organo che ha la capacità o possibilità di spostamento dalla sede abituale, per cause varie …   

-emigrante s. m. e f. : chi si trasferisce all’estero (o in regione diversa dalla propria), generalmente in cerca di lavoro e per migliorare la propria posizione economica.  

-immigrante agg. e s. m. e f. : cittadino di uno Stato che si stabilisce all’estero o in una regione del proprio paese diversa da quella di origine, spec. Per svolgervi un’attività lavorativa.

Poi cerco rifugiato,altro termine ricorrente nell’attuale parlare

-rifugiato s. m. (f. –a). Persona che ha trovato rifugio in luogo sicuro; part. Individuo che, in seguito alle vicende del proprio paese, ha ottenuto asilo politico in un paese straniero.  

Quale è il risultato di tale aiuto? Beh intanto ho limitato, anche se minimamente, la mia ignoranza, ma soprattutto ho potuto constatare l’ignoranza altrui. In effetti l’utilizzo indeterminato delle parole comporta non solo figuracce, di cui si potrebbe fare a meno, ma anche la mancanza di chiarezza del pensiero che si vuole esprimere. Continuando questa tiritera apparentemente insensata, si arriva ad un inevitabile rifiuto di ciò, che personaggi improponibili, insensatamente e inopportunamente invitati nei vari Talk show o nei Tg o in molti quotidiani, continuano a sostenere con una presunta competenza, sull’argomento in oggetto. Ma la situazione peggiora, quando a sostenere l’argomento, sono i cosiddetti ruoli istituzionali, a cui peraltro vengono richieste soluzioni, ma soluzioni a cosa? Al problema dei migranti, ovvero agli … “Stormi d’uccelli neri Com’esuli pensieri …” di carducciana memoria? O agli emigranti, magari italiani di non molto tempo fa? O agli immigranti che si stabiliscono nel nostro paese … per svolgere un’attività lavorativa? Perché se sono questi i “problemi” per cui si chiedono soluzioni, siamo fuori tema; e sì perché in questo caso stiamo parlando di lavoro, della sua mancanza, stiamo parlando dello stato sociale, stiamo cioè parlando, come negli anni ottanta, delle previste problematiche nord/sud del mondo, che avrebbero potuto e dovuto trovarci pronti oggi che le previsioni si stanno verificando. Ma vista la nostra impreparazione, per qualcuno resta più facile affermare che il migrante è un terrorista! Ah beh! Allora tutto è chiaro. Purtroppo, la correlazione tra immigrazione e terrorismo viene sostenuta anche da personaggi meno sospettabili, e tra loro c’è chi chiede aiuto all’intelligence per “distinguere tra persone che vengono qui perché sfuggono alla guerra, e quelle che vogliono alimentare il terrorismo globalizzato”. Prima di andare avanti, mi permetto di evidenziare quanto è scritto sull’art. 10 della nostra Costituzione. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non mi pare di notare nell’impedimento dell’effettivo esercizio delle libertà democratiche, menzionata esplicitamente la parola guerra. Anzi, parrebbe che qualunque impedimento alla democrazia, fosse sufficiente a garantire il diritto… Posso comunque dire che il 10 dicembre del 1948, l’ASSEMLEA GENERALE dell’ONU, proclamava la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, da cui non mi pare di individuare l’esclusione degli immigranti.   Tra una demente proposta di blocco navale e un “mandiamoli a casa!” Tra un “affondiamo i barconi!”, di albanese memoria, e una distinzione colta tra migrazione regolare e irregolare [SIC!]; ci sono poi situazioni singolari: situazioni in cui sindaci, numerosi sindaci sedicenti progressisti, discutono sui numeri dei cosiddetti extracomunitari che ospitano, quindi “tutti regolari”!, e allora? Allora ci vogliono le regole che le regioni non hanno ancora fornito? No! ci vogliono dei Sindaci seri, sì perché le domande da fare sono: ma Santo Cielo, a nessuno viene in mente, che al di la dei numeri, andrebbe valutata la capacità di accoglienza del paese, del luogo, delle strutture, dei mezzi? C’è anche poi chi, con fare saccente distingue il “migrante” ricco (!) da quello povero, ovviamente in relazione allo stato di provenienza, dal quale si può prevedere anche se è un potenziale terrorista. Sa persino chi sono gli scafisti criminali e chi i trafficanti. Ora per costoro ci sono tre possibilità: o gli si toglie il vino, o gli si fornisce di sfera di cristallo, o, ma la vedo dura, gli si impartisce una profonda lezione di geopolitica, ma il maestro deve essere veramente bravo. In questa rassegna non può ovviamente mancare chi dà i numeri: sapete quante guerre ci sono? L’ha detto Papa Francesco: stiamo in piena terza guerra mondiale, solo sostenuta a pezzi! pensate di poter accogliere tutti? Beh non c’è solo l’Italia che è stata tra l’altro una terra di emigranti, e poi c’è anche l’Europa, non è che questa esiste solo per massacrarci, perciò hai voglia, di spazi ce ne sono. Ora però mentre i popoli del sud del mondo iniziano a sperare in una vita decente e il nord del mondo accumula sempre più ricchezza, cosa si fa? Si fa come vigliaccamente si è sempre fatto: si è forti con i deboli e i deboli con i forti! Ma ciò ancorché deplorevole, non basta, si va oltre e si mistifica la realtà, ovvero si attribuisce la responsabilità delle decine e decine di migliaia dei morti che nel tentativo di raggiungere le nostre coste hanno trovato “riposo” nel mediterraneo a chi ha ritenuto di dover dare accoglienza per evitare il dramma delle morti in mare. Ora evitando di rispondere e addirittura di menzionare le ulteriori affermazioni di coloro che agitano il problema del terrorismo, i cui obiettivi, se non in malafede, sfuggono a chi abbia una sia pur minima capacità intellettiva, suggerirei una (Ri)lettura della Storia poi una attenta lettura del libro “MASSONI…”, soprattutto a coloro che confondono immigrazione con terrorismo. Preciso che, pur essendo un inamovibile profano che non ha quindi alcun interesse di parte, ho comunque un’inesauribile sete di conoscenza, e nel libro citato, ho trovato risposte a molti interrogativi. Certo, chi confonde colpevolmente terrorismo e immigrazione non ha molte speranze di comprendere la Storia, ma c’è molta gente, almeno spero, disponibile a superare l’ignoranza (nello specifico senso di ignorare), attraverso informazioni corrette, non preconfezionate da prezzolati informatori, non al servizio di sedicenti democratici ruoli istituzionali, non tratte dal frame: ora per orientamento editoriale, ora per un ”copia e incolla”, di preoccupata diversità con altri quotidiani; ma a volte pubblicate nella speranza che siano conformi alle aspettative dei “propri” lettori. In altri termini, credo sia giunto il momento di comunicare, di veicolare informazioni sui problemi che ci coinvolgono sistematicamente, credo sia giunto il momento che ogni uomo: bianco, nero, rosso o giallo rivendichi il diritto di poter dire IO SONO. E’ giunto il momento di denunciare le mistificazioni, è giunto il momento di ribellarsi, di non subire, di non tollerare, di non sopportare una vita bestiale! Ma tornando alla immigrazione, come è possibile non farne un problema di accoglienza? un’esigenza di solidarietà? un’umana necessità di aiutare gli altri: i più poveri, i più deboli? In un “Sistema” che vuole essere un villaggio globale (globalizzazione), ma non della finanza, bensì dei Popoli, dove il primo obiettivo, non solo dell’ONU ma anche del Movimento Roosevelt è la Sovranità Popolare, si può forse accettare il rifiuto dell’altro, dello straniero, del povero, del bisognoso? Ma in che Paese viviamo? Ma soprattutto quali sono i VALORI in cui crediamo?   

 

Pietro Nardi

 

È trascorso quasi un anno e mezzo da questa pubblicazione, nel frattempo alcune cose sono cambiate, e non importa se in meglio o in peggio, ciascuno è libero di fare le sue valutazioni; ma ciò che non è

cambiato è lo “stereotipo” dell’immigrato. Mi rifiuto di argomentare di una presunta informazione che comincio a pensare sia alquanto interessata(!), ciò che invece ritengo opportuno evidenziare è che alcuni sedicenti storici affermano che stiamo assistendo al più grande processo di emigrazione/immigrazione dell’umanità(?), anche qui mi rifiuto di polemizzare con questi “personagetti” come direbbe De Luca di crozzana memoria, anche se non posso esimermi dal consigliare un buon libro di Antropologia Culturale. Ma venendo alle cose più serie e/o comunque di maggiore interesse, quando parlo con alcuni amici rooseveltiani mi sento rispondere: si però! Ora, a parte la mia insofferenza a questa risposta che considero quasi un ossimoro, nel rispetto dei miei interlocutori, quando indaco sul “però”, mi rendo conto che quel però non ci azzecca, come direbbe Di Pietro, con gli immigrati. E si, perché è relativo al “contesto Paese”, ovvero: Stato Sociale, macchina organizzativa, delinquenza comune o organizzata, abusi e sfruttamenti, strutture inidonee, mezzi insufficienti, e potrei continuare, ma tutto ciò è motivo per non accogliere o il pretesto per non cambiare? Prima di rispondere a questo interrogativo, vediamo cosa sta facendo la nostra(?) classe politica: (da il fatto quotidiano.it)

Decreto Minniti è legge: salta l’appello
per richiesta asilo, aumentano i centri
Pd esulta, destra e Lega approvano


Migranti, il decreto Minniti è legge: arrivano centri per rimpatrio e salta l’appello dopo rifiuto diritto d’asilo

Montecitorio ha approvato definitivamente il provvedimento in materia di immigrazione. Il presidente del Consiglio Gentiloni esulta, Mdp vota contro e Sinistra Italiana: "Viola la Costituzione". Proteste nei giorni scorsi delle associazioni: "Provvedimento che fa tornare indietro la civiltà giuridica del Paese"

                                           CHE BELLO!!!


Ci sono molti modi per apparire idioti. uno di questi è esserlo! Non so in che modo abbiano esultato il PD e la fotocopia del suo “Premier”. Ma ho la sensazione che quest’ultimo, abbia esultato tacendo; in effetti ancorché nobile, proviene pur sempre da un Paese, dove, durante le festività, alcune bancarelle vendono tavolette di cuoio su cui vengono riportate frasi, tipo: è meglio tacere e dare l’impressione di essere scemo, piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio. E qui bisogna riconoscere che tra i pochissimi difetti che ha, come ogni essere umano, non gli si può certo addebitare quello di essere smemorato. È vero, non ricorda la Costituzione, ma bisogna tener conto che forse, è anche per questo, che la voleva modificare, o no? Ricorro spesso ad un “pizzico” di ironia (mai al sarcasmo), per due ragioni: la prima – mi permette di non reagire, evitando di pormi sullo stesso piano di colui o coloro che non hanno i miei Valori (la V maiuscola non è un refuso). La seconda – non meno importante, evidenzia quale sia la mia opinione sulla sedicente classe dirigente che presume di gestire/governare(?) il nostro Paese.

Ho iniziato dicendo che è giunto il momento di affrontare l’argomento, e in ragione di ciò, nonché delle decisioni del governo, a prescindere dalle opinioni dei partiti, mi appresto a comunicare (non commentare, ne esprimere opinioni come fatto invece nell’articolo citato) soltanto comunicare, ovvero, descrivere rigorosamente il descritto; e per fare ciò, eviterò anche un tentativo di analisi geopolitica, elemento non estraneo al fenomeno in oggetto, ma che comunque immetterebbe elementi di soggettività che mal si coniugano con la “comunicazione”. Quindi inizio con la COSTITUZIONE ITALIANA che a differenza di Gentiloni, il Movimento Roosevelt ha ben presente.  

                                   Articolo10
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto

Internazionale generalmente riconosciute.  

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in
conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Ma il MR, oltre al rispetto della Costituzione, è incentrato anche, se non soprattutto, attraverso l’articolo tre del proprio Statuto, sui citati Diritti Universali dell’Uomo, vediamo quindi in che modo questi interessano l’argomento immigrazione:

                                            Articolo 1

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza



                                              

                                              Articolo 13

 

Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.



                                           

                                          Articolo 14

 

Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.

Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.



                                      Articolo 15

Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.

Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.

 

                                           Articolo 30

Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuno dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

 

Ora, prima di eventuali ipotetici suggerimenti nell’ambito di un comunque auspicabile dialogo – confronto – dialettica nel MR, alcune riflessioni: 1 – suppongo, anzi sono certo che nel MR, non ci sono persone ostili nei confronti del diverso, (il termine razzista non può essere usato in quanto “ontologicamente” ripudiato dal nostro Statuto). 2 – Ciascun Rooseveltiano, non può! Non riconoscersi negli articoli citati, (Costituzione Italiana e Diritti Universali dell’Uomo). Di seguito quando si richiameranno si dirà semplicemente Articoli. 3 –  se non si vuole essere “evanescenti” si dovrà accettare la nostra impotenza nei confronti “… di quel military-industrial complex …” (MASSONI … pag. 47) e in genere di tutte le lobby che commerciano morte attraverso le armi, senza per questo sentirci vinti(!), ma “vorrei la pace nel mondo, lasciamolo dire alla aspiranti a Miss America”. 4 – se  il si però! È, come spero di aver compreso, motivato dalle problematiche relative allo Stato Sociale, alla inefficienza/inefficacia della macchina organizzativa, alla delinquenza comune o organizzata, agli abusi e/o sfruttamenti, alle strutture inidonee, ai mezzi insufficienti, ovvero “al contesto”, se ne può parlare … (?). 5 – possiamo quindi discutere, al momento del nostro Paese, magari non trascurando una visione prospettica verso l’Europa, attraverso “l’utopia marcusiana”. 6 – le condizioni per un proficuo dialogo o discussione o dialettica sono: niente integralismi, niente preconcetti, niente atteggiamenti e/o considerazioni precostituite, niente pretesti, niente contrapposizioni ideologiche, … e soprattutto tanta, tanta consapevolezza che, nel confronto si cresce, che il MR è un terreno fertile in cui ogni seme attecchisce e genera germogli che possono diventare piante stupende.
Dunque, detto che ciascun membro del MR, non può! Non riconoscersi negli Articoli  e quindi fatto salvo ciò, è necessario rimuovere “gli ostacoli del però!”; che nulla hanno a che fare con il processo di immigrazione. Per fare questo ci vuole la pianificazione di un progetto. Nel Congresso: Forme della Democrazia svoltosi l’8 e 9 aprile u.s., ho avuto il piacere di ascoltare un signore, di cui non ricordo il nome, che ha parlato della necessità di avere un progetto, senza il quale nessun cambiamento è possibile. Ora quale è l’obiettivo o quali sono gli obiettivi del progetto? Ribadisco, fatti salvi gli Articoli , potremmo iniziare con la trasformazione di un’immigrazione, usando un eufemismo, mal gestita in una accoglienza organizzata. Ora come noto un progetto non si esaurisce con lo o gli obiettivi, necessita di una metodologia che acquisendo informazioni corrette (fatti), organizzando le esigenze, in relazione agli obiettivi, definisce il/un percorso individua unitamente alle risorse, tempi e costi. Ciò detto si approccia, ancorché in modo superficiale, un eventuale sviluppo del progetto: dato per accettato il citato obiettivo (ce ne possono essere altri, purché non in contrasto con gli Articoli ), è necessario definire le esigenze, che, per esempio, potrebbero essere rappresentate da una accoglienza non in contrasto con i bisogni indigeni. Ciò presuppone la scelta di “approdi” (località) idonei. Quindi necessita l’individuazione dei ruoli: Legislativo (costituzionalista, giurista) in grado di precisare in loco, diritti e responsabilità; Sanitario (medici con specializzazioni adeguate – infettivologia, tossicologia, ginecologia, pediatria, ecc.); Socio antropologico (sociologo, antropologo, storico, psicologo) onde gestire nell’immediato l’immigrante, conoscendo la sua “cultura” d’origine; Linguistico (interpreti per arabo, swahili, ecc.); Geopolitico nazionale, in grado di individuare approdi, logistiche e relative culture delle comunità ospitanti; Economico (economista, statistico) che possono definire le migliori opportunità tra approdi diversi; … altro … . Una volta definiti: obiettivo, analisi delle esigenze, ruoli, è necessario verificare l’esistenza di eventuali strutture adeguate per accogliere in modo “civile”, ciò andrebbe fatto da ulteriori ruoli, non ancora citati, quali: ingegneri, architetti, geometri, ecc. . A questo punto serve il processo organizzativo in grado di distribuire gli immigrati tenendo conto della loro libertà di scelta per: le esigenze di ricongiungimento familiare, quindi il luogo (Paese) di destinazione finale; se questo è il nostro Paese, è opportuno distribuire gli immigrati (gruppi familiari), in località (Comuni) che abbiano le citate strutture adeguate che in questo caso sono: abitazioni, scuole, assistenza sanitaria e lavoro. A questo punto mi permetto di ricordare che sto proponendo un progetto, e che in quanto tale, prevede tempi e costi. Fermo restando che qualsiasi progetto necessita di un “direttore lavori” e/o “un gruppo di coordinamento” e/o comunque “una commissione di controllo”, i ruoli citati potrebbero essere volontari; vediamo ora in che modo è possibile evitare le problematiche del “però!”, iniziando dalla:

Inefficienza/inefficacia della macchina organizzativa.

Questa potrebbe essere superata da un serio e adeguato progetto.

La delinquenza comune o organizzata. Gli abusi e/o sfruttamenti.

Potrebbero essere eliminati in relazione ai ruoli volontari.

Le strutture inidonee.

Sono azzerate da un reale controllo e verifiche.

L’insufficienza dei mezzi(?).

Non trova giustificazione in un progetto ben definito.

Lo Stato Sociale.

Questa parte del “però!”, richiede una riflessione più articolata; al di là che un progetto, come detto, prevede tempi e costi, il “contesto” pone due possibilità: 1 – o si aspetta che lo Stato Sociale raggiunga livelli decenti, (campa cavallo), comunque su quest’aspetto mi riservo di tornare più avanti. Oppure: 2 – Vale quanto detto sopra per i due ruoli (Geopolitico nazionale e Economico), attraverso cui individuare approdi, logistiche e relative culture delle comunità ospitanti e definire le migliori opportunità tra approdi diversi; il che, se da una parte non vuol dire creare dei ghetti, dall’altra non si può certo prevedere di collocare gli immigrati nelle periferie generando, magari ad hoc, guerre tra poveri, incentrate peraltro sul rifiuto del diverso. Perché, se è vero che “l’indigeno periferico”, non è quasi mai colpevole della sua povertà, non è che ha chiesto di nascere in Italia, come l’immigrato non ha chiesto di nascere in Siria o in Nigeria o nell’Africa sub sahariana. Ora tornando alla prima possibilità, del “contesto” di cui sopra, allorché mi riservavo di tornare, esprimo alcune considerazioni di carattere personale che a mio avviso, ancorché in prospettiva, ma non remota, inducono ad essere ottimisti per quello che sarà lo Stato Sociale. In effetti nell’opera di Gioele Magaldi, già nel primo volume MASSONI … si evidenzia che: “… La pubblicazione di Massoni e de Il Potere globale e i suoi Venerabili Maestri costituisce una clamorosa e definitiva dichiarazione di guerra ai progetti di involuzione oligarchica, tecnocratica e antidemocratica distillati presso le più reazionarie e neoaristocratiche fra le Ur-Lodges contemporanee”. (pag. 24). Ciò di per se, rappresenta l’apertura alla speranza, che alcune situazioni, verranno ripristinate in senso compiutamente democratiche, e ho il convincimento: non in tempi biblici. Questa convinzione è supportata inoltre dai contenuti dello Statuto del MR, di cui ne riporto qualcuno: 1 – Il Movimento nasce come politico ma meta partitico e compatibile perciò con qualunque contemporanea appartenenza politico-partitica dei suoi aderenti ma, in conformità con quanto stabilito nell’Articolo 3 dello Statuto, qualora, nel corso del tempo, si dimostri che i suoi scopi associativi non siano adeguatamente conseguibili per via metapartitica (cioè operando ideologicamente, culturalmente, mediaticamente e civilmente per indurre partiti e movimenti politici a realizzare determinate riforme e iniziative utili per il benessere generale), allora esso non esclude di potersi trasformare in soggetto direttamente politico-partitico. Nella citata Assemblea dell’8 e 9 Aprile u.s., ancorché assente, suppongo si sia, con modalità adeguate, proclamata la nascita del PDP, proprio per accelerare i tempi per conseguire gli scopi associativi. (*)  2 – Il Movimento Roosevelt ha anzitutto l’obiettivo di difendere, rigenerare e promuovere la sovranità popolare sostanziale e non solo formale (democrazia compiutamente dispiegata e funzionante, in termini sia rappresentativi che diretti) a tutti i livelli delle istituzioni pubbliche (e/o di interesse pubblico) … 3 – Il Movimento Roosevelt intende difendere e promuovere l’affermazione ideale e concreta dei diritti stabiliti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata all’ONU il 10 dicembre 1948 … 4 – Il Movimento Roosevelt, in ogni caso, intende ampliare ulteriormente e meglio specificare, grazie a singole iniziative di natura costituzionale e legislativa, quali ulteriori diritti universali intende promuovere, a beneficio di tutti e di ciascuno. … 5 – … intende diffondere capillarmente una declinazione radicale e sostanziale della DEMOCRAZIA (e delle tradizioni ideologiche progressiste che in essa sono confluite, contaminandosi reciprocamente) nel dibattito politico-culturale contemporaneo, facendone il punto di partenza per la sconfitta di ogni declinazione rigidamente e dogmaticamente neoliberista, neoaristocratica, elitaria, oligarchica, anti-egualitaria … 6 – Il Movimento Roosevelt, in particolare, con riferimento all’attuale problema della governance europea, intende promuovere o una radicale trasformazione dei trattati europei vigenti (a partire dal Trattato di Maastricht del 1992), oppure una loro tombale invalidazione, qualora non sia possibile modificarli nella prospettiva di una ritrovata democraticità sostanziale, a tutti i livelli, del funzionamento dell’Unione Europea e dell’Eurozona. 7 – Tra le più epocali e significative concretizzazioni dei diritti umani stabiliti nella Dichiarazione Universale del 1948 che il Movimento Roosevelt intende implementare, anche giuridicamente, c’è la determinazione di rendere stampato a lettere di fuoco, in ogni ordinamento costituzionale del pianeta (a partire dall’Italia e dall’Europa), il principio della piena occupazione lavorativa per tutti e per ciascuno. … nessuno, lo ripetiamo, potrà più essere messo in condizione di trovarsi disoccupato e privo di reddito dignitoso … 8 – Il MR, d’altra parte, anche al fine di consentire a tutti gli esseri umani di assaporare in modo degno i frutti del proprio lavoro e di rendere concreto il loro diritto alla felicità (fatto di svaghi, momenti ricreativi, riposo, occasione di impegno sociale, culturale e civile che trascendano i vincoli spazio-temporali e gli obblighi connessi alle attività lavorative), intende costituzionalizzare sotto ogni cielo anche una limitazione universale dell’orario di lavoro dipendente riguardante i singoli individui (massimo 5 ore giornaliere, escluse le possibilità di straordinari, sapientemente regolate e ben retribuite), anche al fine di favorire sempre e comunque nuove assunzioni e la piena occupazione. 9 – Il MR intende riformare radicalmente anche la riscossione fiscale e abbassare drasticamente le aliquote di tutte le imposte, dirette e indirette. 10 – … Il Movimento Roosevelt, infatti, profonderà particolari e reiterati sforzi per informare adeguatamente sia la pubblica opinione che i media e le classi dirigenti italiane ed extra-italiane sul carattere mistificatorio, manipolatorio e truffaldino della cosiddetta isteria da debito pubblico e del presunto rigore nei conti pubblici che si vorrebbe altrettanto presunta pietra miliare di qualsivoglia progetto politico-economico presuntivamente serio e responsabile. … In buona sostanza, andrà compreso adeguatamente e spiegato urbi et orbi che il debito privato di una famiglia, di un singolo individuo, di un gruppo o di una azienda non sono minimamente assimilabili e comparabili al debito pubblico di una entità statuale sovrana … il debito di una entità statuale pubblica è soltanto un numero. 11 – E nel quadro dell’attuale situazione italiana – con un carico fiscale eccessivo e vessatorio da parte di uno Stato inefficiente e fellone, il quale pretende anche di essere pagato in termini rapidissimi, perentori e con notevoli multe e more in aggravio, mentre per canto suo infrange le leggi ordinarie e le norme europee e del buon senso, rifiutandosi di onorare i suoi crediti verso i cittadini fornitori d’opera – non v’è dubbio che occorra abbassare drasticamente e accorpare le cosiddette aliquote fiscali. A tal riguardo, il Movimento Roosevelt propone di mantenere in vita due sole aliquote: una del 20% per coloro che abbiano un reddito annuale sino a 100.000 euro; una del 23% per coloro che superino tale soglia. Parimenti, l’IVA andrà riportata al 20% e intendiamo realizzare una drastica riduzione di tutte le imposte indirette legate a servizi e consumi dei cittadini. Soltanto in un simile contesto di nettissima riduzione fiscale a carico di tutte le categorie lavorative – sia del settore pubblico che di quello privato – e di tutti i redditi, dai più alti ai più bassi, passando per i medi, potrà avere senso un’altra proposta che il MR intende promuovere, non per risolvere un inesistente problema di aumento del gettito fiscale, ma solo per razionalizzare e rendere equa la ripartizione delle tasse rispetto ai vari soggetti contribuenti. 12Al lume di tutte queste istanze, peraltro, il Movimento Roosevelt intende correggere la traiettoria assunta ai nostri giorni dalla cosiddetta globalizzazione. E cioè, dopo le merci e i capitali, di cui certo era giusto – salvo alcuni particolari casi – favorire la libera circolazione globale, è ora venuto il momento di globalizzare i diritti politici, civili ed economici più avanzati a beneficio di ogni popolo e singolo abitante del pianeta. Compreso l’universale diritto ad un lavoro dignitoso ed equamente retribuito per tutti e per ciascuno. Senza contare che: globalizzazione e libero commercio non devono tramutarsi – come pure è accaduto e accade, specie nel settore agro-alimentare – in egemonia planetaria di grandi multinazionali della alimentazione, a scapito della qualità specifica di determinati prodotti locali, i quali vanno invece tutelati sia a beneficio dei produttori (orientati meritoriamente nella difesa di importanti tradizioni qualitative) e dei consumatori finali, sia a salvaguardia della cosiddetta biodiversità naturale. Analogo discorso va fatto per quel che riguarda la tutela/rigenerazione dei paesaggi e dell’ambiente, coniugando la libertà globale di intraprendere e proporre trasformazioni utili dei territori per ragioni di sviluppo civile, tecnologico, industriale e commerciale, e il diritto locale di preservare delle specificità naturali che sono parte integrante del benessere esistenziale complessivo di determinate comunità. La parola d’ordine, insomma, che sarà proposta in termini incessanti e militanti da parte del Movimento Roosevelt è e sarà “GLOCAL”, una sintesi terminologico – concettuale già elaborata dal dibattito intellettuale più libero e avanzato, che mette insieme due significanti solo apparentemente contrapposti: GLOBAL e LOCAL.

Ora, alcune considerazioni: i punti riportati, tratti dal libro MASSONI … e dallo Statuto del MR, sono, forse, dichiarazioni d’intenti legittime, ma futuribili? Ci stiamo attivando affinché un domani più o meno prossimo forse, avremo un mondo migliore? I giovani del MR, si stanno impegnando, peraltro gratuitamente, pur essendo precari nel loro lavoro, per finalità prospettiche? L’opera di Gioele Magaldi, insieme alla costituzione del Movimento Roosevelt, ha forse, l’obiettivo di divulgare cultura? Non è invece presumibile che la nascita del PDP e la sua fattuale concretizzazione rappresenti l’esigenza di un mutamento sociale, sempre più imminente? Quale senso avrebbe altrimenti, la massacrante attività di Gioele?

(*) In quel contesto (Assemblea) ancorché assente, mi sono comunque preoccupato di lasciare un testo sul PDP che purtroppo per ragioni di tempo non è stato socializzato come speravo, ma quel “documento” nonostante le mie perplessità iniziali (timore che si creasse il partito della nazione), è diventato uno spot a certe condizioni; ritenevo quindi necessario diffonderlo, così l’ho inviato ad alcuni amici rooseveltiani. Questo testo, per me, rappresenta il compromesso, ovvero l’incontro tra mie idee con l’esigenza di una attivazione concreta, per il raggiungimento, quanto prima, di uno Stato Sociale, o se si preferisce Welfare decente.

Concludendo, per ora: i nostri Valori, la nostra Cultura, la nostra Sensibilità ci inducono e/o orientano verso una civile e organizzata accoglienza senza se, senza ma e soprattutto senza “però!”; tra i primi obiettivi del MR, ci sono i Diritti Universali dell’Uomo; il MR nasce per mutare lo Status quo; noi, comunque io, ancorché nelle mie precarie condizioni, non lesinerò le mie residue forze, nell’intento di veder realizzato e vivere l’auspicato Mutamento Sociale la cui realizzazione necessita di un progetto; quello da me indicato per l’accoglienza degli immigrati è molto semplicemente un’ipotesi senza pretese, so perfettamente che nel MR, dal Presidente all’ultimo degli iscritti, in moltissimi sapranno fare meglio; ciò di cui sono convinto è che nel MR: sapere – sentire – fare, sono una sintesi che … genera!

In relazione al contenuto di questo messaggio, mi aspetto, non già condivisione, ma disponibilità al confronto, a cominciare dal nostro Presidente che mai mi ha fatto mancare la sua attenzione; a seguire, dalla Sezione MR – EUR “Grazia Orlanducci” New Deal per Roma, che, con il Segretario Stefano Pica e tutti gli altri componenti: giovani e “diversamente giovani”, mi hanno sopportato e supportato nelle varie discussioni con cui mi sono arricchito; sino agli ultimi iscritti al MR.

Nel ingraziare della pazienza di avermi letto, comunico che:

continua …

                                                                                             Pietro Nardi

 

 

 





 

 

 

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