Segue un articolo di Heiner Flassbeck dal titolo “Germania più palla al piede che locomotiva dell'economia mondiale” pubblicato da “Makroskop” (https://makroskop.eu/) e rilanciato in italiano da “Voci dalla Germania” (http://vocidallagermania.blogspot.com.mt/).
Heiner Flassbeck: «Non sarebbe piu' possibile, secondo le parole della Cancelliera conservatrice, pronunciate in una tradizionale tenda della birra bavarese, data la totale imprevedibilità del nuovo presidente americano, anch'egli conservatore, fare affidamento sugli Stati Uniti. Per gli europei sarebbe arrivato il momento di prendere il loro destino nelle proprie mani. Ma chi prenderà per la mano chi, e chi vuole veramente esser preso per mano? In ogni caso la risposta degli altri paesi europei alla pretesa tedesca di assumere la leadership è stata molto debole. E questo dovrebbe far riflettere la Germania.
Perché parlare di “Europa” come sostituto degli Stati Uniti è facile a dirsi, ma molto piu' difficile a farsi. Alla fine in Europa da oltre 10 anni c'è una crisi economica la cui fine non è ancora in vista. La cui origine è sicuramente da ricercarsi in Germania. E la cui soluzione è resa impossibile dalle assurde raccomandazioni politiche tedesche. Perché proprio ora i paesi europei che durante la crisi hanno dovuto subire i diktat tedeschi dovrebbero mettersi in cammino con la Germania per risolvere i problemi europei o addirittura quelli mondiali? Perché proprio ora i paesi europei, quando Merkel mostra chiaramente a Trump di non volerne sapere di riconoscere la rilevanza del problema degli avanzi commerciali tedeschi, dovrebbero accettare di salire sulla stessa barca della Cancelliera?
La vendetta per l'arroganza tedesca
Alla fine c'è sempre un conto da pagare per le proprie azioni. E ora arriva la vendetta per aver cercato con ogni mezzo, a partire dalla svolta conservatrice rosso-verde dei primi anni 2000, la propria salvezza all'interno dell'unione monetaria volendo percorrere da soli la strada della competitività. Una strada che non solo va contro le regole fondamentali di una tale unione, ma che ha trasformato la Germania in una potenza egemone europea estremamente impopolare. Ora arriva la vendetta per l'arroganza tedesca, vendetta per aver cercato di convincere gli altri paesi europei - contro l'evidenza dei fatti - che la Germania è il paese europeo più' produttivo, con i migliori prodotti e gli imprenditori piu' capaci. E ora trova vendetta l'insensibilità tedesca con la quale il Ministro delle Finanze di Berlino non ha voluto tenere conto del voto democratico di un piccolo paese, e contro ogni evidenza ha spinto questo paese in una enorme crisi economica e sociale.
L'Europa oggi evocata da Merkel non esiste più. Non solo la sua rilevanza globale è stata decimata dall'uscita del Regno Unito. Non solo a causa della sua eclatante debolezza economica è diventata poco credibile come modello globale. Ma è stata colpita duramente, e questo è il problema centrale, dal modo in cui proprio il “paese modello d'Europa” ha abusato dell'unione monetaria per perseguire i propri obiettivi, e cioè proprio il progetto che avrebbe dovuto coronare l'unificazione europea.
Le difficoltà che la Germania ha con l'assumere per sé il ruolo di paese guida in Europa o addirittura in occidente arrivano da lontano. Ci fu un tempo in cui si discuteva seriamente su quale paese e in quale situazione avrebbe potuto assumere un ruolo di leadership economica. Era il periodo in cui fu fondato il G7, all'epoca era ancora diffusa una solida conoscenza delle relazioni macroeconomiche complessive e in quegli anni la signora Merkel si occupava ancora di risolvere problemi di fisica nella DDR. Per la leadership economica all'epoca fu stabilito il termine locomotiva. Chi voleva e poteva essere la locomotiva dell'economia mondiale, doveva averne anche l'ambizione morale.
Chi vuole guidare deve anche essere capace di agire
Fino ad ora solo una volta nella sua storia la Germania ha accettato questo ruolo assumendone tutte le responsabilità connesse: nel 1978 sotto Helmut Schmidt. La Germania decise infatti di stimolare la sua economia per mezzo di una politica fiscale espansiva (decisione che poco dopo fu' depotenziata dal rialzo dei tassi operato dalla Bundesbank) e fu proprio allora che la Germania ebbe per la prima volta e per un breve periodo un disavanzo delle partite correnti. Evento che per la CDU/CSU e la loro clientela, come per la FDP, equivaleva piu' o meno alla fine del mondo. Per questa ragione il governo di Helmut Schmidt fu liquidato alla svelta dopo una svolta “spirituale e morale” della FDP.
Negli anni successivi furono solo gli Stati Uniti, grazie ai loro elevati deficit delle partite correnti, a far uscire l'economia mondiale dalle varie crisi economiche. Scelta che di conseguenza li ha portati ad essere l'autorità morale guida in materia di politica economica mondiale. La Germania, in tutti questi anni, quando ci si iniziava a chiedere chi poteva essere la nuova locomotiva dell'economia mondiale, correva subito a nascondersi nell'angolo. Quando gli americani frustrati per la passività dei paesi partner decidono di rifiutare questo posizione, non si puo' certo solo alzare la mano e reclamare questo ruolo per sé.
Chi vuole condurre una locomotiva deve anche mostrare le sue abilità di pilota. Se si prepara ad assumere la leadership mondiale il paese che piu' di ogni altro al mondo ha contribuito a frenare l'economia mondiale con le sue politiche mercantiliste, allora gli altri paesi la prenderanno come una barzelletta. Se i giornalisti tedeschi ossequiosi come Christian Wernicke sulla SZ pontificano sui "piani mondiali" di Merkel, questo significa che probabilmente non hanno compreso né gli aspetti economici né quelli politici del mondo in cui vivono.
In circostanze normali alla fine di un tale commento ci si dovrebbe chiedere: come è possibile che la Cancelliera tedesca pronunci sciocchezze simili sull'economia mondiale, senza che - proprio prima delle elezioni - nessuno dell'opposizione salga sulle barricate reclamando una leadership vera per la Germania? Ma questo non lo si deve piu' chiedere nel nostro paese. Sappiamo per esperienza che il partito che, oltre alla CDU, avrebbe l'ambizione di poter esprimere un Cancelliere, semplicemente non ha una propria opinione sui temi importanti di questo mondo. L'eredità di Helmut Schmidt la vorrebbero tutta per loro, della sua disponibilità ad essere un leader e ad agire in una situazione critica però non vogliono proprio saperne.»