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Xi Jinping e Vladimir Putin 1600x1200 8a181
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L’articolo di Federico Pieraccini, pubblicato da “Voci dall'Estero” (http://vocidallestero.it/), dal titolo “L’ordine mondiale multipolare di Mosca e Pechino”: «nasce come replica alle tesi che Bobo Lo, analista del “Lowy Institute for International Policy”, ha esposto a una conferenza del “Brooking Institute” sulle relazioni sino-russe.»
L’intervento di Bobo Lo: https://www.youtube.com/watch?v=ZreVPJzzwU0).

Federico Pieraccini: «L’ipotesi principale con la quale Bobo Lo comincia a definire la relazione tra Mosca e Pechino è che i due paesi basino la loro collaborazione sulla convenienza e su una convergenza di interessi piuttosto che su un’alleanza. Lo continua spiegando che i principali attriti nella relazione sino-russa riguardano il destino che Putin e Xi riservano all’Europa, in particolare all’Unione Europea, oltre alla differenza di opinioni sul ruolo cinese nel Pacifico. Nel primo caso, Lo afferma che la Russia vuole porre fine al progetto europeo, mentre la Cina spera in un’Europa forte e prospera. Per quel che riguarda la situazione nel Pacifico, secondo questo resoconto,  Mosca vuole un equilibrio di potere tra le diverse potenze, senza che il dominio egemonico venga trasferito da Washington a Pechino.
L’unico merito nell’analisi di Lo è l’aver identificato gli Stati Uniti come principale causa dell’avvicinamento strategico tra Mosca e Pechino, certamente un’ipotesi scarsamente presa in considerazione dai responsabili politici statunitensi. Lo ritiene che l’ossessione di Washington sulla cooperazione tra Cina e Russia sia controproducente, anche se pensa anche che gli Stati Uniti non dispongano in realtà della capacità di sabotare o contenere i molti ambiti di cooperazione tra Pechino e Mosca.
Ciò che manca nell’analisi di Lo sono due fattori essenziali che regolano il modo in cui Mosca e Pechino hanno strutturato la loro relazione. La Cina e la Russia hanno compiti diversi nel promuovere il loro ordine mondiale, ovvero preservare la stabilità globale attraverso mezzi militari ed economici. La loro relazione complessiva di cooperazione reciproca va oltre la regione dell’Eurasia e si concentra sull’intero processo di una globalizzazione sostenibile, nonché su come creare un ambiente dove tutti possano prosperare in modo efficiente e sostenibile. Questo implica l’abbandono dell’attuale ordine mondiale unipolare, bellicoso e caotico.

Mosca e Pechino: sicurezza ed economia
Pechino è stato il motore economico del mondo per oltre due decenni e non mostra segni di rallentamento, almeno non troppo. Mosca, contrariamente alla propaganda dei media occidentali, è tornata a svolgere un ruolo non solo a livello regionale, ma come potenza globale. Entrambi questi percorsi di crescita militare ed economica hanno messo Cina e Russia in rotta di collisione con gli Stati Uniti, l’attuale superpotenza globale che tende a dominare le relazioni internazionali con il bullismo economico, politico e militare, grazie a media compiacenti e politici corrotti.
Nel caso di Pechino, il processo di globalizzazione ha enormemente migliorato il paese, consentendo al gigante asiatico di diventare la fabbrica del mondo, con i paesi occidentali che possono esternalizzare il lavoro a basso costo. In questo processo di crescita economica, negli anni Pechino è passata dall’essere un semplice paradiso dell’outsourcing a basso costo per le imprese private ad essere leader mondiale negli investimenti e nei progetti a lungo termine. I dividendi di anni di accumulazione di ricchezza a spese delle nazioni occidentali hanno consentito a Pechino di essere più di un semplice partner strategico per altre nazioni. La Cina guida il processo di globalizzazione, come recentemente sottolineato da Xi Jinping a Davos, in uno storico discorso. La transizione della Cina da innocuo partner dell’Occidente a potenza regionale con enormi investimenti esteri mette il paese in rotta di collisione con Washington. Inevitabilmente, Pechino diventerà l’egemone asiatico, cosa che i politici americani hanno sempre assicurato che non sarà tollerata.
Il pericolo che Washington vede è quello di una Cina emergente come superpotenza regionale che condurrà le danze nel Pacifico, la regione più importante del pianeta. Gli Stati Uniti hanno molti interessi in gioco nella regione e vedono indubbiamente in pericolo il proprio futuro di leader dell’ordine mondiale. La politica del “Perno Asiatico” di Obama puntava proprio a contenere la Cina e limitare il suo potere economico in modo da ridimensionare le ambizioni di Pechino.
Non sorprende che le preoccupazioni di Washington su Mosca riguardino la rinascita delle sue capacità militari. La Russia è in grado di opporsi a determinati obiettivi degli Stati Uniti (vedi Ucraina o Siria) con mezzi militari. La possibilità del Cremlino di limitare l’influenza americana nell’Europa orientale, nel Medio Oriente e nell’Eurasia in generale è motivo di preoccupazione per i responsabili politici americani, che non riescono a contenere la Russia e limitare la sfera d’influenza di Mosca.
In questo contesto, per garantire la stabilità della regione eurasiatica nel suo complesso - in Asia, in Medio Oriente e in Europa - entra in gioco la divisione strategica del lavoro tra Russia e Cina. Per riuscire in questo compito, Mosca ha assunto prevalentemente l’onere militare, condiviso con altre nazioni amiche appartenenti alle aree coinvolte. In Medio Oriente, ad esempio, la partnership di Teheran con Mosca è vista positivamente da Pechino, data la sua intenzione di stabilizzare la regione e di sradicare il problema del terrorismo, di cui nazioni come la Cina e la Russia sono particolarmente preoccupate.
Sia Putin che Xi sono consapevoli che l’influenza degli estremisti islamici nelle regioni caucasiche in Russia o nella regione autonoma dello Xinjiang in Cina, può essere sfruttata opponendosi ai paesi occidentali. In Nord Africa, l’Egitto ha firmato diversi contratti per l’acquisto da Mosca di veicoli militari, oltre ad aver acquistato le due navi Mistral dalla Francia, affidandosi quindi alle forniture militari di Mosca. Non sorprende pertanto che Mosca ed Egitto abbiano collaborato nella situazione in Libia e in Nord Africa in generale.
Nel sud-est asiatico, Mosca cerca di coordinare gli sforzi per raggiungere un accordo tra Afghanistan, Pakistan e India. L’ingresso di New Delhi e Islamabad (Teheran sarà la prossima) nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), con la benedizione di Pechino, protagonista della riunione dello SCO del 2017, è un risultato fondamentale e la giusta prospettiva dalla quale osservare l’evoluzione della regione. Mosca sta sostanzialmente agendo come mediatore tra le parti ed è anche in grado di interagire con l’India, nonostante la presenza dominante della Cina. L’obiettivo finale di Mosca e di Pechino è di sradicare il fenomeno terroristico nella regione asiatica, con un occhio a ciò che sta succedendo in Nord Africa e Medio Oriente con l’Iran e l’Egitto.

Verso un Ordine Mondiale Multipolare
Il punto di svolta nelle relazioni tra Mosca e Pechino riguarda la capacità di coinvolgere i paesi terzi sotto l’aspetto militare od economico, a seconda delle esigenze e degli obiettivi di questi paesi. Chiaramente nel campo militare è Mosca a condurre, con la vendita di armi ai partner attuali e futuri e la cooperazione in materia di sicurezza (come con le ex Repubbliche Sovietiche dell’Asia centrale o nel Donbass) e con degli interventi mirati, se necessario, come in Siria. Pechino, d’altra parte, agisce in modo diverso, concentrandosi nel campo economico, con al centro in particolare l’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB).
Iniziative come la One Belt One Road (OBOR) (Una zona Una via, ndt) e la Via Marittima della Seta, hanno lo stesso obiettivo strategico dell’iniziativa militare russa, vale a dire assicurare l’indipendenza della regione in una prospettiva geo-economica, raggiungendo accordi win-win, vantaggiosi per tutti i partner coinvolti. Naturalmente, l’accordo win-win non significa che la Cina vinca e poi vinca nuovamente; piuttosto, comporta una serie di concessioni bilaterali che possano arrivare a soddisfare tutti gli attori coinvolti. Un esempio importante a questo proposito, che spiega il partenariato sino-russo, riguarda l’integrazione dell’Unione Eurasiatica con la Via della Seta cinese. Le preoccupazioni russe sullo status predominante del colosso cinese in Asia centrale sono state mitigate da una serie di soluzioni, come il sostegno del programma di infrastrutture dell’OBOR a quello dell’Unione Eurasiatica. Pechino non è interessata a sostituire il ruolo guida di Mosca nei paesi post-sovietici dell’Asia centrale, ma piuttosto a fornire energia e sviluppo economico significativo alle nazioni particolarmente sottosviluppate che necessitano di importanti investimenti economici, cosa che solo Pechino è in grado di garantire.
Il collegamento dell’Unione Economica Eurasiatica  con l’iniziativa One Belt One Road garantisce a Mosca un ruolo primario nel transito di merci da est a ovest, diventando così il punto di collegamento tra Cina ed Europa man mano che il ruolo e la funzione dell’UEE si espandono. Tutti i partecipanti a queste iniziative hanno un’occasione unica per far crescere la loro economia attraverso questa intera rete di collegamenti. Pechino garantisce i soldi per i paesi in difficoltà e Mosca la sicurezza. Lo SCO svolgerà un ruolo importante nella riduzione e nella prevenzione dell’influenza terroristica nella regione, un presupposto per il successo di ogni progetto. Inoltre, anche l’AIIB, e in una certa misura la BRICS Development Bank, dovranno entrare in gioco e offrire garanzie economiche alternative ai paesi potenzialmente coinvolti in questi progetti, al fine di liberarli dalle istituzioni finanziarie internazionali esistenti.
One Belt One Road, e tutti i relativi progetti, rappresentano un’occasione unica in cui tutti i giocatori rilevanti condividono obiettivi comuni e benefici provenienti da questi rivoluzionari rapporti geo-economici. Questo rapporto sicurezza-economia tra Mosca e Pechino è il cuore dell’evoluzione dell’attuale ordine mondiale, dal mondo unipolare al mondo multipolare. Gli Stati Uniti non possono opporsi alla Cina sul fronte economico e alla Russia sul fronte militare. Tutto si riduce a quanto  Cina e Russia possano continuare a fornire e garantire un ombrello protettivo economico e militare al resto del mondo.»

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