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Segue un articolo di Jim Kavanagh pubblicato su “Counter Punch” (http://www.counterpunch.org/), ripreso e tradotto da “Voci dall'Estero” (http://vocidallestero.it/). 

Jim Kavanagh: «Il 20 novembre 2015, due militanti jihadisti attaccarono l’hotel Radisson Blu di Bamako, nel Mali, prendendo circa 100 ostaggi e “lasciando corpi sparsi in tutto l’edificio”. Alla fine di tutto, 22 persone (inclusi i terroristi) erano state uccise. Come scrisse il New York Times: “Il Mali è stato afflitto da instabilità fin dal gennaio 2012, quando ribelli e militanti legati ad Al-Qaeda - armati con i resti dell’arsenale del deceduto leader Muammar Gheddafi - hanno iniziato ad avanzare nel vasto deserto del paese a nord e a conquistare città.”
I media americani ed occidentali non hanno detto molto di questo attacco. La maggior parte dei morti erano maliani, russi e cinesi - e poi, insomma, stiamo parlando dell’Africa; sono cose che capitano. Specialmente in questi luoghi. Quanti di quelli che ora stanno leggendo si ricordano cosa è successo? O le analisi successive? Stiamo parlando dell’Africa. Ecco, questa era la copertura mediatica (ho parlato dell’avvenimento allora, toccando molti punti che sfortunatamente dovrò ripetere ora).
Lunedì scorso, l’attentatore suicida jihadista Salman Abedi si è fatto saltare in aria ad un concerto di Ariana Grande a Manchester, in Inghilterra, uccidendo 22 persone. Salman è cresciuto in una famiglia di immigrati libici anti-Gheddafi. Nel 2011 a suo padre, Ramadan Abedi, insieme ad altri libici inglesi, (incluso uno che era agli arresti domiciliari) “fu permesso di andare [in Libia], senza nemmeno chiedere spiegazioni”, per unirsi al gruppo di combattenti libici islamici LIFG, un gruppo affiliato ad Al-Qaeda, per dare una mano a rovesciare Gheddafi. A Manchester, come dice Max Blumenthal nel suo ottimo pezzo su Alternet, “ha fatto parte di una tratta clandestina orchestrata dall’MI5 (il Servizio di Sicurezza americano, ndVdE), che ha spinto gli esuli anti-Gheddafi in prima linea nella guerra per rovesciarlo“. A Manchester, Salman viveva vicino a molti militanti LIFG, incluso un esperto fabbricatore di bombe. Era un gruppo duro, e tutti - inclusi i poliziotti e i vicini musulmani di Salman - sapevano che faceva sul serio. Come riporta Middle East Eye, era “Noto ai servizi di sicurezza” e alcuni dei suoi conoscenti “lo avevano denunciato alla polizia attraverso la hot-line anti terrorismo”.
Tutto chiaro? La famiglia Abedi faceva parte di una cerchia protetta di soldati Salafiti, usati dall’”Occidente” per distruggere lo stato della Libia. Esiste un buon numero di questi gruppi nel mondo che sono stati usati per decenni per rovesciare governi relativamente prosperi e stabili, ma non sufficientemente arrendevoli, del mondo arabo e musulmano - e i membri di questi gruppi hanno perpetrato molti attacchi efferati nei paesi occidentali, tramite varie strade tortuose. Nel nostro caso, la linea diretta che va dalla Libia al Mali a Manchester è particolarmente semplice da tracciare.
E’ un peccato che non molte persone in occidente e in Gran Bretagna abbiano fatto attenzione a quanto avvenuto in Mali due anni fa. E’ un peccato che non abbiano riflettuto sulla catena di interventi jihadisti provocati in Medio Oriente dagli Stati Uniti e dai loro alleati, o alla connessione di questi con gli attacchi jihadisti nei paesi occidentali. E’ un peccato che non si siano accorti della infinita arroganza delle potenze occidentali (USA, NATO) e del Medio Oriente (il Golfo, Israele) che pensano di poter prima scatenare e poi tenere a bada i guerrieri jihadisti, secondo il bisogno. E’ un peccato che non capiscano la contraddizione tra il lutto per le bombe di Manchester e la richiesta di bombardare la Siria.
E’ un peccato che i media occidentali (ossia quelli controllati dagli americani) non forniscano le informazioni necessarie a comprendere queste cose: ossia una copertura e un’analisi costante dell’ovvia relazione tra i continui orrori perpetrati dai militanti jihadisti e i continui orrori perpetrati dall’Occidente e dai governi suoi alleati. Possiamo scommettere che nessuno si sarà dimenticato dell’attentato di Manchester tra due anni. E’ avvenuto nella buona vecchia Inghilterra dopotutto, e molte delle vittime erano belle ragazze inglesi. Possiamo anche scommettere che l’analisi dei media continuerà a non fornire una spiegazione sul perché questi musulmani amici della morte ci odiano così tanto. Una copertura mediatica di questo tipo.
Gli attentatori jihadisti in Mali e l’attentatore jihadista di Manchester sono conseguenze dirette - non effetti collaterali, ma rampolli deliberatamente allevati - del colpo di stato americano-britannico-francese-NATO in Libia, un progetto eseguito dall’amministrazione Obama e guidato da Hillary Clinton.
Prima della gloriosa rivoluzione, la Libia di Gheddafi aveva il più alto standard di vita in tutta l’Africa, secondo l’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite. Prima dell’assalto jihadista appoggiato dalle campagne di bombardamento della NATO, la Libia di Gheddafi era un’ancora di stabilità nell’Africa del Nord, come ben sapevano e riconoscevano perfino gli USA e il Regno Unito, secondo un dispaccio dell’ufficio di servizi stranieri americano di Christopher Stevens, pubblicato da wikileaks:
“La Libia è stato un forte alleato nella guerra al terrorismo e la cooperazione nei canali di collegamento è eccellente… le critiche di Muammar Gheddafi all’Arabia Saudita per il presunto sostegno all’estremismo Wahabita, una fonte di continua tensione tra la Libia e l’Arabia, riflette una preoccupazione più ampia della Libia riguardo alla minaccia dell’estremismo. Preoccupato che i soldati di ritorno da Afghanistan e Iraq possano destabilizzare il regime, il [governo della Libia] ha adottato decisi interventi per arrestare il flusso di combattenti stranieri, monitorando in maniera più rigorosa i punti di entrata nel paese, portuali e aereoportuali, e indebolendo il consenso ideologico verso l’islam radicale.
L’intervento umanitario di Inghilterra,  Francia e  NATO ha messo fine a tutto questo, rovesciando il governo libico con pretesti completamente inventati, contravvenendo ai principi fondamentali del diritto internazionale, e in violazione di una risoluzione ONU da loro invece addotta a  giustificazione dell’intervento. Gli esecutori e i beneficiari di quella aggressione sono stati quei jihadisti che hanno imperversato dal Mali a Manchester. E’ un collegamento chiaro e lampante.
Lo stesso Gheddafi mise in guardia Tony Blair che “un’organizzazione [la LIFG] aveva impiantato cellule dormienti nel Nord Africa, note come organizzazioni di Al Qaeda in Nord Africa”. Il figlio di Gheddafi, Saif, mise in guardia dicendo che rovesciare il governo libico avrebbe trasformato il paese nella “Somalia del Nord Africa, o del Mediterraneo” e che “vedrete milioni di immigrati illegali. Il terrore sarà il passo successivo”.
Grazie a Blair, Obama, la Clinton e Sarkozy, è esattamente quel che è successo. Lo Stato libico è stato distrutto, e il terrore ora è dentro le porte dell’Occidente.
Gli Occidentali e gli Americani scandalizzati dagli atteggiamenti pacchiani di Gheddafi possono averlo trovato, o possono trovarlo ancora, difficile da accettare, ma bisogna dirlo chiaro: nel 2011, Gheddafi aveva ragione riguardo a quello che stava succedendo in Libia, e tutti gli ottimi e brillanti conservatori guerrafondai e i liberal “umanitari”, dentro e fuori dal governo, avevano torto. Anche un sacco di radicali di sinistra, incluso me stesso; anche se mi sono veementemente opposto all’intervento USA-NATO, anche io avevo considerato le denunce di Gheddafi come pretesti.  Ma ecco cosa abbiamo (almeno qualcuno) imparato: quello che stava succedendo il Libia era la stessa cosa che era successa in Afghanistan negli anni ‘80, la stessa che sta succedendo oggi in Siria, e ancor di più quello che è successo in Iraq.
In mezzo a tutta questa nefasta catena di distruzione, nessuno al mondo ha commesso crimini peggiori dei liberal “umanitari”, dentro e fuori dal governo, che hanno progettato e/o sostenuto un programma di caos imperialista per distruggere società relativamente prospere e laiche del mondo arabo e musulmano, rimpiazzandole con il paradiso dei jihadisti settari. E nessuna forza al mondo è più responsabile dell’ascesa dei lupi jihadisti, solitari o organizzati, degli Stati Uniti e dei loro accondiscendenti alleati, inclusa la gran Bretagna.
Che piaccia o non piaccia ai democratici americani, chiunque si lamenti di Manchester deve saperlo: piangiamo gli orrori di Manchester oggi perché ieri Hillary Clinton rideva dell’orrore che aveva inflitto alla Libia - incluso l’assassinio di Gheddafi operato dai rampolli Salafiti che lo hanno sodomizzato con una baionetta: “Siamo venuti. Abbiamo guardato. Lui è morto [sorriso a 32 denti e gioiosa risata]”. Sì, proprio così.
Ah, ah! Magari potrebbe farsi assumere come attrice comica a Manchester.
Dico davvero: alla luce di quello che sappiamo della Libia e di Manchester, nessuna delle riprovevoli affermazioni fatte da Trump  raggiunge lo squallore del perverso atteggiamento di Hillary in questo video: https://www.youtube.com/watch?v=Fgcd1ghag5YE’ un’immagine da non dimenticare.
Sono sicuro che l’attuale presidente, se ne avrà il tempo - e se non ce l’avrà, lo farà un altro repubblicano o democratico al posto suo - potrà fare anche di peggio rispetto a Hillary, ma Donald Trump al momento non è nemmeno andato vicino a commettere la serie di crimini di cui si sono macchiati Hillary Clinton e Barack Obama (seguendo la tradizione dei precedenti cinque governi americani). Questi crimini hanno prodotto gli orrori gemelli del caos imperialista e jihadista, di cui è un ottimo esempio la distruzione della Libia, e un altro è l’uccisione di giovani partecipanti ad un concerto a Manchester. E’ una profonda, persistente politica bipartisan, molto più grave e difficile da affrontare della questione di quale personaggio di facciata, uomo o donna che sia, sarà chiamato a venderla.
Manchester è l’ultima iterazione di uno schema che abbiamo vissuto così tante volte, come il sogno di Ricomincio da capo. Alla fine del mio articolo di due anni fa, esortavo ad aprire gli occhi e speravo che gli americani si svegliassero. Ma a un sacco di americani democratici e di sinistra, inclusi i seguaci di Sanders, piace ancora immaginare che ci sia uno spazio politico in cui si possono insediare chiamato Imperialismo Progressista. Ma non c’è. L’imperialismo con lo stato sociale e il Medicare e l’Obamacare - perfino una sanità interamente pubblica - è sempre imperialismo, ed è necessariamente reazionario e fascista. L’imperialismo delle pari opportunità è sempre imperialismo. Presidenti o generali neri, o donne, o immigrati del Sudamerica, o LGBTQ,  non rendono l’imperialismo meno criminale, o pericoloso, o meno inevitabilmente distruttivo dello stesso sbandierato programma interno progressista.
Ignorare e mettere da parte quello che gli USA fanno in Libia, Iraq, Siria o Palestina perché… Trump! I Repubblicani! significa ignorare un elemento fondamentale delle politiche progressiste che è anche  un immediato pericolo per il paese. Si può anche farlo, ma quelli che lo fanno, non possono poi sostenere di voler seriamente affrontare gli orrori di una tragedia come quella di Manchester, anche se versano un fiume di lacrime.
Temo che siamo bloccati proprio a questo punto. Le assurdità di Trump richiamano tra le persone per bene la nostalgia di un immaginario eccellente governo democratico che sarebbe scomparso il 20 gennaio. La Resistenza potrà anche riuscire ad ottenere una sanità pubblica - la cosa più spendibile politicamente; ma questo non farebbe che evitare la questione più spinosa dell’aggressione americana in paesi come la Libia e la Siria, e soccomberebbe al pericoloso, guerrafondaio, russofobico programma del complesso militare e dei servizi segreti.
Siamo ancora al sogno,  e temo che ci vorrà uno shock molto peggiore di Manchester prima che gli americani inizino a svegliarsi.»

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