Quello che segue è un interessante articolo di Cesare Sacchetti pubblicato da “Libero Quotidiano” (http://www.liberoquotidiano.it/) dal titolo: “Il piano segreto della Commissione UE: estendere l’Euro a tutti gli Stati UE”.
Scrive Cesare Sacchetti: «Un incontro a porte chiuse e riservato si è tenuto a Strasburgo tra alti rappresentati della Commissione Europea e alcuni membri selezionati del Parlamento Europeo. L’oggetto della discussione è stato la riforma della struttura dell’eurozona e il suo “completamento”. La notizia è stata pubblicata dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung che è entrato in possesso del resoconto di questo meeting riservato e ha rivelato i passi successivi di cui si sta già discutendo a Bruxelles. I rappresentati della Commissione UE hanno chiesto esplicitamente agli eurodeputati di non registrare le conversazioni avvenute durante il meeting per non far filtrare all’esterno i dettagli del piano.
All’incontro erano presenti Pierre Moscovici, commissario per gli affari economici e monetari, e Valdis Dombrovskis, vice-presidente della Commissione UE. Sono stati loro a presentare ai deputati europei i dettagli del documento preparato dalla Commissione UE che si propone di riformare l’eurozona.
Nel piano di Bruxelles si parte dal presupposto di rafforzare la “supervisione democratica” dell’unione monetaria. Attualmente una parte rilevante dei poteri di controllo sulla moneta unica sono racchiusi nella mani dell’Eurogruppo, l’istituzione che rappresenta tutti i ministri delle finanze dell’eurozona. La riforma proposta dalla Commissione passa da un depotenziamento di questa istituzione, definita da Moscovici come un “corpo chiuso”.
E’ per questo che secondo i due commissari è al più presto indispensabile una “democratizzazione dell’unione monetaria”, un obbiettivo che passa necessariamente da un maggiore coinvolgimento del Parlamento Europeo sulla supervisione delle politiche monetarie dell’eurozona. Un altro nodo sul quale si è discusso all’incontro è quello dell’istituzione di un fondo per promuovere maggiormente gli investimenti pubblici. Moscovici avrebbe rilevato in questo senso il completo fallimento del piano di investimenti voluto dall’UE nel 2014 — il cosiddetto “Piano Juncker” — dovuto soprattutto a causa delle rigide regole imposte dal Patto di Stabilità.
Secondo le prime indiscrezioni riportate dal giornale tedesco, questo ventaglio di proposte sarebbe stato già sottoposto a Berlino, ma la Cancelliera Merkel non sarebbe favorevole a nessuna di esse. La politica dei falchi tedeschi sembra essere l’ostacolo più grande alla realizzazione dei piani della Commissione UE, visto che Berlino sarebbe fermamente contraria all’istituzione di un nuovo fondo comunitario per gli investimenti pubblici.
I due commissari europei hanno scartato anche l’ipotesi degli eurobond per condividere il debito pubblico degli stati dell’eurozona a livello europeo, mentre il vero obbiettivo della Commissione è quello di “completare” l’unione monetaria. Attualmente l’eurozona è costituita da 19 paesi e l’UE da 27. Secondo i trattati europei, questa distinzione non dovrebbe sussistere e tutti i paesi membri dell’UE dovrebbero adottare la stessa valuta. Nonostante questa condizione, la Danimarca e la Gran Bretagna (quando ancora faceva parte dell’UE) chiesero e ottennero l’inserimento della clausola dell’opting out, che ha consentito ad entrambi di restare fuori dall’Unione monetaria.
La Danimarca tenne anche un referendum sull’adesione alla moneta unica, e il 53,3% degli elettori danesi si espresse per il rifiuto di entrare dentro l’euro. Ora la Commissione ritiene che non sia più possibile appartenere all’UE senza far parte dell’Unione Monetaria e si propone di far entrare gli altri 8 stati (Polonia, Rep. Ceca, Ungheria, Croazia, Romania, Svezia, Danimarca e Bulgaria) membri dell’UE dentro l’euro entro il 2025.
Tra questo gruppo i paesi che si oppongono di più all’ipotesi di aderire alla moneta unica sono Polonia, Rep. Ceca e Ungheria, membri anche del gruppo di Visegrad e tra i più fermi oppositori alle politiche di redistribuzione dei migranti nei paesi membri dell’UE. Se la Commissione UE andrà avanti con il proposito di estendere l’euro anche a questi paesi, si preannuncia un nuovo durissimo scontro tra il gruppo di Visegrad e Bruxelles.»