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Di seguito l’intervista che il professor Paolo Becchi (ordinario di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Genova e co-direttore dell'Istituto per gli studi giuridici Lucernaiuris dell'Università di Lucerna) ha rilasciato ad “IntelligoNews” (http://www.intelligonews.it/) a proposito della “discussa” sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato un indiano Sikh che circolava con un coltello sacro, secondo i precetti della sua religione...

Come commenta questa sentenza della Cassazione?

«Direi che tutto sommato si tratta di una sentenza che può sorprendere, tenendo presente il clima in cui viviamo in Italia per cui noi dobbiamo adeguarci ai valori di chi arriva e non viceversa; questa sentenza ribadisce quella che mi pare un'ovvietà: se tu vieni in casa di un altro devi adattarti ai costumi che trovi e non l'opposto. È un risultato condivisibile. Io ovviamente non ho nulla in contrario se una donna di religione islamica in casa o per strada gira con il velo, diversamente se gira integralmente coperta e nessuno può capire chi si cela dietro quel vestito. Ci sono dei valori che per noi sono fondamentali, come quello del rispetto dell'integrità fisica per esempio.»

Allora ci sono dei valori, che vengono definiti 'occidentali' a cui conformarsi?

«Io per adesso trascurerei il discorso legato all'Occidente e credo che in Europa, al di là di quel che è diventata, siano nati alcuni principi universali e fondamentali: partendo dalla Grecia classica e arrivando al cristianesimo e che sono legati al rispetto della dignità umana. Valori intrinseci che restano fondamentali e che possono essere considerati universali, che non riguardano solo la nostra cultura, dunque validi per ciascun uomo e che dovrebbero essere accettati dall'umanità intera. Penso al rispetto dell'integrità del proprio corpo e al caso dell'infibulazione per esempio. Il dato di fatto è che non possiamo andare a vietare questa o altre pratiche nel Paese dove esse vengono seguite, ma qui da noi il rispetto dell'integrità della persona vale per tutti oppure si è liberi di tornare al proprio Paese. Che la Cassazione oggi riconosca questo principio non può che far piacere. Non c'è superiorità di alcuni valori su altri, ma il riconoscimento della persona umana deve essere un principio che va oltre tutti i discorsi. Non si tratta nemmeno di imporre qualcosa a qualcuno ma di accettare ciò che dovrebbe essere accettato da ciascun essere umano. Poi è ovvio che ci sono dei valori che variano, ma ad esempio da noi l'assoggettamento della donna non esiste più, è un valore che è stato superato.»

In molti dicono che i populisti avevano ragione a dire da tempo che si rispettano le regole del Paese dove si va. E' d'accordo?

«Questo è un principio fondamentale che dovrebbe stare alla base di un nuovo diritto naturale moderno: stare con chi si vuole significa, implicitamente, che tu devi accettare di stare con me e per stare insieme dobbiamo avere qualche elemento comune. Se ci sono elementi tra loro completamente diversi allora io non sto con te e tu non sei obbligato a stare con me. Certamente il futuro sarà determinato, dal punto di vista politico, da questa alternativa fra populisti che rivendicano le proprie identità e altre forze che vogliono omogeneizzare tutto, ma questa omogeneizzazione non può esistere se non su principi come il rispetto della dignità umana che è vincolante. Qui stiamo andando oltre, i globalisti non vogliono più l'essere umano e parlano ormai di post-umano: la battaglia per il riconoscimento della dignità umana sarà fra populisti e elite globaliste che vanno verso un mondo post-umano. Ovviamente qui si va al di là del discorso di cui parliamo, ma il fatto che i populisti rivendichino l'identità è del tutto normale e non significa lottare contro le identità: se vieni qui e ti adatti a ciò che trovi e i tuoi costumi non entrano in conflitto con quelli pubblici nessuno ti potrà negare la tua religiosità o il tuo modo di mangiare, ma questo non significa che tu li possa imporre a me. E penso alla questione della carne di maiale nei locali pubblici o della rimozione del crocifisso nei luoghi pubblici, o alla celebrazione del Natale e al presepe. Non si può capovolgere la realtà. La Cassazione ha fatto capire una cosa: se venite qui dovete, almeno in parte, accettare il nostro sistema di valori. Se non vi vanno bene potete rimanere altrove, non necessariamente si deve convivere se i valori sono incompatibili.»

 

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