Così come la dinamica delle placche terrestri determina la formazione della crosta superficiale del nostro pianeta rendendolo un puzzle in perenne movimento, così la tettonica della finanza sposta inesorabilmente vaste aree continentali verso le profondità di un grande buio, in un’azione inarrestabile che si propone di realizzare una nuova geo-economia del potere incentrata sulla sopraffazione di un continente su un altro, o, per meglio dire, di un gruppo di persone su un altro.
In natura questo processo ha luogo senza interruzione per periodi più o meno lunghi in relazione a vari fattori normalmente legati alla resistenza delle masse coinvolte, nonché alla durata e intensità delle forze in campo, e comunque almeno fino a quando lo stress accumulato non può essere più assorbito e il sistema finisce per collassare, reagendo in maniera devastante a una condizione divenuta oramai insopportabile.
Soffermarsi sulle analogie tra il suddetto processo naturale e la nostra condizione di cittadini sottoposti a un lento processo di subsidenza economica e sociale da parte di autocrati europei e’ umiliante e abbastanza scontato, per cui sposterei l'attenzione sulle motivazioni che concorrono al raggiungimento del suddetto punto di rottura. La domanda che mi pongo quindi non e’ relativa a quando questo drammatico evento accadrà, perché e’ scontato che questo momento arriverà prima o poi, bensì a quanto “spontaneo” e' il processo che ne sta determinando il suo avvicinamento.
Il mio interrogativo nasce nel bel mezzo di un momento storico caratterizzato da molteplici aspetti contraddittori della vita economico-politica contemporanea, dove da un lato al povero cittadino viene fatto credere di potersi riappropriare dei diritti perduti semplicemente urlando o condividendo con altri il proprio disgusto verso l'attuazione di politiche oligarchiche omicide, e dall’altro tecnocrati super-milionari barricati nella stanza dei bottoni del potere che attuano una strategia di indebolimento dei più elementari diritti alla sopravvivenza di intere popolazioni, grazie anche all'incapacità di quest'ultimi di tradurre, con altrettanta determinazione, un'idea comune di opposizione in azione di rinnovamento.
Leggo quindi da vari blog / siti online ad esempio che:
1) Dopo aver osteggiato per anni l'eventualità che uno stato membro potesse uscire dall'Eurosistema, ultimamente Mario Draghi sembra ammorbidire la sua posizione intransigente dichiarando che una Nazione può uscire dall’Euro, a patto ovviamente di perfezionare prima dell'uscita i propri crediti o debiti verso la BCE (tra l'altro con l'arroganza di chi non ricorda o fa finta di non ricordare che e' un popolo a decidere se voglia o meno usare una moneta)
2) viene dichiarato sempre più insistentemente che l'Italia si sta drammaticamente avvicinando a un punto di non ritorno relativamente ai costi da sostenere per un'eventuale Italexit, e che se si vuole uscire dall’euro questo deve avvenire subito
3) siccome l’uscita di un paese membro con situazione debitoria pesante provocherebbe una distribuzione del debito sugli altri paesi rimasti, a causa della impossibilità di saldarlo, c'e' chi starebbe auspicando una strategia del fuggi-fuggi immediato, in modo da evitare di sobbarcarsi il fardello della quota debitoria di un paese appena uscito.
Ecco, a prescindere dalla titolarità di tali dichiarazioni, e soprassedendo sull'evidente stato di ostilità che anima i rapporti all'interno dell'Unione Europea, mi sembra altrettanto evidente la determinazione che anima la classe dirigente europea a creare volontariamente i presupposti di una crisi irreversibile. E lo scopo finale di tale pratica, attuato paradossalmente anche grazie agli appelli alla "salvezza" di quegli euroscettici che si oppongono con forza all'attuale regime eurocratico, sarà quello di legittimare speculatori, banche, investitori e Stati-padroni alla devastante predazione della carcassa moribonda di uno Stato oramai agonizzante, razziando in primis quei tanto agognati risparmi degli italiani che l'Europa ha cercato con tutti i mezzi di accaparrarsi senza ancora riuscirci.
Tutto questo mi ha improvvisamente riportato alla memoria un evento accaduto, se non ricordo male, verso la fine degli anni 70, quando una telefonata anonima ad una stazione di polizia locale dichiarò la presenza di una bomba all'interno dei locali, e che soltanto l'evacuazione dell'edificio avrebbe salvato la vita ai militari... accadde così che una volta usciti la bomba esplose, ma non dentro bensì all’esterno della stazione, uccidendo gran parte di coloro che erano usciti per mettersi in salvo.
Chissà se in questo caotico momento storico, così tragico per il nostro paese, riusciremo a ragionare a mente fredda su tali istanze e distinguere le intenzioni di un populismo mitomane da quelle di chi si spende per cercare una soluzione veramente democratica e innovativa in grado di riavvicinare i popoli agli ideali progressisti di unione e partecipazione, in opposizione al pensiero arrogante e insostenibile di chi comanda un'Europa senza futuro perché spudoratamente a favore di una idea di potere che annichilisce chiunque intraprenda con virtù la via della giustizia.
L'Unione Europea e la geologia del potere ai tempi dell'Euro
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- Postato da Francesco Finistauri