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Vincenzo lancia l’opera attraverso la presentazione che segue…


La scena mondiale e il Movimento Roosevelt (prefazione di Nino Galloni)


Almeno tre sono le grandi questioni presenti sul tappeto della scena mondiale, europea e nazionale.

La prima è che dopo gli anni Sessanta - quando l’umanità aveva conseguito il superamento dei vincoli tecnici e materiali della scarsità - il livello di consapevolezza degli Stati, delle imprese, delle banche, dei sindacati e dei Partiti non si è evoluto al passo delle grandi potenzialità produttive e tecnologiche che l’umanità stessa aveva raggiunto.

Ciò ha determinato la chiusura della grande finestra che già negli anni Settanta si era aperta verso il superamento dell’economia capitalistica (cioè prioritariamente orientata al profitto ed alla valorizzazione del denaro); conseguentemente, le forze della conservazione ripreso vigore in nome del ritorno al liberismo ed alla onnipotenza del mercato, hanno distrutto le basi della solidarietà civile nazionale ed internazionale inaugurando un trentacinquennio da incubo, comprendente una lunghissima crisi: solo in seconda battuta - come conseguenze - definita economica e finanziaria. In realtà, più politica (quando la politica stessa ha lasciato il posto primario alla dittatura di un’ economia tanto insostenibile quanto contraddittoria) e, appunto dei livelli di consapevolezza: gli Stati hanno abbandonato la loro funzione di tutela delle fasce più deboli della popolazione per ergersi nuovamente ad arbitri della regolamentazione delle ragioni della forza; le banche non hanno più esercitato una funzione di creazione del credito a favore dei soggetti che detenevano sufficiente progettualità economica; le imprese hanno ottenuto la continua riduzione del costo assoluto del lavoro che ha frenato un’adeguata crescita della domanda interna (premessa allo sviluppo delle economie di scala e della riduzione dei costi per unità di prodotto);

i sindacati hanno abbandonato - con le buone o con le cattive - la via maestra della difesa dei salari per accettare il devastante scambio tra occupazione e flessibilità che ha trasformato quest’ultima da vincolo da rispettare ad obiettivo da massimizzare e, quindi, in precarizzazione sempre più selvaggia; la politica ha accettato che le presunte necessità dell’ economia dovessero prevalere sopra gli interessi generali di tutta la popolazione.

La seconda riguarda il superamento dell’attuale modello capitalistico ultrafinanziario (vuol dire che l’obiettivo non è più tanto quello finanziario della valorizzazione dei titoli, ma la massimizzazione della loro emissione che oggi è pari a 54 volte il PIL mondiale);  dopo il 2008 collateralizzato: infatti, il sistema si basa sull’acquisto dei titoli tossici (il collaterale) da parte delle Banche Centrali contro l’emissione o la autorizzazione ad emettere illimitatamente mezzi monetari a interessi zero o, addirittura, meno e la sottomissione (accorpamenti, chiusure, commissariamenti, eccetera...) delle banche universali che mischiano finanza speculativa e credito.

Di tale evidente eccesso di liquidità niente arriva all’economia reale perché chi domanda moneta - compresi gli Stati indeboliti dalla perdita di sovranità - ha rating sbagliato e chi ha rating giusto non la domanda (visto che ci sono deflazione e crisi e scarse prospettive di profitto dalle attività reali).

L’ultima spiaggia per questo sistema sarà la “helicopter money”, ovvero forme di reddito di cittadinanza slegate dalle attività produttive. Se fossero connesse ad un rilancio occupazionale dove la produttività per addetto è bassa, ma la domanda sociale di servizi intensa, si negherebbe il fondamento del capitalismo stesso ovvero la sua valorizzazione. Il sistema continuerà finché potrà produrre moneta elettronica a costo zero, ma senza garantire né il risparmio, né il lavoro, né le speranze delle presenti e future generazioni.

Benché sia possibile ipotizzare vie di uscita da questo sistema (ritorno ad un’economia espansiva voluta da Cina, Russia, India, la parte pensante degli USA e altri; superamento del capitalismo stesso), rimane la sottoquestione di chi debba gestire la transizione: solo e unicamente forze e Governi affidabili per chi vuole completare il superamento della Democrazia, del welfare universale e dei Diritti. La sottoquestione appare particolarmente scabrosa in Paesi come l’Italia dove i ceti produttivi ancora non si sono del tutto piegati alla finanza e dove esistono ancora ingenti risorse da predare.  L’Italia è l’unico Paese della stessa Europa dove esistano 650.000 persone con un capitale mobiliare disponibile superiore ai 500.000 Euro (dati “Private Banking”); e altri 6 milioni con un capitale mobiliare oltre i 50.000 Euro. Ciò fa supporre che il “bail in” sia stato inventato per questi target tutti italiani e spiega, al proposito, il malcelato disagio di Renzi e Visco.

Ma sarà Renzi a guidare la transizione italiana o, invece, in nome della difesa dell’Euro, dell’Europa e di un reddito di cittadinanza funzionale all’aggravarsi della perdita di sovranità dei cittadini stessi sarà un’altra forza emergente? Non sarà la destra xenofoba, non sarà il neocentrismo berlusconiano ma l’emergente Movimento 5 Stelle se non saprà ritrovare qualcosa di grande al suo interno.

Renzi vuole giocare un’ultima carta col referendum costituzionale; ma anche in caso di vittoria dei Sì (oggi sappiamo che le sue speranze di un Sì sono state seppellite dai NO) la sua sorte sarebbe segnata se chi comanda a livello europeo ed internazionale dovesse intravvedere qualche pericoloso disallineamento nei propositi e nelle dichiarazioni dell’attuale leader.

D’altra parte la guida della transizione non è un ostacolo alla transizione (che potrebbe anche essere determinata dai popoli che dialogano tra loro nel rispetto degli interessi generali e di tutti): quindi, su temi che stanno diventando strategici - come il reddito di cittadinanza - occorrerà compiere ogni tipo di sforzo nella prospettiva di forme di superamento del capitalismo che stanno già cominciando a maturare.

La terza grande questione riguarda gli USA o, più esattamente, la loro egemonia con le sue conseguenze.

L’ordine mondiale dovrebbe essere fallito per ammissione del suo più illustre stratega, Henry Kissinger, che, nel suo ultimo libro - “Mondial Order”, appunto... - lo dichiara con disarmante schiettezza: «Abbiamo devastato popoli e Paesi per disarticolare gli Stati nazionali, ma non ci siamo riusciti; il Mondo futuro non sarà a piena guida USA, anzi: non si sa cosa sarà, forse emergeranno equilibri regionali, forse no.»

In realtà Cina, Russia e India (e non solo) hanno scombinato i piani neocon che credevano di aver trovato nella caduta del muro di Berlino - con le sue conseguenze di breve e medio termine - la prova della direzione che la Storia stava prendendo.

Invece, proprio la globalizzazione doveva produrre un tiro mancino alla bieca strategia neocon: proprio quei Paesi che vennero indicati - all’inizio degli anni Novanta - come lo strumento di riequilibrio alla deflazione salariale nei Paesi occidentali (che segnò la sconfitta delle forze operaie e democratiche) che poteva venir sostenuta solo importando commodities a basso prezzo, finirono per sfruttare la loro neo-acquisita forza allo scopo di rendere plurale e non più singolare il complesso delle relazioni internazionali.

Ciò apre a prospettive del tutto nuove e positive per il pianeta, ma il neo-conservatorismo sconfitto non è affatto morto. Il conflitto negli USA tra, da una parte, l’emergente realismo che potrebbe trovare nei BRICS e dintorni dei partners importanti e, dall’altra, l’ancor presente progetto neocon, appare ancora in corso.

I neocon hanno maggiori appoggi in quelle componenti (soprattutto inglesi) che considerano gli USA ancora una colonia (figuriamoci noi!) e nella grande finanza, si pensi ai Sauditi, ma non solo. Paradossalmente, oggi, sono i vertici amministrativi, militari e di intelligence (USA e israeliani) ad opporsi al conflitto primario con la Russia di Putin (solo piegando quest’ultima il progetto neocon avrebbe un senso) perché sanno che le capacità di reazione russe, cinesi e iraniane non permettono una difesa sufficiente dei Paesi della Nato.

I neocon riuscirono ad impedire la nomination di Hillary Clinton nove anni fa mettendo in campo una pedina della finanza, ma a distanza di tempo i giochi si sono rovesciati: la Clinton è divenuta guerrafondaia e Obama, pur tra preoccupanti oscillazioni, ha impedito l’irreparabile in Siria, dialogato con Putin, aperto il discorso a potenze regionali come l’Iran in Medio Oriente contro Sauditi, Inglesi e Israeliani. Dal caso libico - dove ha criticato l’avventurismo inglese e francese - sono giunte aperture ad un ruolo primario dell’Italia nel Mediterraneo. L’Egitto, invece, si era spostato su Sauditi e Inglesi, prendendo le distanze dall’Iran ed è in questo contesto che si é verificata la vicenda Regeni.

Se, comunque, negli USA, si imponesse una regia non neocon, per l’Italia si aprirebbe una prospettiva eccezionale da combinare al peggioramento nelle condizioni non solo economiche dell’Area Euro: l’abbassamento del baricentro dell’Europa verso l’Africa e il Medio Oriente, unica premessa per la pace, la ripresa economica, il dialogo Est-Ovest, il rivoluzionamento infrastrutturale del Mediterraneo stesso e la soluzione dei flussi migratori (oggi arenati su ridicole quanto  pericolose dissertazioni - senza futuro o costrutto - su accoglienze e respingimenti).

Nel caso di una vittoria dei neocon tutto si complicherebbe, é vero, ma bisogna considerare che i vertici militari, amministrativi e di intelligence opporranno resistenza alle avventure della Clinton (ben diverso sarà con Trump?) e che, comunque, l’Italia può alzare il prezzo di una sua fedeltà alla Nato fino a forzare il proprio ruolo nel dialogo Est-Ovest comprendente gli interessi ed il ruolo russo-cinese nel Mediterraneo.

Solo lo scontro aperto esporrebbe l’Italia al disastro anche dal punto di vista della incolumità della popolazione, a causa della sua esposizione militare.

In conclusione, l’Unione Europea appare sempre più incartata nella logica fallimentare dei Trattati che la escludono da una vera ripresa economica, da un ruolo decente nel Mediterraneo, da un’adeguata governance del tema immigrazione. Continuerà a pagare il suo posizionamento internazionale essendo il luogo di esercizio del terrorismo sunnita che ci usa come bersagli in vista di dimostrazioni finalizzate unicamente agli equilibri interni al Mondo Sunnita stesso ed allo scontro storico con gli Sciiti.

In tutto ciò, la Russia ha preso una posizione che all’Italia potrebbe star bene: Ortodossi, Sciiti, Cattolici… Ma Gran Bretagna (col suo divide et impera), USA con i loro limiti di lettura degli Scenari (aiutando questa o quella componente antirussa o sedicente filoamericana che, poi, una volta armata e finanziata, continua la politica fondamentale di ricerca di potere interno al Mondo Sunnita), la stessa UE si sono resi responsabili - assieme alla Goldman Sachs - della destabilizzazione dell’area mediterranea con le “Primavere”, giunte fino all’Ucraina. Anche l’Italia potrebbe essere interessata da una Primavera eversiva se - dall’immane lotta con Morgan Stanley in tutte le sue espressioni - almeno uno dei tre poli dell’attuale politica italiana non saprà emanciparsi dalla stretta di una finanza che punta a controllare la nostra agricoltura in una prospettiva di ulteriore deindustrializzazione del Paese e rilancio di un tiket settore primario - turismo (con annessi beni culturali). I nuovi movimenti, quindi, potrebbero anche dar vita ad una nuova aggregazione che sappia contenere le mire di Morgan e Goldman puntando su un nuovo progetto dove la finanza alternativa - legata all’Iran, al Vaticano, alla Russia, eccetera - sappia contrapporsi a Sunniti e altro.

Molto dipenderà da Trump, ovviamente, e la musica potrebbe cambiare (in meglio anche per noi Italiani… se ci svegliamo… l’esperienza del Comune di Roma insegna): i suoi buoni rapporti con Putin - che, pare, guardi all’Italia più di Trump - potrebbero risultare la carta decisiva.

Certo è strategico, per Trump, ridimensionare la Cina, ma ciò potrebbe avvenire senza esagerati scossoni con la svalutazione del Dollaro; in caso contrario, una guerra commerciale potrebbe risultare pericolosa e, allora, si vedrà.

L’Europa è destinata a perdere comunque, salvo agganciare l’Euro al Dollaro ed accettare dai singoli Stati la emissione di moneta a circolazione nazionale finalizzata a finanziare il riassorbimento della disoccupazione, le emergenze locali e la gestione dei flussi migratori.

I giovani del referendum devono trovare in una grande mobilitazione finalizzata allo sviluppo e al bene generale momenti di coagulo per un’economia al servizio dell’umanità e non tiranna del loro futuro.

Il Movimento Roosevelt, quindi, che so già essere impegnato per la costruzione di un Partito autenticamente e radicalmente democratico, progressista, popolare e social-liberale (soggetto partitico e non metapartitico, come il Movimento Roosevelt) cui si dedicherà con cura da “levatrice”, deve accelerare ed estendere tutti i suoi sforzi in primis sul territorio nazionale italiano ed in Europa, ma anche seguire con attenzione gli sviluppi geopolitici dei prossimi mesi, considerando Brexit, Trump, i nuovi rapporti tra gli USA, Federazione Russa, Cina e quindi tutte quelle che saranno le possibili varianti a livello mondiale cercando di promuovere ed “esportare” i propri ideali, valori, principi e finalità che rimangono sempre agganciati alla nostra Costituzione e alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Nino Galloni

Roma, 22 dicembre 2016

 Breve estratto dell’introduzione

Il 21 marzo 2017 saranno esattamente due anni: due anni di Movimento Roosevelt…

Abbastanza inutile affermare sia per coloro che hanno avuto la possibilità di vivere il Movimento al suo interno, sia per coloro che invece il Movimento l’hanno vissuto solo dall’esterno (quindi in maniera non diretta), che sembrano trascorsi molti più anni di quelli che in realtà ci siamo lasciati alle spalle: davvero molti di più.

Tutto inizia il 21 marzo del 2015, a Perugia (in realtà prima, se si considera il percorso di preparazione che, successivamente, ha dato il via ufficiale).

Il percorso di preparazione è stato svolto dall’Associazione Eleanor Roosevelt per il Socialismo Liberal. Successivamente, dopo quasi due anni di durissimo lavoro che è servito per porre le solide fondamenta, il 21 marzo 2015, è ufficialmente nato il Movimento Roosevelt.

Come accennavo, il congresso costitutivo del Movimento Roosevelt, si è svolto a Perugia, in Italia. In quella data, direttamente nel giorno del congresso costitutivo, il metapartitico Movimento Roosevelt, aveva immediatamente fatto sapere senza troppi mezzi termini e senza troppi giri di inutili parole vuote, che intendeva da subito contrastare in un’ottica locale e globale il falso mito dell’austerità.

Il Movimento Roosevelt, in occasione della sua fondazione, chiese nell’immediato ai Partiti di abbandonare le cattive politiche improntate alla difesa di un assurdo “rigore nei conti”  che, secondo le logiche rooseveltiane-keynesiane, aveva notevolmente aggravato la recessione in Italia e in Europa - specialmente in tutti i Paesi della zona Euro - e in diversi altri Paesi del Mondo. Inoltre, sempre nel giorno della fondazione, il Movimento Roosevelt affermò che avrebbe conservato anche in futuro la sua natura metapartitica ma, nel caso in cui i principali Partiti italiani ed europei non avrebbero radicalmente cambiato le politiche macro-economiche che ci hanno accompagnato negli ultimi venti anni, portandoci in un clima di vera e propria macelleria sociale, si sarebbe riservata la scelta di trasformarsi in un vero e proprio Partito.

Il Movimento Roosevelt, quindi, ufficialmente costituito a Perugia il 21 marzo 2015, come aveva sintetizzato il Presidente Gioele Magaldi: «ha natura politica metapartitica, con l’intenzione di aggregare i progressisti, i democratici e i libertari di sensibilità socialista (in senso democratico-liberale) di tutte le latitudini politiche, civili e culturali».

Tantissime cose sono successe da quel giorno: per esempio l’esperimento del Movimento Roosevelt al Comune di Gioia Tauro attraverso la costruzione di una Coalizione Roosevelt che ha subito portato i suoi frutti ottenendo la vittoria; le manifestazioni di solidarietà al popolo greco; le pubbliche sfiducie a tante malefatte italiane, europee e mondiali; il Master Roosevelt in Scienze della Polis; le “tuonate”/pubbliche denunce del Presidente Gioele Magaldi in primis (non solo del Presidente Gioele Magaldi, ma anche da parte di tanti soci fondatori ed ordinari del Movimento Roosevelt che, attraverso il sito ufficiale, il blog e le varie pagine che in qualche modo ruotano in maniera diretta ed indiretta attorno al Movimento Roosevelt, hanno fatto sentire “forte” la propria voce su tanti temi e malefatte che condizionano la nostra attualità), riguardo a tutti quelli che sono gli intrecci nascosti che ruotano attorno alla politica, all’economia, alla moneta, al lavoro, alla cultura, a quello che mediaticamente ci viene consegnato in maniera semplicistica come “terrorismo islamico”; quindi, nelle prossime settimane, la testata giornalistica ufficiale del Movimento (“Democrazy”) con annesso magazine mensile di informazioni rooseveltiane dai territori: “MR PRESS”;  la Roosevelt Communication, il Manifesto Rooseveltiano e tanto altro.

Tra le varie, mi sembra più che giusto ricordare ancora una volta la pubblicazione del libro Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges di Gioele Magaldi, libro che ha letteralmente e di fatto stravolto la storia del Mondo oltre che l’approccio di studiosi e/o giornalisti e scrittori “seri” che hanno indagato ed indagano su tutte quelle che sono le vere tematiche nascoste che riguardano il Mondo e la vita di quasi tutti gli esseri umani e che dovrebbero interessare senza se, senza ma ed a tempo indeterminato tutta l’opinione pubblica e che hanno cercato ed ancora oggi cercano di spiegare tutte le “distorsioni della realtà” che hanno condizionato e condizionano in negativo quasi tutti noi... Ancora: la costruzione del progetto “Nino Galloni candidato Sindaco di Roma” attraverso “Una istituenda Coalizione Roosevelt per un New Deal di Roma Capitale, che vorrebbe includere Movimento 5 Stelle, Movimento Roosevelt, le migliori forze della società civile e i veri democratici di sedicente sinistra, centro e destra”; l’Internazionalizzazione del Movimento Roosevelt; la nascita del Roosevelt Movement London, un nuovo soggetto partitico e non metapartitico cui il Movimento Roosevelt si dedicherà con cura da “levatrice” e tante altre iniziative.

Riguardo al libro Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges di Gioele Magaldi (che è solo il primo di una serie di libri: una trilogia ed una bilogia), voglio spendere ancora due parole a favore di chi non ha ancora compreso a pieno il perché della decisione della pubblicazione di questi libri e, successivamente, della nascita del Movimento Roosevelt.

Sarò brevissimo: se vuoi cambiare il Mondo, devi prima di tutto comprenderlo. Per comprenderlo, devi studiare la storia reale attraverso nomi, cognomi e fatti. Solo successivamente, dopo aver studiato a fondo la vera storia e dopo aver compreso a fondo i fatti (i fatti veri, non le chiacchiere...), allora potrai decidere di mettere nero su bianco un Progetto con la “P” maiuscola per modificarlo o stravolgerlo, il Mondo (questo punto dipende da quella che è la propria “sensibilità” riguardo ai fatti storici ed a quelli attuali. Il sottoscritto, per esempio, vorrebbe di fatto “stravolgerlo”...). Solo ed esclusivamente se avrai studiato a fondo la vera storia e tutte le malefatte che hanno accompagnato ed accompagnano la vera storia potrai decidere di farlo, altrimenti non hai nessuna speranza. Non a caso, una persona che, nonostante i suoi “limiti umani”, non ho mai considerato “fesso” (parlo del Giornalista Paolo Barnard), su tale riguardo, scrisse: «Cosa fare in concreto? Innanzi tutto, l’attivismo deve essere meno egocentrico. Oggi viviamo una sciagurata deriva pilotata da approfittatori in malafede, che vorrebbero convincerci che i problemi capitali sono quelli percepiti da loro e dalla minoranza di borghesi o studenti col sedere protetto che li seguono. Queste sono sciocchezze che al contrario dominano in modo devastante la vita concreta nei sei ambiti vitali: Lavoro, Alloggi, Sanità, (Non) potere di decidere la propria economia, Istruzione, e Possibilità di partecipare. Centinaia e centinaia di milioni di persone ogni mattina affrontano veri drammi in questi sei campi, drammi che ne decidono la vita e quella dei loro figli, che li angosciano, e che li hanno resi del tutto inerti e impotenti, esattamente come voleva il Potere. Chi si definisce attivista dovrebbe accettare che certe “manie” di moda non sono i problemi capitali delle persone, che gli odiati target di moda non sono le cause primarie del male, e infine che è del tutto inutile incitare i cittadini alla partecipazione se essi sono stati scientificamente disabilitati da più di trentacinque anni di lavoro dell’Esistenza Commerciale e della Cultura della Visibilità. Va trovato l’antidoto alla loro paralisi, inutile urlargli addosso con l’Industria della Denuncia e dell’Indignazione. O si comprende questo oppure siamo finiti. La lotta va fatta con la stessa intelligenza e con la stessa immensa perizia con cui il Potere ha riconquistato il Mondo, e che ho sopra descritto. Contro il bersaglio giusto.»

Non so se è chiaro: se vuoi cambiare o stravolgere il Mondo devi innanzitutto conoscere e comprendere a pieno la verità, i fatti. Solo successivamente potrai decidere di combattere ed abbattere il “nemico” utilizzando la stessa “intelligenza” che egli ha utilizzato per sottometterti. Quindi, in conclusione (ancora una volta utilizzando il finale della citazione di cui sopra del Giornalista Paolo Barnard), affermo: «La lotta va fatta con la stessa intelligenza e con la stessa immensa perizia con cui il Potere ha riconquistato il Mondo.... Contro il bersaglio giusto». Ecco perché chi ha deciso di mettere nero su bianco il doppio/unico Progetto per il Mondo (il Progetto Massoni ed il Movimento Roosevelt) pensò bene di lanciare prima la parte teorica (il Progetto Massoni) e, solo successivamente, lanciò il Progetto pratico/risolutivo, il Movimento Roosevelt...

Tra le varie, naturalmente, non posso non citare anche alcuni “alti” ed istruttivi e costruttivi passaggi che hanno visto impegnato il Movimento Roosevelt in varie Città italiane sempre in maniera differente (per esempio a Napoli, Milano, Roma) in occasione delle elezioni comunali del giugno 2016. Ma andiamo con ordine...

In un passaggio di un comunicato dell'Ufficio di Presidenza del Movimento Roosevelt, giustamente (cosa che mi ero “permesso” anticipatamente di scrivere più di una volta all'interno di alcuni miei scritti...), veniva sottolineato: «Appare ormai chiaro a diversi osservatori e come dovremo sottolineare, “documenti alla mano”, con appositi interventi ulteriori, che non è mai esistita una entità politica duttile, lungimirante e sapientemente trasversale come il Movimento Roosevelt. Un Metapartito… E chi l’aveva mai visto, concepito e realizzato un Movimento cosi? Un Movimento che, quando vuole, realizza delle Coalizioni progressiste e rooseveltiane che conquistano direttamente il Governo di determinate amministrazioni pubbliche. A tal riguardo, si veda il caso di Gioia Tauro nel giugno 2015; si veda, a seguire, l’inutile farsa elettorale che avrà luogo nelle prossime settimane, la conquista del Governo di Roma Capitale da parte di una Coalizione Roosevelt che imporrà Nino Galloni come Sindaco, dopo che la prossima Giunta pseudo-eletta dovrà forzatamente rassegnare le dimissioni… Ma il MR è anche un soprattutto un Metapartito che talora può scegliere di supportare l’elezione di soci rooseveltiani inseriti in liste di entità politiche direttamente partitiche, apportando a tali entità e poi alle Istituzioni pubbliche in cui i rooseveltiani dovessero assumere incarichi, tutto lo spessore dell’ideologia fieramente democratico-progressista, keynesiana e social-liberale di matrice MR.

L’elezione e/o l’inserimento di soci rooseveltiani in liste o in giunte (comunali o regionali), come consiglieri o assessori e/o la diretta ispirazione politico-programmatica di determinate scelte amministrative o parlamentari o governative è uno degli obiettivi che il MR si avvia a conseguire nei prossimi mesi»... Ma cos’è esattamente un Metapartito?

In uno dei tanti articoli postati dall’Ufficio di Presidenza, si spiega chiaramente che «Il Movimento Roosevelt è anzitutto un Metapartito che lavora per unire trasversalmente tutti i sinceri democratici e progressisti che si distinguano come tali nelle opere concretamente compiute e in quanto le compiano, anche contingentemente, e non ha pregiudizi o repulsioni aprioristiche verso alcun altro Partito, Movimento o Gruppo politico, né verso le appartenenze partitiche dei suoi soci, che possono tranquillamente avere altre tessere oltre a quella rooseveltiana. Il MR non ha avversioni irrimediabili verso questo o quel leader in quanto tale, che va lodato tutte le volte che fa qualcosa di buono e stigmatizzato ogni volta che mortifica il suo ruolo per insipienza, mediocrità codardia o mala fede». L’articolo, quindi, spiegava chiaramente che il MR è anzitutto un Metapartito e, naturalmente, per esprimere in maniera ancora più netta il suo significato citava un passaggio dell’Articolo 2 dello Statuto del Movimento Roosevelt (“Natura e Durata”); Articolo 2 dello Statuto che, per chiarezza assoluta, ho deciso di pubblicare di seguito e per intero.

Il Movimento agisce in piena autonomia da qualsivoglia gruppo o Istituzione di natura ideologica, politica, confessionale, finanziaria e imprenditoriale.

In particolare, il Movimento proclama la propria piena indipendenza da qualunque Istituzione di tipo massonico o paramassonico. Infatti, pur essendo fondato, alla luce del sole, anche per impulso di soggetti appartenenti al milieu liberomuratorio progressista (Grande Oriente Democratico) o a Movimenti di natura metapartitica simpatetici con tale ambiente (Democrazia Radical Popolare), il Movimento Roosevelt opererà in assoluta autonomia da tali entità, dotandosi di organi associativi di Governo pro-tempore che rispondano esclusivamente e democraticamente all’indirizzo complessivo disposto prima dalla Assemblea Costituente e poi dalla propria Assemblea Generale, rappresentativa della piena sovranità di tutti i soci fondatori e ordinari.

Il Movimento non ha fini di lucro. Ogni mezzo economico di questo verrà utilizzato per conseguire gli scopi associativi ai sensi dell’Articolo 3 dello Statuto.

Il Movimento nasce come politico ma Metapartitico e compatibile perciò con qualunque contemporanea appartenenza politico-partitica dei suoi aderenti ma, in conformità con quanto stabilito nell’Articolo 3 dello Statuto, qualora, nel corso del tempo, si dimostri che i suoi scopi associativi non siano adeguatamente conseguibili per via metapartitica (cioè operando ideologicamente, culturalmente, mediaticamente e civilmente per indurre Partiti e Movimenti politici a realizzare determinate riforme e iniziative utili per il benessere generale), allora esso non esclude di potersi trasformare in soggetto direttamente politico-partitico. Il Movimento, originariamente di natura metapartitica, ha durata illimitata anche in caso di trasformazione delle sue finalità operative da metapartitiche in schiettamente politico-partitiche, e potrà trasformarsi in senso direttamente politico-partitico soltanto in seguito a regolari determinazioni maggioritarie deliberate a norma di Statuto.

Per poter essere trasformato in soggetto direttamente politico-partitico, è necessario che venga presentata al Presidente dell’Associazione una mozione firmata da almeno 60 membri dell’Assemblea Generale e che tale mozione, calendarizzata per il voto entro e non oltre 30 giorni dalla sua presentazione, venga poi votata da almeno il 60% dei presenti al voto il giorno della deliberazione in sede di Assemblea Generale.

Dopo di che, entro altri 30 giorni a partire da tale votazione con la maggioranza qualificata del 60%, tale eventuale trasformazione in soggetto direttamente politico-partitico del Movimento dovrà avere una conferma referendaria a suffragio universale dei soci (sia fondatori che ordinari), con l’approvazione di almeno il 60% dei voti referendari effettivamente espressi (e NON del 60% degli aventi diritto).

Nessuna deliberazione dell’Assemblea Generale, invece, sarà necessaria nel caso della formazione contingente di liste o coalizioni politico-civiche denominate “Coalizioni Roosevelt”, “Liste Roosevelt” o “Coalizioni New Deal” , le quali concorrano in modo altrettanto contingente, sui vari territori italiani ed extra- italiani, a specifiche competizioni elettorali di natura comunale, provinciale, regionale, nazionale o sovranazionale, da sole o in alleanza di altri movimenti, partiti, analoghe liste civiche, singoli candidati a tale o tal altra carica elettiva.

Per la realizzazione di tali coalizioni e liste sarà sufficiente una approvazione a maggioranza assoluta da parte dei componenti (presenti alla votazione) della Segreteria Generale, con controfirma del Presidente del Movimento.

D’altra parte, qualora qualcuno venga eletto a uffici pubblici in seguito a tali elezioni in cui sia stato appoggiato da una Coalizione o Lista Roosevelt/New Deal, costui, a partire dalla struttura comunale, provinciale, regionale, nazionale o sovranazionale in cui sia stato eletto, dovrà tassativamente costituire un Comitato di consulenza politico-culturale che monitori costantemente e coadiuvi concretamente l’attuazione di un programma “rooseveltiano” sul territorio amministrato. Tale Comitato di consulenza politico-culturale sarà composto di almeno due (e massimo quattro) alti dirigenti rooseveltiani, preferibilmente il Segretario Generale e il Presidente del MR, o persone da costoro designate. A tale Comitato spetterà di confermare o meno, nel tempo, l’ispirazione “rooseveltiana” di una data amministrazione, informando l’opinione pubblica del perdurare o del venir meno di questa ispirazione, nel secondo caso togliendo ogni sostegno del MR ad amministratori che ne abbiano tradito i principi e le finalità, ingannando cosi anche i propri elettori.

Senza nomi e cognomi e senza fare alcun riferimento a personalità politiche o fatti (cosa che assolutamente non rientra nel mio interesse in questo momento ed in questo contesto), cito il finale del “ragionamento”/dell’articolo dell’Ufficio di Presidenza del Movimento Roosevelt: «Ecco, dunque, che nel metapartitico MR hanno e avranno sempre spazio, purché convinti di dover aiutare la trasmutazione in meglio dei propri Partiti, Movimenti o Gruppi politici di appartenenza, al lume dei principi e delle finalità rooseveltiane espresse all’articolo 3 dello Statuto MR, anche dirigenti e attivisti del PD, di Forza Italia, della Lega, del M5S, di Sinistra Italiana, eccetera.

Parimenti, il MR, laddove lo ritenga giusto, non si esimerà dal lodare atti legislativi della maggioranza parlamentare, iniziative eventuali delle opposizioni.

Il MR, laicamente, non si periterà di lodare leader di maggioranza o di opposizione, qualora le loro iniziative politiche appaiano condivisibili al lume dei principi e delle finalità rooseveltiane, che si tratti di Diritti civili o Diritti economici, eccetera.

Stesso metodo, privo di pregiudizi e di apriorismi, verrà tenuto dal MR rispetto ad ogni tornata elettorale locale, nazionale o internazionale.

Ad esempio, in tutti i casi in cui non saranno ancora maturi i tempi per la formazione di ampie Coalizioni Roosevelt, il MR valuterà, come Metapartito, la possibilità di inserire propri soci o simpatizzanti nelle liste elettorali di sedicente sinistra, centro o destra, e considererà altresì l’opportunità di sostenere questo o quel candidato amministratore pubblico, in base al grado di vicinanza esplicita che costui vorrà interpretare concretamente sul tema dei “Principi e delle Finalità” illustrati all’Articolo 3 dello Statuto MR.»

Per essere ancora più semplice, ecco un ennesimo “ragionamento”, inserito sul sito del Movimento Roosevelt, nella voce “Cos’è un Metapartito”, il seguente: «Destra, sinistra e centro sono etichette prive da tempo di effettive distinzioni che non siano in qualche modo riconducibili a ideologie affossate dalla storia o a esperienze di governo che traevano la loro linfa soprattutto dalla necessità, superata da decenni, di arginare le potenzialità disgregatrici di opposti estremismi.

Il Movimento Roosevelt nasce e si sviluppa quindi nelle forme radicalmente innovative di un metapartito fondato su ideali laici, risolutamente democratici, progressisti, social-liberali e libertari, da realizzare con il sostegno del più ampio numero possibile di cittadini che, al di là della loro identità professionale e di qualsiasi genere di militanza o simpatia politica (tranne che, ovviamente, per partiti e movimenti di ispirazione comunista o nazifascista), vi si riconoscono e intendono pertanto promuoverli.

Alla declinazione neoliberista, neoaristocratica e antidemocratica dei processi di globalizzazione in corso, è inderogabile contrapporre operativamente l’ideale della sovranità popolare sostanziale e non solo formale di tutte le istituzioni pubbliche, da quelle locali a quelle sovranazionali; il diritto universale alla felicità e le quattro libertà fondamentali che Franklin Delano Roosevelt identificò nelle libertà di parola e di credo, e nelle libertà dal bisogno e dalla paura.

Questi ideali, diritti e libertà non sono possibili al di fuori di un’autentica giustizia sociale che, per essere concretamente affermata, esige un’azione metapartitica unitaria e coesa.

Il Movimento Roosevelt intende svolgerla riunendo intorno al suo progetto quanti ne condividano l’ispirazione e le finalità, senza distinzione di appartenenza partitica.

Il Movimento Roosevelt, dunque, quando non presente direttamente con proprie liste, si troverà a sostenere partiti e/o persone diverse a diverse tornate elettorali in virtù di una coerenza delle idee più che dei simboli» (non voglio essere “noioso” e ripetitivo ma, in Paese composto da un elevato numero di IMBECILLI - oltre che di gentaglia a dir poco in mala fede -, è giusto che sia così).

Tra i vari “ragionamenti” sul Movimento Roosevelt, non posso non citare un passaggio di una “altissima” riflessione divulgata dal sempre “impressionante” Sergio Magaldi (Direttore Generale e Responsabile del Dipartimento Attività Culturali del Movimento Roosevelt) che, in un passaggio del pezzo “Qualche riflessione sul Movimento Roosevelt”, scrisse: «Ad un anno ormai dalla nascita del Movimento Roosevelt, è forse venuto il momento di chiedersi cos’è stato il Movimento sin qui, nelle parole di chi ha tentato di divulgarne il pensiero e soprattutto nell’azione concreta dei suoi militanti. Non vuole essere un bilancio, quanto piuttosto un discorso sul futuro.

Dal dibattito informatico di questi giorni tra i membri del Direttorio, in vista della prossima Assemblea Generale del 30 Aprile 2016, emergono alcune linee comuni su cui vale la pena di soffermarsi.

Innanzi tutto la difficile questione del rapporto tra Movimento Roosevelt e Massoneria. Il rischio che il Movimento sia percepito come “longa manus” di un non meglio precisato apparato massonico è reale. Qualcuno ha definito tale rapporto con parole suggestive ma per nulla esagerate: ingombrante come un “elefante”, una “barriera” da rimuovere e così via.

Per la verità, l’impressione è che tale rischio sia più che altro paventato dai militanti, dal momento che l’opinione pubblica - intendendo con ciò larghi strati di cittadini sparsi in modo omogeneo sul  territorio nazionale e con i quali si riesca a comunicare non solo attraverso i social network - non sembra ancora essersi misurata con il problema. E questo, in un certo senso è un bene, perché consente di predisporre opportune strategie di comunicazione - che naturalmente dovranno essere messe a punto da autentici esperti - per affermare il diritto del MR ad esistere e confrontarsi nell’agone politico con gli altri Movimenti e Partiti politici. E in questo senso e in un primo tempo non è tanto importante - come acutamente ha osservato qualcuno - definire le linee programmatiche o comunicare le nostre politiche, bensì mostrare la nostra immagine. Tanto più che già nel nome il Movimento si richiama a contenuti ideologici facilmente riconoscibili, perché attengono alla sfera dei Diritti Umani, tanto materiali che esistenziali dell’individuo e della collettività. Solo in un secondo momento verrà poi la questione di stabilire le priorità (e questo fa ancora parte della strategia della comunicazione, oltre che della strategia politica) e, da ultimo, dirimere in una linea condivisa le molteplici interpretazioni tra Diritti reali di tutti e Diritti desiderati che tuttavia non possono pretendere l’universalità.

Ma la netta separazione tra Movimento Roosevelt e Massoneria deve già avvenire in questa prima fase, altrimenti c’è davvero il rischio di essere identificati come “massoni” o “paramassoni” e l’opinione pubblica, come tutti sappiamo, è stata educata, o per meglio dire “diseducata”, a voltare la faccia dall’altra parte allorché avverte l’odore della Massoneria nella politica. Altro e diverso è il discorso e l’auspicio che la Massoneria si presenti in futuro davanti all’opinione pubblica in una luce diversa. Ciò non può e non deve riguardare il Movimento Roosevelt.

È vero, d’altra parte, che il Movimento trae la sua ragion d’essere dalla consapevolezza che “Il Mondo moderno e contemporaneo è stato costruito dalla Massoneria, sconfiggendo le antiche aristocrazie ecclesiastiche e del sangue. E oggi i suoi membri più eminenti ne controllano e gestiscono il funzionamento per finalità benemerite (democratiche, liberali, libertarie, laiche, ugualitarie e filantropiche) o esecrabili, come la costituzione di nuove oligarchie dello spirito e della finanza sovraordinate alla sovranità popolare, che viene svuotata di sostanza.” [“Massoni…”, Chiarelettere, p.26].

Tuttavia, se il libro Massoni. Società a responsabilità illimitata può essere considerato una pietra miliare per riscrivere la storia del Mondo e ricordare quale fu il ruolo della Massoneria nei secoli scorsi a sostegno del liberalismo, della Democrazia e dei Diritti Umani, ma anche per comprendere l’attualità, occorre tener presente che il discorso dell’autore sembra avere una duplice valenza: da una parte parla per tutti coloro che vogliano e sappiano comprendere la realtà in cui vivono e/o hanno vissuto i loro padri, dall’altra si rivolge agli “addetti ai lavori” della libera muratoria in un linguaggio chiaro e determinato, come per esempio quando annota: “La Massoneria ordinaria è quella rappresentata dal circuito delle Gran Logge e dei Grandi Orienti (…) organizzati su base nazionale e dotati di rapporti diplomatici internazionali con altre potenze massoniche. Si tratta di in circuito che ha alimentato, combattuto e vinto le grandi sfide della modernità, ma che adesso è in grave stato di crisi e declino a causa del suo conservatorismo, della sclerotizzazione delle sue strutture, del suo dogmatismo pseudo ecclesiale, della sua tendenza a scomunicare ogni istanza eretica e critica al suo interno, del suo atteggiamento non inclusivo e accogliente verso comunioni massoniche minori, della sua colpevole inclinazione a disunire ciò che è integro invece di ‘riunire ciò che è sparso’, tipica locuzione e tipico dovere iniziatico dei massoni autentici. Ma soprattutto, a pesare è stata la perdita di vocazione avanguardistica, sul piano ideologico e culturale, rispetto alle sfide di un Mondo ipercomplesso e globalizzato come quello attuale.” [cit., p.22].

È chiaro che al Movimento Roosevelt deve interessare solo la prima delle due interlocuzioni e che anche questa deve essere offerta scevra di sovrastrutture storiche e ideologiche che ne zavorrino il messaggio, lasciando trasparire nel linguaggio più semplice ed efficace possibile la voce del Movimento, che si sostanzia nella lotta per l’acquisizione dei Diritti fondamentali ancora negati ai cittadini, quali soprattutto il diritto al lavoro, alla sicurezza, alla dignità della vita, alla libertà di opinione e di espressione. È altrettanto chiaro che per questo scopo sono necessarie precise strategie politiche e che nulla deve essere lasciato all’improvvisazione. Come pure deve essere trasparente il momento decisionale, in prima battuta di pochi, ma poi condiviso in sede assembleare dalla maggioranza dei militanti o, per questioni di massima urgenza, sottoposto all’approvazione degli iscritti attraverso la rete e nella garanzia che la minoranza accetti la regola aurea della Democrazia che impone, all’interno di uno stesso Movimento, l’accettazione, sia pure critica, della volontà della maggior parte. Ma questo è già il secondo obiettivo dal quale scaturisce un terzo, quello dell’organizzazione capillare. Deve tuttavia essere chiaro che entrambi questi obiettivi ne presuppongono un primo che, come già detto, è quello della strategia della comunicazione ed è altrettanto evidente che sin da questo primo momento deve interrompersi agli occhi dell’opinione pubblica, se c’è mai stato, il circolo vizioso Movimento Roosevelt-Massoneria che rischia di creare molteplici fraintendimenti...» e concludeva il suo lungo ragionamento affermando: «Il Movimento Roosevelt ha una sua specificità che lo rende diverso dai Cinque Stelle, proprio perché ha la pretesa di conoscere la storia da cui proviene, in particolare le vicende che vanno dall’avvento del nazifascismo sino alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che Eleanor Roosevelt fece approvare dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre del 1948, all’indomani di una guerra che il presidente americano Franklin Delano Roosevelt fu costretto a portare in Europa per fermare il nazismo e la più grande negazione dei diritti umani che la Storia abbia mai conosciuto in epoca moderna. La forza, la peculiarità e la lotta del MR devono basarsi sulla consapevolezza che taluni di questi fondamentali Diritti non hanno trovato concreta attuazione in Italia, in Europa e nel Mondo e che una globalizzazione selvaggia rischia di renderli inapplicabili almeno per i prossimi cinquant’anni.

Non accodarsi, certo, ma ove possibile percorrere tratti di strada in comune con i Cinque Stelle, così come del resto con altre forze politiche, su questioni di reciproco interesse, ricordando tuttavia che almeno uno dei tanti motivi di successo della strategia pentastellata si deve proprio all’immagine offerta all’opinione pubblica, a torto o a ragione, di essere un Movimento politico diverso da tutti gli altri.»

E poi, come non citare ancora il “mitragliere inesauribile” che, come spessissimo accade (naturalmente sto parlando di Gioele Magaldi), rivolgendosi a coloro che... (CONTINUA).

Due eventuali proposte...

Proposta numero 1. Scrive Vincenzo: «L’Unione Europea è un quasi “cadavere” che astento si trascina ed ha i mesi contati. Detto questo, quindi, e considerando quel che tempo fa scrisse l’economista Nino Galloni (Nino Galloni, tra l’altro, è anche Vicepresidente e Supervisore economico del Movimento Roosevelt) in un pezzo intitolato “Perché è necessaria una Nuova Norimberga”, dove nel passaggio finale del suo ragionamento affermava: “La gente muore, le imprese muoiono, gli Stati muoiono… cosa si aspetta per istituire una Nuova Norimberga?”... Insomma, considerando tutto ciò, chiedo al Movimento Roosevelt (non solo al Movimento Roosevelt, ma anche a tutti gli altri Partiti, Movimenti, Associazioni e singoli che eventualmente condivideranno la proposta...): “Perché non aprire anche un cantiere, trasversale alle identità partitiche e movimentiste, per mettere nero su bianco le tantissime ed articolate ragioni che da alcuni anni in tantissimi hanno denunciato (a proposito di quelli definiti CRIMINI dell’Unione Europea: CRIMINI che in tanti hanno racchiuso nel termine “economidicio”...), quindi pensare seriamente anche all’istituzione di una Nuova Norimberga?”

Il quasi “cadavere” Unione Europea é ad un passo dalla sepoltura. Non c'è tempo da perdere, quindi: bisogna essere pronti con tutto e per tutto...»

 Proposta numero 2. Scrive Vincenzo: «Io, onestamente, io che ho sempre senza mezzi termini definito Nino Galloni un Istituzione; io che dentro di me, nonostante abbia sempre considerato la candidatura di Nino Galloni Sindaco di Roma giusta e doverosa... Insomma, personalmente, ho pensato e penso che Nino Galloni dovrebbe essere proposto a livelli molto più alti del Comune di Roma (senza nulla togliere alla Città di Roma)...»

Il link del libro “Movimento Roosevelt in Italia e nel Mondo - Volume Terzo”: http://www.edizionisi.com/libro_titolo.asp?rec=172&titolo=Movimento_Roosevelt_in_Italia_e_nel_Mondo_-_Vol._III .

 
REDAZIONE DEL MOVIMENTO ROOSEVELT

( Articolo del 10 Gennaio 2017)

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