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hitler-og-quisling-1939_65311Immagine: Vidkun Quisling, il collaborazionista per antonomasia, con Adolf Hitler.

Qualche decennio fa, quando si voleva ridurre al silenzio un interlocutore scomodo, gli si dava del fascista: per quanto valide fossero le sue argomentazioni, lo si metteva fuori gioco, quasi escludendolo dal consorzio civile. Più recentemente fascisti erano Trump e Bolsonaro; fascista era Boris Johnson, prima che, toccato da morbo provvidenziale, si riportasse sulla retta via. Tutti costoro erano accusati di sacrificare i più deboli sull'altare dell'economia lasciandoli in balia del contagio e della selezione naturale. Conoscevo un elettore grillino, nullafacente e percettore del reddito di cittadinanza, che voleva chiudere tutto il mondo pur di salvaguardare la salute e la pensione dell'anziana madre.
Oggigiorno tuttavia fascista è un po' fuori moda, sostituito dai più attuali negazionista e complottista, riservati a chi contesta la narrativa di regime in tema di epidemia e cambiamenti climatici. Negazionista, rievocando gli storici che negano lo sterminio nazista, è un'etichetta demonizzante; complottista è uno che vede cospirazioni dappertutto ed equivale pertanto a paranoico. Tuttavia, a dispetto dei censori col manganello, come ha fatto notare il filosofo Giorgio Agamben, fin dalla prima ora lucido oppositore della dittatura sanitaria, le trasformazioni imposte col pretesto della pseudopandemia sono state anticipate in libri, articoli di giornali, siti ufficiali di istituzioni internazionali. In forza della medesima logica estremista chi minimizza potrebbe essere accusato a propria volta di negazionismo, se non di collaborazionismo.
Qualcuno obbietta che certi manifesti programmatici sono troppo ambiziosi e complessi per poter essere attuati. E' vero che ad esempio non si può abolire la proprietà privata diffusa per decreto, ma la crisi economica prolungata e la politica fiscale sono armi potenti: da anni industriali e compagnucci uniti nella lotta chiedono nuove imposte patrimoniali (per difendere il lavoro naturalmente...). Per ora il nostro attuale esecutivo ha resisitito; ma fino a quando ci riuscirà?
I complottisti per eccellenza sono coloro che rifiutano il siero sperimentale anticovid o che comunque sono contrari all'obbligo. Ecco alcuni giudizi su di loro, che da suddito fedele denuncio alla Commissione contro i crimini d'odio (Come dite? Non vi interessano?):
Il compagno Straccio: "Noi vaccinati abbiamo il diritto di non avere non vaccinati al nostro fianco. I non vaccinati si devono adeguare".
Un noto politico: "I non vaccinati sono liberi di girare indisturbati" (non per molto, stai sereno, ndr).
Un televirologo: "Un tempo gli imboscati venivano fucilati" (anche i collaborazionisti, ndr)
Un ospite dei salotti televisivi: "Contro i no-vax la ministra Lamorgese richiami in servizio il generale Bava Beccaris".
Che dire poi dell'apartheid in vigore dal 2017? Un bambino colpito da epatite b può frequentare la scuola primaria con diritto alla riservatezza, mentre ne è escluso e condannato alla pubblica gogna chi non ha ricevuto il vaccino imposto a seguito di tangente.
Mentre si parla apertamente di provvedimenti eccezionali e legge marziale, alcuni sopravvissuti ai campi di concentramento ricordano sgomenti che ai loro tempi iniziò tutto così, con l'esclusione da istruzione, lavoro, socialità. Intanto siamo già all'affamare i dissidenti, ma la segregazione diverrà ancor più feroce, perché "i non vaccinati hanno diritto a spazi sicuri". Tutti avremmo riso, se qualcuno anni fa ci avesse predetto quel che stiamo vivendo oggi. "Noè era un complottista. Finché non piovve", ama ripetere il dottor Zelenko, che ha curato e guarito più pazienti di tutti i comitati tecnico-scientifici, e che ha definito crimini contro Dio il lockdown e la vaccinazione di massa.
Certo esiste un complottismo becero e urlato, che nuoce alla causa della libertà e dei diritti. Ricordo che lo scorso anno, ogni volta che cercavo di tranquillizzare i parenti, specie i più anziani, mio cognato saltava su gridando: "Il microchip! Ci vogliono mettere il microchip!", cosicché tra sguardi inebetiti la conversazione si spostava su altri argomenti. Naturalmente i dispositivi ad impianto sottocutaneo esistono, anche se poco diffusi o in fase sperimentale, dal classico minicircuito con tecnologia rfid al sensore biomedico che rileva un'infezione prima che si manifesti, consentendo di isolare preventivamente il soggetto. Tuttavia è impensabile che siano resi obbligatori da un giorno all'altro, magari per Dpcm: il problema si porrà in un'eventuale prospettiva distopica a lungo termine, se il paradigma autoritario diverrà la norma, se tali dispositivi saranno diffusi come lo sono ora gli smartphone, e sopratutto se la popolazione accetterà la vaccinazione e il tracciamento di massa (ripropongo qui le considerazioni di Philippe Guillemant sulla "normalizzazione dell'uso dell'identità digitale per ogni cittadino": http://vocidallestero.blogspot.com/2021/06/lo-scopo-principale-della-vaccinazione.html). A questo proposito non dite, vi prego, che gli Italiani vogliono il vaccino: sono solo vittime della propaganda e del ricatto "o vaccinati o rinchiusi", fino al punto di averlo interiorizzato odiando chi rifiuta la puntura (riconosciamo qui il classico schema dell'autoritarismo: creare una minaccia, additare un capro espiatorio, reprimere).
Da ignorante e complottista mi permetto un'umile osservazione. Se con una sindrome influenzale con mortalità pari allo 0,5%, si proibiscono le cure efficaci, alcune già note ai tempi della Sars, altre messe a punto tra gli altri dai medici in prima fila; se la maggior parte dei contagiati sono asintomatici, cioè perfettamente sani; se si proclama che solo un vaccino non ancora disponibile ci salverà; se l'Italia ne ha ordinate complessivamente 352 milioni di dosi, mentre si annunciano altri tagli alla sanità; allora qualcosa non torna. A meno che non si voglia credere alle veline di regime, secondo cui i Russi, barbari ostili alla scienza, si sono fatti una settimana di lockdown sanitario a fine ottobre e inizio novembre, e non le consuete ferie per l'anniversario della rivoluzione d'ottobre (questa "notizia" si sposa magnificamente con l'allarme "variante indiana" di qualche tempo fa, con i famosi cadaveri bruciati per le strade).
Vaccinare il mondo non è un'esigenza sanitaria, non si può sostenerlo e rimanere seri. Ci sono in ballo altri progetti, non segreti ma enunciati apertamente, primo tra tutti un lasciapassare sanitario digitale, che l'Unione Europea progettava già da anni, destinato ad evolversi e ad espandersi in strumenti di controllo inquietanti: documento di identità elettronico, credito sociale sul modello cinese, moneta digitale (non è una fandonia complottista: è del 17 luglio scorso la notizia, riportata da Rainews 24, secondo cui la BCE sta preparando l'euro digitale).
Nel 1970 Zbigniew Brzezinski, prospettando l'avvento di quella che chiamava era tecnotronica, comprese i vantaggi che una società più controllata poteva offrire ad un governo neoaristocratico e postdemocratico: "Presto sarà possibile instaurare una sorveglianza quasi continua su ogni cittadino e mantenere dei file completi aggiornati contenenti persino le informazioni più personali del cittadino. Questi file saranno soggetti a recupero immediato da parte delle autorità". I politici e i teologi da strapazzo al soldo di Pechino cantano la stessa canzone: "I Cinesi hanno superato la pandemia grazie alla loro società solidale, ben diversa dall'individualismo occidentale. Adottiamo anche noi il loro modello e rinunciamo alle nostre egoistiche libertà. Per sempre." . Chi ha protestato nel 2020 lo faccia anche nel 2021, perché i due pilastri della dittatura sono la limitazione dei diritti e il tracciamento, al quale è funzionale la vaccinazione di massa.
Non voglio qui parlare degli effetti indesiderati: i decessi in Europa e Stati Uniti sono decine di migliaia (con una media di due o tre segnalazioni al giorno solo in Italia quando la campagna era all'apice), oltre a milioni di invalidità temporanee o permanenti, con i dati reali probabilmente superiori a quelli ufficiali. Significativo che gli operatori sanitari che possono permetterselo preferiscano la sospensione alla puntura, conoscendo quello che succede negli ospedali, che sono pieni di ricoverati dopo il vaccino e a causa del vaccino. Non gridate al gombloddismo, la spiegazione è semplice. Si è considerati vaccinati quattordici giorni dopo la prima dose, in concomitanza con l'inizio della validità del bollino verde. Ma la maggior parte degli effetti avversi e delle eventuali ospedalizzazioni avviene proprio in questa finestra temporale: non si può esserne del tutto sicuri, ma c'è il sospetto che le statistiche siano falsate per screditare i diabolici no-vax. Via libera dunque agli anatemi contro gli irresponsabili che sottraggono risorse alla sanità pubblica a scapito dei poveri pazienti dializzati ed oncologici, i quali, a onor del vero, hanno sofferto prima per il lockdown, poi per i ricatti di medici ed infermieri eroi ("O ti vaccini o ti curi da un'altra parte"). Gli enti di controllo, finanziati in larga parte dalle industrie farmaceutiche, quegli stessi che in passato hanno autorizzato farmaci cancerogeni e teratogeni, derubricano le morti dopo l'iniezione a semplici coincidenze temporali: post hoc, non propter hoc. Non c'è che dire, sono logici finissimi, da far invidia ai filosofi scolastici medievali. Avanti tutta con bambini e donne gravide! Rimane per me un mistero la preferenza della burocrazia medica europea ed americana per i vaccini a mRna, meno sicuri rispetto a quelli tradizionali, più costosi e con una logistica più difficile da gestire.
In ogni caso l'ordine dall'alto è "nessuna correlazione", nonostante i malori fatali improvvisi e i giovani sportivi che stramazzano al suolo. Lo sanno bene i genitori della sedicenne Giulia, che hanno chiesto invano l'autopsia. Non sarà accordato alcun risarcimento a Riccardo, soccorritore, obbligato alla doppia dose, che altrimenti non sarebbe potuto salire sulle ambulanze e che ora è immobilizzato in ospedale. Ricordiamo anche G.C., consigliere comunale, le cui parole si possono leggere sui social: "Chi non si vaccina stia a casa. E stia anche zitto", seguite dal cordoglio dei familiari. Un pensiero anche per lui, nella speranza che abbia avuto il tempo di pentirsi. Riflettete bene prima di parlare, non sprofondate nel qualunquismo: "Perchè tanta paura? Che sarà mai una punturina?". Non dimentichiamo infine i problemi per la nostra sanità pubblica, con interi reparti a rischio di chiusura a causa del personale sospeso, e neppure l'aumento della disoccupazione negli USA con tutte le conseguenze sull'economia, poichè i lavoratori si dimettono dalle aziende allineate al feroce diktat vaccinale del burattino Biden, cui si oppongono Robert Kennedy Jr. e diciannove stati dell'Unione.
Al secondo anno di emergenza, i sindacati si fanno avanti concilianti: "Ben altre sono le priorità: non preoccupiamoci del green pass, ma del lavoro che non c'è". Le iene rompono il silenzio e ululano: "Basta proteste! Basta cortei! Vogliamo lavorare!". E chi vi impedisce di lavorare? Perché non avete parlato quando eravate chiusi in casa per decreto, anzi per Dpcm? Ma già, cantavate sui balconi, e poi c'era l'INPS che riempiva tutti di soldi, "anche le partite ive" (sic), come ripeteva il presidente. I portuali triestini hanno rifiutato un trattamento di favore (tamponi gratis) in nome della dignità e della solidarietà con gli altri lavoratori. Ma le loro manifestazioni, si sa, fanno aumentare i contagi, al contrario dei raduni dei sedicenti antifascisti, che sono sicuri (spero che ormai anche i diversamente intelligenti abbiano capito che il positivo al test non è né malato, né contagioso, così come la positività è un dato facilmente manipolabile e pertanto un'arma contro i dissenzienti). Perché non ve la prendete col ricattatore invece di azzannare chi vi difende dal ricatto? Perché tanta viltà e ferocia? Forse perché siete complici, non è vero, cari rappresentanti degli industriali, che dai vostri balconi proclamate: "Vaccino e green pass: poche storie!" ?
Gli intellettualoidi spesso ignorano una verità elementare ben nota al popolo che tanto disprezzano: chi si piega ad un ricatto ne subirà un altro ancora più duro. Accettando il trattamento sanitario obbligatorio speravate di avere la sicurezza economica in cambio della libertà: non avrete né l'una, né l'altra, perché a quest'emergenza ne seguiranno di nuove create ad arte (epidemiche, finanziarie, ecologiche). E ve lo sarete meritato.
 

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