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 di Aligi Taschera

 

Ci viene ripetutamente detto che vaccinarsi è un dovere morale: è un’idea che è entrata a far parte del senso comune della maggioranza dei politici e dei giornalisti, e purtroppo, anche della popolazione italiana. A quanto ho sentito, questa idea è stata enunciata anche dal presidente della Repubblica, e persino dal Papa.

 Il concetto di moralità al quale fa riferimento il Papa dovrebbe essere abbastanza chiaro, dato che per lui la morale ha origine divina, e fa parte della rivelazione delle sacre scritture. In base a quali aspetti delle sacre scritture si evinca che farsi inoculare uno di questi pseudo-vaccini sia un dovere morale non ci è dato sapere, ma non è lecito mettere in dubbio la parola di uno che viene ritenuto infallibile dalla comunità dei cattolici. Certo, i cattolici mi hanno sempre ribadito che il papa deve essere ritenuto infallibile solo in materia di fede. Ora, che i cosiddetti vaccini siano diventati materia di fede mi pare evidente, ma in che senso la fede nei vaccini possa essere parte integrante della fede cattolica mi risulta alquanto misterioso. Ma dato che fede e mistero sono inscindibili lascio ai cattolici la questione di sbrogliarsela coi misteri della fede, e passo al presidente della Repubblica.

 Qui la questione diventa molto più grave perché il presidente della repubblica Sergio Mattarella è il capo dello stato Italiano, e rappresenta tutti gli italiani. E, dato che lo stato italiano non è confessionale, il presidente non può, in quanto tale, far riferimento ad una morale religiosa. Anzi, è persino dubbio che sia lecito al Presidente della Repubblica, nell’esercizio delle sue funzioni, fare riferimento ad idee morali, salvo quelle implicite nella costituzione della Repubblica. Solo se si condivide l’idea Hegeliana dello stato etico, che nella sua oggettività supera e ricomprende in sé la moralità, che non può essere oggettiva, il capo dello stato non può che esprimere un’eticità che riassume e compendia qualsiasi moralità. Ma l’idea dello stato etico è l’idea cardine di tutti i totalitarismi. Il fatto che lo stato e il suo capo, così come gran parte dei politici, facciano riferimento a scelte morali per giustificare l’imposizione politica di una procedura medica rivela meglio di qualsiasi altra cosa dove siamo. In verità, per ora, ufficialmente non si è imposto l’obbligo politico di vaccinarsi; la finzione che si sia ancora in una democrazia liberale retta dalla Costituzione del 1948 non va scalfita, probabilmente nemmeno nella testa dei nostri dirigenti politici. Perciò i nostri politici, piuttosto che prendere esempio da grandi guide di stati che si credevano etici, come Benito Mussolini e Iosif Vissarionivic Dzugasvili, in arte Stalin, hanno preferito ispirarsi direttamente alla mafia, modello ben più consono alla Repubblica nata dalla Resistenza. Così, invece di costringere i cittadini ad iniettarsi il farmaco genico salvifico con la costrizione della legge, hanno preferito farlo con il ricatto. Tu sei libero di non vaccinarti: anzi, per farlo devi firmare una liberatoria in cui dichiari di farlo per tua volontà, esonerando così dalla responsabilità lo stato, l’industria farmaceutica che ha prodotto il “vaccino” e il medico “vaccinatore”; però, se non ti “vaccini”, non puoi andare al ristorante (per lo meno d’inverno), non puoi andare in palestra, non puoi andare né a teatro né al cinema, non puoi andare in aereo né su treni a lunga percorrenza, non puoi andare all’università, non puoi esercitare professioni sanitarie né insegnare, e tra poco, non potrai più lavorare.

 E tutto questo bel sistema di ricatti, degno di uno stato mafioso quale è quello italiano, viene comunque giustificato da una pretesa morale, lasciata spesso implicita, come si fa appunto per le cose generalmente condivise e ritenute ovvie e, per questo, indiscutibili.

 Per cercare di esplicitare i contenuti di questa morale proverò a partire da una dichiarazione fatta dal Presidente Mattarella qualche settimana fa. “Non si invochi la libertà per sottrarsi al vaccino!” ha detto. Prima di proseguire con la citazione, mi si permetta di analizzare questa frase. A quanto pare, il riferimento alla libertà non ha valore di per sé, ma è strumentale al fine di “sottrarsi al vaccino”. Notate bene il verbo sottrarsi. A quanto pare è già stato stabilito che vaccinarsi è un dovere; solo se si tratta di un dovere stabilito, infatti, ha senso usare il verbo “sottrarsi”. Infatti ci si sottrae a un dovere o a un obbligo, non ad un’azione facoltativa. Si può “sottrarre” qualcuno all’obbligo scolastico, ma non all’istruzione universitaria, ovviamente. Allo stesso modo un tempo gli obiettori di coscienza “si sottraevano” al servizio militare. Stabilito che Mattarella dice (implicitamente) in prima battuta che farsi inoculare un siero genico, comunemente detto vaccino, è un dovere, cerchiamo di capire se nel seguito ci comunichi qualche idea che giustifichi in qualche modo questo a priori, per cui il vaccino è un dovere. Prosegue: “Perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere in pericolo la salute altrui, e, in qualche caso, di mettere in pericolo la vita altrui. Chi pretende di non vaccinarsi e comunque di svolgere vita normale, frequentando luoghi condivisi, di lavoro, di intrattenimento, di svago, in realtà costringe tutti gli altri a limitare la propria libertà, a rinunziare a prospettive di normalità di vita, a quella che poc’anzi…(due parole incomprensibili, per lo meno per me)…chiamava la possibilità di impadronirsi, di recuperare in pieno luoghi, modi, tempi di vita.”

Il primo periodo di questa affermazione sembra motivare il dovere di vaccinarsi, asserito implicitamente in precedenza, attraverso un principio ovvio: quello del non uccidere. Il non vaccinato può trasmettere il virus, dunque può uccidere. Si tratta di una riformulazione di un’affermazione già fatta dal presidente del Consiglio Mario Draghi una o due settimane prima che la facesse propria il presidente della repubblica. Ma l’equiparazione del dovere di vaccinarsi al dovere di non uccidere regge? Regge solo se sussiste una condizione fattuale: che il “vaccino” contro il Covid19 funzioni come gli altri vaccini, primo fra tutti il padre di tutti i vaccini, quello contro il vaiolo.

A condizione cioè che il vaccino non provochi danni (o provochi danni incomparabilmente inferiori a quelli provocati dalla malattia) e immunizzi chi lo riceve, impedendogli di essere infettato dal virus, e di trasmetterlo. Ma anche se i vaccini contro il Covid19 funzionassero perfettamente a questo modo (e, come vedremo, non è così) questa affermazione sarebbe autocontraddittoria. Infatti, se il vaccino funziona veramente a questo modo, un non vaccinato non potrebbe infettare un vaccinato, né farlo ammalare, dunque non potrebbe mai mettere in pericolo la salute altrui, né, men che meno, mettere in pericolo la vita altrui. Potrebbe mettere in pericolo la salute, e, in rari casi, la vita, solo di quelli che, come lui, hanno scelto in piena coscienza di evitare il vaccino, in nome di una libertà di scelta che non è strumentale, ma un principio primario. E se non è così, se il vaccino non immunizza e non protegge efficacemente dal virus, perché mai vaccinarsi dovrebbe essere un dovere?  Ma prima di indagare sulle condizioni fattuali che sole potrebbero giustificare in qualche modo l’idea che vaccinarsi sia un dovere, andiamo ad analizzare il secondo periodo dell’affermazione pronunciata dal presidente e riportata più sopra. Dice il presidente: “Chi pretende di non vaccinarsi e comunque di svolgere vita normale….. in realtà costringe tutti gli altri a limitare la propria libertà, a rinunziare a prospettive di normalità di vita, ….” Qui si raggiunge il capolavoro. Il presidente sta dicendo che chi non si vaccina non solo trasmetterà il virus, ma farà sì che la libertà di tutti continui ad essere limitata e che la vita di tutti continui ad essere fuori dalla normalità. Qui il presidente dimostra di dimenticare del tutto la propria esistenza, il proprio ruolo, e il ruolo del governo e della politica in generale. A quanto pare non è stato il governo, con i suoi DPCM e i suoi decreti, sempre controfirmati dal Presidente della Repubblica, a limitare la libertà dei cittadini e ad abolire (si spera provvisoriamente, ma non è affatto detto) la normalità della vita, e di conseguenza rilancia su chi non si vaccina la responsabilità del fatto che la libertà di tutti continui ad essere limitata e che non si possa tornare a prospettive di normalità di vita; forse, in questo modo, non si rende nemmeno conto che sta facendo un ricatto, nemmeno troppo velato. Secondo lui tutte queste cose (le limitazioni alla libertà, l’impossibilità di fruire normalmente di modi luoghi e tempi di vita) non sono state provocate dalle scelte di esseri umani ai quali è stato conferito il potere di compierle, e che di conseguenza portano la piena responsabilità di queste scelte, ma sono state fatte direttamente dal virus Sars-Cov2. A quanto pare questo evolutissimo virus, oltre che fare ammalare una certa percentuale di persone, e ad ammazzare una parte relativamente piccola di queste, riesce anche a proclamare lo stato di emergenza, a firmare DPCM e decreti legge e a controfirmarli al posto del Presidente della Repubblica, e persino a farli mettere in atto.

 E qui troviamo di nuovo un’idea tipica dei totalitarismi: non sono gli esseri umani che detengono il potere a compiere delle scelte arbitrarie delle quali sono responsabili; quelli che detengono il potere non fanno che attuare un ordine che li trascende: il Nietzscheano ordine della natura, basato sulla volontà di potenza, per i nazisti, o il destino storico dell’affermazione del comunismo per i lenino-stalinisti. Solo che qui si è scesi dal grandioso ordine della natura, e dal grandioso sviluppo dialettico della storia, a un più modesto e microscopico virus.

 Ora occupiamoci delle condizioni fattuali che sole possono in qualche modo giustificare la credenza che la “vaccinazione” sia un dovere.

La prima, come dicevo, è che il “vaccino” non provochi danni, o, per essere più precisi, che, se provoca danni, essi siano incomparabilmente più bassi dei danni prodotti dal virus. Affrontare questa questione è notevolmente difficile, soprattutto perché pare che alle maggiori autorità politiche e sanitarie mondiali non interessi affatto affrontarla. Infatti, per affrontare adeguatamente tale questione, sarebbe stato necessario istituire un sistema di vigilanza attiva. Si sarebbe cioè dovuto incaricare le strutture sanitarie di indagare attivamente sulle conseguenze delle vaccinazioni, istituendo ad esempio dei follow-up a campione sulle persone vaccinate, a determinati intervalli di tempo dalla vaccinazione (dico a campione, perché sarebbe probabilmente impossibile eseguire dei follow-up attivi su miliardi di persone).Questo sistema sarebbe stato di estrema importanza, dato che i cosiddetti vaccini sono stati autorizzati in modo condizionato e provvisorio, data la brevità delle sperimentazioni sulla loro sicurezza. Ma non si è fatto nulla di questo genere, e si è preferito optare per la vigilanza passiva, meno impegnativa. Vale a dire che gli eventuali danni (o “effetti avversi”) devono essere segnalati al medico curante da chi li subisce (o dalla famiglia, nel caso che i danni siano mortali), e che il medico deve a sua volta segnalarli alle autorità. Ovviamente non sempre gli interessati, già colpiti da disagi, hanno voglia di segnalare gli effetti avversi, e non sempre i medici hanno voglia di trasmettere le segnalazioni alle autorità competenti; di conseguenza il sistema di vigilanza passiva tende a portare ad una sottostima sistematica dei danni. Ciò premesso cerchiamo comunque di farci un’idea dei danni connessi in qualche modo al vaccino (mi esprimo così perché è estremamente difficoltoso dimostrare il nesso causale tra vaccino e danni, e dunque bisogna accontentarsi di registrare gli effetti avversi che si sono verificati entro pochi giorni o settimane dalla vaccinazione, e che non siano riconducibili a patologie pregresse) così calcolati. Per fare ciò possiamo rivolgerci a una fonte ufficiale: Eudra Vigilance, l’agenzia che monitora i farmaci per conto dell’EMA (European Medicine Agency), l’agenzia europea che si occupa del controllo e della diffusione dei farmaci. 

 Tuttavia, data l’estrema complessità e l’estrema difficoltà di consultazione del sito di Eudra Vigilance, ricorrerò inizialmente a un sito non ufficiale, Healthimpactnews. Dato che il sito Eudra Vigilance non riporta dati cumulativi, ma riporta dati separati per ciascun tipo di vaccino in uso nella UE, e, per giunta, riporta separatamente ogni tipo di danno (injury) sospetto, fornendone perciò separatamente le quantità, diventa estremamente difficile farsi una visione d’insieme. Healthimpactnews ha fatto i conti, sommando i dati relativi ai diversi vaccini, e sommando i dati relativi ai diversi tipi di danni. Per questo motivo partiremo dai dati di Healthimpactnews, cercando in seguito di verificarne l’attendibilità analizzando, ma solo in parte, i dati di Eudra Vigilance.

I dati di Healthimpactnews, all’11 settembre, relativi, come quelli di Eudra Vigilance, all’Area Economica Europea, sono i seguenti: 24.526 morti e 2.317.495 danni, dei quali 1.126.869 gravi (serious). Se i dati dei morti sono veri basterebbero questi per dimostrare che la prima delle condizioni che avevo posto (cioè che il vaccino non provochi danni, o provochi danni incomparabilmente inferiori a quelli della malattia) evidentemente non sussiste. Il vaccino provoca danni, e come vedremo, danni superiori ai vantaggi, per lo meno nella fascia di popolazione inferiore ai 40 anni. Facciamo ancora qualche conto: la popolazione dell’Area Economica Europea ammonta a 515.000.000 di abitanti circa. Ipotizzando che nell’Area Economica Europea l’80% della popolazione si sia vaccinato (stima eccessiva, ma meglio essere generosi) avremmo 412.000.000 di vaccinati. La mortalità ipotetica da vaccino sarebbe dunque dello 0,0059%, nel giro di una decina di mesi circa, poco più di un decimo della mortalità mondiale da Covid19, che, quattro settimane fa (cioè a circa 18 mesi dallo scoppio della pandemia) era allo 0,056%. Si dirà subito che questa è la prova provata dell’utilità dell’obbligo vaccinale e dell’alto valore morale della vaccinazione. Ne siamo così sicuri? E’ morale sacrificare 59 persone ogni milione per abbassare la probabilità che altre si ammalino? Per ora lascio la risposta al lettore. Aggiungo però che questa mortalità è equamente distribuita su tutta la popolazione, mentre quella del vaccino no. Non so come ricercare i dati della mortalità da Covid19 per fasce di età nell’Area Economica Europea, e non ne ho nemmeno voglia. Mi accontento perciò di quelli italiani, che possiamo prendere a modello, anche se la situazione italiana è un po’ peggiore di quella media dell’Area Economica Europea. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (che risale al 21-7-2021, ma non abbiamo elementi per credere che negli ultimi due mesi la situazione sia mutata in modo rilevante), sotto i 40 anni in Italia dall’inizio dell’epidemia ci sarebbero stati in tutto 335 morti risultati positivi al Sars-Cov2, dei quali 206 presentavano gravi patologie preesistenti. Ammesso (e non concesso) che tutti i 335 morti positivi al coronavirus siano morti a causa del coronavirus stesso (ammissione peraltro azzardata, dato che di essi ben 206 potrebbero essere morti per altre cause), avremmo nella fascia da 0 a 39 anni (costituita da 23.204.291 persone – dati del sito tuttitalia, provenienti in origine dall’Istat) una mortalità dello 0,0014%. Se i dati del sito Healthimpactnews sono veri, dunque, la mortalità da vaccino nella popolazione sotto i 40 anni sarebbe di più di quattro volte superiore a quella da Covid19. Che razza di morale è una morale che impone con il ricatto ai minori di 40 anni di correre un rischio di morte più di quattro volte superiore al rischio che si vuole evitare? L’unica ipotesi che posso fare è che si tratti di una morale guerresca, ma di una morale guerresca ferma al 1918, quando ancora i civili erano sostanzialmente risparmiati dalle guerre. Secondo tale morale, infatti, per un presunto bene superiore della nazione si mandavano a morire i minori di quarant’anni, e quelli che rifiutavano di andare ad ammazzare e a farsi ammazzare venivano additati come infami traditori e fucilati (e infatti fucilare i “no vax” è un malcelato desiderio di molte virostar e altri personaggi televisivi).

 Certo, mi si può obiettare che i conti fatti da Healthimpactnews, che dice di averli fondati sui dati del sito Eudravigilance, sono dubbi. I dubbi li ho avuti anch’io, e perciò sono andato a controllare sul sito di Eudra Vigilance.

 Eudra Vigilance si presenta immediatamente come sito ufficiale dell’EMA (European Medicines Agency) e il suo indirizzo è infatti: https://eudravigilance.ema.europa.eu. Si tratta di un sito articolato e molto complesso, di difficile consultazione. Con un po’ di sforzi si può raggiungere la sezione intitolata “Banca dati europea delle segnalazioni di sospette reazioni avverse”, dal lì raggiungere le sezioni dedicate alle sospette reazioni avverse ai vaccini Covid19. Saltano subito all’occhio un po’ di cose. La prima è che le reazioni avverse sono segnalate separatamente per ogni tipo di vaccino, e che dunque per avere un quadro complessivo delle reazioni dei diversi vaccini bisogna sommare i dati riportati separatamente. La seconda è che tutti i vaccini provocano disturbi (disorders) in pressoché tutti i distretti corporei (citerò solo quelli che uguagliano o superano le 5000 segnalazioni per almeno un vaccino: disturbi del sangue e del sistema linfatico, cardiaci, dell’orecchio e del labirinto, oculari, gastrointestinali, generali, del sistema immunitario, infezioni, avvelenamenti, disturbi muscolo-scheletrici, del sistema nervoso, psichiatrici, del sistema riproduttivo e del seno, respiratori, toracici e mediastinici, della pelle, vascolari). La terza è che gli effetti avversi si distribuiscono equamente in tutte le età, dato che il numero di gran lunga maggiore si trova nella fascia 18-65 anni, il che indica che i giovani non sono danneggiati meno dei vecchi. La quarta è che il numero di reazioni avverse supera di gran lunga quello dei “casi individuali”, cioè delle persone che hanno avuto disturbi da vaccino: sommando i casi individuali vaccino per vaccino si ottiene infatti il numero di 954.000 casi individuali. Per sapere il numero complessivo dei danni gravi (serious injuries) bisogna sommare tutti i tipi di danni diversi vaccino per vaccino; mi sono preso la briga di farlo, e ho ottenuto il totale di 1.130.633, molto vicino a quello indicato dal sito Healthimpactnews, che riporta un totale di 1.126.000. La discrepanza può essere facilmente spiegata dal fatto che i dati di Healthimpact erano aggiornati all’11/9, quelli di Eudravigilance da me consultati al 18/9.  Questo indica che i conti fatti dal sito Healthimpactnews sono sostanzialmente corretti. Lo stesso sito valuta a 2.317.495 le reazioni avverse totali (cioè gravi e non gravi): Ciò indica che ogni persona affetta da reazioni avverse ne ha mediamente poco più di una grave, e nel complesso poco più di due. La quinta cosa che salta all’occhio è la difficoltà di reperire il numero dei morti: per trovarlo bisogna andare laddove si indicano separatamente i dati per ogni reazione avversa, cercare la tabella degli esiti, e vedere il numero di esiti “fatal”. Dato che sommare tutto è un lavoro lunghissimo e noioso, mi sono limitato a registrare il numero di “esiti fatali” relativi al vaccino Pfizer per le prime 12 classi, e confrontarli con quelli indicati dal sito Healthimpactnews. Ho potuto vedere che i numeri riportati da Healthimpactnews, aggiornati all’11/9, sono sistematicamente più bassi di quelli riportati dal sito Eudravigilance aggiornati al 18/9. Per fare solo due esempi: Healthimpactnews riporta 156 morti per “Blood and lymphatic system disorders” e 1745 per “Cardiac disorders”, mentre Eudravigilance ne riporta rispettivamente 172 e 1834. Il che indica che i dati forniti da Healthimpactnews non sono affatto sovradimensionati, e sono sostanzialmente affidabili; che in una sola settimana (dall’11/9 al 18/9) c’è stato un numero di morti non trascurabile; e infine che il totale di 24.526 morti sospette calcolato da Healthimpact non solo è realistico, ma probabilmente sottostimato. Da aggiungere che, ferma restando la nostra generosa valutazione di 412.000.000 di vaccinati, la probabilità di sviluppare almeno una reazione avversa grave ammonterebbe allo 0,27%. Il che significa che, inducendo con il ricatto del green pass i minori di 40 anni a vaccinarsi, li si espone ad un rischio di malattia niente affatto trascurabile, superiore alla mortalità da covid nella fascia superiore ai 39 anni, che è dello 0,213% (approssimata per eccesso al decimillesimo successivo). E si badi bene: i danni gravi da vaccino non sono, come indica la qualifica di gravi, piccoli disagi transitori; tra di essi ci sono malattie che possono rendere invalidi a vita, come le numerose miocarditi e pericarditi riscontrate tra i giovani anche in Israele, le tromboembolie e i danni al sistema nervoso.

 Ancora: che razza di morale sarebbe una morale che impone ai giovani di rischiare la morte o gravi malattie, anche invalidanti? Parlavo più sopra di una morale guerresca, perché è quella morale che ritiene la guerra un valore che prevede il sacrificio della vita e della salute dei giovani per il bene futuro della Patria. Ma per quanto la morale guerresca, che pone il sacrificio della vita in guerra come valore, sia purtroppo antica quanto la civiltà, una morale che prevede il sacrificio della vita o della salute in guerra come obbligo generalizzato è relativamente recente: è nata in Francia nel 1783 con la leva di massa.  Ma dal 1783 il sacrificio dei giovani venne imposto per il bene superiore della Patria e del suo futuro; nel 1783 si trattava di difendere la Francia dall’invasione straniera e di difendere la Rivoluzione, e cioè di difendere l’appena conquistata uguaglianza dei diritti e delle opportunità dal ritorno al potere di un’élite che aveva fondato e avrebbe fondato di nuovo il suo potere sul privilegio e sulla disparità dei diritti.

Chi mandò milioni di giovani ad ammazzare e a farsi ammazzare tra il 1914 e il 1915 credeva presumibilmente in buona fede che una vittoria avrebbe portato ad un futuro migliore per la sua Patria; gli interventisti italiani non potevano sapere che anche una vittoria avrebbe comportato 20 anni di dittatura e un’altra guerra mondiale più rovinosa e catastrofica della precedente, con la relativa rovina dell’Italia. Ma adesso? Per quale ipotetico futuro migliore della Patria europea, e in particolare della Patria italiana, si crede morale sacrificare i giovani? Per abbassare la mortalità da Covid 19 degli ultrasettantenni, che ora è pari allo 1,03%? Per un radioso futuro in cui la vita media, che pare a causa del Covid19 sia scesa a 82 anni, ritorni a 83, come nel 2019? E’ morale togliere 60 di vita a un numero non trascurabile di giovani per regalare un anno di vita agli ultraottantenni? O i fini di questa campagna sono diversi? E se sono diversi, quali sono, oltre all’arricchimento smodato delle multinazionali dei vaccini? Possibile che la stragrande maggioranza sia convinta che politici che hanno sottratto in dieci anni alla sanità 37 miliardi siano così preoccupati della salute e della sopravvivenza degli ultraottantenni?

 Mi si dirà che ho parlato solo dei giovani, e che invece il rapporto rischi-benefici, soprattutto dopo i 65 anni, cambia, e che si sposta decisamente a favore del vaccino. Può darsi; non ne discuto. Ma perché, anche oltre i 65 anni, dovrebbe diventare un obbligo, da indurre surrettiziamente con il ricatto? Agli ultrasessantacinquenni può convenire, ma a una condizione: che si ponga come valore sommo e indiscutibile la pura durata quantitativa della nuda vita, priva di qualità. E per quale misterioso motivo noi, ultrasettantenni, non dovremmo essere liberi di decidere quali rischi vogliamo correre e quali vogliamo evitare, e deve decidere lo stato che il nostro sommo bene è sopravvivere il più a lungo possibile, indipendentemente dalla qualità della nostra vita? Personalmente preferisco correre il rischio di morire soffocato (pari per me a quasi l’1%) entro un anno e mezzo, che correre un rischio anche bassissimo di essere affetto da una tromboembolia o da una malattia neurologica che mi rendano invalido e non autosufficiente, e mi costringano a sopravvivere altri 15 anni in un istituto, divenendo un fardello economico e psicologico pesantissimo per mia moglie e mia figlia. Ed è morale escludermi da buona parte della vita sociale per questa mia scelta?

Ci sarebbe ora da occuparsi della seconda condizione fattuale che potrebbe in qualche modo giustificare la credenza che vaccinarsi sia un dovere: cioè che il vaccino provochi l’immunità e blocchi la circolazione del virus. Sono già alla quinta pagina e non posso scriverne ancora almeno altre due, perché il lettore sarà stufo di leggere e io incomincio ad essere stufo di scrivere. Qui basti dire che, se immunizzazione provoca, si tratta di un’immunizzazione molto parziale che sostanzialmente non blocca la trasmissione del virus, ma al massimo la attenua; che la malattia può benissimo colpire anche i vaccinati con due dosi, tanto che molti posti in terapia intensiva sono occupati da vaccinati; che il vaccino copre in percentuale molto modesta le varianti, che tendono a diffondersi sempre di più provocando malattia in buona parte dei vaccinati, e che per tutto questo vogliono proporci una terza dose o persino una dose ogni anno.

 Per tutto questo la morale che vogliono propinarci la televisione, la stampa e i nostri politici è una morale alla rovescia, dove, come nella morale militarista e in quella mafiosa, viene proposto come valore il crimine, ma ammantato di bontà.

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