Una favola giocosa in romanesco per riscoprire il nostro libero pensiero e la naturale capacità di volare. Un ludico invito per un immediato ritorno alla Vita.
La Vita intesa come insieme di relazioni, contatti, espressioni artistiche in libertà e gioia.
Quando dico espressioni artistiche, mi riferisco all'innata capacità dell'ente umano di creare; creare un menù particolare e servirlo con amore, creare un ambiente accogliente dove avere cura del proprio corpo, creare un luogo incantato di intrattenimento, creare uno spettacolo per far divertire, scrivere un testo per far riflettere, creare una musica per far sognare.
Sentiamo la necessità impellente di esprimerci e questo è impossibile in assenza di libertà. Sentiamo la necessità impellente di tornare ad osservarci nelle mille e più espressioni del volto che rappresentano i nostri sentimenti, senza veli che ne impediscano la comprensione.
Sentiamo la necessità impellente di staccarci dalla paura di una morte che arrivi senza averne vissuto a pieno il suo contrario, la Vita. Sentiamo la necessità impellente e naturale di spiccare il volo. Buona vita a tutti.
Claudio Testa.
Commento di Giorgio Cattaneo
"Il bello di essere un capolavoro, cioè se stessi: praticamente un miracolo, di questi tempi, in cui è l'umanità a ritrovarsi quasi bandita e classificata come patologia vivente, nemmeno fosse un'insidiosa devianza.
Come nel Paradosso del Calabrone, che non potrebbe volare eppure sfreccia nell'aria, stavolta è il Bombo a smentire "dotti, medici e sapienti", accorsi al capezzale di un paziente che non sa di essere malato (e infatti non lo è).
I professori della manipolazione lo trasformeranno in business, dopo che i più sordidi stregoni l'avranno debitamente trasfigurato, presentandolo come una minaccia tenebrosa e letale: «'O pompàmo co' la stampa, 'o faremo sembrà vero: er volà de fiore 'n fiore deve scatenà er terore». Suona familiare, tutto questo? E' micidiale, l'efficacia del romanesco che si sprigiona dalla poesia multiforme di Claudio Testa: «Tutto er bello ch'era prima deve risultà 'n erore».
Teoria e pratica della degradazione, del capovolgimento profetizzato da Orwell, verso gli attuali scantinati del post-umano, in mezzo a moltitudini raggirate e traumatizzate dalla Grande Paura: «Se dimentica er sapore (e si serve, anche l'odore): nun se deve rende conto ch'è arivato er dittatore». Meglio chiuderlo in gabbia, il Bombo, naturalmente «pe' difendelo dar monno, dale insidie maledette».
Un rituale mortifero, danzante: «Se giocamo 'e riaperture come a 'ngiro de roulette, co' l'appoggio dei politici (so' le nostre marionette)». Poi si passa all'incasso, come da copione: «'Ntanto crescheno l'affari dele aziende predilette».
Inutile aggiungere che l'ultima parola spetta proprio a lui, il Bombo, ammesso che abbia voglia di fare quello che gli compete in esclusiva: riaprire le ali, e metter fine - nel modo più semplice, e più commovente - al teatro nero che gli è stato allestito attorno, sciagura dopo sciagura, menzogna dopo menzogna. Un apologo magistrale, quello del Bombo, a cui Claudio Testa presta parole e gesti, voce, anima, dosando in modo sapiente ironia e tenerezza, indignazione e delicatezza, sfoderando tutti i colori della tavolozza. Un affresco cangiante, dentro una performance attoriale che lascia il segno, perfettamente accompagnata dalle musiche composte da O-Style.
Se poi capita alla fine di percepire una specie di ronzio, niente paura: non può essere che lui, il Bombo.
Che si stia finalmente risvegliando?
Link al video:https://www.youtube.com/watch?v=pVFAmqL3K0c&t=2s&ab_channel=ClaudioTesta