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C'è chi sostiene che progettare un nuovo ordine mondiale sia un atto criminale. Stolti.

Questa affermazione crea una dicotomia tra il mantenimento dello status quo e una visione di cambiamento che protrarrebbe inevitabilmente le involuzioni antisociali, anticulturali e antiambientali realizzate da una una globalizzazione sbagliata: sbagliata per come è stata condotta, non in quanto sbagliata in principio.

Tra l'opzione di mantenere lo status quo e l'opzione di continuare ad accettare la corrente involuzione antisociale, manca la vera alternativa: creare un nuovo ordine mondiale che sia all'altezza dei tempi e dei bisogni di una società globale che deve mettere al centro del proprio operato l'Essere Umano.
Manca l'opzione di creare un nuovo ordine mondiala in cui libertà, giustizia sociale e democrazia convivano nel rispetto dele tradizioni e delle culture.

Guardiamo al mondo. Possiamo pensare che le cose vadano bene così? No.

Una globalizzazione econocentrica, unita alla progressiva distruzione dell'ambiente, alla progressiva polarizzazione sociale - sia tra Oriente e Occidente che all'interno di Oriente e Occidente -  e alla progressiva popolarità di modelli autarchichi sociali slegati dalla volontà e dal benessere popolare - anche nei Paesi di più antica tradizione democratica-  ci impone di rivendicare la necessità di un nuovo ordine mondiale.

Il Grande Reset è necessarrio tanto quanto il bisogno di opporci ai modelli autarchici.

E il Coronavirus ci mette davanti alla necessità, e all'opportunità, di rifefinire il mondo di domani, secondo nuove regole.

Eppure, termini come il "Nuovo Ordine Mondiale" o "Grande Reset" sono significanti privi di significato. Si può pensare a un nuovo ordine mondiale democratico, come a uno autartico e repressivo; si può pensare a un Grande Reset che privi le persone di diritti e libertà, come a un Grande Reset che dia al genere umano la possibilità di sviluppare i propri talenti e le proprie aspirazioni, nel superamento della scarsità.

A beneficio di chi verranno scritte le nuove regole?

Tutto dipenderà dalla partecipazione popolare. Tutto dipenderà da noi e dai rappresentanti che sceglieremo.

Il dibattito è iniziato. Schwab e le grandi corporazioni finanziarie ed economiche già tracciano linee future. E le istituzioni democratiche? I rappresentanti del popolo, con la loro fragilità e la loro scarsa lungimiranza, saranno capaci di rivendicare una sedia al tavolo delle decisioni e di affermare con forza la necessità di costruire sulle conquiste ottenute dalle democrazie liberali? 

È tempo che i rappresentanti del popolo dettino l'agenda.

Leggo sul Corriere della Sera.
"È un messaggio forte, quello del presidente americano, secondo il quale ci troviamo oggi nel cuore di un dibattito fondamentale sulla «futura direzione del mondo», lo scontro tra chi pretende che l’autocrazia sia la strada maestra e chi invece difende la democrazia come modello irrinunciabile per dominare e vincere quelle sfide."

Speriamo che questo sia il segno che la prima tra le Democrazie dell'era moderna e contemporanea sia tornata a giocare un ruolo importante, a favore di democrazia e autodeterminazione.


Marco Moiso
Vicepresidente del Movimento Roosevelt

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