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     Ai primi di settembre alcuni medici e professionisti sanitari belgi hanno scritto un'approfondita lettera che si può leggere in diverse lingue sul sito Docs4OpenDebate e che è adesso aperta alla sottoscrizione di medici e semplici cittadini di tutto il mondo.
     Alcuni siti italiani di informazione ne hanno riportato una traduzione non sempre precisa, per cui si è ritenuto di fornirne qui una versione più accurata, nella quale sono stati esplicitati meglio anche i riferimenti ad articoli scientifici.

Lettera aperta di medici e
professionisti sanitari
a tutte le autorità belghe e a tutti i media belgi
 
5 settembre 2020
 
Noi, medici e professionisti sanitari belgi, desideriamo esprimere la nostra profonda inquietudine per la piega assunta negli ultimi mesi dagli eventi che si sono susseguiti dopo la comparsa del virus SARS-CoV-2.
C
i appelliamo ai politici perché si informino in maniera indipendente e critica nel processo decisionale e nell’attuazione delle norme volte a proteggere dal Coronavirus.
Chiediamo un dibattito aperto, in cui tutti gli esperti siano rappresentati senza alcuna forma di censura.
Dopo il panico iniziale intorno al Covid-19, i fatti oggettivi mostrano ora un quadro completamente diverso: non c’è più alcuna giustificazione medica per qualsiasi politica di emergenza.
L’attuale gestione politica della crisi è del tutto sproporzionata e causa più danni che benefici.
Chiediamo la pronta cessazione di tutte le misure e il ripristino immediato dei normali processi di governo democratici e di tutte le nostre libertà civili.
 
“Una cura non deve essere peggiore del male”: è una tesi più che mai attuale nella situazione odierna. Orbene, noi constatiamo sul campo che i danni collaterali arrecati adesso alla popolazione avranno un impatto maggiore a ogni livello sociale, a breve e a lungo termine, rispetto al numero di persone che vengono salvaguardate. A nostro avviso, le attuali misure di contrasto al Coronavirus e le severe sanzioni per il loro mancato rispetto sono contrarie ai valori formulati dall’Istituto Superiore di Sanità belga che, in quanto autorità sanitaria, ha sempre assicurato fino a tempi recenti una medicina di qualità nel nostro paese: “Scienza – Competenza – Qualità – Imparzialità – Indipendenza – Trasparenza”1.
 
Riteniamo che la politica abbia introdotto norme unilaterali non sufficientemente valide sul piano scientifico, e che non ci sia abbastanza spazio nei media per un dibattito aperto a punti di vista e opinioni diverse. Inoltre, ogni autorità locale è ormai autorizzata ad aggiungere le proprie misure, che siano fondate o meno.
 
Per di più, l’approccio rigido e repressivo sul Coronavirus contrasta fortemente con la politica fin qui minimale del governo in materia di prevenzione delle malattie, rafforzamento del sistema immunitario mediante uno stile di vita sano e cure ottimali fondate sull’attenzione per l’individuo e sull’investimento nel personale di assistenza2.
 
 
Il concetto di salute
 
Nel 1948 l’OMS ha definito così la salute: “Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza di malattia o infermità”3.
 
La salute è quindi un concetto ampio che trascende il piano fisico e che riguarda anche il benessere emotivo e sociale dell’individuo. Avendo peraltro sottoscritto i diritti umani fondamentali, il Belgio ha il dovere di tenerne conto nel processo decisionale allorché le misure rientrano nel contesto della salute pubblica4.
Gli attuali provvedimenti adottati globalmente per combattere il SARS-CoV-2 collidono in larga misura con questa visione della salute e dei diritti umani. Le disposizioni includono l’obbligo di indossare una mascherina (anche all’aria aperta e durante le attività sportive, e in alcuni comuni persino quando non ci sono altre persone nelle vicinanze), l’allontanamento fisico, l’isolamento sociale, la quarantena obbligatoria per alcuni gruppi e le misure igieniche.
 
 
La prevista pandemia con milioni di morti
 
All’inizio della pandemia le misure erano comprensibili e ampiamente condivise, pur con differenze nell’attuazione tra i paesi vicini al nostro. A marzo l’OMS aveva calcolato che il tasso di letalità tra i casi confermati di Covid-19 sarebbe stato del 3,4%. Si prevedevano pertanto milioni di morti e un virus estremamente contagioso per il quale non esistevano né cure né vaccini. Questo avrebbe comportato una pressione senza precedenti sulle unità di terapia intensiva dei nostri ospedali.
Si è prodotta così una situazione di allarme globale mai vista nella storia dell’umanità: l’obiettivo di “appiattire la curva” si è tradotto in un lockdown che ha paralizzato l’intera società e l’economia, costringendo alla quarantena persone sane. La distanza sociale è diventata la nuova normalità in previsione di un vaccino salvifico.
 
 
I fatti sul Covid-19
 
A poco a poco, da varie parti è suonato un campanello d’allarme: i fatti oggettivi rivelavano una realtà completamente diversa5 6.
 
L’evoluzione del Covid-19 ha ricalcato il corso di una normale ondata infettiva simile a quella di una stagione influenzale. Come ogni anno, vediamo un insieme di virus influenzali che seguono la stessa curva: prima i rinovirus, poi i virus dell’influenza A e B, seguiti dai coronavirus. Non c’è nulla che si discosti da ciò che osserviamo normalmente.
 
L’uso del test PCR non specifico, che produce molti falsi positivi, ha mostrato un quadro iperbolico. Questo test è stato autorizzato in maniera affrettata mediante una procedura di urgenza, e la sua intrinseca validità non è mai stata seriamente accertata. I produttori hanno dichiarato espressamente che era destinato alla ricerca e non alla diagnostica7.
 
Il test PCR funziona con cicli di amplificazione del materiale genetico: un frammento di genoma viene replicato a ogni ciclo. Qualsiasi contaminazione (per esempio con altri virus o con residui di vecchi genomi virali) può eventualmente produrre falsi positivi8.
 
Un’infezione virale vera e propria si verifica quando si ha una massiccia presenza di virus, detta carica virale. Il test non misura però quanti virus sono presenti nel campione, quindi il risultato positivo non significa che la persona sia davvero infetta clinicamente, oppure che sia malata o soggetta ad ammalarsi. Deve essere infatti rispettato il postulato di Koch (“l’agente puro isolato da un paziente con sintomi deve provocare i medesimi sintomi in una persona sana”).
Poiché un test PCR positivo non indica automaticamente un’infezione o un’attiva contagiosità, manca una giustificazione per le misure sociali adottate, che si basano esclusivamente su questi esami9 10.
 
Il confinamento. Se si confrontano le ondate di contagi nei paesi che hanno adottato politiche restrittive rigorose con quelle verificatesi negli stati che non hanno imposto blocchi (Svezia, Islanda…), si osservano curve simili. Non esiste quindi alcun legame tra il confinamento imposto e il decorso del contagio. Il blocco non ha determinato un minore tasso di mortalità.
Esaminando la data di applicazione delle restrizioni, constatiamo che queste sono entrate in vigore dopo che il picco del tasso di riproduzione del virus era già stato raggiunto ed era cominciato un calo. Di conseguenza, la diminuzione non è stata l’effetto delle misure adottate11.
Come ogni anno, sembra che le condizioni climatiche (tempo, umidità e temperatura) e la diffusione dell’immunità abbiano maggiori possibilità di ridurre l’ondata infettiva.
 
 
Il nostro sistema immunitario
 
Da migliaia di anni, il corpo umano è esposto quotidianamente all’umidità e alle goccioline contenenti microrganismi infettivi (virus, batteri e funghi).
La penetrazione di questi microrganismi è contrastata da un meccanismo di difesa avanzato: il sistema immunitario, la cui forza si costruisce proprio nella normale esposizione quotidiana alle influenze microbiche. Misure igieniche eccessive hanno un effetto nefasto sulla nostra immunità12 13. Solo le persone con un sistema immunitario debole o deficitario dovrebbero essere protette mediante un’igiene radicale o la distanza sociale.
L’influenza riemergerà in autunno (in combinazione con il Covid-19) e una eventuale diminuzione delle difese naturali potrebbe comportare ancora più vittime.
 
Il nostro sistema immunitario è composto di due parti: un sistema immunitario innato, non specifico, e un sistema immunitario adattativo.
 
Il sistema immunitario non specifico forma una prima barriera (pelle, saliva, succhi gastrici, muco intestinale, cellule con cigli vibratili, flora batterica commensale) e impedisce che i microrganismi si fissino ai tessuti.
Quand’anche riuscissero ad attecchire, possono comunque essere inglobati e distrutti dai macrofagi.
 
Il sistema immunitario adattativo comprende l’immunità delle mucose (anticorpi IgA, prodotti principalmente dalle cellule dell’intestino e dell’epitelio polmonare), l’immunità cellulare (cellule T), che può essere attivata dal contatto con sostanze estranee o con microrganismi, e l’immunità umorale (IgM e anticorpi IgG prodotti dalle cellule B).
Ricerche recenti mostrano che i due sistemi sono altamente interdipendenti.
 
Sembra che la maggior parte delle persone abbia già un’immunità congenita o generale, ad esempio contro l’influenza e altri virus. Ne ha dato una conferma quanto emerso sulla nave da crociera Diamond Princess, che è stata posta in quarantena dopo la morte per Covid-19 di alcuni passeggeri. La maggior parte di loro era anziana e sulla nave si trovava in una situazione ideale per il contagio. Ciononostante, il 75% dei passeggeri non si è infettato. Persino in questo gruppo ad alto rischio la maggioranza era dunque resistente al virus.
Uno studio pubblicato sulla rivista «Cell» mostra che la maggior parte delle persone neutralizza il Coronavirus mediante l’immunità della mucosa (IgA) e quella cellulare (cellule T), manifestando sintomi scarsi o nulli14. I ricercatori hanno rilevato fino al 60% di reattività al SARS-CoV-2 delle cellule T CD4 in una popolazione non infetta, il che suggerisce una reattività crociata con altri coronavirus del raffreddore15.
La maggior parte delle persone ha già, quindi, un’immunità congenita o crociata perché è stata esposta in precedenza ad altre varianti dello stesso virus.
 
La formazione di anticorpi (IgM e IgG) da parte dei linfociti B rappresenta una parte relativamente piccola del nostro sistema immunitario, e ciò contribuirebbe a spiegare come mai, con una percentuale di anticorpi del 5-10%, si possa già avere un’immunità di gruppo.
L’efficacia dei vaccini viene valutata proprio in base alla presenza o meno di questo tipo di anticorpi: si tratta in questo caso di un’immagine falsata della realtà dei fatti.
 
Le persone che risultano positive al test (PCR) sono per la maggior parte asintomatiche, perché il loro sistema immunitario è abbastanza robusto.
Il rafforzamento dell’immunità naturale è un approccio molto più logico. La prevenzione è un pilastro importante e non sufficientemente evidenziato: alimentazione sana e completa, esercizio fisico all’aria aperta, senza mascherina, riduzione dello stress e rapporti sociali ed emotivi soddisfacenti.
 
 
Le conseguenze dell’isolamento sociale sulla salute fisica e mentale
 
L’isolamento sociale e i danni economici hanno favorito un aumento di depressione, ansia, suicidi, violenze domestiche e abusi sui minori16.
 
Diversi studi hanno dimostrato che più le persone hanno impegni sociali ed emotivi più sono resistenti ai virus. Sembrano esserci probabilità molto maggiori che l’isolamento e la quarantena abbiano conseguenze fatali17.
 
Le misure di isolamento hanno anche ridotto all’inattività molte persone anziane, costringendole a rimanere in casa, nonostante sia risaputo che l’esercizio fisico ha effetti positivi sulla funzione cognitiva, riducendo altresì i disturbi e l’ansia legati alla depressione e migliorando la salute fisica, i livelli di energia, il benessere e, in generale, la qualità della vita18.
 
La paura, lo stress persistente e la solitudine indotti dall’isolamento sociale hanno una comprovata influenza negativa sulla salute generale e su quella psicologica in particolare19.
 
 
Nessuna cura per un virus estremamente contagioso che provoca milioni di morti?
 
Il tasso di mortalità si è rivelato molte volte inferiore al previsto e prossimo a quello di una normale influenza stagionale (0,1-0,5%)20.
Il numero di decessi attribuiti al Coronavirus sembra peraltro sovrastimato. C’è differenza tra la morte per Coronavirus e la morte con Coronavirus. Sovente gli esseri umani sono portatori di svariati virus e batteri potenzialmente patogeni. Dal momento che la maggior parte delle persone le quali hanno sviluppato sintomi gravi erano affette da patologie pregresse, non si può semplicemente concludere che l’infezione da Coronavirus sia stata la causa del loro decesso, ma spesso le statistiche non ne tengono conto.
 
I gruppi più a rischio sono chiaramente identificabili. La stragrande maggioranza dei pazienti deceduti aveva 80 anni o più. La maggior parte (70%) dei deceduti di età inferiore ai 70 anni soffriva di una patologia preesistente: problemi cardiovascolari, diabete mellito, malattia polmonare cronica o obesità. La stragrande maggioranza delle persone infette (più del 98%) non si è ammalata o lo ha fatto in forma lieve e si è ripresa spontaneamente.
 
Nel frattempo, è disponibile una terapia economica, sicura ed efficace per coloro che presentano sintomi gravi della malattia: essa si basa sull’uso di HCQ (idrossiclorochina), zinco e azitromicina. Se adottata tempestivamente, permette la guarigione e spesso evita il ricovero ospedaliero. Ormai non c’è quasi più nessuno condannato a morire.
 
L’efficacia di questa terapia è stata confermata dall’esperienza clinica sul campo di colleghi che hanno ottenuto risultati impressionanti, in netto contrasto con le critiche teoriche (insufficientemente fondate su studi in doppio cieco) che in alcuni stati come i Paesi Bassi hanno portato persino al divieto della terapia. Una meta-analisi pubblicata sul «Lancet», dalla quale non emergeva alcun effetto significativo dell’idrossiclorochina, è stata ritirata. Le fonti di dati principali si sono rivelate inattendibili e 2 autori su 3 erano in conflitto di interessi. Eppure, buona parte delle direttive basate su questo studio è rimasta immutata48 49 
Tale sviluppo degli eventi fa sorgere seri interrogativi.

Negli Stati Uniti, un gruppo di medici che lavorano sul campo, a contatto quotidiano con i pazienti, si è unito nell’associazione America’s Frontline Doctors e ha tenuto una conferenza stampa che ha totalizzato milioni di visualizzazioni21 51. 
Il professore francese Didier Raoult dell’Istituto di Infettivologiadi Marsiglia (IHU) ha presentato questa promettente terapia combinata già ad aprile.
Il medico olandese Rob Elens, il quale ha curato molti pazienti nel suo studio con l’idrossiclorochina e lo zinco, ha invitato i colleghi a sottoscrivere una petizione per la libertà terapeutica22.
La prova definitiva viene dal follow-up epidemiologico in Svizzera, che ha confrontato i tassi di mortalità con e senza questa terapia23.
 
Quanto alle immagini angoscianti dell’ARDS (sindrome da distress respiratorio acuto), a causa della quale le persone in agonia da soffocamento venivano sottoposte alla respirazione artificiale, sappiamo ora che la sindrome era causata da una reazione immunitaria esagerata con coagulazione intravascolare nei vasi sanguigni polmonari. La somministrazione di anticoagulanti e di desametasone, nonché l’approccio teso a evitare la ventilazione forzata, che ha arrecato danni ulteriori ai tessuti polmonari, significa in pratica che ormai anche questa temuta complicazione non è più fatale47.
 
Non abbiamo più a che fare dunque con un virus mortale, bensì con una patologia assolutamente curabile.
 
 
La propagazione
 
La diffusione avviene per infezione tramite goccioline (esclusivamente per i malati che tossiscono o starnutiscono) e mediante aerosol in locali chiusi e non ventilati. Il contagio non è quindi possibile all’aria aperta.
Il tracciamento dei contatti e gli studi epidemiologici dimostrano che le persone sane (o i portatori asintomatici risultati positivi al test) sono praticamente incapaci di trasmettere il virus. Gli individui sani non rappresentano pertanto un rischio gli uni per gli altri24 25.
La trasmissione per mezzo di oggetti (ad esempio denaro, spesa o carrelli della spesa) non è stata scientificamente dimostrata26 27 28.      
 
Quanto esposto mette seriamente in discussione l’intera politica di distanziamento sociale e delle mascherine obbligatorie per le persone sane: non esiste alcuna base scientifica per tutto ciò.
 
 
La mascherine
 
Le mascherine trovano la loro applicazione nei contesti in cui si verificano contatti con persone appartenenti a gruppi comprovatamentea rischio o affette da disturbi delle vie respiratorie superiori, in ambienti medico-ospedalieri e nelle case di riposo. Le mascherine riducono il rischio di infezione da goccioline provenienti da starnuti o colpi di tosse. Tra gli individui sani, esse sono inefficaci contro la diffusione di infezioni virali29 30 31.      
L’utilizzo di una mascherina non è privo di effetti collaterali32 33. 
La carenza di ossigeno (che può provocare mal di testa, nausea, stanchezza, perdita di concentrazione) si verifica abbastanza rapidamente, con effetti simili al mal di montagna. Vediamo ormai quotidianamente pazienti che lamentano mal di testa, problemi ai seni nasali, difficoltà respiratorie e iperventilazione dovuti all’uso delle mascherine. Inoltre, la CO2 accumulata porta ad un’acidificazione tossica dell’organismo che influisce sulla nostra immunità. Alcuni esperti mettono addirittura in guardia circa una maggiore trasmissibilità del virus dovuta all’uso improprio delle mascherine34.
 
Il nostro Codice del lavoro (Codex 6) si riferisce a una concentrazione di CO2 (ventilazione nei luoghi di lavoro) di 900 ppm, fino a un massimo di 1200 ppm in circostanze speciali. È sufficiente indossare la mascherina appena un minuto per superare facilmente da tre a quattro volte i limiti massimi di tossicità. In sostanza, chi porta una mascherina si trova come in una camera ben poco aerata35!
 
L’impiego improprio di mascherine senza una preliminare serie completa di esami medici cardiopolmonari non è infatti raccomandato dagli specialisti di sicurezza del lavoro. Nelle sale operatorie degli ospedali, dove il personale indossa le mascherine, l’umidità e la temperatura sono regolate con precisione e l’ossigeno viene compensato con un flusso opportunamente monitorato, rispettando così rigidi standard di sicurezza36.
 
 
Una seconda ondata di Coronavirus?
 
Si parla attualmente di una seconda ondata in Belgio, con un nuovo conseguente inasprimento dei provvedimenti. Tuttavia, da un esame più approfondito dei dati di Sciensano37 si evince che, malgrado l’aumento del numero dei positivi dalla metà di luglio, nello stesso periodo non si è registrato un incremento dei ricoveri ospedalieri o dei decessi. Non si tratta dunque di una seconda ondata, quanto piuttosto di una “epidemia di casi” (casedemic, per dirla in inglese) dovuta al maggior numero di test50. Nelle ultime settimane c’è stato in effetti un minimo aumento di ricoveri e decessi, ma nell’interpretarlo occorre tener conto della recente ondata di caldo. Inoltre, la maggioranza assoluta dei morti rientra ancora nella classe d’età superiore ai 75 anni. Tutto ciò suggerisce che le misure adottate nei confronti della popolazione attiva e dei giovani siano sproporzionate rispetto agli obiettivi prefissati. La stragrande maggioranza delle persone “infette” risultate positive al test appartiene alla fascia della popolazione attiva che rimane asintomatica o paucisintomatica, grazie a un sistema immunitario efficiente.
Nulla è dunque cambiato: il picco è passato.
 
 
Rafforzare una politica di prevenzione
 
C’è un contrasto stridente tra i provvedimenti anti-Coronavirus e la politica fin qui esigua del governo allorquando si tratta di adottare misure fondate che abbiano effetti benefici comprovati per la salute, come la tassa sullo zucchero, il divieto delle sigarette (elettroniche), la produzione di cibo sano economicamente allettante e ampiamente accessibile, l’esercizio fisico e le reti di sostegno sociale. Si è persa l’occasione per migliorare una politica di prevenzione capace di favorire un cambio di mentalità in tutte le fasce della popolazione, con evidenti ricadute in termini di salute pubblica. Solo il 3% delle spese sanitarie è attualmente destinato alla prevenzione2.
 
 
Il giuramento di Ippocrate
 
In quanto medici, abbiamo tutti prestato il giuramento di Ippocrate:
 
  • “Mi prenderò cura prima di tutto dei miei pazienti, tutelandone la salute e alleviandone le sofferenze”;
  • “Li informerò correttamente”;
  • “Anche sotto pressione, non impiegherò le mie conoscenze mediche per pratiche contrarie ai principi di umanità”.
Altri professionisti sanitari adottano un codice simile, ma le attuali misure ci costringono ad agire contro questo giuramento.
Anche il “primum non nocere”, principio cardine per ogni medico e professionista della salute, è minato alla base dalle norme vigenti e dalla prospettiva della possibile introduzione generalizzata di un vaccino che non è stato sottoposto ad approfonditi studi preliminari.
 
 
Il vaccino
 
Alcuni studi scientifici sulla vaccinazione antinfluenzale mostrano che solo 3 volte in 10 anni siamo riusciti a sviluppare un prodotto dall’efficacia superiore al 50%. Tra gli anziani la vaccinazione sembra dare pochi risultati, e oltre i 75 anni l’efficacia è quasi inesistente38.
 
Come si può constatare ogni anno con il virus dell’influenza, la naturale e incessante mutazione virale rende tutt’al più il vaccino una soluzione temporanea, che necessita ogni volta di richiami sempre nuovi. Un vaccino non testato, approvato tramite la scorciatoia della procedura di urgenza e per il quale i produttori hanno già ottenuto peraltro un’immunità legale nel caso di possibili danni, solleva seri interrogativi39 40.  
Noi ci opponiamo asfruttare i nostri pazienti come cavie.
Si prevede che su scala mondiale il vaccino contro il Covid-19 possa provocare 700.000 casi di danni o decessi41.
Dato che il 95% delle persone prende il Covid-19 in forma praticamente asintomatica, il rischio di esposizione a un vaccino non testato rappresenta un rischio irresponsabile.
 
 
Il ruolo dei media e il livello della comunicazione ufficiale
 
Nel corso degli ultimi mesi, è sembrato quasi che i responsabili di stampa, radio e televisione abbiano seguito pedissequamente il “comitato di esperti” e il governo, la cui comunicazione unilaterale dovrebbe invece essere arginata proprio dal vaglio critico della stampa stessa. I servizi che sono stati così prodotti dai media somigliavano più a un’opera di propaganda che di informazione obiettiva.
 
A nostro avviso, è compito del giornalismo presentare le notizie nel modo più oggettivo e neutrale possibile, nell’intento di pervenire alla verità e di contenere il potere in maniera critica, dando spazio di espressione anche agli esperti dissenzienti.
 
Questa visione trova conferma nei codici deontologici giornalistici42.
 
La versione ufficiale, secondo cui il confinamento generale era la soluzione necessaria, nonché l’unica possibile e da tutti accettata, ha reso difficile esprimere un parere diverso a chi era in disaccordo, così come agli esperti.
 
Le opinioni alternative sono state ignorate o ridicolizzate. Non abbiamo assistito a dibattiti aperti sui media, dove si sarebbero potute esprimere idee discordanti.
 
Siamostati parimenti sorpresi dai tanti video e articoli, sia di numerosi esperti scientifici sia di autorità, che sono stati rimossi (e continuano a esserlo) dai social media. Riteniamo che ciò non si confaccia a uno stato costituzionale libero e democratico, tanto più in quanto alimenta la ristrettezza di vedute. Questa politica ha altresì un effetto paralizzante, poiché fomenta paura e preoccupazione nella società. In questo contesto, rifiutiamo l’intento di censurare i dissidenti in tutta l’Unione europea43
 
Le stesse modalità con cui il Covid-19 è stato presentato dai politici e dai media non hanno migliorato la situazione. Abbondava il gergo militare, infarcito di termini bellici: si parlava spesso di una “guerra” con un “nemico invisibile” che occorreva “sconfiggere”. L’uso nei media di espressioni quali “eroi in prima linea” e “vittime del Coronavirus” ha considerevolmente alimentato la paura, così come l’idea che ci si trovasse al cospetto di un “virus killer” su scala globale.
 
La popolazione è stata letteralmente terrorizzata dal bombardamento incessante di cifre, che si sono succedute giorno dopo giorno, ora dopo ora, senza essere in alcun modo interpretate, confrontate con i decessi per influenza degli anni precedenti o rapportate alle morti per altre cause. Questa non è informazione, è manipolazione.
 
Deploriamo il ruolo che in questa vicenda ha svolto l’OMS, la quale ha preteso di ridurre al silenzio la “infodemia” (vale a dire l’espressione di opinioni diverse dalla versione ufficiale, ivi comprese le critiche da parte di esperti non allineati) per mezzo di una censura mediatica senza precedenti43 44.  
 
Invitiamo i mezzi d’informazione ad assumersi le loro responsabilità a questo riguardo!
 
Rivendichiamo un dibattito aperto in cui tutti gli esperti siano ascoltati.
 

Legislazione d’emergenza contro diritti umani
 
Il principio generale del buon governo esige che la proporzionalità delle decisioni pubbliche sia valutata alla luce delle norme giuridiche di rango superiore: qualsiasi intervento dell’autorità deve conformarsi ai principi fondamentali stabiliti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). L’ingerenza da parte dei governi è autorizzata esclusivamente in situazioni di crisi. In altri termini, le decisioni discrezionali devono essere proporzionate a una necessità assoluta.
Dal momento che le misure attuali influiscono sull’esercizio, tra gli altri, dei diritti alla tutela della vita privata e familiare, alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, alla libertà di espressione, di riunione e di associazione, all’educazione, esse devono rispettare le garanzie fondamentali stabilite dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).
 
Ai sensi dell’articolo 8 paragrafo 2 della CEDU, ad esempio, la limitazione del diritto alla vita privata e familiare è consentita solo se i provvedimenti sono necessari nell’interesse della sicurezza nazionale, della pubblica sicurezza, del benessere economico del paese, della tutela dell’ordine pubblico e della prevenzione di reati penali, della salvaguardia della salute o dei diritti e delle libertà altrui; il testo normativo su cui si fondano le restrizioni deve essere sufficientemente chiaro, prevedibile e proporzionato agli obiettivi perseguiti45.
 
La prevista pandemia con milioni di morti sembrava presentare questi caratteri di crisi, il che ha condotto all’instaurazione di un governo d’emergenza. Essendo però ormai evidente che non vi è stato di emergenza, non sussiste più la condizione dell’impossibilità di agire altrimenti (durante un’emergenza non c’è tempo infatti per valutazioni minuziose). Il Covid-19 non è una malattia mortale, ma una condizione ben curabile con un tasso di mortalità paragonabile a quello dell’influenza stagionale. In altre parole, non ci sono più problemi insormontabili di salute pubblica.
Non c’è alcuno stato di emergenza.
 
 
Danni immensi causati dalle politiche attuali
 
Una discussione aperta sulle misure di contrasto al Coronavirus implica che, oltre agli anni di vita guadagnati dai pazienti con Coronavirus, si tenga anche conto di altri fattori che influenzano la salute dell’intera popolazione. Si pensi alle ricadute negative nella sfera psicosociale (aumento della depressione, dell’ansia, dei suicidi, della violenza domestica e degli abusi sui minori16) e ai danni economici.
 
Se si considerano anche questi effetti collaterali, l’attuale politica risulta sproporzionata come il proverbiale cannone adoperato per uccidere una mosca. Troviamo scioccante che il governo invochi la salute per giustificare la legislazione emergenziale. In quanto medici e operatori sanitari, non possiamo che rigettare misure evidentemente esagerate rispetto a un virus assimilabile a quello dell’influenza in termini di nocività, di mortalità e di trasmissibilità.
 
  • Chiediamo pertanto la revoca immediata di tutti i provvedimenti.
  • Ricusiamo la legittimità dei comitati di esperti che si riuniscono a porte chiuse.
  • Chiediamo altresì che una commissione indipendente indaghi in maniera approfondita sui motivi che impongono il mantenimento delle restrizioni alla libertà, dal momento che nel frattempo le cifre e i dati scientifici hanno mostrato chiaramente l’insussistenza di qualsiasi ragione medica per prorogarle un giorno di più.
  • Sull’esempio di ACU 202046 (https://acu2020.org/versione-italiana/), chiediamo un’inchiesta approfondita in merito al ruolo dell’OMS e alla possibile influenza dei conflitti di interesse in questa organizzazione, protagonista peraltro della lotta contro la “infodemia”, cioè la censura sistematica nei media di tutte le opinioni discordanti. Per un paese democratico fondato sullo stato di diritto, questo è inaccettabile43.
 

Diffusione di questa lettera
 
Per questo mezzo vorremmo lanciare un appello pubblico alle nostre associazioni professionali e ai colleghi che lavorano nell’ambito dell’assistenza sanitaria affinché esplicitino la loro posizione in merito alle misure attuali.
 
Intendiamo richiamare l’attenzione e invitiamo a un dibattito aperto in cui i professionisti sanitari possano e osino esprimersi.
 
Con questa lettera aperta vogliamo dare il segnale che la prosecuzione delle politiche attuali provoca più danni che benefici; sollecitiamo i politici a informarsi in maniera critica e indipendente sulle evidenze disponibili – ivi comprese quelle di esperti dissenzienti, purché fondate su solidi dati scientifici – allorché essi elaborano strategie volte a promuovere una salute ottimale.
 
Questa lettera era destinata da principio ai medici, agli operatori sanitari e ai cittadini belgi.
 
In seguito, sempre più colleghi stranieri hanno reagito in modo analogo e hanno manifestato il desiderio di firmarla. La constatazione dei fatti oggettivi e la nostra richiesta della revoca di tutti i provvedimenti sembrano travalicare le frontiere. Abbiamo quindi deciso di aprire la sottoscrizione della lettera ai medici di tutto il mondo che ne approvino il contenuto.
 
La lettera diviene così un documento sostenuto a livello internazionale, volto a denunciare apertamente la falsa rappresentazione della pandemia rilanciata dai media e dai governi del mondo intero.
 
Con preoccupazione, speranza e a titolo personale.

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Versione originale: https://docs4opendebate.be/open-brief/ (disponibile in diverse lingue)
 
Traduzione in italiano di Davide Romano

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NOTE

[1] https://www.health.belgium.be/nl/wie-zijn-we#Missie.
[2] https://standaard.be/preventie. [upnote2b]
[8] Il presidente della Tanzania John Magufuli: “Anche la papaia e le capre sono positive al Coronavirus" (https://www.youtube.com/watch?v=207HuOxltvI).
[9] Lettera aperta del biochimico Mario Ortiz Martinez al parlamento olandese (https://www.gentechvrij.nl/2020/08/15/foute-interpretatie/).
[10] Intervista con il dottor Mario Ortiz Martinez (https://troo.tube/videos/watch/6ed900eb-7459-4a1b-93fd-b393069f4fcd).
[12] Bart N. Lambrecht, Hamida Hammad, The Immunology of the Allergy Epidemic and the Hygiene Hypothesis, «Nature Immunology» 18 (2017), pp. 1076-1083 (https://www.nature.com/articles/ni.3829).
[13] Sharvan Sehrawat, Barry T. Rouse, Does the Hygiene Hypothesis Apply to COVID-19 Susceptibility?, «Microbes and Infection», 2020 (di prossima pubblicazione): https://doi.org/10.1016/j.micinf.2020.07.002.
[14] Alba Grifoni et al., Targets of T Cell Responses to SARS-CoV-2 Coronavirus in Humans with COVID-19 Disease and Unexposed Individuals, «Cell» 181 (2020), pp. 1489-1501 (https://doi.org/10.1016/j.cell.2020.05.015).
[16] Frederik Feys, Sam Brokken, Steven De Peuter, Risk-Benefit and Cost-Utility Analysis for COVID-19 Lockdown in Belgium: the Impact on Mental Health and Wellbeing, 2020 (preprint): https://psyarxiv.com/xczb3/. [upnote16b]
[18] Vicky S. Conn, Adam R. Hafdahl, Lori M. Brown, Meta-Analysis of Quality-of-Life Outcomes from Physical Activity Interventions, «Nursing Research» 58 (2009), pp. 175-183 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/pmc3159686/); Martinsen, 2008; Yau, 2008.
[29] Affermazioni contraddittorie dei nostri virologi: https://www.youtube.com/watch?v=6K9xfmkMsvM.
[31] L’esperta di sicurezza Tammy K. Herrema Clark: https://youtu.be/TgDm_maAglM.
[38] Iana H. Haralambieva et al., The Impact of Immunosenescence on Humoral Immune Response Variation After Influenza A/H1N1 Vaccination in Older Subjects, «PLOS ONE» 10 (2015): https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26044074/.
[39] Global Vaccine Safety Summit (OMS, 2019): https://www.youtube.com/watch?v=oJXXDLGKmPg.
[40] Nessuna responsabilità da parte dei produttori di vaccini: https://m.nieuwsblad.be/cnt/dmf20200804_95956456.
[42] Codice deontologico giornalistico: https://www.rvdj.be/node/63.
[43] La Commissione Europea affronta la disinformazione relativa al Covid-19; EurLex, giugno 2020 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020JC0008&qid=1533485886151&from=EN; questo file non è pericoloso per il computer). [upnote43a] [upnote43b]
[44] John Zarocostas, How to Fight an Infodemic, «The Lancet» 395 (2020), p. 676 (https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)30461-X).
[47] Björn Stessel et al., Impact of Implementation of an Individualised Thromboprophylaxis Protocol in Critically Ill ICU Patients with COVID-19: A Longitudinal Controlled Before-After Study, «Thrombosis Research» 194 (2020), pp. 209-215 (https://doi.org/10.1016/j.thromres.2020.07.038).
[48] Mandeep R. Mehra, Sapan S. Desai, Frank Ruschitzka, Amit N. Patel, Hydroxychloroquine or Chloroquine with or Without a Macrolide for Treatment of COVID-19: a Multinational Registry Analysis, «The Lancet», 2020 (ritirato): https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31180-6.
[49] Mandeep R. Mehra, Frank Ruschitzka, Amit N. Patel, Retraction – Hydroxychloroquine or Chloroquine with or Without a Macrolide for Treatment of COVID-19: a Multinational Registry Analysis, «The Lancet» 395 (2020), p. 1820 (https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31324-6).

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