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Milizia Rooseveltiana 1a67f

Credo che a volte la storia sia sarcastica, ironica, beffarda. L'Italia è il luogo in cui si combattono e si combatteranno alcune battaglie decisive per la democrazia e la libertà, per il futuro della globalizzazione. Un'Italia in cui il presidente del Consiglio e i suoi consigliori più vicini proclamano l'indizione di Stati Generali. Questo ci rinvia immediatamente a quella che fu una situazione epocale, di grande fermento, che vide poi lo svolgimento di una delle due grandi rivoluzioni massoniche della contemporaneità, la Rivoluzione Francese. Come inizia, la Rivoluzione Francese? Ha un preludio importante: il Re e la corte, vista una crisi economico-sociale e politica importante, convocano gli Stati Generali, appunto (il 5 maggio 1789). Da questi Stati Generali si arriverà al momento che apre simbolicamente la Rivoluzione Francese, la Presa della Bastiglia. E soprattutto, contemporaneamente, dagli Stati Generali si separa il Terzo Stato, che rappresenta gli organi produttivi.

Qualcuno definiva "borghesia" il Terzo Stato, ma bisogna rivisitare la Rivoluzione Francese accorgendosi che non c'è questa connotazione di classe, che Marx e molti marxiani vollero dare: quella francese è una rivoluzione massonica e interclassista, e in quel Terzo Stato - che poi diventa Assemblea Nazionale della Francia, di fronte alle pretese egemoniche della nobiltà e del clero (gli astri due "Stati"), e tra sue fila non vede solo i borghesi, rappresentanti del popolo, ma anche molti aristocratici e molti ecclesiastici come il massone Emmanuel Sieyès. Quella storia della convocazione degli Stati Generali non andrà a finire bene, per chi li aveva convocati credendo di poter manipolare il popolo, fingendo di concedere una consultazione vasta per il bene collettivo, mentre in realtà si volevano propinare le solite ricette, che non concedevano significative riforme - economiche, politiche e sociali.

A un sempre più stralunato Giuseppe Conte (e ai suoi consigliori ancor più stralunati, tanto per le questioni comunicative che per quelle economiche e legislative), quella storia avrebbe dovuto consigliare di scegliersi un altro titolo, per questa convocazione. Ma credo ci sia una sorta di "cupio dissolvi": ognuno persegue il proprio destino - e questo vale anche per Giuseppe Conte e i suoi, che avranno un destino di disfatta. Dunque, se ci sono gli Stati Generali, andranno a finire come nel caso della Rivoluzione Francese del 1789. Come Movimento Roosevelt (non fazioso e metapartitico, non "tribale", distante dagli odii e dalle piccole cose della politica italiana) abbiamo rivolto un monito a Giuseppe Conte; è un monito dal basso, mentre dall'alto ci sono reti massoniche che stanno operando in modo diverso. Rivolgere un monito a Conte significa anche lanciare un avvertimento, per dire: caro governo Conte, stai in campana, perché gli italiani sono stufi e perché sta per arrivare un ultimatum, da parte del Movimento Roosevelt.

Questo ultimatum - che sarà pronto fra una decina di giorni - deve avere una data di scadenza, e una serie di richieste. Le richieste saranno molto sintetiche: propendo per una-due richieste per ognuno degli attuali ministeri. Chiederemo a ciascun ministero di fare almeno una piccola cosa, nell'immediato, che dia ristoro ai cittadini, quindi all'economia e alla società italiana. Parlando in termini di Rivoluzione Francese, avremmo potuto pensare al 14 Luglio, per la scadenza dell'ultimatum. Io credo invece che si debba essere ancora più raffinati e meno scontati, dando anche il tempo che accadano alcune cose dall'alto (a proposito del mondo "profano", anche rooseveltiano, con linee-guida e linee d'intervento che si muovono ad altro livello).

Io credo che, proprio seguendo la narrativa della Rivoluzione Francese, c'è un momento importante, che arriva il 5 ottobre del 1789. Ma il 5 ottobre è preceduto da un momento importante per la nazione italiana: noi dobbiamo saldare il passato e il presente, il livello simbolico di una Rivoluzione Francese che assume caratteri universali con lo specifico della tradizione italiana. In Italia, la data del 20 Settembre è il momento del compimento dell'unità nazionale, quando cioè anche Roma (con lo Stato del Vaticano) viene unita al resto del Regno d'Italia, e appunto il 20 settembre 1870 si completa il processo risorgimentale.

Questi politicanti si stanno accordando per fare un'election day il 20-21 settembre. Bene, noi dovremo indicare il 20 settembre come data di scadenza dell'ultimatum - ma preparare, in caso di mancato recepimento di questo ultimatum, una mobilitazione della Milizia Rooseveltiana. Quindi una serie di azioni di piazza, dopo il debutto il 5 ottobre. Cosa accadde, il 5 ottobre del 1789? La famosa Marcia delle Donne, su Versailles. La Rivoluzione Francese scoppiò il 14 luglio, poi ci fu la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino; ma a un certo punto, il 5 ottobre, le donne - la categoria più debole, stanca di essere la più vessata dall'Ancien Régime - si misero in marcia. Il massone rivoluzionario La Fayette, capo della Guardia Nazionale, per evitare un bagno di sangue si mise alla testa di quel corteo e condusse e le donne (e gli uomini con loro) fino a Versailles, dove c'era l'Assemblea Nazionale costituita dal Terzo Stato.

C'era anche il Re, al quale fu chiesto di riconoscere la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino. Nel 1789 i rivoluzionari ottennero l'attenzione del Re, obbligandolo a tornare a Parigi e a riconoscere quella dichiarazione. Come Movimento Roosevelt, faremo un ultimatum al governo Conte in nome dei diritti universali dell'uomo, che il MR cerca di promuovere a tutti i livelli: diritti non solo civili e politici, ma anche economici (e quelli economici sono quelli più conculcati, in questo momento, nel mondo e in Italia, specie dopo la pandemia globale).

E' uno scivolone clamoroso, la convocazione degli Stati Generali: significa quasi attribuirsi un esito catastrofico, come quello degli Stati Generali francesi. Lo metteremo insieme con una data importante per la memoria italiana come quella del 20 settembre, per la scadenza del nostro ultimatum (quel giorno ci saranno quasi certamente elezioni regionali, e forse il referendum). Bene se venissero accolte, le richieste veramente minime e ragionevolissime che il Movimento Roosevelt farà al governo, e se quindi il governo si libererà di tutte queste pervicaci e rapaci cazzate che vengono anche dal piano Colao o da altre istanze simili. Tutte storie già viste, stroncate molto bene da Giulio Sapelli, ottimo economista italiano che tiene alta la fiaccola keynesiana; Sapelli ha ricordato che le proposte di Colao assomigliano alle cose che si insegnano nelle scuole per manager, mal digerite e certamente poco adatte alla realtà concreta.

Se il governo si libererà dalle elaborazioni irrisorie che verranno da questi Stati Generali, se le nostre istanze verranno accolte saremo tutti d'accordo e non ci sarà bisogno, il 5 ottobre, di scendere in piazza. Altrimenti scenderemo in piazza, come Milizia Rooseveltiana, inaugurando un nuovo corso, richiamandoci proprio alla storica Marcia delle Donne, quindi con una forte partecipazione femminile. E' Eleanor Roosevelt la madrina della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, e le donne aggiungono sempre qualcosa di molto prezioso, rispetto ai limiti degli uomini. I frutti migliori li abbiamo solo quando uomini e donne condividono pienamente la realizzazione delle idee.

Nel frattempo, da qui a settembre-ottobre, ci saranno grandi manovre. Lo dico apertis verbis: stanno già accadendo tante cose, nel back-office, preparatevi a stupirvi. Ci saranno botte da orbi, da una parte e dall'altra. L'Italia resta un campo di battaglia fondamentale. Come possono, i cittadini "profani", contribuire alle grandi manovre in corso e in arrivo? Possono prepararsi a confluire nella Milizia Rooseveltiana, e in questo modo esercitare già una pressione, rispetto a questo ultimatum. E poi, ci si potrà preparare a scendere in piazza: imitando, appunto, che nella Marcia di Versailles del 5 ottobre 1789 diedero una formidabile spinta a quella elaborazione massonica che cercava di abbattere dei regimi aristocratici. Oggi ci sono reti massoniche progressiste che cercano di contrattaccare, rispetto a network massonici neoaristocratici: il tema è sempre quello del confronto tra democrazia (allora aurorale, con la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino) e democrazia che dovrebbe essere compiuta e non lo è, basandosi sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Siamo nel 2020, e ancora quella dichiarazione del 1948 non è stata applicata - e anzi, qualcuno cerca di corrodere i diritti già acquisiti.

Quindi, uno dei modi in cui - a mio parere, in Italia - si può contribuire a dare una mano, dal basso, a quello che le reti massoniche progressiste faranno nel back-office, è partecipare, iscriversi alla Milizia Rooseveltiana e prepararsi al 5 ottobre. Siamo purtroppo in un momento storico, in una contingenza nella quale non avrebbe più effetto, quella risata che in altri tempi avrebbe seppellito nel ridicolo chi malgoverna. Ormai l'opinione pubblica è obnubilata, tenuta in uno stato di seduzione affabulatoria: non capisce nemmeno più le grandi ironie che un tempo potevano seppellire i potenti. E i potenti sono diventati protervi, e se ne fregano delle risate: vanno avanti, imperterriti.

Solo grazie alla sua grande faccia di bronzo, infatti, noi possiamo avere un governo così inefficace, addirittura con la prosopopea degli Stati Generali (preludio di harakiri, di suicidio). Fatte le debite risate, dobbiamo poi essere più cupi, più seri, più gravi - più austeri, vorrei dire. Non bastano più, le risate, e nemmeno le buone elaborazioni: serve anche la disponibilità a sporcarsi le mani in piazza, creando cortei e presidi che siano diversi dalle manifestazioni ormai inutili, stucchevoli, che lasciano il tempo che trovano. Poco importa se 150 personaggi o due milioni di persone si mettono a declamare i propri sogni. Servono "professionisti" che vadano in piazza costantemente, e siano una spina nel fianco, una denuncia costante.

Le nostre idee devono camminare sulle baionette (nonviolente) della nostra capacità rivoluzionaria, pacifica e gandhiana, che però si esercita in piazza. Occorre mobilitare sempre più persone, in modo costante e veemente, che gridino il loro "basta". Persone accigliate, severe. Persone che non hanno più voglia di ridere, perché c'è poco da ridere. Questo è un momento gravissimo, per le sorti dell'umanità e del popolo italiano. Recuperare concetti come la serietà (insieme all'ironia che è implicita, nel teatro che la Milizia Rooseveltiana metterà in campo) significa anche capire che non è più il tempo delle risate: i potenti che hanno usato male il potere devono piangere, sentendosi incalzati non più soltanto da parole ma anche da azioni dimostrative che, in modo periodico, devono cadere sulle loro teste.

Mobilitare il popolo è un'operazione complicata, difficile: la maggior parte dei manifestanti sono irrisori, nelle loro dimostrazioni di piazza. Noi vogliamo creare dei miliziani che - non per il loro numero, ma per le loro idee e per la potenza impressionistica del loro teatro in piazza - siano in grado di sortire conseguenze molto più importanti di quelle che potrebbero dare due milioni di persone, che magari nominalmente fanno paura, ma poi bisogna vedere se cambiano la storia.

Per esempio: oggi noi assistiamo a una mobilitazione globale contro il razzismo, dove c'è un nucleo sano (che Trump farebbe bene ad ascoltare) e c'è tutta una canea di infiltrati, manipolatori e strumentalizzatori, spesso violenti, invisi allo stesso nucleo autenticamente antirazzista con il quale Trump dovrebbe dialogare. Ma alla fine, quanto sarà cambiato concretamente, nell'ethos teorico e pratico che informa le condotte della polizia americana, ritenuta in certi casi troppo violenta e troppo repressiva? Quanto sarà cambiato, rispetto al razzismo? Questo dobbiamo chiederci. Attenzione alle grandi parate, ai grandi cortei: fanno paura, certo. Ma poi cosa rimarrà, di sostanziale? Noi vorremo essere anche molto meno, rispetto a quelle fiumane, ma andare dritti al problema. Cioè: portare all'attenzione generale la forza di alcune idee concretizzabili qui e ora, subito. Spesso - la storia ce lo insegna - a sortire effetti concreti non è la quantità, l'apparenza, la consistenza numerica di una manifestazione, ma è un certo modo di condurre la questione, portandola all'attenzione del pubblico.

Le avanguardie massoniche hanno costruito l'orizzonte di senso, le iniziative su cui poi hanno camminato certe rivoluzioni. Ma se il popolo (francese, americano) a un certo punto non si fosse smosso dalla sua apatia, se non avesse partecipato, quelle rivoluzioni non avrebbero avuto successo. Oggi il popolo è assai più evoluto culturalmente, rispetto a quello di allora. Eppure, anche quel popolo di analfabeti capì perfettamente, a un certo punto, per che cosa si doveva combattere. E senza quel popolo, quelle rivoluzioni (ispirate e concepite da massoni avanguardisti) non si sarebbero realizzate. Ecco perché è importante partecipare, oggi più che mai. Non è vera, l'idea che sono le élite a fare la storia. Queste, alla fine, sono idee diffuse da elitaristi. Le élite ispirano, ma senza il popolo non possono avere successo. Ripetere che tutto dipende solo dalle élite è un'idea messa in giro da chi non vuol far capire al popolo qual è lo strumento che ha a disposizione. Un popolo si tempra nell'azione. Nel campo della controinformazione, della contro-economia, degli alternativi, siamo pieni di distinguo (come si è pieni di distinguo nel mainstream). Il problema di chi - nel mainstream o nel mondo alternativo - vorrebbe cambiare le cose, è pensare che a fare la differenza siano le idee più brillanti, le interviste con più "like".

Il punto vero è che poi, queste cose, devono diventano azione (nonviolenta), perché nell'azione le "parrocchie" finiscono: ci si unisce, si diventa popolo sovrano. Se invece l'azione si riduce alla marcetta con i cori, per poi parlarsi addosso e ripetere le cose che potrai ottenere fra dieci anni, quell'azione diventa irrisoria. L'azione vera è quella di chi dice - di fronte al potere, al popolo e a quei giornalisti che hanno ancora la schiena diritta - quali sono le cose che si potrebbero fare in uno, due o tre mesi, e che il potere, se non le fa, denuncia la sua colpevolezza, la sua viltà, la sua inadeguatezza. La soluzione non è nell'infinita analisi e nell'infinito racconto: arriva un momento che è quello dell'azione.

(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate nella trasmissione web-streaming "Massoneria On Air", su YouTube l'11 giugno 2020, condotta da Fabio Frabetti di "Border Nights" con la partecipazione di Marco Moiso, Paolo Franceschetti e Roberto Hechich").

Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=UmfGO-5JDw4

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