Tanto per ripassare un paio di concetti, quelli base. I principi democratici. I Costituzionali.
Aggirare una norma equivale a violarla. Senza se, senza ma, senza però. Cambia la forma, la sostanza è quella.
La martellante ripetitività di slogan ossessivi - per come sono costruiti e per l’ipnotica frequenza e la tempistica della loro proiezione in tutti quanti gli schermi ufficiali - sui veri professionisti dell'informazione, gli unici da ascoltare a quanto pare, è concorrenza sleale.
E’ inaccettabile monopolio nell’informazione.
È aggirare e soggiogare il diritto di ciascuno al pluralismo informativo, il diritto di ciascuno di informare.
E’ aggirare e violare l’articolo 21 della Costituzione, l’universale diritto costituzionale di “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Instituire, a sostegno e fondamento di una pubblicità che a me appare non leale ed ingannevole, task force e commissioni verticali varie per asserite lotte alle generiche e già per questo non determinabili fake news equivale a depotenziare e silenziare in maniera aprioristica e quantomai arbitraria voci, opinioni, informazioni e pareri differenti.
A colpire al cuore quell’eterogeneità vitale per una qualsiasi democratica istituzione.
E’ aggirare e violare nuovamente quell’articolo 21 della Costituzione sancente al comma 2, inderogabile e testuale, che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Diffidare, diffamare e denunciare, con patti trasversali o con commissioni varie, scienziati di diverso avviso e opinione - non necessariamente migliori, solo differenti - con richiesta di oscurare i canali che li ospitano si può chiamare solo, a mio modesto avviso, tentativo di censura.
Censura (tentata) nuovamente in violazione del sommo articolo 21.
Censura (minacciata) in violazione altresì di altra norma costituzionale, l’art. 33 che afferma e sancisce -coram populo senza se, senza ma e senza però - che ”l’arte e la scienza sono libere e libero ne e` l’insegnamento”.
Una voce sola e inconfutabile, una verità granitica e non contestabile. E’ sufficiente l’unicità indotta e imposta a privare un verbo unico di una qualsiasi credibilità. E autorevolezza. Autorevolezza, non autorità.
E - a motivazione di ciò che acquista sempre più sembianza, ahimè e ahinoi, liberticida - gradirei non dover continuare a leggere, per pietà, della necessità di mettere bavagli a voci dissenzienti a fini di tutela sanitaria. Per non creare, si legge, una qualche nociva interferenza. E confusione tra la gente che forse si ritiene non capace di pensare, discernere e valutare.
Gradirei non dover tornare a ripassare – da dilettante, chiaramente – i principi base di ogni scienza, di quella medica.
Quel suo procedere smentendo di continuo - e accettando che vengano smentiti - i propri postulati per fare senza sosta un passo in là, uno in più verso una verità, è sempre possibile, migliore. Verso la soluzione.
E gradirei ci ricordassimo tutti che, tra i tanti diritti che possediamo e troppo poco (ri)conosciamo, uno non lo abbiamo.
Non abbiamo, nessuno di noi tutti, il diritto di impedire agli studenti di ogni scuola e di ciascuna età di formare e forgiare gli strumenti per riempire un domani di sostanza e consistenza il diritto di manifestare un pensiero libero, cosciente, consapevole.
Nessun diritto, per nessuno, di rinchiudere giovani e bambini dentro schermi autistici e isolanti. A subire - senza poter realmente interagire - nozioni, dati e informazioni privi di dibattito, nessuna reciproca confutazione, schiacciati tutti da un passivo apprendimento altamente letale per l’articolo 34 della Costituzione e il diritto che esso porta in seno, il diritto di ciascuno all’istruzione. Quella vera, non la virtuale. La formazione dialettica essenziale allo sviluppo di uno spirito critico che è la base e il motore del libero pensare, dell’evoluzione.
Nessun diritto, per nessuno, di privare i nostri giovani del diritto di formare e sviluppare un pensare vivo e vitale da poter un domani liberamente manifestare.
Siamo vita biologica e siamo quei diritti e quelle libertà che tutti insieme danno forma e consistenza alla nostra dignità. La vita umana.
Combattere una qualsiasi aggressione batterica o virale è più che giusto. E’ fondamentale.
Ma il bersaglio è e deve rimanere un virus o un batterio fino a quando ignoti e non gestibili. Non la Democrazia e la sua Costituzione.
(Alessandra Tucci - 14 maggio 2020)