Oggi più che mai, con l'emergenza economica post Covid che ha visto acuirsi processi già in atto da anni, è sempre più evidente come sullo scenario politico Italiano manchi una vera forza progressista che rappresenti e soprattutto faccia partecipare alla vita democratica del nostro paese i lavoratori.
Con il termine lavoratori, non intendo richiamare l'ormai superato conflitto di classe tra capitale e lavoro: questo è un conflitto che è vissuto per un secolo e mezzo, con ragioni insite nel processo economico e sociale del fordismo.
Oggi però c'è un nuovo conflitto di classe, ancora più profondo: è il conflitto di classe tra gli operai, ovvero coloro che operano, nell'economia reale, contro coloro che agiscono nella finanza speculativa e che agli interessi di questa sono asserviti.
Il lavoratore è appunto colui che opera, agisce, come da nostra Costituzione, partecipando alla vita democratica tramite l'elemento che è fondamento della stessa ovvero il lavoro.
Alla stessa classe appartiene chi un lavoro lo cerca e non lo trova, a causa di politiche economiche che hanno tradito i percorsi di piena occupazione, percorsi che negli anni della seconda metà del novecento pure si erano intrapresi.
Ed allora è tempo di tornare a pensare e ad agire per ricostruire la forza politica che serve all'Italia: un moderno e forte partito del lavoro, dove per partito si può intendere sia il partito politico in senso tradizionale, sia il significato di parte, sempre rifacendosi al latino. Una parte che comunque la si intenda, deve tornare a darsi forme organizzative per contare, abbandonando sterili divisione artatamente create dal nostro nemico di classe: gli agenti della finanza speculativa.
Sotto le insegne dell'articolo 1 e dell'articolo 4 della nostra Costituzione, abbiamo oggi più che mai la possibilità ed il dovere di costruire questa opzione politica.
Antonino Martino