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A differenza del pezzo precedente :

https://blog.movimentoroosevelt.com/229-perche-confindustria-wall-street-journal-new-york-times-financial-times-pais-economist-times-silicon-valley-gli-uomini-dell-industria-globale-e-i-mercati-quindi-usa-ue-ed-altri-temono-che-quel-voto-pesa-piu-di-brexit.html,

che aveva sempre come argomento il referendum costituzionale sulla riforma Boschi, cercherò di essere breve.

Prima delle mie conclusioni nel pezzo di cui sopra, postai alcuni passaggi di un articolo di Paolo Barnard apparsi sul “Daily Express”, i seguenti: «Perché dovrebbe essere fatto un referendum per cambiare una Costituzione e un Parlamento che sono già stati ridotti ad un’ombra di ciò che dovrebbero essere da parte di Bruxelles?

Mi riferisco al referendum costituzionale italiano in autunno che decreterà anche se Matteo Renzi rimarrà in carica come Primo Ministro.

La Sovranità si trova in altri luoghi nell'Unione Europea, non più nelle assemblee nazionali.

Se i sostenitori britannici del “Remain” avessero passato mezza giornata a verificare quale infernale prigione siano l'eurozona e i trattati sovranazionali europei, sarebbero senza parole.

Ecco una metafora per spiegare meglio: immaginate una fattoria di schiavi nella Louisiana del XIX secolo, dove gli schiavi nella baracca N.18 decidono di fare alcuni piccoli cambiamenti nella loro miserabile abitazione.

Cambierà qualcosa per loro? Schiavi erano e schiavi rimarranno.

Pensate che i padroni saranno preoccupati per il nuovo colore di vernice che gli schiavi hanno aggiunto alla loro decrepita abitazione?

Questa è proprio la situazione in cui l'Italia si trova in questa disgraziata dittatura europea, mentre il referendum si avvicina.

Quindi a chi daranno il mal di testa queste chiacchiere?»

Ancora (nel passaggio che segue Barnard ricordava le “famose” minacce del “o fai come dico io o ti distruggo...”): «Se il referendum costituzionale non passasse... i titoli di Stato italiani potrebbero essere venduti»; «La vittoria del NO potrebbe comportare la nomina di un governo tecnico entro il 2017» (leggi: ancora un altro uomo “europeo” non eletto alla guida a Roma); «Le prospettive dell'Italia sono offuscate dai rischi legati al referendum di Ottobre e ai guai del settore bancario, così come l'impatto del “Brexit” sul commercio e l'incertezza». Quindi affermava: «Quelle minacce non mi impressionano. È come dire ad un cadavere che se non si comporta bene tu gli sparerai. E non preoccupatevi riguardo al cosiddetto “pericolo nucleare” del disastro del nostro Monte dei Paschi.

Mario Draghi, il più famoso rianimatore di “beni zombie” del mondo, si occuperà anche di quello.

Per concludere, il referendum di Ottobre non cambierà niente riguardo alla nostra tragedia nazionale.»

Barnard terminava il suo articolo con un frase che, nel pezzo precedente, avevo deciso di non inserire e che utilizzerò come finale di questo pezzo, la seguente: «Ho paura che non ci sarà un Italexit dall’Euroinferno.»

 

In una intervista rilasciata per “Business Insider”, il Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz fa delle affermazioni assolutamente non di poco di conto. Afferma Stiglitz: «L'Europa sta andando incontro a un “cataclisma” che potrebbe provocare la caduta dell'Euro e la fine del progetto europeo così come lo conosciamo, ed è molto probabile che a causare questo tragico terremoto sarà l'Italia» e continua: «L'Italia costituisce un grande rischio. Molti stanno lavorando affinché Matteo Renzi desista dalla sua promessa di dimettersi se il referendum (sulle riforme costituzionali, ndr) fallisce», quindi suggerisce di creare un “Euro a due velocità” per evitare che l'intero continente si ribelli alla moneta comune ed afferma che la mossa migliore per mantenere la “stabilità italiana” sarebbe quella di EVITARE il referendum. Afferma Stiglitz: «C'è un argomento per convincerlo a non tenere il referendum e cioè dire che la “Brexit” ha portato a un cambiamento radicale del dibattito sul futuro della democrazia in Europa, e che dobbiamo esaminare nuovamente quelle questioni. La mia sensazione è che per tutti coloro che vogliano evitare un risultato disastroso, la necessità primaria è quella di fare marcia indietro. Altrimenti ci dirigeremo verso un altro “cataclisma”.»

Il referendum costituzionale sulla riforma Boschi avverrà dopo altri due referendum che, anch'essi, dopo Brexit, “schiaffeggeranno” l'Europa. I due referendum, prima di quello in Italia, avverranno precisamente il 2 ottobre: le elezioni presidenziali in Austria - dove molto probabilmente vincerà Norbert Hofer - ed il referendum su “Muri e migranti” in Ungheria, dove sicuramente vincerà il NO alle politiche di Bruxelles... altre due mazzate!

Per quanto riguarda la possibile vittoria di Norbert Hofer in Austria (dopo che il primo luglio la Corte Costituzionale austriaca aveva annullato le elezioni per “irregolarità” che avevano consentito la vittoria di misura ad Alexander Van der Bellen, persona graditissima all'Unione Europea...), ad oggi posso affermare che Norbert Hofer NON è più considerato un “rischio reale” per l’Europa: “qualcuno” lo ha convinto che “non si deve fare”. Quindi, in questo caso, lo “schiaffo” all'Unione Europea, che sempre e comunque appoggia Alexander Van der Bellen, sarà un male lieve.

Per quanto riguarda la sconfitta praticamente certa in Ungheria, dove i cittadini voteranno NO alle politiche di Bruxelles, lo “schiaffone” sarà più netto, ma non troppo.

Ma torniamo alle “parole di fuoco” pronunciate da Joseph Stiglitz - uno che assolutamente NON fa parte della categoria “idioti”. Cosa vuol far intendere con le sue affermazioni “forti”? Perché addirittura suggerisce al Governo italiano di NON indire il referendum costituzionale, nonostante il Sì della Corte di Cassazione?

Coclusi il precedente pezzo in questo modo: «Alla domanda “Perché Confindustria, Wall Street Journal, New York Times, Financial Times, Paìs, Economist, Times, Silicon Valley, gli uomini dell'industria globale e i mercati (quindi USA, UE ed altri...) temono che ‘Quel voto pesa più di Brexit’?”, la risposta non può che essere una: ancora una volta hanno PAURA... soprattutto perché c’é di mezzo l’Italia, quindi l’Euro, l’Unione Europea, gli USA e i mercati... il Mondo intero!

La Gran Bretagna (lo ricordo nuovamente con una citazione di Carpeoro) “è uscita dall’Unione Europea “per modo di dire”, perché di fatto in Europa la Gran Bretagna non c’è mai stata davvero”. L’Italia, invece, nell’Unione Europea e nell’Euro ci é dentro fino al collo. Ecco perché per il “Potere” “Quel voto pesa più di Brexit.”

I “Poteri” hanno bisogno di “Governi comodi” e “stabili”: hanno bisogno di Governi “giusti” che fanno le cose “giuste” (in questo caso hanno bisogno del “comodissimo” e “giustissimo” Governo Padoan/Renzi che hanno sempre appoggiato ed appoggiano senza se e senza ma, in modo da applicare quel pochissimo che resta delle “riforme” del “ce lo chiede l’Europa”).

Non a caso, il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, su tal proposito, ha affermato che sul referendum costituzionale “Confindustria deve schierarsi se condivide argomenti e contenuti», perché «il referendum è una questione di governabilità e stabilità”. Difatti, sempre a proposito della “stabilità”, Confindustria si apertamente schierata per il Sì alla riforma, quindi a favore del Governo Padoan/Renzi.»

È evidente, hanno molta più PAURA della “Brexit” perchè questa volta c'è di mezzo l’Italia, quindi l’Euro, l’Unione Europea, gli USA e i mercati... il Mondo intero!

Perché hanno molta più PAURA della “Brexit” ce lo ha spiegato Carpeoro: «La Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea “per modo di dire”, perché di fatto in Europa la Gran Bretagna non c’è mai stata davvero». Aggiungo: i britannici, che stupidi non sono, naturalmente, non hanno mai accettato l’Euro perché, come affermava Margaret Thatcher nel 1990: «L’Euro è un pericolo per la democrazia e sarà fatale per i paesi più poveri. Devasterà le loro economie»; perché «L’Euro è la più grande follia dell’era moderna»; perché «La Germania si ritroverà la sua naturale fobia dell’inflazione, mentre l’Euro risulterà fatale per i Paesi più poveri perchè devasterà le loro economie inefficienti.»

Gli italiani hanno “accettato” l’Euro, perché hanno “creduto” a Prodi: «Con l’Euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando come se lavorassimo un giorno in più». Difatti, ha ragione Prodi quando afferma che «La Germania grazie all'Euro è la nazione di gran lunga più potente d'Europa». Loro sapevano, non a caso, l’allora cancelliere tedesco Helmut Kohl, in tempi assolutamente non sospetti - nel 1996 -, affermò: «Un’Italia fuori dall’Euro farebbe una concorrenza rovinosa all’industria tedesca.

L’Italia deve quindi essere subito parte dell’Euro, alle stesse condizioni degli altri partner.»

Ecco perché hanno PAURA che tutto possa terminare. Potrebbe esserci, secondo Stiglitz, un pericolo per l’Euro... non secondo me!

A distanza di circa 26 anni, se dovessi mettermi per un attimo nei “panni” di coloro che gestiscono il potere e, considerando il referendum costituzionale sulla riforma Boschi ed altro, modificherei la citazione di Helmut Kohl in questo modo:

Un’Italia fuori dall’Euro farebbe una concorrenza rovinosa all’industria tedesca... Ecco perché l’Italia deve assolutamente continuare ad essere parte dell’Euro.

Detto questo, voglio “rassicurare” il Nobel Joseph Stiglitz, in due punti. Uno: il referendum si farà, obbligatoriamente. Due: il Governo molto probabilmente perderà, ma non si preocccupi, non accadrà nulla. Se l’Euro crollerà non sarà “merito” dell’Italia. In Italia comandano i ricchi: ed i ricchi vogliono l’Euro... i poveri non contano!

Dottor Stiglitz, non si preoccupi: anch’io, esattamente come il gionalista Paolo Barnard - considerando lo specifico “caso Italia” -  «Ho paura che non ci sarà un Italexit dall’Euroinferno», anzi: ne sono certo...

Vincenzo Bellisario

(Articolo del 24 Agosto 2016)
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