Stasera nei pochi minuti d'aria che mi concede il mio cane riflettevo sulla Costituzione Italiana, ed in particolare sulla prima parte, quella dei cosiddetti diritti inviolabili. Pensavo che la libertà di uscire di casa appartiene a tutte quelle forme di diritti inviolabili garantiti costituzionalmente e come tali non modificabili da fatti esterni come un'epidemia, vera o presunta che sia. Né tanto meno tecnicamente limitabili per decreto. In pratica io posso decidere di restare in casa per un tempo più o meno lungo, ma non credo che carta costituzionale alla mano mi possa essere imposto per decreto.
Chissà come si pronuncerebbe la Corte costituzionale di fronte ad un'eccezione di incostituzionalità sollevata da un giudice nel corso di un processo a qualcuno giudicato per aver violato il decreto (uno dei casi naturalmente per i quali si può adire alla Corte).
Oggi possiamo dire quindi che non solo la democrazia è sospesa dall'emergenza, ma anche i diritti inviolabili dei cittadini che per definizione non dovrebbero essere violati neanche da un'emergenza sono sospesi. Senza reazione alla fine dell'epidemia avremmo forse vinto la battaglia sul coronavirus, ma quelle della libertà, della democrazia, dell'autodeterminazione della propria volontà e della Costituzione saranno perse forse per sempre. Vincendo la battaglia egoistica di ogni singolo uomo e perdendo quella civile degli uomini che verranno dopo di noi che abbiamo abdicato ai nostri diritti.
Inoltre mi chiedo come si configura l'azione di una classe politica - Presidente del Consiglio in testa, in quanto sui decreti ci ha messo la faccia prima che la firma, e Presidente della Repubblica in solido che ha messo la firma prima della faccia- che limita le libertà individuali del cittadino violando la costituzione a cui in primis loro stessi dovrebbero essere soggetti?
Il Decreto e i diritti inviolabili sanciti in Costituzione
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- Postato da ARMANDO PEZZELLA