Presidente, c’è chi afferma che «In Italia parlare apertamente dell’Unione Europea e dei suoi più che evidenti difetti è sempre stato molto difficile. Infatti con un’opinione pubblica cloroformizzata da talk show accattoni, opinionisti asserviti e una lenta ma inesorabile propaganda europeista di contorno, i semicolti sono quasi riusciti a far passare l’idea che l’UE sia un qualcosa di irrinunciabile, l’argine che separa il Mondo civile da quello selvaggio e sostanzialmente indiscutibile anche a livello concettuale.
Tutto ciò ha favorito la nascita di un nuovo tipo umano, l’euro-integralista, che sostanzialmente difende l’Unione Europea quasi come se fosse un dogma, indicando come eretici tutti coloro che stanno al di fuori del recinto da lui prestabilito.
I recenti avvenimenti hanno però cambiato le carte in tavola: il Brexit ha infatti fatto traballare questa realtà di plastica, in cui il sogno europeista veniva pressoché presentato come la panacea di ogni male del Mondo. La reazione dei semicolti infatti è stata scomposta, irrazionale se vogliamo dirla tutta. Messi di fronte alla realtà dei fatti, più che difendere il loro castello in fiamme hanno pensato di denigrare chi in quel castello non voleva più starci. Da qui l’incredibile offensiva contro il Regno Unito, reo di aver abbandonato il recinto della pax europea.
Sì, lo stesso Regno Unito fino a pochi giorni fa esaltato dai semicolti, perché meta di gloriosi Erasmus culturali e baluardo del multiculturalismo, contrapposto al lassismo del Sud Europa “becero e retrogrado”. Dalle risatine di scherno verso i PIIGS si è passati alla sostanziale lapidazione di uno dei Paesi più amati dal semicoltume nostrano con un’incredibile rapidità.
Non parliamo poi del dietrofront clamoroso sulla Democrazia e sul suffragio universale. Sembra incredibile ma è così: gli stessi che si sono sempre presentati come i difensori della Democrazia, della Costituzione, della libertà di scelta oggi paradossalmente sono diventati dei fervidi sostenitori di un’aristocrazia feroce, in cui in teoria dovrebbe essere tolto il diritto di voto a chiunque non la pensi come loro.»
Su tale riguardo, voglio anche segnalarLe l’onestissima e “strana” presa di posizione di un noto politico italiano - l'ex presidente del Consiglio Enrico Letta -, persona legata mani e piedi all’attuale Unione Europea (in quanto esponente del PD) che, con un tweet, ha fornito una chiave assolutamente opposta ed oggettiva sul voto di giovedì 23 giugno.
Afferma Enrico Letta: «Una chiave per capire voto per Brexit? Tra gli elettori nella fascia 18-24 ha votato solo il 36%, tra quelli sopra i 65 anni ha votato l'83!
Se da un lato, quindi, i giovani che si sono recati alle urne hanno tendenzialmente espresso un voto favorevole all'idea di Europa e di una Gran Bretagna come parte integrante dell'Unione, di certo il basso tasso di affluenza dimostra che la gran parte si è disinteressato della questione. Solo un giovane su tre è infatti andato a votare giovedì. Il 75% non ha votato per il Remain, decidendo non di sostenere il fronte del Leave ma di restare a casa. Tra i giovani, insomma, ha vinto l'indifferenza».
Detto questo, volevo anche sottolineare che, come giustamente molti hanno affermato: «tutte le volte che in Europa si esprime la Democrazia, perde l'Unione Europea». In effetti, non possiamo dimenticare... 1. Danimarca 2000: Referendum sull'adesione all'Euro, RESPINTO. 2. Svezia 2003: Referendum sull'adesione all'Euro, RESPINTO. 3. Francia 2005: Referendum sull'adozione della costituzione europea, RESPINTO. 4. Olanda 2005: Referendum sull'adesione della costituzione europea, RESPINTO. 5. Grecia 2015:, Referendum per adottare nuove misure d'austerità RESPINTO. 6. Gran Bretagna 2016: Referendum Brexit sull'uscita dall'Unione Europea, APPROVATO.
Mi chiedo e Le chiedo: sono ignoranti i popoli, oppure sono CRIMINALI i governanti che NON hanno governato in nquesti circa 25 anni di Unione Europea?
Scrive Pierluigi Battista: «Winston Churchill aveva condotto la Democrazia inglese alla vittoria contro Hitler, tra sacrifici e distruzioni immani, ma con una fermezza ammirevole e commovente. Per un anno almeno, prima del 1941, aveva combattuto contro il nazismo da solo, mentre l’Europa intera si sottometteva al totalitarismo e Stalin ancora lucrava sull’alleanza spartitoria con la Germania. Eppure, finita la guerra, in una Gran Bretagna vittoriosa ma stremata, Churchill perse le elezioni del ’45 vinte dai laburisti. La leggenda vuole che la notizia della sconfitta elettorale gli fu portata, mentre faceva il bagno, dal maggiordomo, e che la risposta di Churchill fu: “È proprio perché questi eventi possano continuare ad accadere che abbiamo combattuto la guerra. Ora passami l’asciugamano”. Probabile che l’aneddoto sia falso. Certo è che dalla bocca di Churchill sconfitto nelle urne non uscì mai una di quelle sprezzanti volgarità, misto di tronfia saccenteria e patetica presunzione con cui l’autonominatosi partito degli ottimati ha liquidato il popolo bue ed ignorante che ha osato votare per la Brexit.
E non sanno nemmeno, queste oligarchie del pensiero sempre più inascoltate, asserragliate in una fortezza per difendersi dall’assedio dei nuovi barbari muniti di quelle subdole armi che sono le schede elettorali, che se “i populisti” sono la risposta sbagliata alle manchevolezze dell’Europa, gli “elitisti” sono esattamente il problema di un’élite europea arrogante e senza senso autocritico. Non sanno nemmeno quanto la loro spocchia sia odiosa e scostante. Non sanno nemmeno quanto fastidio susciti la loro pretesa di conoscere ciò che il “popolo” dovrebbe accettare in silenzio per il suo bene più di quanto lo sappia il “popolo” stesso. Se l’esito elettorale che non piace viene visto e deplorato come la manifestazione di un popolo ignorante che sarebbe (purtroppo è stato detto anche questo) “sciagurato” far esprimere, allora gli “elitisti” neanche immaginano quale colpo mortale con un tale disprezzo per la sovranità popolare venga inferto all’idea stessa di Democrazia. Se un risultato elettorale discutibile, e quello britannico è davvero più che discutibile, viene equiparato da un Roberto Saviano in vena di sparate alla vittoria elettorale di Hitler, allora è il concetto stesso di volontà della maggioranza che viene ad essere picconato. Churchill non l’avrebbe fatto. Ma lui, contro il totalitarismo ha combattuto davvero, con lacrime e sangue.»
Ancora: come faccio a NON esser d'accordo con il professor Tim Parks che, in un passaggio di un suo articolato ragionamento, afferma: «Non sono sorpreso. Anzi, sono sorpreso da chi è sorpreso. Non erano settimane che i sondaggi davano un testa a testa tra i due schieramenti?
E non sono scandalizzato. Se ne avessi avuto il diritto (in Inghilterra chi vive fuori da oltre 15 anni non ha più diritto di voto), avrei votato per restare nell’Unione, ma non mi sembra uno scandalo che qualcun altro la pensi diversamente.
Da cosa derivano allora l’incredulità e l’indignazione generale, di amici sia italiani che inglesi, di chi mi manda persino sms offensivi? Intorno alla UE negli ultimi vent’anni si è andata formando l’idea che sia in qualche modo la massima espressione della cultura occidentale, sinonimo addirittura di cultura europea, e che non possa esserci un futuro europeo benevolo senza questa “comunità”, parola positiva per eccellenza.
Di conseguenza, chiunque voglia restarne fuori è un ignorante, un guastafeste, forse vittima di un bieco populismo. O peggio. E questa convinzione ha soffocato ogni dibattito. Non c’è nulla di cui parlare, se non forse della follia, l’arretratezza e la cattiveria di chi non condivide quest’idea dominante, di chi è “contro la storia”.
Questa posizione è stata fin troppo evidente nella scelta di interlocutori inglesi compiuta per esempio dai quotidiani nazionali italiani. Era rassicurante sentire Ian McEwan che diceva che l’Europa comunitaria esprime il massimo della civiltà umana e che bisogna rimanerci a tutti i costi perché sarà l’Unione a salvare il Mondo. Era divertente per me leggere, sul «Corriere della Sera», Jonathan Coe che con accenni a Swift e Samuel Johnson ridicolizzava i suoi connazionali che osavano pensare a un destino diverso. Ma mai, per quanto ne so io, abbiamo avuto occasione di leggere l’approfondimento di una persona sensata e autorevole che sosteneva la linea opposta – Larry Eliot, per esempio, economista di «The Guardian», o Gisela Stuart, deputato laburista per la città di Birmingham, nata e cresciuta in Germania e leader della campagna per uscire dall’Unione.
Non c’è modo migliore per aizzare i propri avversari ed esasperare il clima politico che questo rifiuto di un vero dibattito, questa presunzione che un uomo ragionevole non possa non compiere la nostra stessa scelta; che effettivamente, con l’Unione Europea, la storia sia finita.
Tutto ciò sarebbe comprensibile se la UE stesse riscontrando grandi successi, mostrando solidarietà, risolvendo i tanti problemi degli Stati membri, o se avesse almeno una faccia, una persona con cui identificarla, di cui si potrebbe dire “Per quanto le cose vadano male, io mi fido di tal dei tali, credo davvero che abbia a cuore gli interessi della mia Nazione, che davvero pensi alla disoccupazione giovanile nella mia città”.
Si potrebbe mai dire qualcosa di simile di Jean-Claude Juncker, o di Angela Merkel? Sappiamo benissimo che per quanto si tratti di una comunità di Nazioni, la persona più potente in questa comunità è il primo Ministro tedesco. E gli inglesi non votano per il primo Ministro tedesco. Come nessuno di noi ha votato per Juncker. In effetti, quando votiamo per le cosiddette elezioni europee votiamo dentro una logica assolutamente nazionale.
Dopo tanti anni, questo è un fallimento notevole. Dopo quindici anni dall’ingresso dell’Euro è un fallimento devastante che le economie di Francia, Spagna, Italia, Grecia e molti altri Paesi si trovino nelle attuali difficoltà. Ma il peggior fallimento dell’Unione è che, con tutto il libero movimento delle persone (un diritto splendido), non c’è stato un minimo di avvicinamento culturale tra i vari Paesi membri.»
Presidente, l’esito di questo voto, naturalmente, non soprende neppure il sottroscritto. D’altronde: cosa avrebbe fatto l’Unione per meritarsi la “promozione”? Le chiedo: esiste, ad oggi, a parte il concetto del “principio di unità” (concetto su cui evito in questo contesto di aprire parentesi), un’altra possibilità per promuoverla questa Unione?
Nel pezzo pubblicato dal sottoscritto sul Blog del Movimento Roosevelt (“Omicidio al grido: britain first”), prima che la Regina Elisabetta decidesse di far sentire “forte” la sua voce, quindi di consegnare la vittoria al fronte “Leave”, quando l’omicidio della Cox aveva ormai ribaltato tutti i sondaggi che davano quasi per certa l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, affermavo: «Temo che la “gabbia criminale” che ha demolito Paesi, sotterrato Parlamenti e Costituzioni, defenestrato politici scomodi, sterminato decine di milioni di famiglie in pochi anni, demolito Democrazia, Diritti, lavoro, pensioni, presente e, se continuiamo di quando passo, il futuro di milioni di persone, esattamente com’é accaduto in Austria pochi giorni fa attraverso brogli impressionanti ed assolutamente non tollerabili, continuerà.
La mia era principalmente una speranza di primo “SCHIAFFONE” pubblico ed in pieno viso a questi signori tecnocrati/burocrati che non hanno nessuna idea di cosa sia la Democrazia. La mia era principalmente una speranza di primo “SCHIAFFONE” pubblico ed in pieno viso a questi signori tecnocrati/burocrati che non hanno nessuna idea di cosa sia la Democrazia» (in sostanza, quanto sopra, è quello che anche Lei, in altri termini, ha affermato nell’appuntamento “La Settimana Politica Rooseveltiana” - puntata 6, quando parlava di «staffilata tra i denti di cui l’Europa avrebbe bisogno»...). E se qualcuno dovesse porsi la seguente domanda: «Perché, a differenza di altre persone, Vincenzo era a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ed affermava che bisognava assolutamente sferrare il primo “SCHIAFFONE” pubblico ed in pieno viso a questi signori dell’Unione Europea?»... La risposta é semplice, basta leggere le parole che seguono: parole che condivido alla lettera...
«Senza un terremoto le fondamenta non si muovono.
Pur con tutti i colpi e contraccolpi possibili, la Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, è un fatto storico, salutare e positivo. Soprattutto perché sancito da una rivolta popolare democratica avvenuta nelle urne del più importante e potente Paese europeo.
I Britannici sono da secoli al centro del Mondo, in tutti i sensi. È epocale quanto avvenuto. Nulla per fortuna sarà più come prima.
Adesso è possibile un forte risveglio di coscienza popolare ovunque nel Vecchio Continente.
Questa Europa “matrigna” è divenuta insopportabile, letteralmente confiscata dalla grande finanza internazionale, dalle grandi banche d'affari e da burocrati servitori che hanno messo in ginocchio popoli e cittadini. L'Europa deve risorgere col primato vero della politica che deve guardare ad una Federazione democratica, con una o più monete espressione del popolo e non di oligarchie finanziarie che fanno il bello e il cattivo tempo sulle spalle della povera gente.
Forse si è invertita una rotta che mette a dura prova la “dittatura” di Bruxelles e di chi vi sta dietro. Con la scusa della Globalizzazione e dell'Austerità volevano e vorrebbero impadronirsi delle leve di comando degli Stati e delle loro economie, a cominciare dall'Europa Meridionale.
Speriamo che gli italiani sappiano riflettere politicamente e agire.»
In un pubblico scambio di “battute” con il sottoscritto, Marco Moiso, ha affermato: «Tu sai bene che da Statuto il MR è un Movimento convintamente Europeista.
Come raggiungeremo l'Europa dei Popoli è un discorso aperto... Ma manteniamo la bussola sull'obiettivo.»
Sono d’accordo questa volta con Marco Moiso: cerchiamo di costruirla “l’Europa dei Popoli” e nel pieno rispetto delle regole, dei principi e dei valori inseriti nello Statuto del Movimento Roosevelt (Statuto che segnalo per intero ai lettori: http://www.movimentoroosevelt.com/statuto.html), quindi nel pieno rispetto dei cittadini... TUTTI!
Non vorrei svegliarmi nuovamente e sentir dire: «Se voti come sta bene a me è okay, sei un mio amico e sei anche utile, onesto ed intelligente. Mentre se ti azzardi a votare in modo opposto rispetto al mio, allora sei un misero ed inutile vecchio e decrepito operaio, ignorante, nazista, fascista, mafioso, criminale, “populista”.»
Non vorrei svegliarmi ancora una volta ed ascoltare per bocca di tanti di coloro che sostengono l’Unione Europea e l'Euro, per bocca di questi soggetti che qualcuno definisce “euro-integralisti” o “semicolti” (soggetti che io, senza mezzi termini - mi riserverò a breve di spiegare i dettagli - racchiudo in una categoria ben definita: il “Bolscefognismo”... soggetti che esprimono il nulla totale, le NON argomentazioni posizionate ad un livello inferiore di quello terreno, un livello molto più basso di quello “spazzatura”… il livello “FOGNA”!), parole arroganti, offensive, discriminatorie e NON tollerabili nei confronti di chiunque non obbedisca ai loro interessi e “credi”.
Presidente, dobbiamo LOTTARE per «diffondere capillarmente una declinazione radicale e sostanziale della DEMOCRAZIA (e delle tradizioni ideologiche progressiste che in essa sono confluite, contaminandosi reciprocamente) nel dibattito politico-culturale contemporaneo, facendone il punto di partenza per la sconfitta di ogni declinazione rigidamente e dogmaticamente neoliberista, neoaristocratica, elitaria, oligarchica, anti-egualitaria, ierocratico/clericale, anti-laica, autoritaria, liberticida e anti-democratica dei processi di globalizzazione in atto e di qualsivoglia ipotesi di convivenza civile tra esseri umani» per «promuovere o una radicale trasformazione dei Trattati europei vigenti (a partire dal Trattato di Maastricht del 1992), oppure una loro tombale invalidazione, qualora non sia possibile modificarli nella prospettiva di una ritrovata democraticità sostanziale, a tutti i livelli, del funzionamento dell’Unione Europea e dell’Eurozona» e per «restituire integrale potestà sovrana al Popolo Europeo, o passando per una transitoria restituzione di piena sovranità alle singole nazioni del Vecchio Continente - in vista di un successivo riavvio del processo federativo - oppure pervenendo direttamente, a partire dall’attuale Unione Europea, a dei genuini Stati Uniti d’Europa. USE (United States of Europe), dove il potere legislativo sia esercitato dal Popolo Europeo Sovrano in forma diretta, tramite Referendum propositivi e abrogativi e leggi di iniziativa popolare; in forma indiretta, mediante l’elezione periodica di rappresentanti al Parlamento Europeo. Stati Uniti d’Europa dotati di una precisa Costituzione elaborata e deliberata con il supporto e il suffragio del Popolo Europeo Sovrano (debitamente coinvolto, informato e consultato, in questo processo costituente, sin dalla sua originaria elaborazione da parte di esperti giuristi-costituzionalisti), che assegni il potere esecutivo a Governi continentali fiduciabili e sfiduciabili dallo stesso Parlamento Europeo e il potere giudiziario federale a magistrati direttamente eletti sempre dal Popolo Europeo Sovrano»?... Facciamolo: tenendo sempre ben presente in primis come persone e, successivamente come Movimento Roosevelt, che tutto ciò non può prescindere dal rispetto delle idee di tutti e di ciascuno (quindi non solo per le idee degli amici e degli amici degli amici, com’è avvenuto con la “Brexit”...), quindi di TUTTO il Popolo Sovrano.
Per tutto quello di cui sopra, mi auguro che il Movimento Roosevelt prenda pubblicamente le distanze sia da coloro che durante la campagna elettorale hanno tentato in tutti i modi di terrorizzare l’opinione pubblica (attraverso toni intimidatori ed in perfetto stile MAFIOSO); sia da coloro che, dopo il responso elettorale, hanno brutalmente attaccato principalmente i più deboli; sia da coloro che non hanno rispettato l’esito dei Referendum, quindi la DEMOCRAZIA ed il Popolo Sovrano... quel Popolo Sovrano assieme al quale il Movimento Roosevelt sogna di costruire una Nuova Italia, una Nuova Europa ed un Nuovo Mondo.
Sicuro di una breve e “forte” risposta, ringrazio anticipatamente...
Vincenzo Bellisario
(Articolo del 29 Giugno 2016)
(Parte Seconda) Lettera aperta al Presidente Gioele Magaldi
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