Il presidente del Movimento Roosevelt: in Medio Oriente, paesi senza democrazia sono stati aggrediti da finti democratici, supermassoni che si erano impossessati degli Usa
Il confronto tra amici e nemici della democrazia attraversa tutto il mondo, inclusi apparati di intelligence come la Cia e il Mossad israeliano. Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente dei circuiti massonici progressisti internazionali. Autore del saggio "Massoni" (Chiarelettere, 2014) e gran maestro del Grande Oriente Democratico, Magaldi ridimensiona la portata della crisi Usa-Iran e riconduce l'omicidio del generale Qasem Soleimani a un ruvido episodio, quasi fisiologico, da inquadrare nella guerra geopolitica che oppone gli Usa alla repubblica islamica sciita. Comunque - aggiunge - se il "falco" Soleimani era considerato un ostacolo, «Trump ha fatto bene i suoi calcoli, nel volerlo eliminare, visto che la sua uccisione non ha affatto dato luogo a reazioni così pericolose da parte di Teheran: al netto della sanguinosa strage accidentale di civili commessa abbattendo un volo di linea, parla da sola l'estrema cautela mostrata da Russia e Cina».
Il duro confronto tra gli Usa e paesi come Iran e Iraq - sostiene Magaldi - in questi anni ha proposto una sfida particolarmente infelice: da un lato un'oligarchia reazionaria atlantica che si era impossessata delle istituzioni americane nell'era Bush, fingendo di voler "esportare la democrazia" (solo per promuovere lucrose guerre regionali), e dall'altro regimi dove la democrazia almeno formale non è mai esistita. «Il network massonico progressista - aggiunge Magaldi - contribuì a far eleggere Donald Trump proprio per allontanare dalle stanze del massimo potere il clan Bush e in particolare la superloggia "Hathor Pentalpha", direttamente responsabile dell'attentato dell'11 Settembre a New York e poi della creazione dell'Isis in Medio Oriente». Magaldi esclude che l'uccisione di Soleimani (avversario dell'Isis in Iraq e in Siria) sia stata progettata per "bilanciare" la recente eliminazione del "califfo" Abu Bakr Al-Bahdadi, protetto dalla "Hathor", entità-ombra che oggi sarebbe comunque schierata contro la Casa Bianca.
Semplicemente, ribadisce Magaldi, Trump ha visto in Soleimani la longa manus dell'ala dura della spietata teocrazia iraniana, impegnata a estendere l'influenza sciita e antiamericana in tutta la regione mediorientale, anche ricorrendo al terrorismo. «I sinceri democratici - afferma Magaldi - devono continuare a denunciare i regimi autoritari come quello dell'Iran, e al tempo stesso criticare fortemente le situazioni in cui la democrazia non è sostanziale, come nel caso dell'Unione Europea». Magaldi non si nasconde l'ipocrisia degli Usa, che tacciono di fronte al carattere dispotico dell'alleato saudita, dopo aver permesso alla Cina di accedere al mercato mondiale (divenendo una grande potenza) senza prima impegnarsi a introdurre la democrazia a Pechino. «La vera battaglia - ribadisce - è quotidiana e trasversale, in tutto il mondo, visto che i "falchi" si accordano sottobanco per scatenare simmetriche campagne di reciproca demonizzazione, conservando i rispettivi privilegi, mentre la dialettica tra progressisti e reazionari percorre anche i dirigenti dei dispositivi di sicurezza, compresi la Cia e il Mossad».
Fonte: "Gioele Magaldi Racconta", su YouTube il 13 gennaio 2020