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Nichilismo Apolide 537a9
Il fenomeno del terrorismo globale è un evento che è tornato ad inquietare le coscienze dell’umanità anche se pochi sanno con esattezza le dinamiche psicologiche che sono alla base di tali fenomeni. Di sicuro la componente nichilista è uno dei primi aspetti che si nota, ossia la necessità esistenziale di fare della distruzione la propria ragione di vita. 

La componente nichilista è la funzione di un processo molto più articolato ed inconscio difficile da capire con la  logica o il ragionamento razionale. Spesso infatti risulta difficile comprendere il comportamento di un terrorista con la sola razionalità. Il meccanismo primario del nichilismo terroristico potrebbe essere riassunto in questa formula “devo distruggerti per poter esistere”.  L’estremismo e il successivo pensiero in azione del terrorismo sarebbero derivati, a mio avviso, da un incistamento del processo di astrazione che può portare al paradosso per cui posso essere ed esistere solo attraverso il concepimento e l’attuazione di un’azione distruttiva.  Uno dei più grandi studiosi di terrorismo contemporanei W.Laqueur sosteneva, già nel 1985, che i terroristi, indipendentemente dalle loro inclinazioni politiche o ideologiche si assomigliassero tutti e che, soprattutto avessero in comune le “stesse idee di fondo”.

Queste idee di fondo sono legate ai processi di astrazione che nello specifico  presentano fantasie onnipotenti cariche di emozioni distruttive. Negli anni Sessanta venne coniato il termine ‘alienazione’ che possiamo utilizzare per inquadrare l’antefatto psicologico di un potenziale pensiero terrorista. Ma cosa porta all’alienazione? A mio avviso uno dei fattori principali è la perdita di senso, legata al fallimento dei processi identificativi, agli eventi frustranti, ad eventuali crisi di identità, ad una condizione di vita senza scopi concreti, alla noia, ad una visone egocentrica dell’esistenza, ecc…  questi sarebbero alcuni fattori virali che inducono certi individui a rifugiarsi nelle fantasie e nel successivo Pensiero Magico come reazione alla realtà e come fuga da essa. Nella fantasia, quindi, ‘posso tranquillamente sentirmi come il signore del mondo ’, ma credendoci  troppo, potrei anche pretendere di diventarlo nella realtà. A questo punto il grande Ferrarotti direbbe: “chi si erge a signore del mondo in realtà è totalmente disperato” e, aggiungerei,  che può cercare di far pagare agli altri il prezzo della propria disperazione.

La disperazione nasce dall’aver negato l’antefatto: chi sono… da dove vengo…dove sto andando!  L’antefatto si desume anche nella prima domanda di realtà che ribadisce l’importanza di: ‘entrare in relazione con gli altri’. Attraverso il pensiero magico è possibile sfuggire alle regole della finitudine e del confronto con gli altri ed assumere una ideologia, un dogma e una Icona come modello di verità assoluta, come strumento all’ombra del quale ricompattare la propria identità frantumata, sostenendo un illusorio miraggio di libertà onnipotente. Le premesse del pensiero magico e del suo funzionamento dipendono dalle motivazioni e dalle emozioni che lo animano; se sono motivazioni egocentriche ed emozioni distruttive il pensiero magico può diventare pericoloso, attivando la sequenza che il maestro Capeoro classifica in “Astrazione, Estrazione, Ostruzione, Istruzione, Distruzione” ed  il Terrorismo può diventare una conseguenza. 

Parlando della dimensione geopolitica del terrorismo globale possiamo dire che una delle idee di fondo sia la Fantasia di un Dominio Globale  ‘dominare gli altri attraverso il terrore avendo l’illusione di controllare così le loro vite’ mentre le ragioni religiose, ideologiche, economiche sarebbero solo marginali e insignificanti, ma verrebbero utilizzate per dare un volto razionale a qualcosa che non lo è affatto. Grazie ai numerosi e preziosi contributi di Gioele Magaldi abbiamo avuto modo di ragionare sul fatto che uno degli aspetti del  ‘terrorismo globale’  sia il suo Carattere Apolide che evidenzia ancora di più la componente alienata e ‘magica’ di questo fenomeno. Non si tratta, quindi, di specifici Stati che finanziano i terroristi, ma di Entità che non hanno nazione, che non hanno popolo, che non appartengono a nulla e forse neppure a se stesse, ma che hanno dei Nomi precisi e delle persone che le manovrano.   


Stefano Pica

(Articolo del 29 Giugno 2016)

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