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Galata Ferito

Galata Ferito

Interno/giorno. Pub londinese. Giorno più caldo della storia del Regno Unito.

Un piccolo gruppo di uomini e donne accaldati si riunisce per discutere della libertà di parola, di stampa e di espressione. 
Una giornalista/scrittrice ed il rappresentante di una casa editrice raccontano la loro esperienza di censura. Sono stati cacciati da una fiera del libro molto importante in Italia, sono stati ostracizzati in varie occasioni tra cui, in ultimo, proprio quest’oggi. Infatti questo incontro si sarebbe dovuto tenere presso una famosa università londinese la quale, cedendo alle pressioni di un noto gruppo politico di senso opposto ai suddetti, ha deciso, all’ultimo minuto, di cancellare l’evento costringendo gli organizzatori a ripiegare, in quattro e quattr’otto, sulla location di fortuna in cui ci troviamo.
Parlano di ingiustizia nei loro confronti, si definiscono vittime di un abuso di potere e di censura, condannano il “pensiero unico dominante” ed invocano la democrazia, la libertà.

Concorda con questi principi liberali e democratici Marco Moiso, VP del Movimento Roosevelt. 
E come non potrebbe lui, democratico d.o.c. e sempre attivo nella denuncia alle restrizioni illiberali da parte del sistema ai danni di minoranze dissidenti. Addirittura proprio quest’oggi, non appena aveva saputo che l’università aveva ricevuto e ceduto alle pressioni della fazione opposta, si è schierato in prima persona in difesa del diritto di espressione dei primi, denunciando l’atteggiamento illiberale e censorio dei secondi. 

La sala annuisce calorosamente al suo intervento. Ma non sanno che i 38 gradi di Londra stanno rapidamente per diventare 3800. 
Moiso, per rafforzare ancora di più la supremazia dell’ideale di democrazia su qualsiasi credo politico, confessa non solo di aver sfidato apertamente l’associazione censoria. Ma di averlo fatto nonostante egli stesso ne fosse un membro attivo…

Tremito e sussulto nella sala. Diverse persone si alzano in piedi inveendo violentemente contro Moiso. 
“Tradimento!”. Volano gli insulti. “Spia infame!”. Qualche decennio fa sarebbero volati coltelli. 
“Ma guardate, forse non ci siamo capiti, vi sto proprio dicendo che ho lottato per voi! Che sarò sempre a favore della libertà di espressione, a prescindere…”
“No! Infame te ne devi andare!”. Dramma. “Stai Zitto! Non lo fate parlare!”. Organizzatori in evidente stato di panico “Se non se ne va lui me ne vado io!”.  “Non ha il diritto di parlare uno di loro!”.
(Qui la censura l’ho messa io per decenza; immaginate un linguaggio abbastanza più colorito).

Epilogo tragi-comico da far alzare più di un sopracciglio, per un’evento a tema “Libertà di espressione”.

E così, mentre assistevo a questa pièce improvvisata, un’illuminazione. Mi sono improvvisamente ricordata del perché sono una femminista.
Sono una femminista che lotta per i diritti e l’emancipazione femminile e, proprio per questo, per il principio di armonia degli opposti, rivendica il diritto all’emancipazione di un “maschile” degno di tale nome.

Quello che ho visto ieri è l’espressione di un’energia maschile impoverita, frustrata, scomposta, malata. Eppure temo che questo piccolo episodio significativo sia solo lo specchio di una condizione più ampia che riguarda, oserei dire, l’umanità tutta. 

Marte è ferito.

Il guerriero valoroso e sapiente, che agisce (non re-agisce) in difesa dei propri ideali (e non in risposta ai propri istinti), che sa essere strategico e sottile ed al tempo stesso fiero e agguerrito, che sa riconoscere il nemico e rispettarlo come degno avversario… quel Marte sta vivendo un periodo di grave depressione.
L’aggressività, la prepotenza, i facili isterismi che sfociano spesso in atti criminali, la violenza esasperata verso gli altri ma anche verso sé stessi, il senso di impotenza che si manifesta con patetici vittimismi, sono solo alcuni sintomi della crisi che il principio maschile, rappresentato in mitologia dal dio-guerriero Marte, sta vivendo in questo momento storico. 
Termini come “mascolinità”, “onore”, “potenza”, “assertività” sembrano aver acquisito una connotazione negativa, ed il dio guerriero è stato relegato ad una posizione di carattere fittizio, demonizzato dal cinema e nell’immaginario collettivo come il guerrafondaio, maniaco, predatore sessuale, violento fuori controllo, bullo. La lotta al maschilismo ha subito una deviazione in senso di lotta anti-maschile, misandrica. 

Ci siamo forse dimenticati il valore di Marte all’interno di una vita e quindi di una società sana? Ci siamo dimenticati come onorarlo? Stiamo facendo dissanguare il Marte collettivo, e con esso la stessa Democrazia, schiaffeggiata da atteggiamenti divisivi ma non dialettici, da rotture senza strategia, da giudizi avventati senza ascolto attivo? 

Marte soffre e ne paghiamo tutti le conseguenze, perché senza una solidità di principio, una correttezza etica e grande forza morale, anche una piccola ferita porta l’uomo a reagire sguinzagliando il suo lato animale istintivo, ed un mondo guidato dagli istinti non è un mondo Umano. 

Senza un Marte in buona forma, si assottiglia la differenza tra un Uomo e un Maschio.

Bisogna che ci si prenda cura di Marte. Che si curi la ferita ricordando quali sono i valori di un maschile sano, il guerriero kalos kagathos (bello e virtuoso) descritto dai classici. 
Così forse alla violenza cieca si risponderà con sobria ma efficace fermezza. 
Bisogna che si torni ad onorare l’idea di saggezza del gentiluomo, cara a quegli ideali cavallereschi che suonano romantici, ma che descrivono forse l’unica possibile espressione alta di una sana assertività (qualità associata appunto al “maschile” archetipico). Un gentiluomo che attraverso la difesa degli ideali di giustizia, libertà e uguaglianza lotti per la tutela dei più deboli, così come di sé stesso.

Un gentiluomo non avrebbe frignato con fare vittimistico davanti alla censura brutta e cattiva imposta dagli avversari politici, ma anzi avrebbe probabilmente ringraziato graziosamente e sornionamente per le settimane di pubblicità (gratuita) che quell’insipiente atto censorio ha regalato alla piccola casa editrice, pressoché sconosciuta prima, ma che l’ha vista in primo piano in tutti i maggiori quotidiani e notiziari nazionali.
Un Uomo degno di tale nome, non avrebbe fatto una sceneggiata isterica, pestando i piedi e incrociando le braccia, di fronte ad un avversario politico che la pensa in modo diverso. 
Né un’associazione di gentiluomini avrebbe laidamente spostato il piano di confronto da un terreno di sana dialettica, ad una bassa, meschina opera di diffamazione e minaccia coperta.

Non ci siamo. Marte soffre terribilmente davanti a queste scenette da teatrino da quattro soldi. 
È tempo di tornare ad onorarlo.

E le donne, in tutto questo? C’entrano. Ma di loro ne parliamo un’altra volta.


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