Oggi è la Festa della Liberazione.
Che il 25 Aprile possa aiutarci a risvegliare il senso critico che da molto manca nei confronti della politica.
Oggi - grazie al cielo - non ci sono divise grigie e treni in partenza per il nord Europa. Non ci sono leggi razziali o gerarchi.
Viviamo in una società dove la razza, la religione, il sesso e l’orientamento sessuale, piano piano, cominciano ad essere considerati come irrilevanti per valutare il valore di un Uomo.
Eppure, a fronte di fragili conquiste civili, le conquiste economiche e sociali sono di nuovo a rischio, mettendo a repentaglio la libertà stessa della collettività e dei singoli individui.
Viviamo in una società orizzontale in cui il ceto di nascita ha grandissimo valore nel determinare la vita delle persone. Viviamo in una società in cui mobilità e meritocrazia sono principi vivificati solo nella mente degli elettori, ma mai nelle azioni della politica. Viviamo una società che nonostante mantenga le strutture tipiche delle democrazie liberali, ha visto la politica e gli Stati piegarsi a poteri economici sovranazionali, piuttosto che sottoporli a istituzioni giuridiche capaci di regolarne le attività nel rispetto della collettività. Viviamo in una società in cui ci spiegano come la moneta sia scarsa, nonostante questa sia creata dall’uomo e non esista in natura. Viviamo in una società in cui la moneta può essere creata dalle banche, e può generare superfetazioni finanziarie decine e centinaia di volte superiori al PIL mondiale, ma in cui agli Stati vengono imposti tagli e interessi insostenibili se questi devono fare spesa pubblica per sostenere un livello di vita dignitoso per la popolazione. Viviamo in una società in cui il valore della moneta sembra aver rimpiazzato il valore dei diritti umani ed in cui il benessere viene misurato senza considerare come questo sia diffuso tra le persone.
In fondo, dei gerarchi esistono.
Sono quelli che inventano le regole di questo turbocapitalismo finanziario e che limitano le opportunità e la libertà del popolo in virtù di “spread” e “debito pubblico”, i nuovi dogmi della teologia di massa: il neoliberismo.
E allora - oggi 25 Aprile - ritorniamo a resistere.
Non abbiamo bisogno di fucili. Non dovremo andare in montagna. Ma avremo bisogno di studiare e di riunirci, per combattere l’involuzione antidemocratica di cui oggi la società è inconsapevole vittima.
W la Resistenza. Ora e sempre.
Marco Moiso
Vicepresidente del Movimento Roosevelt
Supervisore per il Regno Unito
È di nuovo tempo di Resistenza. Contro l'econocrazia.
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