![Armando Siri bf488](/images/Armando-Siri_bf488.jpg)
Giù le mani da Armando Siri, e anche dalla magistratura: i pm devono poter operare liberamente, senza il sospetto che svolgano indagini a orologeria. Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, attacca il giustizialismo dei 5 Stelle, che pretendono le dimissioni del sottosegretario leghista ai trasporti solo perché indagato (per presunte agevolazioni concesse a imprese del settore dell'energia eolica). «Vorrei stigmatizzare l'analfabetismo costituzionale e politico di Luigi Di Maio, che non perde occasione per mostrare la sua inadeguatezza ad essere il capo politico di un soggetto importante come il Movimento 5 Stelle», afferma Magaldi, in web-streaming su You-Tube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. «Intonando la cantilena che negli ultimi decenni hanno cantato tanti politici, Di Maio ha detto che Siri, in attesa che la magistratura appuri se è innocente o colpevole, intanto – per opportunità politica e morale – dovrebbe dimettersi. E se Siri è innocente – protesta Magaldi – quale moralità gli dovrebbe imporre di essere eliminato dallo scenario politico solo perché sottoposto a un'inchiesta che magari alla fine si riconoscerà sbagliata?».
Questione morale? «Come si fa a sovraordinare una presunta morale allo Stato di diritto? La moralità pubblica è proprio quella che promana dallo Stato di diritto», sottolinea Magaldi, che denuncia lo «stile inappropriato», usato da Di Maio e anche dal ministro Toninelli, che ha tolto le deleghe a Siri: «Un atto improprio, becero e inopportuno, in un momento così delicato nei rapporti tra 5 Stelle e Lega». Pur critico sull'operato del governo Conte, troppo timido con Bruxelles, il presidente del Movimento Roosevelt apprezza l'impegno di Siri: ha dato più spessore e più maturità all'ex Carroccio, ispirando la scuola politica del partito e lanciando l'idea della Flat Tax. Una misura – il taglio delle tasse – che va nella direzione giusta: «Non sarà risolutiva, ma contribuisce comunque ad aggredire la malattia socio-economica dell'Italia, che è il rigore imposto dal neoliberismo». Coincidenze: si attacca Siri proprio ora che si riparla di Flat Tax. Un modo per colpire Salvini e affondare il governo, in un momento così delicato per il "matrimonio" gialloverde? «Dobbiamo liberare i magistrati da qualunque ombra», insiste Magaldi. «E quindi bisogna che il ceto politico la smetta di pensare che si possa sovrapporre una seconda morale alla morale pubblica, già garantita dal principio in base al quale si è innocenti fino a prova contraria».
Per Magaldi, si tratta di «metodologia costituzionale in ambito democratico, in uno Stato di diritto». Come tutelarsi dal sospetto che vi possa essere una giustizia eterodiretta o deviata verso finalità politiche improprie? «Basta mantenere il presupposto – tipico dell'ordinamento democratico e liberale – che ciascuno di noi è innocente fino a prova contraria». Purtroppo, aggiunge Magaldi, da Tangentopoli in poi «abbiamo vissuto un rigurgito di cultura inquisitoriale – di tempi bui, antichi e pre-moderni», in un'Italia «vessata per secoli da una cultura clericale, da una brutta versione del cristianesimo: quella che considera tutti peccatori, in attesa di redenzione». Meglio partire invece dall'idea di dignità umana come riflesso divino, «rilanciata da un grande cristiano come Giovanni Pico della Mirandola». Le democrazie hanno raccolto proprio questa idea: siamo dotati di dignità e di innocenza, fino a prova contraria, e il potere «appartiene agli uomini, non a un dio interpretato da caste sacerdotali o da aristocrazie laiche». Se è così, «si resta innocenti anche di fronte a un avviso di garanzia (o persino un rinvio a giudizio, o una condanna di primo grado)». Applicare questa regola, sottolinea Magaldi, «sarebbe la migliore salvaguardia, sul piano politico, da qualunque sospetto di interferenza impropria della magistratura».
In altre parole: «Si deve poter indagare tranquillamente Armando Siri, per appurare se è innocente o colpevole, lasciando però che Siri nel frattempo svolga il suo ruolo di sottosegretario. E nessuno, a quel punto, penserebbe più che ti mandano un avviso di garanzia perché c'è qualcosa di losco nel tuo operato: la magistratura farebbe semplicemente il suo dovere», senza che questo possa turbare l'agenda politica. Con un simile approccio, laico e liberale, nessuno avrebbe più nemmeno interesse a tentare di deviare l'operato dei magistrati per far fuori gli avversari. Secondo Magaldi, purtroppo, «si è creato un clima improprio, corrotto moralmente e politicamente, da quando l'opportunità politica e morale si è opposta allo Stato di diritto».
Tutti innocenti fino a prova contraria, incluso Armando Siri: «Qualunque giurista democratico non potrebbe che sottoscrivere questo principio, che invece è stato pervertito dagli anni di Tangentopoli». Aggiunge Magaldi: «Dobbiamo liberarci di questa immoralità istituzionale, per cui se si riceve un avviso di garanzia si diventa sospetti, presso l'opinione pubblica». La cultura del sospetto appartiene ai regimi liberticidi, sostiene il presidente del Movimento Roosevelt. «In una cultura democratica, invece, i magistrati fanno il loro dovere, svolgono inchieste in modo libero e quando credono, senza essere sospettati di lavorare a orologeria, sapendo che il ceto politico non metterà in discussione un soggetto solo perché è sottoposto a indagine».
In questa vicenda emergono «ostilità e doppiopesismo», continua Magaldi: «Giustamente Salvini ha fatto notare che anche Virginia Raggi è stata ed è nuovamente indagata, e nessuno – nella Lega – si è sognato di chiedere le sue dimissioni. Semmai la Raggi dovrebbe dimettersi per la sua conclamata incapacità di governare Roma». Per Magaldi ci sono molti motivi per criticare lo scarso coraggio politico del governo, che anziché puntare al cambiamento «tira a campare, con panicelli caldi per curare una malattia – quella economico-sociale dell'Italia – che ha bisogno di ben altre cure». Quello che non è accettabile, però, è che si strumentalizzi il lavoro della magistratura per colpire Salvini e seminare zizzania tra 5 Stelle e Lega. «Io non voglio avere il sospetto che un'indagine non sia mirata ad accertare la verità ma persegua finalità improprie», conclude Magaldi: «Questi dubbi sono perniciosi per lo stesso prestigio della magistratura, che è uno dei cardini della democrazia».
(Giorgio Cattaneo, 25 aprile 2019).
Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=JOQuVV8_NNI