Costituita circa due anni fa - a chiusura del Convegno del Movimento Roosevelt svoltosi presso il Teatro Anfitrione di Roma - la Commissione M.R. per la riforma della Costituzione nasceva dall'esigenza di dare maggiore concretezza ai concetti di "sovranità popolare" e di "democrazia", così da garantire ai cittadini una reale partecipazione alla gestione della cosa pubblica.
La necessaria difesa della Costituzione Repubblicana, infatti, non va scambiata con l'immobilismo, e la giusta rivendicazione della sua piena attuazione deve farci consapevoli che, se in circa settanta anni di vita molti dei suoi principi non hanno trovato concreta attuazione, ciò significa che erano forse suscettibili di varia interpretazione, secondo uno spirito di parte e in base alla volontà dei governi che nel tempo si sono succeduti. Al contrario, più di una modifica in senso peggiorativo è stata introdotta sbrigativamente nel testo che i padri costituenti ci hanno consegnato nel lontano 1948.
Occorre tuttavia rammentare che alcuni articoli della Costituzione sono da considerarsi immodificabili: l'art.138 che sottopone le procedure di riforma costituzionale ad una precisa e complessa normativa, l'art.139 che istituisce la forma repubblicana, gli articoli 2, 13-26, 24 e 27, in quanto attengono al diritto di libertà e ai diritti inviolabili dell'uomo, l'art.5 che sancisce l'unità e l'indivisibilità della Repubblica. Sarebbero inoltre immodificabili, secondo la giurisprudenza costituzionale, ma non in base ad un preciso dettato, anche tutti i primi 12 articoli, perché ritenuti i Principi Fondamentali che "appartengono all'essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana". Così, per esempio, l'art.1 sarebbe intangibile in quanto sancisce che tutto l'ordinamento dello Stato si basa sul principio della sovranità popolare. Il che significa che una modifica dell'art.1, che declini in modo più ampio e significativo il concetto di tale sovranità, debba ritenersi possibile.
E in effetti la riforma dell'art.1 della Costituzione, proprio in questo senso, è contemplata nelle proposte presentate al Convegno del Teatro Anfitrione di Roma, divenendo una sorta di "cervello" di tutto il restante corpo costituzionale, con l'avvertenza che qualora la giurisprudenza, per motivi politico-giuridici più che sostanziali, valutasse l'articolo immodificabile, tutto il suo contenuto troverebbe comunque legittimamente posto in altri articoli della carta costituzionale, opportunamente modificabili in base alle procedure previste dall'art.138, il quale recita:
- Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
- Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
- Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
C'è infine da osservare come una parte considerevole della giurisprudenza ritenga possibile la presentazione di leggi di iniziativa popolare per modificare la Costituzione e le leggi costituzionali, anche se la procedura non è contemplata dal suddetto art.138. Il principio della sovranità popolare, infatti, anche se limitato nel suo esercizio proprio in base alla Costituzione, nulla dice contro la possibilità che i cittadini possano con l'iniziativa legislativa dare inizio anche al procedimento di revisione costituzionale. E del resto la relazione della I Commissione permanente della Camera dei Deputati [Commissione per gli Affari Costituzionali], presentata a suo tempo in Assemblea dall'on. Stefano Riccio, affermava espressamente che con l'iniziativa popolare è possibile "dare inizio al procedimento di revisione costituzionale".
Alla luce di queste considerazioni, la commissione del Movimento Roosevelt, in successive riunioni, è giunta sin qui a ritenere possibile la modifica di circa 26 articoli e va subito detto che il rilevante numero dipende dall'aver introdotto principi di democrazia stocastica che, pur apparendo al momento avveniristici, hanno successivamente trovato eco in alcune dichiarazioni di autorevoli personalità dell’attuale maggioranza che sostiene il governo.
In tale ottica, va dunque vista positivamente l'iniziativa del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, che in una recente conferenza stampa ha annunciato modifiche costituzionali: "Le abbiamo chiamate riforme del cambiamento perché incardinano il cuore e lo spirito del cambiamento con cui siamo arrivati qui il 4 marzo" – ha sostenuto il ministro – precisando di non voler stravolgere la Costituzione, ma di voler chiamare a decidere i cittadini su "singole puntuali questioni", evitando gli errori del passato. Le proposte di modifica riguardano gli articoli 71 e 75, rispettivamente sulle leggi di iniziativa popolare e sull'abrogazione del quorum per ogni tipo di referendum, gli articoli 56 e 57 per diminuire il numero dei parlamentari, ciò che farebbe risparmiare allo Stato mezzo miliardo di euro per ogni legislatura, l'art.99 con l'eliminazione del CNEL che in 50 anni ha al suo attivo solo 14 proposte di legge mai attuate e che costa allo Stato in una legislatura circa 100 milioni di euro, denaro che potrebbe essere destinato agli investimenti pubblici. Altre modifiche sarebbero poi allo studio.
In tale prospettiva, è auspicabile che – in piena autonomia rispetto a quelle che saranno le scelte del governo – l'Assemblea del Movimento Roosevelt si pronunci chiaramente e al più presto nel merito delle proposte definitive di riforma della Costituzione sin qui elaborate dalla apposita Commissione M.R., valutando anche la possibilità che alcune modifiche costituzionali siano oggetto di leggi di iniziativa popolare.
Sergio Magaldi
Presidente Commissione Riforme costituzionali MR e Consigliere di Presidenza MR
(Articolo del 27 ottobre 2018)