...teso a scongiurare il terrorismo di matrice islamica che insanguina il Mondo Occidentale e quello di matrice Occidentale che insanguina il Mondo Arabo (Parte Prima)
Prima di venire al punto, metto in risalto alcune considerazioni non di poco conto fatte da Davide Crimi pubblicate nel pezzo “Occidente, petrolio, propaganda, dominio ed altri inganni”, considerazioni su cui invito ad una profonda riflessione.
Scrive Davide Crimi: «È del tutto inopportuno trarre facili conseguenze o proporre semplificazioni inadeguate. Tuttavia, chi scrive non può dimenticare di aver girato buona parte del Medio Oriente e, per quanto l'età d'oro di un mondo musulmano che voleva in tutto e per tutto emulare il modello di vita occidentale si sia appannato dopo l'ingiusta operazione contro Saddam Hussein (accusato di avere armi chimiche, secondo un castello di accuse costruito ad arte da Dick Cheney e Valerie Plame per giustificare l'intervento militare a sostegno dei petrolieri voluto da Bush), tuttavia è indiscutibile che la stragrande maggioranza, per non dire pressoché la totalità di coloro che vivono nei Paesi del Medio Oriente, null'altro vogliono che vivere tranquilli e in pace.
Cos'ha fatto dunque l'Occidente nel momento in cui la Tunisia, l'Egitto e persino lo Yemen hanno chiesto, con i Movimenti della cosiddetta Primavera Araba, democrazia e libertà? Nulla, proprio nulla. Niente. Anzi, no. L'Occidente ha colto l'opportunità di operare lo sfruttamento delle risorse del Medio Oriente in modo ancora più cinico.
È evidente che l'Occidente non vuole la democrazia e l'emancipazione dei popoli che intende piuttosto dominare e sfruttare. I disordini all'interno di questi Paesi permettono di attuare la più classica delle politiche di sfruttamento: divide et impera. I militari presidiano i giacimenti petroliferi, l'estrazione del greggio avviene pressoché gratuitamente. Le popolazioni sono messe le une contro le altre, e si guadagna anche dalla vendita delle armi. Si saccheggiano le fortezze. Si trafugano opere d'arte. Gli eserciti regolari fanno la loro parte. Al resto ci pensano le truppe mercenarie.
Eccoci al punto. Le truppe mercenarie. Sotto il presidio di garanzia degli eserciti regolari, sono loro che fanno il lavoro sporco. Sono loro che scambiano armi per droga. Su questo genere di indagini, per esempio, sono morti Ilaria Alpi e Mauro Rostagno. Qualcuno ricorderà, spero. E non c'è bisogno di ricorrere a fonti “esotiche” o di estrema sinistra per sapere che, da quando le truppe occidentali sono stanziate in Afghanistan, la produzione di oppio è decuplicata: è Time a dichiararlo. L'establishment non fa più mistero delle sue nefandezze, le espone, con la certezza che la notizia, iperinflazionata, sarà notata solo da alcuni, senza giungere alla coscienza dell'opinione pubblica, della coscienza collettiva.»
Chiusa questa breve parentesi introduttiva non di poco conto: vengo al punto…
Per provare a dare una seria risposta a questo lavoro finalizzato alla comprensione di quello che è accaduto negli ultimi anni tra Mondo Occidentale ed Arabo teso a scongiurare il terrorismo di matrice islamica che insanguina il Mondo Occidentale e quello di matrice Occidentale che insanguina il Mondo Arabo, farò una ricostruzione di uno straordinario lavoro del giornalista Paolo Barnard.
Una seria risposta ad un “argomentazione” così complessa potrebbe veramente far sì che tutti possano imboccare la giusta via per arrivare, negli anni, ad una pacificazione tesa a scongiurare il terrorismo, dunque alla fine dell’odio.
Il giornalista Paolo Barnard, nel 2006, ha pubblicato un libro dal titolo “Perché ci Odiano”.
Paolo Barnard affermerà che «il suo libro contiene una critica a Israele forse senza precedenti nell’editoria italiana importante, poiché Israele verrà annoverato fra gli Stati terroristi e accusato da fonti ebraiche autorevoli di aver imposto “54 anni di ‘nazismo’ in Palestina”.»
Inoltre, dirà che il suo «non è un libro antiamericano né antisemita, non è di sinistra né di destra. Il suo scopo è di fornire una traccia su cui riflettere nella speranza che contribuisca alla cessazione della violenza terrorista, la nostra contro di loro e la loro contro di noi, dunque alla fine dell’odio. E questo conviene a tutti, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza, dalla razza o dalla religione».
Paolo Barnard segnalerà il suo libro principalmente per cinque importanti motivi che estraggo in sintesi:
1. E’ probabilmente il libro oggi più censurato nella saggistica italiana. Praticamente nessun media televisivo né cartaceo ha voluto recensirlo, dunque né RAI, né Mediaset o La7, o alcuna radio pubblica o privata mainstream. Neppure L’Unità, Liberazione, Diario o La Repubblica (che ha letteralmente tolto una recensione dalle pagine sia del quotidiano che del Venerdì). Uniche eccezioni, Odeon Tv e il Manifesto. La Rizzoli lo propose a 102 contatti affinché fosse recensito, e fu ignorato da 101 di essi. Sappiamo che la censura è politica e viene dall’alto, e credo che la critica a Israele ne sia alla base.
2. La documentazione che lo rafforza conta quasi 240 documenti ufficiali, spesso Top Secret, ed è perciò talmente inattaccabile, e scioccante, da costituire lo strumento definitivo per demolire la Guerra al Terrorismo.
3. Il libro è scritto per poter essere capito da tutti, e contiene una spiegazione fruibile da chiunque di tutto ciò che è essenziale sapere per comprendere le crisi mediorientali e la criminosità della Guerra al Terrorismo.
4. Israele viene svelato per ciò che è senza mezzi termini o tentennamenti: il più grande Stato terrorista della Storia mediorientale contemporanea, con prove alla mano che smontano pezzo su pezzo la narrativa che oggi permette a Tel Aviv di agire con impunità assoluta di fronte al mondo intero. Le fonti sono solo ebraiche, proprio per essere “blindate”.
5. In ultimo, oggi che la Guerra al Terrorismo ci sta portando sull’orlo di una deflagrazione senza precedenti, ritengo vitale che sia divulgato al pubblico il senso ultimo del libro, che è: «Quasi tutto ciò che sappiamo sul Terrorismo islamico è falso, e ci può uccidere. Smettiamo di crederci. Se non ci racconteranno la verità sulle radici dell’odio contro di noi, quell’odio non si fermerà mai, perché mai sapremo affrontarlo. Vi offro gli strumenti per capire l’odio, per affrontarlo e per fermarlo. Ne va della nostra vita, come di quella di tanti cittadini del mondo.»
Cercherò nel limite del possibile di fare un sunto dello straordinario lavoro del giornalista Paolo Barnard inserito nel libro “Perché ci Odiano”.
Scrive Barnard: «Questo libro dimostra una cosa, e ne invoca un’altra di conseguenza. La prima è che i terroristi islamici sono il prodotto di un terrorismo assai più feroce e immensamente più sanguinario del loro, e cioè il nostro, quello praticato su larga scala dalle politiche estere delle maggiori potenze occidentali.
La seconda è che se noi cittadini dei Paesi cosiddetti civili non ci rendiamo conto di ciò e non rettifichiamo quanto abbiamo fatto e continuiamo a fare sulla pelle di milioni di nostre vittime nel mondo, l’odio contro di noi non si placherà mai, e continueremo a morirne.
Per noi occidentali le parole che avete appena letto sono vere alla lettera. Ne sanno qualcosa le vittime americane dell’11 settembre, i pendolari dilaniati a Madrid e a Londra, i massacrati di Bali e di Sharm El Sheik, e tanti altri.
Che gli esecutori materiali di quelle stragi siano stati alcuni terroristi dell’Islam estremo è cosa nota, meno noto è che esse furono rese possibili dalla consuetudine alla menzogna di gran parte dei nostri leader politici e dei media a loro asserviti, i quali ci hanno sempre raccontato una narrativa del tutto falsa sul terrorismo islamico, sui terroristi a noi conosciuti e sulle ragioni del loro odio contro di noi. Avendoci tenuti all’oscuro dei fatti salienti, essi ci hanno impedito di capire chi sia veramente il nemico e quale percorso storico lo abbia reso così aggressivo e sanguinario; di conseguenza siamo stati privati della facoltà come cittadini di partecipare in maniera significativa al dibattito sulle più efficaci forme di difesa, come fossimo pazienti emarginati cui è stata subdolamente nascosta la natura della malattia, e che dunque non possono curarsi.
Per lo stesso motivo ci viene altresì impedito di agire con lungimiranza per fermare sul nascere i terroristi futuri, una minaccia immensamente più grande di quanto abbiamo finora subìto. Al fine di
prevenire infinite carneficine sia qui che in altri Paesi, dobbiamo chiedere di conoscere la verità; dobbiamo anzi pretendere che le radici dell’odio ci vengano raccontate per intero.
Se non abbiamo un’idea fondata di cosa possa aver prodotto una mostruosità come Osama Bin Laden e Al Qaida è perché quasi tutto ciò che abbiamo sempre saputo di politica internazionale, e soprattutto in materia di terrorismo, è in gran parte falso.
Falsa è l’immagine di un Occidente che esporta progresso e democrazia, così come falso è stato il ruolo di portatori o mediatori di pace dei nostri diplomatici; finta era ed è l’indignazione dei nostri leader di fronte agli eccessi dei despoti del pianeta, e più che mistificatorio è il lavoro di “sostegno allo sviluppo” dei nostri Istituti Finanziari Internazionali; bugiarda è stata la retorica delle nostre più
recenti guerre per difendere i valori di libertà nel mondo, così come artatamente amplificata è la pericolosità per noi dei Paesi facenti parte del cosiddetto Asse del Male.»
Ancora (Paolo Barnard a questo punto fa un particolare ragionamento): «Chi maggiormente ci minaccia? Quelli fra i nostri nemici dichiarati che ci attaccano, o coloro che nei panni di nostri tutori ci nascondono le cause della malattia e di conseguenza ogni speranza di una cura? È necessario ribadirlo: questi ultimi ci nascondono un processo patologico di lunga data e pericolosamente sulla soglia della distruzione ultima, ma di cui sono sempre stati consapevoli avendo “in tutto il mondo architettato violenze inaudite mentre davano ai nostri media un compito
cosmetico di immagine e di contenuti per renderci plausibile l’inimmaginabile”.
E non è con le armi che fermeremo i terroristi islamici, ma con la giustizia: ammettendo e condannando la nostra violenza, e non solo la loro; riconoscendo e onorando le infinite vittime del nostro terrorismo, e non solo quelle causate dal loro; abbandonando quel sistema di giudizio di due
pesi e due misure che sempre applichiamo alla sofferenza nostra e a quella di altri popoli».
Paolo Barnard ci spiegherà perché il terrorismo islamico si è scagliato contro l'Occidente direttamente attraverso le parole di Osama Bin Laden.
Osama Bin Laden dirà: «Gli eventi che ebbero una influenza diretta su di me si svolsero nel 1982, e poi successivamente, quando gli USA permisero a Israele di invadere il Libano con l’aiuto della sesta flotta americana.
Cominciarono a bombardare, e tanti morirono, altri dovettero fuggire terrorizzati. Ancora ricordo quelle scene commoventi - sangue, corpi dilaniati, donne e bambini morti; case sventrate ovunque
e interi palazzi che furono fatti crollare sui loro residenti… Tutto il mondo vide e sentì, ma non fece nulla. In quei momenti critici fui sopraffatto da idee che non posso neppure descrivere, ma esse svegliarono in me un impulso potente a ribellarmi all’ingiustizia, e fecero nascere in me la ferma determinazione a punire l’oppressore.»
«Tutto nacque a causa dei bombardamenti israeliani sulle città del sud del Libano nel 1982 che in tre anni causò 19.000 morti, in maggioranza civili arabi innocenti», ricorda Barnard ed aggiunge:
«In quei terribili giorni dei primi anni Ottanta, un giovane imprenditore saudita si trovò a guardare con crescente ribrezzo e rabbia le immagini delle stragi libanesi trasmesse dai canali del Golfo: il suo nome era Osama Bin Laden e furono proprio quei massacri a cementificare in lui la convinzione che l’Occidente andava punito.
Il terrorismo islamico trovò all’inizio la sua ragion d’essere esclusivamente nel progetto di abbattimento dei regimi arabi considerati degli apostati asserviti alle potenze occidentali. Solo decenni più tardi ci fu una svolta per noi a dir poco drammatica, ed ebbe la sua genesi in seguito a una decisione presa letteralmente a tavolino e in un preciso contesto.»
La testimonianza di cui sopra (spiega Paolo Barnard) proviene da un Insider arabo che partecipò in prima persona ai vertici dove Osama Bin Laden e i suoi più stretti collaboratori decisero che era giunta l’ora di aggredire l’Occidente.
Inoltre, sempre a proposito di questa strategia del cambiamento di bersaglio della violenza fondamentalista che dall’offensiva contro regimi mediorientali è passata all’attacco delle maggiori democrazie d’Occidente, l’ Insider arabo, affermò:
«Nelle riunioni a Sanaa o a Khartoum, a metà degli anni Ottanta, eravamo tutti convinti che il nemico da battere fossero i regimi arabi e infatti li attaccammo. Ma poi, molto più tardi, fu proprio Ayman Al Zawahri a formulare la tesi del Nemico Lontano. Gli fu chiaro che se anche fossimo riusciti a cacciare l’apostasia di Emiri e Re corrotti, l’America sarebbe subito intervenuta per reinsediarli, come accadde con lo Shah in Iran. I vertici di Al Qaida decisero allora che la lotta era da dirottare sugli Stati Uniti e sui suoi alleati.»
Paolo Barnard concluderà il suo lavoro d’introduzione al libro con le seguenti parole:
«Dunque, un movimento di combattenti islamici votati alla violenza e originariamente nato in opposizione ai regimi arabi filo occidentali, dirotta il suo odio contro di noi. Tutti oggi ci chiediamo il perché. Perché ci odiano?».
Vincenzo Bellisario
(Articolo del 4 dicembre 2015)