La tragedia di Genova con il crollo del ponte Morandi ha segnato in maniera prepotente le coscienze di molti italiani, non solo per il drammatico bilancio di vittime innocenti, ma soprattutto per la dinamica dell'accaduto che presenta anche sfumature simboliche interessanti. Il ponte di Genova non è la prima infrastruttura a crollare in Italia, ma quando in una nazione crollano i ponti si rompono i legami tra la cittadinanza e chi l'amministra, gettando le persone in uno stato di isolamento e smarrimento. Non a caso durante un'invasione militare una delle prime cose che si fanno saltare sono i ponti.
Un ponte non è solo una infrastruttura, ma è anche un simbolo; non a caso colui che costruisce ponti viene definito "pontefice" e tra i Cavalieri della Tavola Rotonda vigeva il motto "qui comanda chi costruisce ponti". Il pontefice viene identificato con il simbolo astrologico del Sagittario e di Zeus, il cui nome occulto è Eros. Quindi colui che crea ponti svolge una "azione erotica" ed "eroica" che unisce, che lega due terre, due coste, due paesi, permette alle persone di incontrarsi. Il pontefice possiede anche una funzione parlamentare e ordinatrice pronta a guidare le coscienze, ma quando un ponte crolla ci si trova, simbolicamente, davanti alla perdita di una guida, di un legame, di un ordine etico ed estetico, le terre si separano, i cuori si spezzano e con essi le coscienze.
Al di là degli aspetti simbolici quella del ponte di Genova sembra una tragedia annunciata, perché definito già da tempo un "malato terminale". La colpa è legata a un immobilismo tutto italiano dove i responsabili non sono responsabilizzati e dove l'unica efficienza è rappresentata dalla speculazione di un affarismo corsaro in seno all'ideologia neoliberista.
Stefano Pica
(Articolo del 21 agosto 2018)