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L’Immigrazione è un fenomeno non gestibile, ne’ dell’Italia, ne’ dall’Europa.
Per lo meno, l’immigrazione non potrà essere gestibile finchè sará motivata da ragioni economiche, piuttosto che dal naturale interscambio culturale che potrebbe esistere in un mondo in cui la globalizzazione riguardasse diritti, opportunità e ricchezze.

Semplicemente, le nostre economie, e le nostre resistenze culturali, non ci permettono di accogliere tutti coloro che, giustamente, aspirano ad una vita migliore.

Non solo. Purtroppo, a prescindere dal numero di immigrati accolti- a livello nazionale tanto quanto europeo - non risolveremmo alcun problema. Basta vedere questo semplice video di Roy Beck, con dati di qualche anno fa, per capire bene l’impossibilità di aiutare le persone che vivono sotto la soglia di estrema povertà accogliendole all’interno dei nostri confini.

Eppure, quello che il video di Mr. Beck suggerisce è che siccome non possiamo risolvere il problema della povertà tramite l’accoglienza, come neanche scalfirlo, allora potremmo, e forse dovremmo, smettere di accogliere persone che, bisognose, cercano di raggiungere l’Europa.

Mi dispiace ma non è cosí.
Le persone non perdono il loro valore di individui in nessun caso, nemmeno quando vengono contate a decine, centinaia, migliaia, milioni o miliardi.
Ogni persona è un universo a se stante, un tutto nell’uno, e anche qualora potessimo salvare solo una persona su miliardi di disperati al mondo, dovremmo farlo. A qualunque costo.

Non posso essere d'accordo con nessuno che suggerisca che dovremmo sacrificare le vite di persone innocenti sull’altare dell’egoismo, del nazionalismo e della conservazione delle tradizioni. Con le vite non si scherza. Ogni vita altrui vale quanto la nostra. Ovunque essa si trovi, ogni vita deve godere degli stessi diritti e delle stesse opportunità di cui godiamo noi.

Può essere che non risolveremo mai il problema della povertà con l’accoglienza; può essere anche che dovremo pagare un costo, ma è imperativo non perdere la nostra umanità ed aiutare chiunque, partendo da una posizione svantaggiata, abbia bisogno.

Eppure bisogna riflettere bene su coloro che si fanno eroi della causa dell’accoglienza...

Perchè esiste il fenomeno dell’immigrazione? Da dove vengono gli immigrati?
Perchè quegli stati versano nelle attuali condizioni? Per quali regole economiche è “necessario” sottomettere intere popolazioni affinché multinazionali apolidi e governi esteri traggano profitto?

Basta rispondere a queste semplici domande per rimanere profondamente disgustati da tutte quelle parti politiche che parlano di accoglienza, ma ripudiano l’idea di aiutare i popoli in difficoltà “a casa loro”.

Non si può non rimanere disgustati di come certi politici facciano retorica, piegandosi ai dogmi dell’economia neoliberista e rinviando completamente decisioni volte a risolvere il problema della povertà, e delle disuguaglianze, alla radice.

A questi personaggi rimane difficile pensare a come risolvere il problema della povertá, e continuano piuttosto a parlare solo di accoglienza, perchè farlo vorrebbe dire ammettere il ruolo che hanno avuto la nostra società, e sopratutto la nostra classe politica, nel creare le condizioni attuali.

Per questi personaggi, è difficile pensare a come risolvere il problema della povertá alla radice, continuando piuttosto a parlare solo di accoglienza, perchè vorrebbe dire ammettere che il problema lo abbiamo causato noi; per motivi economici e geopolitici, o semplicemente per la mancanza di volontà di aiutare le persone che sono rimaste indietro.

Per questi personaggi, è difficile pensare a come risolvere il problema della povertá alla radice, continuando piuttosto a parlare solo di accoglienza, perchè vorrebbe dire mettere in discussione un sistema economico-finanziario che, nonostante viviamo nel periodo di più grande abbondanza di beni mai esistito, ci vuole far credere che esista la scarsità delle risorse economiche.
(Riflettiamo sul fatto che se un tempo le crisi economiche esistevano per mancanza di disponibilità di prodotti, oggi vengono create sul falso presupposto della mancanza di denari- prodotto non reale, la cui disponibilità può essere teoricamente illimitata.)

Per questi personaggi è difficile pensare a come risolvere il problema della povertà alla radice, continuando piuttosto a parlare solo di accoglienza, perchè bisognerebbe ammettere che tanti dei politici che dovevano occuparsi del benessere della collettività, si sono invece piegati a faziose regole economiche volte a tutelare gli interessi di grandi gruppi economico-finanziari.

Non posso quindij neanche essere d'accordo con tutti coloro che si ammantano di buonismo e di diritti umani ma poi, consapevolmente, si auto-assolvono rispetto a problemi che, direttamente o indirettamente, la nostra società contribuisce a creare. Provo sdegno rispetto a coloro che ripudiano anche solo l’idea di aiutare quei popoli a risolvere i loro problemi a casa loro, dove hanno origine e dove quegli stessi popoli vorrebbero probabilmente continuare a vivere.

Certo, in passato con la scusa dell’aiuto a popolazioni deboli “l’occidente” ha creato nuovi regimi; in alcuni luoghi si sono imposti dittatori veri, in altri si è imposta la dittatura silente dell’economia neoliberista.

Ma questo non significa che non dobbiamo sentirci in dovere, come genere umano, di lottare per estendere i diritti imprescindibili dell’uomo: le libertà di parola e di culto, e le libertà dal bisogno e dalla paura.

Dobbiamo continuare a lottare per un mondo in cui i diritti umani vengano tutelati ovunque, nel rispetto delle culture locali.

Dobbiamo tornare a creare ed investire le risorse necessarie per aiutare quei popoli che hanno bisogno di supporto per affermare i propri diritti.


Dobbiamo responsabilizzarci, come Unione Europea, continuando ad accogliere i rifugiati  finché non avremo fatto qualcosa di vero e concreto per aiutare i popoli in difficoltá, a casa loro.

Per fare tutto questo, non si può non mettere in discussione l’econocrazia in cui viviamo: un regime politico, economico e culturale in cui gli interessi di grandi gruppi economico-finanziari privati valgono più degli interessi della collettività e dove gli indicatori macro economici contano più dei diritti e delle economie delle persone.

Marco Moiso
Coordinatore Generale del Movimento Roosevelt
Responsabile per il Regno Unito

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