Giovanni Francesco Carpeoro: «PERCHÉ L'UNICA SPERANZA PER GLI ITALIANI È CHIEDERE CON UNA AUTENTICO PLEBISCITO LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA...
Gli avvenimenti degli ultimi giorni richiedono un chiarimento analitico di alcuni aspetti e una forte richiesta di aderire ad una richiesta popolare di dimissioni al nostro Presidente della Repubblica.
La petizione in tal senso, sponsorizzata dal Movimento Roosevelt, di cui mi onoro di far parte, nella persona del suo Presidente Gioele Magaldi è reperibile al link in fondo.
Come tutti coloro che leggono queste righe dovrebbero sapere, nonostante una delle prime preoccupazioni della Sovragestione reazionaria, oligarchica, reazionaria, familistica e aristocratica sia stata quella di ridurre al lumicino l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole, secondo l'impianto previsto dalla nostra Carta Costituzionale, nel nostro paese la massima carica istituzionale, e cioè il capo dello stato, viene eletta dal Parlamento e non direttamente dal popolo. Il contesto storico politico del momento post bellico dopo la fine del regime fascista suggerì ai costituenti di prevedere una durata della carica presidenziale di sette anni superiore a quella del parlamento che lo eleggeva, che è di cinque anni, per sottolineare l'autonomia e indipendenza della figura istituzionale più alta.
Si trattò all'epoca di una scelta condivisibile, ma col tempo si è rivelata anche come la confessione della debolezza intrinseca della figura presidenziale sotto il profilo della legittimazione democratica e popolare, debolezza che successivamente ha costretto in epoche recenti a forzature personali di varia natura dei limiti delle prerogative della carica, forzature proporzionali all'arretramento generale sotto il profilo della credibilità, ma anche della efficacia, della politica in generale tanto del potere legislativo che di quello governativo.
Gli ultimi decenni della storia politica dell'Italia hanno registrato onde di flusso e riflusso tra chi voleva rinchiudere la figura presidenziale in un grigio studio notarile e che invece, nel buio della politica, voleva un cavalleresco baluardo non solo unico garante di legalità e costituzionalità, ma anche garante di buon governo, secondo le varie posizioni politiche e idee che peraltro si fronteggiavano in campagne elettorali feroci e perenni.
È in questo contesto che il nostro Presidente della Repubblica si è rifiutato di varare un governo, presentato da un incaricato, dal medesimo indicato formalmente, scaturito dalla convergenza di una maggioranza parlamentare emersa dopo le numerose consultazioni.
Così facendo il Presidente si è apertamente messo in dissenso con la maggioranza democratica di un Parlamento, peraltro diverso da quello che, a suo tempo, lo aveva eletto.
Il motivo di tale dissenso, espresso dallo stesso Presidente, è stato quello che, particolarmente per l'indicazione di un certo nome come ministro per l'economia, ciò avrebbe comportato una linea politica, che, pur legittima sul piano democratico, avrebbe comportato ripercussioni nei mercati sui risparmi degli italiani.
Non voglio entrare nel dibattito sulla legittimità di tale scelta, ma non ho dubbi che, sul piano etico e sul piano della sensibilità democratica, ciò avrebbe già dovuto suggerire a un presidente di alta preparazione costituzionale la doverosa presentazione delle sue dimissioni.
E mi rivolgo direttamente a Lei sig. Presidente, noi, e qui mi permetto di parlare anche coerentemente con il Movimento Roosevelt, non siamo usi agli insulti e alle polemiche incivili, ma indipendentemente dallo stabilire se sia stato un ricatto dei mercati o una imposizione di altri poteri, noi riteniamo che la sua figura sia ampiamente delegittimata rispetto alla carica.
Se entrasse in conflitto anche con la maggioranza del prossimo parlamento cosa farebbe?
Se un governo prossimo futuro entrasse in serio confronto con le burocrazia europea cosa avverrebbe?
Un vero e proprio golpe?
Ci ascolti, Presidente, si dimetta: non "osi obbedir tacendo", si rilegittimi e non si consegni alla storia come un don Abbondio qualunque.
Il Griso e i suoi bravi glieli rimandi indietro con le pive nel sacco a don Rodrigo.
Con affetto e deferenza».
La “PETIZIONE”: https://www.change.org/p/popolo-italiano-dimissioni-del-presidente-della-repubblica-b272a9bc-7d79-4358-b8b4-9d60c7c18f60?recruiter=878459640&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=psf_combo_share_initial&utm_term=psf_combo_share_initial.
La petizione in tal senso, sponsorizzata dal Movimento Roosevelt, di cui mi onoro di far parte, nella persona del suo Presidente Gioele Magaldi è reperibile al link in fondo.
Come tutti coloro che leggono queste righe dovrebbero sapere, nonostante una delle prime preoccupazioni della Sovragestione reazionaria, oligarchica, reazionaria, familistica e aristocratica sia stata quella di ridurre al lumicino l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole, secondo l'impianto previsto dalla nostra Carta Costituzionale, nel nostro paese la massima carica istituzionale, e cioè il capo dello stato, viene eletta dal Parlamento e non direttamente dal popolo. Il contesto storico politico del momento post bellico dopo la fine del regime fascista suggerì ai costituenti di prevedere una durata della carica presidenziale di sette anni superiore a quella del parlamento che lo eleggeva, che è di cinque anni, per sottolineare l'autonomia e indipendenza della figura istituzionale più alta.
Si trattò all'epoca di una scelta condivisibile, ma col tempo si è rivelata anche come la confessione della debolezza intrinseca della figura presidenziale sotto il profilo della legittimazione democratica e popolare, debolezza che successivamente ha costretto in epoche recenti a forzature personali di varia natura dei limiti delle prerogative della carica, forzature proporzionali all'arretramento generale sotto il profilo della credibilità, ma anche della efficacia, della politica in generale tanto del potere legislativo che di quello governativo.
Gli ultimi decenni della storia politica dell'Italia hanno registrato onde di flusso e riflusso tra chi voleva rinchiudere la figura presidenziale in un grigio studio notarile e che invece, nel buio della politica, voleva un cavalleresco baluardo non solo unico garante di legalità e costituzionalità, ma anche garante di buon governo, secondo le varie posizioni politiche e idee che peraltro si fronteggiavano in campagne elettorali feroci e perenni.
È in questo contesto che il nostro Presidente della Repubblica si è rifiutato di varare un governo, presentato da un incaricato, dal medesimo indicato formalmente, scaturito dalla convergenza di una maggioranza parlamentare emersa dopo le numerose consultazioni.
Così facendo il Presidente si è apertamente messo in dissenso con la maggioranza democratica di un Parlamento, peraltro diverso da quello che, a suo tempo, lo aveva eletto.
Il motivo di tale dissenso, espresso dallo stesso Presidente, è stato quello che, particolarmente per l'indicazione di un certo nome come ministro per l'economia, ciò avrebbe comportato una linea politica, che, pur legittima sul piano democratico, avrebbe comportato ripercussioni nei mercati sui risparmi degli italiani.
Non voglio entrare nel dibattito sulla legittimità di tale scelta, ma non ho dubbi che, sul piano etico e sul piano della sensibilità democratica, ciò avrebbe già dovuto suggerire a un presidente di alta preparazione costituzionale la doverosa presentazione delle sue dimissioni.
E mi rivolgo direttamente a Lei sig. Presidente, noi, e qui mi permetto di parlare anche coerentemente con il Movimento Roosevelt, non siamo usi agli insulti e alle polemiche incivili, ma indipendentemente dallo stabilire se sia stato un ricatto dei mercati o una imposizione di altri poteri, noi riteniamo che la sua figura sia ampiamente delegittimata rispetto alla carica.
Se entrasse in conflitto anche con la maggioranza del prossimo parlamento cosa farebbe?
Se un governo prossimo futuro entrasse in serio confronto con le burocrazia europea cosa avverrebbe?
Un vero e proprio golpe?
Ci ascolti, Presidente, si dimetta: non "osi obbedir tacendo", si rilegittimi e non si consegni alla storia come un don Abbondio qualunque.
Il Griso e i suoi bravi glieli rimandi indietro con le pive nel sacco a don Rodrigo.
Con affetto e deferenza».
La “PETIZIONE”: https://www.change.org/p/popolo-italiano-dimissioni-del-presidente-della-repubblica-b272a9bc-7d79-4358-b8b4-9d60c7c18f60?recruiter=878459640&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=psf_combo_share_initial&utm_term=psf_combo_share_initial.