Riportiamo le riflessioni di Filippo Russo, membro del gruppo dirigente del Movimento Roosevelt, a proposito della questione catalana e di come andrebbe affrontata in un contesto politico, culturale e giuridico europeo autenticamente democratico e social-liberale, in grado di arginare tanto le pulsioni “forcaiole” del governo di Madrid mal guidato da Mariano Rajoy, quanto le improvvide fughe in avanti secessioniste, di cui alcuni gruppi politici diretti da Carles Puigdemont si erano fatti (comunque pacifici) interpreti.
Scrive dunque Filippo Russo:
“La comunità internazionale dovrebbe dotarsi di regole condivise riguardo alle proclamazioni di indipendenza unilaterali da parte di stati facenti parte di federazioni o confederazioni o da parte di regioni all’interno di stati unitari.
A mio giudizio, le proclamazioni d’indipendenza non concordate con l’autorità centrale non dovrebbero, per principio, essere ritenute valide, se non previste nella carta costituzionale dell’intera realtà statuale.
La proclamazione d’indipendenza del parlamento della Catalogna è stata a livello internazionale giudicata un atto illegittimo, un atto nullo, non riconosciuto da alcuno Stato, ed il governo di Madrid, nel rispetto della costituzione, ha proceduto allo scioglimento del parlamento catalano ed alla riconvocazione/rielezione di esso attraverso una nuova tornata elettorale.
Il Governo centrale sperava, con le nuove elezioni, di dimostrare che la maggioranza degli elettori catalani era avversa all’indipendenza, ma così non è stato.
D’altra parte, il fatto che il numero degli elettori fautori dell’indipendenza abbia superato solo di pochissimo il numero dei contrari non rende giuridicamente accettabile la proclamazione d’indipendenza.
Ma è’ anche sciocco pensare che atti di intimidazione del governo centrale possano modificare l’atteggiamento dell’opinione pubblica catalana la quale- dobbiamo indubbiamente prenderne atto- è profondamente divisa.
È’ più facile immaginare che la detenzione illimitata attribuisca un’aureola di martirio ai leader indipendentisti, ed appanni l’immagine dell’Europa garante dei diritti umani, già gravemente compromessa per una serie di ragioni storiche recenti.
La domanda da porci è questa: un atto politico illegittimo che non dia luogo ad atti di violenza, che non promuova, né inciti alla violenza, può essere punito con pene previste, di regola, soltanto per la strage e l’omicidio?
Si dirà che il codice spagnolo lo prevede e che quindi i provvedimenti emessi in danno di Puigdemont e compagni sarebbe legale.
Ma il diritto moderno- perfezionato attraverso la rooseveltiana Dichiarazione Universale dei diritti umani- si fonda sul principio che esistono dei valori e dei principi imprescindibili e inviolabili: rispondere ad un atto illegittimo, ma non violento (e quindi non immediatamente lesivo dei diritti di alcuno) con la massima pena detentiva contrasta palesemente appunto coi principi e i valori di cui sopra.
Il diritto “positivo” dei singoli stati è inapplicabile, se in contrasto coi “diritti umani” ritenuti universali.
Il rispetto di tali diritti umani è per l’Europa un collante irrinunciabile e non può venir accantonato per rispetto alla ragion di Stato.
Non si tratta di interferenza nei problemi interni della Spagna, si tratta di fissare delle regole istituzionali e politico-culturali comuni, fondamentali per l’armonia nei rapporti fra gli stati dell’Unione e fra le diverse popolazioni regionali all’interno dei singoli stati” (FILIPPO RUSSO, Vicedirettore Dipartimento Istruzione e Formazione civica del Movimento Roosevelt ).
PS: invitiamo anche alla lettura di:
REDAZIONE MOVIMENTO ROOSEVELT (www.movimentoroosevelt.com )
( Articolo del 20 aprile 2018 )